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Re:
Forever Ultras Bologna, 15/03/2009 13.39:

la juve vince contro un bologna quasi allo sbando totale nel secondo tempo..

speriamo di salvarci,non chiedo altro per i ragazzi rossoblù




vi salverete sicuramente, secondo me non siete assolutamente degli sprovveduti, e poi come ha detto mihajlovic "non sono queste le partite da vincere"
15/03/2009 22:43
 
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Il Palermo non finisce mai
L'Inter frena in casa: 2-2


I nerazzurri si assicurano il doppio vantaggio dopo un primo tempo dominato senza affanni. Ma nella ripresa entra Bresciano e la capolista arretra: segnano prima Cavani e poi Succi, su assist di Miccoli. Stasera la Juve può accorciare a - 7



MILANO, 11 aprile 2009 - Primo tempo dominato dai nerazzurri, avanti con Balotelli e un rigore molto dubbio trasformato da Ibrahimovic. Nella ripresa l'uno-due dei rosanero, a segno con Cavani e Succi. Il quarto pareggio interno rallenta la corsa scudetto di Mourinho: stasera la Juve potrebbe accorciare nuovamente le distanze con un successo sul Genoa.

AVVIO SUL VELLUTO - Tutto semplice, anche troppo. Al punto che il pizzico di sufficienza nell'esecuzione davanti ad Amelia impedisce a Mourinho di chiudere la partita ben prima dell'intervallo. Ibrahimovic, per dire, avrebbe potuto segnarne tre in 20 minuti, quelli centrali del primo tempo. Balotelli almeno due. E se il punteggio assume contorni rassicuranti lo si deve anche al doppio errore del direttore di gara, che non concede un rigore lampante a Muntari (fallo di Migliaccio) e poi "compensa" concedendo uno larghissimo a Ibrahimovic (che in realtà inizia la trattenuta a danno di Kjaer).

DI RIGORE - E' proprio Muntari a ispirare l'1-0 al 15': servizio preciso per Balotelli, che incorna godendo dell'esterma libertà concessa da Carrozzieri. L'ex atalantino, disastroso in fase difensiva, si ripete tre minuti dopo, ma in questo caso il 18enne non riesce a centrare la porta. Al 39' il raddoppio, come detto su rigore, di Ibrahimovic, che tocca quota 20 gol e stacca Di Vaio nella classifica cannonieri. Sembra l'alba di un pomeriggio tranquillo. E invece...

CON BRESCIANO - Con il cambio di modulo, provocato dal lieve infortunio di Liverani, Ballardini non ottiene immediatamente il cambio di ritmo auspicato. Miccoli si vede solo a inizio ripresa con un destro violento respinto da Toldo, alla prima da titolare in questo campionato e non impeccabile sui gol incassati. Per vedere un altro Palermo bisogna aspettare che Bresciano, inserito al posto di Migliaccio piuttosto tardivamente, si scrolli di dosso un po' di ruggine. E in definitiva è proprio grazie all'atteggiamento più aggressivo del centrocampo che i siciliani mangiano campo agli avversari acquistando fiducia. L'australiano va a un passo dal 2-1 al 23'. Poi, dopo la prima sveglia "suonata" da Cavani, ecco il gol che riapre i giochi, firmato appunto dall'uruguayano con Toldo non esente da colpe. E' il 28' del secondo tempo. Due minuti ed arriva pure il 2-2, ispirato da Bresciano, rifinito da Miccoli, marchiato Succi, entrato da poco.

I CAMBI - Con 15 minuti da giocare inizia un'altra partita. Figo e Crespo sono l'antidoto iniettato da Mourinho per guarire dal sonno che costerà il quarto pareggio casalingo dopo quelli con Torino, Cagliari e Roma. Il tecnico portoghese, in panchina con una cravatta nera in segno di lutto per le vittime del terremoto in Abruzzo, non ottiene il guizzo altre volte garantito dall'argentino o dall'ex Pallone d'oro. Quindi l'attenzione si sposta sull'altra area di rigore, quella percossa da Miccoli nel finale con uno slalom chiuso da un tiro appena impreciso. Finisce 2-2 ed in fondo è giusto così: per un tempo non c'è stata partita, prima dall'una, poi dall'altra parte.
Antonino Morici

Fonte: gazzetta
13/04/2009 21:14
 
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Genoa, 3-2 da Champions
Juve k.o., Inter ora a +10


A Marassi i rossoblù si impongono grazie alla doppietta di Thiago Motta e alla rete decisiva di Palladino, inutili i centri di Del Piero su rigore e di Iaquinta, che avevano permesso ai bianconeri di recuperare due volte. Tanti fischi arbitrali contestati, espulso Camoranesi al 20' s.t.



GENOVA, 11 aprile 2009 - Il Genoa vede la Champions, la Juventus vede trasformarsi lo scudetto in miraggio. A Marassi i rossoblù si impongono 3-2 in una partita divertente, ricca di emozioni e di decisioni arbitrali che hanno scontentato tutti. Doppietta di Thiago Motta e rete decisiva di Palladino, ex di turno, inutili le reti di Del Piero, su rigore, e Iaquinta. Questi tre punti, che la squadre di Gasperini ha conquistato cercandoli con caparbietà, sempre passando per il bel gioco, consolidano il quarto posto del Genoa. La Juve non solo non approfitta del passo falso interno dell'Inter, ma addirittura perde un ulteriore punto. Ora è a -10: la sfida di sabato "rischia" di valere solo per l'orgoglio.

PARTENZA GENOA - I rossoblù partono forte. L'assenza dell'infortunato Milito non si nota, ed è il complimento più grande che si possa fare a Gasperini. Il tridente d'attacco Sculli-Jankovic-Palladino è tanto atipico quanto efficace, soprattutto sulle fasce, dove Sculli e Palladino mettono alla frusta Molinaro e Zebina. Proprio Palladino, ex Juve, va vicino al vantaggio: sulla linea di porta libera Legrottaglie. Il Genoa fa la partita, la Juve riparte in contropiede, ma fatica a rifornire Iaquinta e Del Piero.

GOL NON CONVALIDATO - È il primo episodio contestato di una partita con tanti fischi rivedibili. Iaquinta segna lanciato in contropiede da Poulsen, ma viene fermato da una segnalazione molto dubbia di fuorigioco. La Juve, al primo affondo, fa subito paura.

CONTESTAZIONI - Thiago Motta chiede invano un rigore per un presunto mani di Legrottaglie in area bianconera; Nedved reclama per un fallo su di lui di Bocchetti che voleva punito con il rosso. L'arbitro Rocchi non ravvisa irregolarità in nessuno dei due casi. Poi Mesto finisce a terra, colpito alla testa con una gomitata da Nedved. È costretto ad uscire, dentro Rossi.

VANTAGGIO GENOA - Mesto taglia da destra, è fermato con un fallo al liimite dell'area. L'arbitro fischia quando arriva il tiro di Thiago Motta. Che finirà in rete. 1-0. Gol convalidato.

RIGORE JUVE - Il pareggio arriva su un rigore contestatissimo. Errore in disimpegno della difesa rossoblù, Del Piero si ritrova tra i piedi un pallone d'oro, ma rallenta e consente l'intervento di Ferrari. In scivolata. Prima sul pallone, poi colpisce anche Del Piero. Penalty. Che Del Piero trasforma con freddezza. Decimo gol del suo campionato. E rossoblù inferociti.

DOPPIO MOTTA - Nel recupero del primo tempo il Genoa torna in vantaggio. Colpo di testa di Thiago Motta, ancora lui, scatenato, che prende il tempo a Zebina su angolo da sinistra e segna il 2-1 con cui le squadre vanno al riposo. Primo tempo giocato su buon ritmo, nel quale il Genoa ha fatto di più, sia sul piano della mole di gioco e del possesso palla che della pericolosità sottoporta.

REAZIONE JUVE - C'è più Juve nella ripresa. Del Piero cresce, e i bianconeri alzano un po' il baricentro. Del Piero inventa per Iaquinta, che fa la sponda per Nedved, il cui tiro è respinto da Biava sulla linea di porta. Poi Del Piero se ne va sulla sinistra, il suo tiro-cross è respinto da Rubinho: c'era Iaquinta solo a centroarea. Ma il Genoa non perde un colpo, e replica con Sculli (Buffon miracoloso) e Bocchetti, che di testa colpisce un palo. L'espulsione di Camoranesi - cacciato per un fallo su Sculli a metà campo - penalizza la squadra di Ranieri.

RANIERI CAMBIA - Che cambia. Fuori Legrottaglie e Zebina, dentro Grygera e Marchionni. Ma il gol lo trova ancora Iaquinta, con un tocco di destro sottomisura.

DECIDE PALLADINO - La Juve sembra salvarsi. Con l'uomo in meno, ma con un cuore immenso. E invece uno degli ex, Palladino, bocciato in bianconero, trova il gol della vittoria sull'assist della destra di Rossi, che infilza sul filo del fuorigioco la difesa a tre improvvisata dalla Juve. Che resta a -10 dall'Inter.
Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
13/04/2009 21:18
 
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Lazio, derby memorabile
Roma, Champions lontana


Gli uomini di Delio Rossi vincono 4-2 in una sfida dalle mille emozioni. Pandev e Zarate colpiscono subito, ma Mexes accorcia. Nella ripresa segna Lichtsteiner, poi espulsi Panucci, Matuzalem e Mexes. De Rossi riaccende le speranze giallorosse, ma Kolarov chiude mandando gli uomini di Spalletti a -6 dal quarto posto



ROMA, 11 aprile 2009 - E' grande Lazio nel derby. 4-2 alla Roma in una gara spettacolare, ma soprattutto il ritorno alla vittoria dopo tre sconfitte di fila nell'unica partita capace di cancellare le amarezze di un'intera stagione. Successo meritato per gli uomini di Delio Rossi, partiti a razzo con l'uno-due di Pandev e Zarate, bravi a non scomporsi quando la Roma sembrava padrone del campo dopo l'1-2 di Mexes, rassicurati due volte nella ripresa da Lichtsteiner e Kolarov con in mezzo il gol di De Rossi. la sconfitta condanna la squadra di Spalletti, troppo nervosa (rossi al tecnico, Panucci e Mexes, oltre che a Matuzalem) e scivolata a sei punti dal quarto posto, quello che vale la Champions League.

SCELTE - Delio Rossi conferma il 4-4-2 e lascia in panchina Rocchi, autore delle ultime tre reti della Lazio. In avanti Zarate e Pandev con Foggia sulla sinistra di centrocampo. Spalletti sceglie Perrotta e Baptista per aiutare in attacco Totti. In mezzo Brighi affianca De Rossi e Pizarro.

SUPER LAZIO - I biancocelesti si giocano tutte le loro carte in avvio e, complici gli spazi che concede la Roma, passano già al 2': da un corner che non c'è (chiusura di Mexes su Zarate, ma l'ultimo tocco è dell'attaccante) Brocchi crossa sul secondo palo dove Pandev al volo spedisce alle spalle di Doni. Il macedone, che all'Olimpico non segnava da sei mesi, interrompe un digiuno da gol che per la Lazio è durato 297'. Ma non è finita: due minuti più tardi Zarate si porta a spasso due avversari da venti metri, poi scarica una sassata che fulmina Doni e fa esplodere l'Olimpico biancazzurro. E dire che la Lazio, prima di questa gara, nei primi tempi aveva segnato appena 11 reti su 39.

REAZIONE - La Roma è sotto shock ma Spalletti la ridisegna: allarga Baptista a sinistra e Totti a destra, lasciando spazio centralmente alle incursioni di Perrotta. I risultati si vedono subito: al 10' Panucci di testa costringe Muslera al miracolo, dal corner che ne segue Baptista costringe il portiere uruguaiano alla parata, ma Mexes riprende e riapre il derby con la sua seconda rete stagionale.

LEGNO - La rete ridà fiducia alla Roma: i giallorossi controllano il gioco grazie soprattutto a Baptista, che vince il confronto diretto con Lichtsteiner. La Lazio però lentamente riprende vita (complice anche l'arretramento di Brocchi a dare una mano al terzino svizzero per contenere La Bestia) e fa sempre paura alla squadra di Spalletti quando parte in contropiede con la velocità delle due punte. L'ultima grande emozione al 38', quando Baptista stampa un colpo di testa sul palo e De Rossi manca la ribattuta.

TESTA LETALE - Si riparte senza Spalletti, espulso per un battibecco nel tunnel degli spogliatoi con il team manager laziale Tare. La Lazio è più aggressiva, la Roma concede qualcosa anche perché Menez rileva Perrotta. Un minuto dopo Pandev in contropiede si divora il 3-1, ma al 58' arriva la rete di Lichtsteiner, la prima stagionale per lo svizzero, che di testa raccoglie un cross di Foggia beffando l'incerto Doni. Ancora la testa dello svizzero protagonista tre minuti più tardi: Panucci, già ammonito, stende Zarate e viene graziato dall'arbitro, Lichtsteiner arriva per dire qualcosa e comincia a litigare col giallorosso. I due si fronteggiano testa a testa fino a quando l'arbitro sventola sotto il naso di entrambi il giallo, che per Panucci si traduce nella doccia anticipata.

NERVI TESI - La Roma prova a riordinare le idee con Tonetto al posto di Brighi, mentre Delio Rossi richiama Zarate, salutato dall'ovazione dell'Olimpico, e si affida a Rocchi. Ma i nervi cominciano a saltare e al 30' l'arbitro estrae altri due cartellini rossi: i destinatari sono Matuzalem e Mexes, iniziatori di un battibecco che rischiava di degenerare. Il derby si chiude in nove contro dieci.

SPERANZA - Sembra finita per la Roma, ma ci pensa De Rossi a riaccendere la Roma deviando di testa alle spalle di Muslera una punizione di Pizarro. E' l'80', ma la speranza giallorossa dura appena cinque minuti, perché Kolarov firma il 4-2 con un'azione solitaria dalla propria metà campo chiusa con un destro (lui che è mancino) alle spalle di Doni. E' la rete che mette la parola fine alla gara, perché la Roma non ha più energie e vede allontanarsi il quarto posto. La Lazio sale a quota 44 e veleggia verso un tranquillo finale di stagione.
Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
13/04/2009 21:22
 
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Fiorentina, festa Pasqual
Poi ci vuole super Frey


I viola piegano il Cagliari 2-1 con le reti del terzino e di Vargas. Inutile il primo gol in A del giovane Ragatzu ad accorciare le distanze. Strepitosa la prova del portiere francese, che ha sventato almeno tre palle gol. Sardi che chiudono in nove



FIRENZE, 11 aprile 2009 - La giornata dei gol "festivi" non poteva vedere tra i protagonisti, oltre a Natali, Manuel Pasqual. Il più d'attualità, peraltro. Il terzino della Fiorentina gioca titolare e dà il la alla vittoria dei suoi contro un coriaceo Cagliari. Finisce 2-1 al Franchi con i gol anche di Vargas e Ragatzu. Prandelli, comunque, rimane dietro al Genoa in classifica. E deve pure ringraziare Sebastien Frey, autore di tre parate fondamentali. A dimostrazione che i sardi (che hanno chiuso in nove: espulsi Agostini e Canini) non erano venuti in gita in Toscana.

ACQUAFRESCA OUT - Come con l'Atalanta, Prandelli sceglie Jovetic al fianco di Gilardino, vista l'assenza di Mutu. Rientra Melo a centrocampo, mentre il ballottaggio Pasqual-Vargas lo vince il primo. Cagliari senza Acquafresca (in tribuna) e con la coppia Matri-Jeda davanti. Cossu a sorpresa in panca, c'è Lazzari.

MELO ANNULLATO - L'inizio è gradevole. Copione abbastanza scontato, con la Fiorentina a spingere e gli ospiti a ripartire in contropiede. I viola spingono molto sulla fascia sinistra, con Pasqual a pennellare cross. Mai sfruttati da nessuno, però. Arriva da una punizione del terzino il gol di Felipe Melo di testa. Peccato che Gilardino, davanti a lui, fosse in fuorigioco. Decisione corretta da parte dell'arbitro Damato.

LOTTA GILA - Un po' meno corretta, forse, la scelta del direttore di gara poco dopo, quando Conti alza un po' troppo il gomito su Gilardino. Prandelli si imbufalisce, invocando l'espulsione invece dell'ammonizione. Sempre il Gila ha sul piede una palla-gol gigantesca: dopo essere rimbalzato su Canini e Lopez, calcia di destro a fil di palo sull'uscita di Marchetti. Il Cagliari, che nel frattempo ha sostituito Biondini con Cossu, non si scompone. Pur senza quasi mai superare la metà campo.

IL PREMIO - Ripresa uguale Jovetic. Il montenegrino smette di sprecare passaggi e subito sfiora la traversa con un gran destro. Passano pochi minuti e appoggia all'accorrente Pasqual, che di piattone batte Marchetti. Il vantaggio sveglia i viola e affossa il Cagliari. Che rimangono in dieci per l'espulsione di Agostini. Partita in ghiaccio? Macché. I sardi si danno due ceffoni in faccia e cominciano ad attaccare in massa.

NUOVI ENTRATI - Prima Matri si divora un gol (colpo di testa alto a porta vuota), poi sale in cattedra Frey. SuperFrey, a dire il vero. Tre interventi, uno più difficile dell'altro: su Cossu, Matri e Conti. Pazzesco, davvero. Pericolo scampato, raddoppio viola quasi inevitabile. Un affare per due nuovi entrati: Donadel trova Vargas in profondità e il peruviano sull'uscita di Marchetti lo supera con il suo sinistro. E per la seconda volta i tifosi pensano "partita in ghiaccio".

FORZA RAGATZU - Non hanno fatto i conti, però, con il terzo nuovo entrato del match. Del Cagliari, però. E' Ragatzu. Quasi subito dopo il gol di Vargas il giovane attaccante cagliaritano si ritrova con la porta spalancata su assist di Cossu. Dainelli tenta un improbabile fuorigioco ed è 2-1. Dopo il 90' anche Canini va a fare la doccia in anticipo. In 11 contro 9 la Fiorentina dilaga e rischia di segnare il terzo gol, ancora con Vargas. Poco male: l'eroe della giornata era stato Frey.
Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
13/04/2009 21:24
 
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Torino, tre punti d'oro
Natali stende il Catania


Successo fondamentale per la squadra di Camolese, che scavalca Lecce e Bologna, e oggi sarebbe salva. Succede tutto nel finale: vantaggio di Bianchi, pari di Martinez e gol decisivo del difensore a due minuti dal termine



TORINO, 11 aprile 2009 - Gli ultimi, pazzeschi, dieci minuti di Torino-Catania potrebbero essere fondamentali per i granata. Con le sconfitte di Bologna e Lecce, la squadra di Camolese, salita a quota 27, oggi sarebbe salva. Bloccata per oltre un'ora e venti, la partita si decide nel finale. Tutto inizia quando Abate, sfinito, lascia il posto a Diana: sarà proprio l'esterno, appena entrato, a inventare l'assist vincente per il gran colpo di testa di Rolando Bianchi. Ma il pubblico di casa viene subito raggelato dal pari di Martinez. Quando l'occasione da tre punti sembra ormai svanita, a due minuti dalla fine, sotto la grandine, arriva il 2-1 definitivo di Natali, con un piattone vincente dal limite.

SCACCHIERE - Zenga, che quest'anno ha vinto una sola volta in trasferta, si presenta a Torino con i rientranti Martinez e Ledesma nell'undici iniziale. Dopo la delusione di Cagliari, c'è la conferma di Paolucci come terminale offensivo, con Morimoto che deve accontentarsi della panchina, mentre Carboni fa da schermo davanti alla difesa. Il Toro sa di dover vincere dopo quattro sconfitte di fila e Camolese, al debutto casalingo, sceglie ancora Rosina, alle spalle del tandem Bianchi-Paolucci.

AVVIO - Nei primi venti minuti il clima all'Olimpico si scalda, grazie ai risultati confortanti di Lecce e Bologna. Ma la spinta del pubblico non si riflette nella prestazione della squadra di casa. Che, anzi, rischia grosso al quarto d'ora e viene salvata dal tuffo di Sereni sul gran destro incrociato di Ledesma in quella che rimarrà la miglior occasione del primo tempo. Da lì in poi il Torino cerca di controllare il gioco e di sfruttare le sgroppate di Abate e Rubin per scardinare la difesa a quattro dei siciliani. Lo fa bene per diversi minuti, senza però riuscire a incidere (Stellone costantemente anticipato, Bianchi impreciso, Rosina intermittente). Il Catania ribatte e si destreggia bene nelle ripartenze: Paolucci tiene su la squadra, viene fermato con le cattive (gialli a Franceschini e Dzemaili) e nel finale non arriva per un soffio su un invito dalla destra. Zero a zero il primo tempo.

RIPRESA - Non ci sono variazioni in avvio di secondo tempo. Dzemaili prova a dare la scossa dopo pochi secondi: punizione violenta ma centrale, risponde Bizzarri. E' un fuoco di paglia: il copione è sempre lo stesso. Torino volenteroso e vivace, Catania concentrato e concreto. Camolese manda in campo Ventola e Gasbarroni per Stellone e Rosina (fischiato), ma il più vivace è Abate: in almeno un paio di occasioni l'esterno sguscia sulla destra ma non trova il cross vincente. Quando, giustamente finisce la benzina, al suo posto entra Diana. Per dare il via al finale pazzesco che regala al Torino tre punti che potrebbero essere decisivi.
Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
18/04/2009 23:35
 
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La Juve in 10 non si arrende
Grygera ferma l'Inter: 1-1


Partita nervosa, ritmo intenso nel primo tempo. Nella ripresa l'espulsione di Tiago lascia in inferiorità numerica i bianconeri, colpiti al 19' s.t. da Balotelli in contropiede. Nel recupero il pareggio, con un colpo di testa del difensore



TORINO, 18 aprile 2009 - L’Inter si avvicina ma non si prende il 17° scudetto a Torino, nel confronto con la sua prima antagonista, la Juventus, all’Olimpico. Quando ormai sembrava che Balotelli avesse chiuso i conti, nel recupero è arrivato il gol del protagonista meno atteso, Grygera. Che regala il pari a una Juve in 10 uomini con Tiago, che viene cacciato da Farina per una reazione su Balotelli, non popolarissimo tra i bianconeri. I punti di distanza restano 10. A sei giornate dalla fine. Aspettando il Milan, che domani potrebbe agganciare la Vecchia Signora. L’Inter ha sfiorato il colpaccio in maniera pragmatica, in contropiede, in una gara fisica. Non bella. Spezzata da una firma, quella di Balotelli, che fra qualche anno potremmo probabilmente definire illustre. La sua scelta ripaga Mourinho, che lo preferisce a sorpresa a Cruz. La Juve tiene botta, non sfigura, ma mostra i consueti limiti di creatività. Però come spesso le accade, getta il cuore oltre l’ostacolo, ed esce tra gli applausi del suo popolo. Ora la semifinale di Coppa Italia di mercoledì contro la Lazio diventa la gara da non fallire.

ATTESA - Il primo tempo non è granché. La gara è molto fisica, anche se non cattiva. E la precisione diventa un optional. La Juve prova a tenere in mano il pallino del gioco, ma, e non è una novità, fatica ad articolare una manovra fluida a metà campo. Poulsen non è un playmaker, Tiago sì, ma si esprime sotto ritmo, soffocato dal pressing ospite. L’Inter gioca di rimessa con un 4-1-4-1 che si trasforma in un più propositivo 4-3-3 quando gli esterni Figo e Balotelli guadagnano metri. Ma anche i nerazzurri faticano in fase di impostazione, penalizzati dall’assenza di sovrapposizione degli esterni bassi, Zanetti e Chivu, prudenti sulle fasce. Maicon manca da impazzire.

PALLE GOL - Le occasioni latitano. Balotelli, beccato dal pubblico quasi quanto Ibra, se ne va sulla destra, rientra e calcia di sinistro, Buffon tocca, ma la palla rotola verso la rete, Tiago in recupero salva sulla linea di porta. Come un gol per il compassato portoghese. Poi si susseguono tante mischie, ma per vedere due palle gol bisogna aspettare i tocchi sapienti dei giocatori di maggiore spessore tecnico: Del Piero e Ibrahimovic. Ale inventa per Marchionni, che controlla male e si fa ipnotizzare da Julio Cesar in uscita. Poi la palla la dà Ibra a Figo, fermato da Buffon in uscita. Azioni simili, belle nella costruzione, sciagurate nella finalizzazione, anche per merito dei portieri. All’intervallo è 0-0. La Juve ha spinto di più, ma l’occasione clamorosa è stata di marca nerazzurra.

BALOTELLI GOL - L’Inter passa al 19'. Con Balotelli. Su contropiede da azione d’angolo per la Juve, che reclama per una mancata punizione. Ibra fa involare Muntari che centra per il baby fenomeno nerazzurro. Spietato sottoporta.

TIAGO FUORI - La Juve reagisce con un’incursione di Marchionni, Julio Cesar è ancora attento. Ma Tiago si fa cacciare per una reazione scomposta su Balotelli. Juve in 10. E gara che si incattivisce. Stankovic prova a chiudere i conti, Buffon c’è. Anche su Cruz. Ibra chiede invano un rigore. La Juve sembra aver finito benzina ed entusiasmo.

PARI GRYGERA - E invece, al 1' di recupero, il nuovo entrato Giovinco su angolo da sinistra trova la testa del difensore ceco: 1-1. La Juve salva l’onore, l’Inter si fa beffare ma si consola con lo scudetto sempre più vicino.
Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
[Modificato da binariomorto 18/04/2009 23:40]
19/04/2009 02:22
 
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Forumandiano..!!
partita molto equilibrata...

discreta inter,è di un'altro passo si vede


Mario Balotelli se rimane tale diventerà un ottimo innesto per il fututo ma soprattutto per il presente
19/04/2009 23:10
 
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SUPERSAGGIO
Magnifico tris di Inzaghi
Il Milan aggancia la Juve


I rossoneri annichiliscono il Torino, battuto 5-1. In gol anche Kakà su rigore e Ambrosini. Di Franceschini la rete della bandiera granata. Grande la prestazione della squadra di Ancelotti che sale al secondo posto in compagnia dei bianconeri



MILANO, 19 aprile 2009 - Uno, due e tre. Di testa, da un angolo all'altro. Di piede. Rapace e tempestivo, quasi avesse vent'anni, neanche fosse la prima volta; mai sazio. E' Filippo Inzaghi che sale a 11 gol in campionato allungando la sua formidabile striscia d'autore: 304 gol segnati in carriera, 140 in serie A e una voglia inesauribile. La tripletta di Pippo ingrossa il 5-1 con cui il Milan divora il Torino e raggiunge la Juventus al secondo posto in classifica, all'insegna del gran gioco e di una ritrovata armonia che sembrava essersi esaurita. Di Kakà su rigore e Ambrosini i gol che fissano il risultato, mentre è di Franceschini la rete della bandiera granata. Serata di grandi firme e operai. Da Beckham che ispira SuperPippo a Flamini, instancabile motorino di fascia.

IDEA FLAMINI - Preoccupato dalla condizione della difesa; senza Nesta e lo squalificato Jankulovski, con il rientrante Maldini a corto di preparazione e Favalli bloccato in extremis dal torcicollo, Carlo Ancelotti applica la lezione di Arsene Wenger e schiera, come spesso accadeva nell'Arsenal, il francese alla destra della difesa. Si rivece David Beckham con Pirlo e Ambrosini. Non si rivede Ronaldinho, ancora una volta relegato in panchina, mentre Kakà gioca a sostegno di Inzaghi e Pato. Giancarlo Camolese schiera il 4-4-1-1 con Rosina alle spalle di Bianchi, ma, come annunciato nella vigilia, non disdegna dighe in difesa con la partecipazione di tutta la squadra.

REAZIONE - Ma il Toro sorprende il Milan con una partenza in pressing convincente. Ben disposti in campo i granata soffocato i rossoneri che rispondono con trame larghe in una trequarti granata molto affollata. Ma lo spavaldo attreggiamento della squadra di Camolese si esaurisce in pochi minuti. Il Milan alza il suo baricentro e dà il via a un monologo di grande efficacia. Pirlo che recupera palla è un fatto ormai noto, ma a stupire di più sono la puntualità di Senderos e le scorribande sulla fascia di Flamini, senza dubbio tra i migliori del primo tempo.

PIPPO E DAVID - Pato regala magie; Kakà aggiunge tacche al suo recupero, ma a fare la differenza sono David Beckham e Filippo Inzaghi. L'inglese ricama e il bomber chiude il conto. Dopo un primo gol annullato giustamente per fuorigioco, SuperPippo raccoglie di testa la palla calciata dalla bandierina dal britannico e infila al 13' alla destra di Sereni, per poi raddoppiare al 37' nell'angolo opposto sul tocco strepitoso dell'ex Manchester United. Il disastro difensivo è evidente e a lasciarci le penne è Rivalta che Camolese cambia con Dellafiore. Ma non c'è' partita per il Torino, annichilito tecnicamente e fisicamente dal possesso di palla del Milan che potrebbe arrotondare ulteriormente il risultato, prima con Kakà e poi con Flamini che sfiora la traversa dal limite.

STRAPOTERE - Al rientro dagli spogliatoi non ci sono Pato, toccato duro alla fine del pirmo tempo, e Dzemaili. Ancelotti lancia Ronaldinho; Camolese si affida a Saumel. Ma l'idea migliore è del tecnico rossonero, perché il Gaucho inventa un assit perfetto in area per Inzaghi, che, evidentemente ancora affanmato, infila questa volta di destro. La standing ovation è doverosa quando Pippo lascia al 20' per Shevchenko: San Siro in piedi per una tripletta che porta a 304 il bottino personale del magnifico bomber. Il rigore trasformato da Kakà per il 4-0 al 23', assegnato da Banti per un netto fallo di Sereni su Ambrosini, è la ciliegina sulla torta; vitamina per il brasiliano ben lontano dalla sua immensa classe. C'è anche gloria per Franceschini che accorcia sfruttando un varco nell'area rossonera. Ma è Ambrosini a chiudere il conto con il 5-1 finale: un diagonale chirurgico sul suggerimento geometrico di Kakà.
Gaetano De Stefano

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19/04/2009 23:12
 
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SUPERSAGGIO
La Juve in 10 non si arrende
Grygera ferma l'Inter: 1-1


Partita nervosa, ritmo intenso nel primo tempo. Nella ripresa l'espulsione di Tiago lascia in inferiorità numerica i bianconeri, colpiti al 19' s.t. da Balotelli in contropiede. Nel recupero il pareggio, con un colpo di testa del difensore



TORINO, 18 aprile 2009 - L’Inter si avvicina ma non si prende il 17° scudetto a Torino, nel confronto con la sua prima antagonista, la Juventus, all’Olimpico. Quando ormai sembrava che Balotelli avesse chiuso i conti, nel recupero è arrivato il gol del protagonista meno atteso, Grygera. Che regala il pari a una Juve in 10 uomini con Tiago, che viene cacciato da Farina per una reazione su Balotelli, non popolarissimo tra i bianconeri. I punti di distanza restano 10. A sei giornate dalla fine. Aspettando il Milan, che domani potrebbe agganciare la Vecchia Signora. L’Inter ha sfiorato il colpaccio in maniera pragmatica, in contropiede, in una gara fisica. Non bella. Spezzata da una firma, quella di Balotelli, che fra qualche anno potremmo probabilmente definire illustre. La sua scelta ripaga Mourinho, che lo preferisce a sorpresa a Cruz. La Juve tiene botta, non sfigura, ma mostra i consueti limiti di creatività. Però come spesso le accade, getta il cuore oltre l’ostacolo, ed esce tra gli applausi del suo popolo. Ora la semifinale di Coppa Italia di mercoledì contro la Lazio diventa la gara da non fallire.

ATTESA - Il primo tempo non è granché. La gara è molto fisica, anche se non cattiva. E la precisione diventa un optional. La Juve prova a tenere in mano il pallino del gioco, ma, e non è una novità, fatica ad articolare una manovra fluida a metà campo. Poulsen non è un playmaker, Tiago sì, ma si esprime sotto ritmo, soffocato dal pressing ospite. L’Inter gioca di rimessa con un 4-1-4-1 che si trasforma in un più propositivo 4-3-3 quando gli esterni Figo e Balotelli guadagnano metri. Ma anche i nerazzurri faticano in fase di impostazione, penalizzati dall’assenza di sovrapposizione degli esterni bassi, Zanetti e Chivu, prudenti sulle fasce. Maicon manca da impazzire.

PALLE GOL - Le occasioni latitano. Balotelli, beccato dal pubblico quasi quanto Ibra, se ne va sulla destra, rientra e calcia di sinistro, Buffon tocca, ma la palla rotola verso la rete, Tiago in recupero salva sulla linea di porta. Come un gol per il compassato portoghese. Poi si susseguono tante mischie, ma per vedere due palle gol bisogna aspettare i tocchi sapienti dei giocatori di maggiore spessore tecnico: Del Piero e Ibrahimovic. Ale inventa per Marchionni, che controlla male e si fa ipnotizzare da Julio Cesar in uscita. Poi la palla la dà Ibra a Figo, fermato da Buffon in uscita. Azioni simili, belle nella costruzione, sciagurate nella finalizzazione, anche per merito dei portieri. All’intervallo è 0-0. La Juve ha spinto di più, ma l’occasione clamorosa è stata di marca nerazzurra.

BALOTELLI GOL - L’Inter passa al 19'. Con Balotelli. Su contropiede da azione d’angolo per la Juve, che reclama per una mancata punizione. Ibra fa involare Muntari che centra per il baby fenomeno nerazzurro. Spietato sottoporta.

TIAGO FUORI - La Juve reagisce con un’incursione di Marchionni, Julio Cesar è ancora attento. Ma Tiago si fa cacciare per una reazione scomposta su Balotelli. Juve in 10. E gara che si incattivisce. Stankovic prova a chiudere i conti, Buffon c’è. Anche su Cruz. Ibra chiede invano un rigore. La Juve sembra aver finito benzina ed entusiasmo.

PARI GRYGERA - E invece, al 1' di recupero, il nuovo entrato Giovinco su angolo da sinistra trova la testa del difensore ceco: 1-1. La Juve salva l’onore, l’Inter si fa beffare ma si consola con lo scudetto sempre più vicino.
Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
25/04/2009 23:54
 
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Fiorentina, prova di forza
Roma travolta 4-1: 4° posto


I viola nell'anticipo serale della 33ª giornata battono i giallorossi al Franchi grazie alla doppietta di Gilardino e alle reti di Vargas e Gobbi. La squadra di Spalletti, che chiude la gara in 10 uomini per l'espulsione di Pizarro, nel finale accorcia le distanze con Baptista. I toscani superano momentaneamente il Genoa in classifica

FIRENZE, 25 aprile 2009 - La Fiorentina travolge la Roma e la elimina probabilmente dalla corsa all'ultimo posto Champions, quello che premierà la quarta in classifica a fine campionato. I viola sbriciolano la Roma 4-1, con doppietta di Gilardino e reti di Vargas e Gobbi. E chiudono alla grande una settimana calcistica che era iniziata malissimo, con la contestazione dei tifosi, che avevano accusato i giocatori di bella vita e poco attaccamento alla maglia. La risposta è arrivata, forte e chiara, dal Franchi. Jovetic ha convinto da trequartista, Gilardino è tornato quello implacabile sottoporta di inizio stagione, la difesa ha tenuto botta contro un attacco, quello di Spalletti, sempre temibile. Una prova di forza che vale momentaneamente il 4° posto, davanti al Genoa impegnato domani a Bologna. La Roma torna da Firenze con le ossa rotte. E una rincorsa Champions ora diventata davvero proibitiva. I giallorossi, decimati dagli infortuni, hanno tenuto nel primo tempo, sgretolandosi poi nella ripresa e finendo per l'ennesima volta in dieci uomini, per l'espulsione di Pizarro. La rete di Baptista, nel finale, ha salvato solo l'onore.

PARTENZA COL BOTTO - La Fiorentina parte a razzo. Gol di Vargas, con un gran sinistro da fuori area. Per il peruviano è il secondo centro in campionato. Viola avanti già al 7'.

REAZIONE ROMA - I giallorossi si scuotono subito dopo la partenza falsa. Cross dalla destra di Pizarro, Brighi sottoporta in allungo calcia alto. Poi diagonale di destro di Taddei, a lato. I giallorossi sono più manovrieri, spingono forte sulla destra sul binario Motta-Taddei, cercando di approfittare della predisposizione offensiva di Pasqual e Vargas. E in Brighi hanno un mezzofondista che collega centrocampo e attacco. Totti si accende a tratti, ma quando lo fa, fa paura. La Viola replica in contropiede, con Jovetic che è un calabrone da trattare con cautela per la difesa giallorossa, con Cassetti che rischia il doppio giallo per arginarlo. I padroni di casa si lamentano con l'arbitro Banti per due presunti rigori: per una rovesciata di Gilardino smorzata da Cassetti con un braccio, e per un intervento in scivolata di De Rossi su Jovetic, che cerca il dribbling spesso e volentieri. Niente da fare. Ma all'intervallo comunque è 1-0 per i toscani.

RADDOPPIO VIOLA - La Fiorentina comincia alla grande anche il secondo tempo. Raddoppio di Gilardino, di testa, sul cross dalla destra di Semioli. 17° gol in campionato per il Gila. E assist delizioso dell'esterno gigliato, molto attivo, che mette in crisi il più compassato Riise.

BOTTA E RISPOSTA - La gara si apre ulteriormente. Saltano gli schemi. Gilardino si libera di due avversari, la sua conclusione sottomisura è respinto da Artur. Dalla parte opposta arriva prima un quasi gol di Baptista, e poi la traversa di Cassetti, con un destro sporco che rimbalza a terra e fa venire i brividi a Frey.

ROSSO A PIZARRO - Chiude in pratica la partita. La quattordicesima espulsione di un giallorosso in questa stagione. Il centrocampista cileno si fa cacciare per doppia ammonizione dopo un testa a testa gratuito con Semioli. Viola con due gol ed un uomo in più.

TRIS GILARDINO - Gilardino perfeziona la doppietta personale, involandosi sul filo del fuorigioco e trafiggendo Artur dopo aver saltato un Cassetti davvero in difficoltà. 3-0.

QUATERNA GOBBI - Che appena entrato al posto di un applauditissimo Jovetic la mette dentro. Di sinistro, in tap-in, dopo un colpo di testa di Gilardino, solo come un eremita a centroarea. Roma sbriciolata.

BAPTISTA PER L'ONORE - Gli ospiti hanno ancora un sussulto nel finale, quando la Fiorentina tira il freno. E il brasiliano trova il nono gol del suo campionato con un destro potente che fissa il risultato finale: 4-1.
Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
26/04/2009 23:47
 
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Juventus ancora inceppata
2-2 a Reggio: il Milan saluta


I bianconeri pareggiano rimontando due volte la Reggina e vengono staccati dai rossoneri, che conquistano il 2° posto solitario. Amaranto avanti con Barillà prima e Hallfredsson poi, entrambi al primo gol in serie A, repliche bianconeri con Del Piero su rigore e con Zanetti

REGGIO CALABRIA, 26 aprile 2009 - La Juventus a Reggio Calabria continua il digiuno di vittorie, iniziato il 21 marzo. Contro la Reggina pareggia 2-2 (guarda la sintesi), in doppia rimonta grazie ad un rigore di Del Piero, che replica a Barillà, e al terzo centro in serie A di Zanetti, che risponde ad Hallfredsson. Un passo falso che costa il secondo posto ai bianconeri, che vengono staccati dal Milan per colpa dei soli 3 punti racimolati nelle ultime 4 partite di campionato dalla Vecchia Signora. Certo, la Juve migliora la sconfitta patita al Granillo la scorsa stagione, al termine di una partita contrassegnata da un arbitraggio contestatissimo, ma i 41 punti di differenza in classifica proprio non si sono visti. E se Ranieri alla vigilia aveva dichiarato che la Juve a Reggio si giocava la faccia, è difficile immaginare che possa essere soddisfatto dalla prestazione dei suoi. La Reggina ha giocato un partitone, ma l'impressione, classifica alla mano, è che il treno salvezza sia già partito senza la squadra di Orlandi a bordo. La prestazione di oggi può solo aumentare i rimpianti.

SCHIERAMENTI - Ranieri si affida ai veterani, dopo la linea giovane adottata in coppa Italia. Tornano titolari Zanetti (al rientro dopo l'ennesimo infortunio), Camoranesi, Nedved e Del Piero. Giovinco si siede, scomodo, in tribuna. La difesa è quella anti Lazio, Mellberg-Ariaudo, per mancanza di alternative. Reggina con un centrocampo fitto come la vegetazione di una foresta equatoriale, e Ceravolo e Brienza in avanti.

GARA APERTA - Il primo tempo è equilibrato e divertente. La squadre lasciano parecchi spazi, i rovesciamenti di fronte si sprecano. E le occasioni gol arrivano. Nedved lancia in profondità Iaquinta, che solo davanti a Puggioni di sinistro mette a lato. La Reggina replica con un sinistro di Brienza da fuori area, di poco alto.

BARILLA' GOL - L'equilibrio è rotto dal gol di testa di Barillà, ben appostato sul secondo palo sul cross dalla destra del baby nigeriano Adejo. Prima rete in serie A del centrocampista amaranto. La Juve replica subito con Nedved, il più vivo dei bianconeri: Puggioni para, poi sulla respinta del portiere Del Piero è atterrato da Cirillo in area di rigore amaranto. Saccani non decreta il rigore. C'è un ulteriore botta e risposta. Ceravolo va vicino al 2-0 in contropiede, poi Camoranesi si divora il pari a porta spalancata. All'intervallo è 1-0 Reggina. Da sottolinare l'infortunio (muscolare) di Marchisio, il 66° stagionale, considerati anche quelli minori, occorso a giocatori bianconeri. Dentro Poulsen.

PARI ALE - La Juve parte forte nella ripresa, e viene subito premiata. Da un rigore concesso da Saccani per un contatto che sembra veniale di Adejo su Iaquinta. Dal dischetto Del Piero segna l'1-1. È il suo 11° gol in campionato, il 19° della stua stagione, il 260° in maglia bianconera del capitano della Juve, che all'andata contro gli amaranto aveva raggiunto la pietra miliare dei 250 centri per la Vecchia Signora. La Reggina ha qualche minuto di sbandamento, ma la Juve non riesce ad approfittarne, anche se Iaquinta sfiora di testa il 2-1.

BOTTA E RISPOSTA - Poi la Reggina si riscuote. E trova una rete spettacolare con Hallfredsson, con un sinistro violento da fuori area. È il pomeriggio delle prime volte: primo gol in serie A pure per l'islandese. La Juve replica subito, con Zanetti, con un destro centrale con cui prende il tempo a Puggioni, stavolta incerto, ma che era stato bravo su Iaquinta pochi minuti prima. 2-2 e tutto da rifare. C'è ancora il tempo di rivedere Amauri, al rientro lui pure da un acciacco di lungo corso, che subentra a Del Piero e sfiora pure il gol vittoria nel recupero. Poco altro. Al Granillo finisce con un pari divertente, ma che non serve a nessuno.
Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
26/04/2009 23:54
 
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Zalayeta riapre i giochi
L'Inter cade: Milan a -7


Un gol dell'attaccante uruguayano a metà ripresa regala il primo successo al Napoli di Donadoni. Ora il vantaggio dei nerazzurri sulla seconda scende a 7 punti. Mourinho non perdeva in campionato da gennaio



NAPOLI, 26 aprile 2009 - L'Inter cade dopo tre mesi riaccendendo il dibattito sulla corsa scudetto. A cinque giornate dalla fine il Milan è a 7 punti, la Juve a 9. I rigraziamenti del caso vanno girati a Marcelo Zalayeta (guarda la sintesi), il killer vestito d'azzurro che a metà ripresa ha messo il sigillo su una notte che il San Paolo aspettava da parecchio tempo, per la precisione dall'11 gennaio (1-0 al Catania).

MURO CONTRO MURO - Figo e Balotelli accanto a Ibrahimovic: tridente, più o meno adeguato sugli esterni avversari. Ecco la formula di Mourinho, già vista e per niente "magica", nel senso che per Santacroce e Aronica il compito di chiudere gli attacchi dall'esterno risulta abbastanza semplice. Meno di 40 minuti ed ecco il passaggio al modulo con tre mezze punte dietro Ibrahimovic. Più spregiudicato ma non certo più efficace. Il Napoli invece non cambia mai: va avanti a testa bassa, pensa a difendersi per più di un'ora affidando il contropiede a Lavezzi e Denis, tutt'altro che ispirati. A centrocampo Donadoni ha sostanzialmente rafforzato la diga con Montervino e Amodio (alla seconda presenza in campionato), due che c'erano quando il Napoli era in serie C tre anni fa.

PREVEDIBILI - Mannini e Balotelli sono i più in forma. Il primo cuce diligentemente su Figo e costringe Vieira all'ammonizione quasi istantanea. Il secondo conferma di essere in condizione invidiabile, e anche se l'occasione migliore del primo tempo è di Samuel (colpo di testa deviato in angolo da Navarro), il diciottenne elargisce palloni precisi e invitanti nell'area azzurra. In generale comunque, manca l'accelerazione, il salto di uomo: tutto è troppo prevedibile tra un lungo possesso di palla (Inter) e una serie di lanci per le punte (Napoli).

INTER TIMIDA - E' comunque la squadra di Donadoni a iniziare meglio il secondo tempo sfruttando i metri lasciati dai nerazzurri. La leggera superiorità in mezzo al campo non trova inizialmente sfogo davanti a Julio Cesar, tant'è che l'unica conclusione degna di nota è quella, piazzata, di Ibra dopo più di un'ora di gioco. Mannini e soprattutto Montervino sprecano manovre in velocità fallendo l'ultimo passaggio. A Donadoni manca disperatamente qualità in mezzo, anche perché Hamsik fa fatica a ritrovarsi. Eppure...

ECCO LA SVOLTA - Zalayeta impiega dieci minuti tondi a segnare il gol più importante della sua stagione. Metà del merito va al lavoro di Lavezzi, che accentra su di sè tre difensori per poi aprire il campo al destro preciso del Panterone. Con meno di venti minuti a disposizione, Mourinho cala sul tavolo un'altra punta, Cruz, che si aggiunge a Ibra, Balotelli e Mancini, scelto per allargare il gioco. La reazione non segue un filo logico, è nervosa e forse un po' molle per la stanchezza del doppio impegno in pochi giorni. L'occasione costruita da Blasi, e neutralizzata da Julio Cesar, pareggia il conto della palle gol e rende più limpido il successo del Napoli, premiato dalla miglior condizione e soprattutto dalla "fame" di successo. Che prescinde dalla classifica e pure dai "tituli".
Antonino Morici

Fonte: gazzetta
27/04/2009 14:06
 
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non so voi ma io ho una mia personalissima idea, quella che il palazzo, qualcuno che conta nel mondo del calcio vuole il milan al secondo posto e mandano gli arbitri piu ridicoli alla juve
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