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SUPERSAGGIO
Ruby, Frattini: «C'è violazione privacy»
Corona: mostrerò le foto festini premier

Consulta: «Offensivo accusarci di essere di parte», Cicchitto:
premier perseguitato, coinvolgeremo Camera e Consulta


ROMA - «E' denigratorio per la Corte costituzionale e gravemente offensivo continuare a sostenere che i 15 giudici della Consulta giudicherebbero sulla base di loro asserite appartenenze politiche»: lo ha detto il presidente della Corte, Ugo De Siervo, nel corso dell'annuale conferenza stampa, rispondendo implicitamente agli attacchi di Berlusconi e del Pdl alla Consulta. Nel frattempo il ministro degli Esteri, Frattini, parla di privacy violata del premier: un caso, a suo avviso, che può essere portato davanti alla Corte di Strasburgo.

«A Domenica 5 mostrerò le foto di Berlusconi durante le Arcore nights»: così ha annunciato Fabrizio Corona, in collegamento con la trasmissione Chiambretti night che andrà in onda domani sera. Corona, che era in collegamento video, con queste parole ha risposto alla domanda del presentatore sull'effettiva esistenza di foto di Berlusconi nudo.

De Siervo: decisioni prese da un organo imparziali. «La più larga libertà di confronto fra tutti i giudici e l'integrale collegialità delle determinazioni - sottolinea De Siervo - fanno sì che le decisioni che vengono infine adottate (all'unanimità o con maggioranze che sono di volta in volta diverse) rappresentano il punto di arrivo di un organo sicuramente imparziale». De Siervo intende ricordare «ancora una volta» che i «giudici costituzionali sono appositamente scelti da organi diversi, fra i più rappresentativi delle nostre istituzioni (presidente della Repubblica, Parlamento, supreme magistrature) ed entro categorie professionali particolarmente qualificate, in modo da garantire (per quanto possono le norme giuridiche) la loro più larga indipendenza di giudizio. Inoltre i giudici entrano in carica dopo aver giurato di osservare la Costituzione e le leggi».

«Gli ampi poteri della Consulta sono in linea con la realtà del resto d'Europa - fa notare De Siervo - Dovrebbe essere ormai ben notoche nelle Costituzioni democratiche contemporanee viene pressoché costantemente previsto un organo del genere, al fine di tutelare il primato effettivo della Costituzione, attraverso quanto meno la possibilità di giudicare sulla conformità delle leggi al contenuto delle Costituzioni e sul rispetto da parte degli organi di vertice degli Stati delle norme costituzionali che ne delimitano le rispettive attribuzioni. Solo in Europa vi sono ormai circa quaranta paesi dotati di Corti costituzionali (rispetto alle quali siamo una delle più "anziane"), con le quali abbiamo proficui scambi informativi, cercando anche di svolgere qualche attività formativa in comune. La solida base di legittimazione della Consulta sta nelle disposizioni della Costituzione repubblicana, in una serie di apposite leggi costituzionali, nella fondamentale legge ordinaria n. 87 del 1953, nelle nostre stesse normative integrative e nelle molteplici attività svolte in quasi cinquantacinque anni, in intensa e fruttuosa collaborazione (qualche volta anche dialettica) con gli altri organi costituzionali della nostra democrazia».

«In questo contesto particolarmente surriscaldato, la Corte costituzionale non può fare lezioni astratte sulla giurisprudenza precedente»: il presidente della Consulta, Ugo De Siervo, si rifiuta esplicitamente di rispondere alle domande che i cronisti gli rivolgono su un possibile conflitto tra poteri che verrà sollevato dinanzi alla Corte contro la decisione della Procura di Milano di andare avanti nelle sue indagini sul caso Ruby chiedendo il giudizio immediato del premier Berlusconi.

Frattini: violazione privacy si può portare a Strasburgo. «La violazione della privacy è un fatto che può essere portato non solo in Italia, ma anche di fronte alla Corte europea dei diritti dell'uomo: c'è una giurisprudenza molto ricca in materia»: lo ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, rispondendo a una domanda sull'eventuale causa allo Stato da parte del premier Silvio Berlusconi. Una causa che, ha precisato il ministro, non sarebbe «un rimedio straordinario perché quando un cittadino si sente danneggiato ha diritto a rivolgersi al giudice competente per ottenere tutela».

Modifica dell'articolo 68 della Costituzione sull'immunità; riforma del Csm; elezioni immediate in caso di sfiducia al governo. La controffensiva della maggioranza passa soprattutto sul fronte parlamentare. Queste, alcune delle proposte di legge sulle quali il centrodestra punta per combattere «lo strapotere» della magistratura. Il primo testo è firmato da Peppino Calderisi e da numerosi esponenti del Pdl. Il secondo è stato presentato da un altro deputato berlusconiano, Manlio Contento, entrato ieri nell'ufficio di presidenza del partito. Il provvedimento al quale Calderisi lavora da tempo prevede di modificare l'articolo 68 della Costituzione rispetto alla riforma che venne fatta nel '93 sull'onda emotiva di Tangentopoli. L'idea è quella di rifarsi in parte al testo presentato al Senato da Luigi Compagna (Pdl) e Franca Chiaromonte (Pd), ma con alcune importanti novità. Come quella secondo la quale l'autorità giudiziaria dovrà avvertire la Camera di appartenenza prima di sottoporre a procedimento penale un membro del Parlamento.

Nel caso Ruby, ad esempio, spiegano alcuni dei firmatari, i Pm di Milano avrebbero dovuto informare Montecitorio prima di iscrivere Berlusconi nel registro degli indagati. In questo modo la Giunta per le Autorizzazioni, se lo avesse considerato necessario, avrebbe anche potuto decidere di fermare le indagini. Entro 90 giorni, infatti (nel corso dei quali ogni procedimento dovrà essere sospeso) la Camera dovrà decidere se disporre o meno la sospensione del procedimento per la durata dell'intero mandato: una sorta di Lodo Alfano per deputati e senatori. Ma la proposta costituzionale depositata dall'ex radicale Calderisi, punta ad introdurre anche un 'rimediò per «la debolezza istituzionale dell'esecutivo». Evitando così, «come è successo in questa legislatura, che con la scissione del 5% dei deputati dal maggior partito di maggioranza» si impedisca al governo di governare il Paese. Scongiurando il rischio di cadere «sempre più nelle manovre e nei giochi di palazzo o addirittura nel gossip sulle vite private delle persone». L'idea, così, è quella di prevedere che in caso di fiducia respinta o di mozione di sfiducia approvata, il presidente del Consiglio presenti, entro 7 giorni, le dimissioni richiedendo le elezioni anticipate che sono indette dal capo dello Stato. Nella proposta di legge costituzionale firmata Contento, invece, si interviene direttamente sul Csm. Ribadito il principio dell'autonomia della magistratura, il deputato propone di articolare l'organo di autogoverno delle toghe in due sezioni interne: la prima competente sui giudici, la seconda sui Pm.

Il CSM, si legge nel testo che si vuole rilanciare, resterà unico nella propria essenza con alla guida sempre il capo dello Stato. A mutare sarà solo la suddivisione interna. I vice presidenti, però, saranno due. Ma non basta. L'esponente berlusconiano propone anche che sui procedimenti disciplinari decidano commissioni formate, a maggioranza, dai componenti laici di Palazzo dei Marescialli. Sulla responsabilità civile dei magistrati, infine, si istituisce una riserva di legge. E si stabilisce che la norma transitoria consenta al «sistema giudiziario di adeguarsi alle innovazioni contemplate dalla presente proposta di legge costituzionale». Le modifiche introdotte, infatti, avranno efficacia solo dopo che l'ordinamento giudiziario sarà stato adeguato.

Fonte: IlMattino


10/02/2011 23:52
 
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Berlusconi: "E' golpe morale, resisto
Il popolo è il mio giudice ultimo"

L'anticipazione delle dichiarazioni del premier in un'intervista al Foglio: "Inchieste farsesche, degne della Ddr". Bersani: "Parole eversive". E ai presidenti di Regioni e Province del suo partito dice di far uscire tutti gli esponenti dell'Udc: "Molti hanno deciso di stare con noi piuttosto che perdere l'incarico"


ROMA - Il Foglio anticipa il contenuto di un'intervista al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che commenta gli ultimi sviluppi del caso Ruby. Il premier si dice convinto di poter trovare un "giudice a Berlino", ma che il vero giudizio per chi governa arriva dal corpo elettorale. "I pm di Milano", dice Berlusconi "Non ce la faranno a mettere a segno il loro golpe perché in una democrazia il giudice di ultima istanza, quando si tratta di decidere chi governa, è il popolo elettore e con esso il parlamento, che sono i soli titolari della sovranità politica".
Il premier spiega cosa intende per "golpe". Dice Berlusconi rivolgendosi a Ferrara che lo intervista: "Stavolta c'è una coscienza pubblica diffusa dell'intollerabilità costituzionale e civile di un siffatto modo di procedere, il famoso golpe bianco, anche perchè abbiamo un presidente che è un galantuomo, e allora ricorrono a quello che lei, caro direttore, ha chiamato golpe morale. E' per questo che nel documento del Popolo della Libertà si parla di eversione politica. E' un giudizio tecnico, non uno sfogo irresponsabile".
Berlusconi prosegue l'intervista delineando la trama di un complotto giudiziario: "Dalle cronache di questi giorni si capisce che i pubblici ministeri e i giornali o i talk show della lobby antiberlusconiana, che trascina con sè un'opposizione senza identità propria, si muovono di concerto: si passano le carte", dice il premier. "Non si comprende in base a quale norma, come nell'inchiesta inaccettabile di Napoli; oppure, come è avvenuto a Milano, scelgono insieme i tempi e i modi per trasformare in scandalo internazionale inchieste farsesche e degne della caccia spionistica alle 'vite degli altri' che si faceva nella Germania comunista".

"Immunità filtro tra i poteri". Berlusconi rilancia l'immunità delle alte cariche politiche come strumento contro le "persecuzioni giudiziarie". "I padri costituenti avevano stabilito saggiamente che prima di procedere contro un parlamentare si dovesse essere certi, attraverso un voto della sua Camera di appartenenza, che si era liberi dal sospetto di accanimento o persecuzione politica", dice il premier. "Era un filtro tra i poteri autonomi dell'ordine giudiziario e la sovranità e autonomia della politica".

"Io peccatore, gli altri autoritari". Il premier argomenta sul caso Ruby e relativi risvolti politici: "Chi predica una Repubblica della virtù, con toni puritani e giacobini, ha in mente una democrazia autoritaria. Il contrario di un sistema fondato sulla libertà e su una vera coscienza morale pubblica e privata". E continua: "Io, qualche volta, sono come tutti anche un peccatore, ma la giustizia moraleggiante che viene agitata contro di me è fatta per "andare oltre" me. E' fatta per mandare al potere attraverso un uso antigiuridico del diritto e della legalità, l'idea di cultura, di civiltà e di vita, di una èlite che si crede senza peccato, il che è semplicemente scandaloso, è illiberalità allo stato puro".

Bersani: "Parole eversive". Il leader del Pd Pier Luigi Bersani risponde agli ultime dichiarazioni del premier: "Se, come dice Berlusconi le sue dichiarazioni nell'intervista rilasciata al Foglio, non sono uno sfogo, allora si tratta di parole semplicemente eversive. Ci stiamo avvicinando rapidamente alla soglia di guardia. si pronunci nel Paese chiunque ha la possibilità di far sentire la sua voce". Conclude il segretario Pd: "Tutte le opposizioni hanno il dovere di rinserrare le fila, di costruire un'iniziativa comune, e, come chiediamo da tempo, di rivolgersi agli italiani stanchi e turbati con la generosità di una proposta nuova e unitaria".

Casini: "Irresponsabile". "Il premier ha perso la testa". Questo il commento del leader UdC, Pier ferdinando Casini. "Paragonare l'Italia alla Germania dell'Est è da puri irresponsabili, in particolare per un presidente del Consiglio che dovrebbe avere a cuore l'onore del Paese. Un richiamo alla Ddr è insultante". Il leader dei centristi commenta intervenendo a La 7, e aggiunge: "Ha perso la bussola. Questa è una grande questione politica e istituzionale che abbiamo davanti". E conclude: "Il ricorso alla Corte Europea dei diritti da parte del Pdl sul caso Ruby è una cosa ridicola, di cui non dovremmo nemmeno parlare se fossimo persone serie".

Il retroscena. L'intervista al Foglio fa parte della nuova strategia mediatica del Cavaliere, una nuova controffensiva di fronte agli ultimi sviluppi del caso Ruby. Il premier infatti questa mattina ha convocato a palazzo Grazioli i direttori di alcune testate del suo gruppo. Il Cavaliere ha incontrato Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, il direttore di Videonews delle reti Mediaset Claudio Brachino e Giuliano Ferrara, direttore del Foglio. Non è la prima volta che Berlusconi riunisce i vertici dell'informazione "di famiglia". Il 17 gennaio scorso il Cavaliere, dopo il consueto pranzo del lunedì con Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, in compagnia dei figli Piersilvio, Marina e Luigi, Berlusconi ha invitato per il caffè i suoi uomini di comunicazione per una sorta di "gabinetto di guerra". Tra questi, Alfonso Signorini, direttore di Chi e conduttore della trasmissione tivù Kalispera. E poi Sallusti, il direttore di Panorama Giorgio Mulè, Mauro Crippa, direttore generale dell'informazione Mediaset, e Franco Currò, direttore delle relazioni esterne di Fininvest.
Dopo questa riunione con i 'generali' del Biscione, c'è stata la lunga intervista a Ruby realizzata proprio da Signorini nel suo programma Kalispera e tutte le ministre del Pdl hanno fatto la loro comparsa in televisione: MariaStella Gelmini a Porta a Porta, Mara Carfagna a Matrix, mentre Daniela Santanchè è stata nello studio di Michele Santoro che ha poi abbandonato in segno di protesta. Anche Berlusconi è sceso in campo con una serie di videomessaggi ai Promotori della libertà e in tv. L'ultimo intervento è stato al Tg1, incentrato sul nuovo piano di rilancio dell'economia ma con un'appendice sul caso Ruby.

Fuori l'Udc. In precedenza, parlando con alcuni presidenti di Regioni e Province del Pdl, il premier è stato categorico: "Gli esponenti dell'Udc devono uscire da tutte le giunte che governiamo noi".
"Ho tollerato ogni tipo di attacco politico - avrebbe detto il premier ai responsabili degli enti locali targati Pdl - ma ora gli attacchi sul piano personale e privato non posso davvero sopportarli più". Quindi, raccontano alcuni di questi amministratori, l'ordine di scuderia è quello di far uscire da tutte le giunte gli esponenti centristi.
Tra le Regioni al lavoro c'è la Campania. In una riunione a Montecitorio con, tra gli altri, il coordinatore regionale del Pdl, Nicola Cosentino e il governatore Stefano Caldoro, si è fatto il punto su tutti i componenti delle giunte dell'Udc che sono stati in parte sostituiti oppure hanno accettato di passare con il Pdl. "Molti esponenti centristi - racconta un deputato del Pdl coinvolto nella riunione, hanno già fatto il salto decidendo di stare con noi piuttosto che abbandonare definitivamente l'incarico amministrativo".
Questa la replica di Pier Ferdinando Casini all'invito del premier: "E' una cosa quasi ridicola. I presidenti delle Giunte che hanno consapevolemnete accettato il sostengo decisivo dell'Udc se vogliono esportare i ribaltoni in tutte le Regioni, si dimostrerebbero camerieri di Arcore. E non sono camerieri di Arcore". Conclude Casini: "Se Berlusconi intende trasferire nelle Regioni la paralisi del Parlamento, se ne assume la responsabilità".

Fonte: Repubblica


10/02/2011 23:53
 
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Caso Ruby, tentate effrazioni
negli uffici dei gip di Milano:
“Tre volte in pochi mesi”

MILANO – In pieno caso Ruby è scattato l’allarme effrazioni all’ufficio del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano. Nel giro di pochi mesi almeno due porte di ingresso dei gip sono state ‘manomesse’ e hanno segni evidenti, all’altezza della serratura, di effrazioni. I fatti risalirebbero all’estate scorsa. Ad essere colpite sono state la presidente dei gip, Laura Manfrin, e Cristina Di Censo, il giudice del caso Ruby, e recentemente un terzo giudice.

Alcuni mesi fa erastato rubato il pc di un altro giudice, il magistrato Chiara Valori. Il fatto, di cui si è saputo solo oggi, risale alla fine dello scorso ottobre. Il computer portatile è stato portato via direttamente dalla stanza del magistrato, mentre era fuori ufficio.

Quanto basta perché il presidente aggiunto dell’ufficio, Claudio Castelli, abbia mandato un mail a tutti i giudici invitandoli a prestare grande attenzione ai loro uffici dopo “i fatti gravi” registrati in pochi mesi e in periodo in cui l’intero ufficio è esposto per “l’evidente delicatezza dei procedimenti pendenti”.
Tra le raccomandazioni fatte da Castelli ai colleghi c’è quella di chiudere in cassaforte i fascicoli più sensibili, non assentarsi mai dall’ufficio lasciando aperta la porta e non comunicare a nessuno la password di accesso del computer ma conservarla con la dovuta riservatezza.

Fonte: blitzquotidiano


15/02/2011 14:43
 
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Il Gip: "C'è la prova, processate Berlusconi"
Rito immediato, prima udienza il 6 aprile

Il giudice Cristina Di Censo rileva la sussistenza della prova evidente e attribuisce al Tribunale di Milano la competenza territoriale per il procedimento a carico del premier, accusato di concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile dalla procura milanese. Sarà giudicato da tre magistrati donna

MILANO - Lette le carte del caso Ruby, il Gip non ha dubbi: Silvio Berlusconi deve essere processato con rito immediato per i reati di concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile. Il giudice Cristina Di Censo rileva così la sussistenza della prova evidente, rinvia a giudizio il premier e fissa la prima data dell'udienza: il prossimo 6 aprile, ore 9,30, davanti alla quarta sezione penale. Dove Berlusconi sarà giudicato da un collegio composto da tre donne, stando a quanto comunica la cancelleria: i magistrati Carmen D'Elia, Orsola De Cristofaro e Giulia Turri.

SPECIALE Le carte dell'inchiesta SCHEDA Il rito immediato

Nel provvedimento, il Gip Di Censo afferma la competenza territoriale del tribunale di Milano per entrambi i reati contestati a Berlusconi e ritiene che la competenza funzionale sia propria della magistratura ordinaria e non del tribunale dei ministri.

Dalla notifica del decreto, Berlusconi ha quindici giorni di tempo per decidere se ricorrere a riti alternativi, che in caso di condanna concedono lo sconto di un terzo della pena. Questa la prima reazione della difesa: "Non ci aspettavamo nulla di diverso" dichiara Piero Longo, legale di Berlusconi con Niccolò Ghedini. Lo stesso Longo ironizza sul collegio femminile che giudicherà Berlusconi: "Abbiamo già tre donne nel processo Mills. Benissimo, le signore sono sempre gradite, qualche volta gradevoli".

In Procura a Milano, poche parole e molti sorrisi. "Ora andremo in udienza", si limita a dichiarare il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati. Come in corso d'indagine, anche in udienza l'accusa contro il premier sarà sostenuta dai Pm Ilda Boccassini, Antonio Sangermano e Pietro Forno.

"In data odierna - si legge in una nota firmata dal presidente dell'ufficio del Gip di Milano, Gabriella Manfrin - il giudice per le indagini preliminari Cristina Di Censo, ha depositato il decreto con cui si dispone ai sensi degli articoli 453 e seguenti del codice di procedura penale, giudizio immediato a carico dell'onorevole Silvio Berlusconi". A cui la Procura di Milano contesta di aver abusato della qualità di presidente del Consiglio per indurre i funzionari della Questura di Milano, la notte del 27 e 28 maggio dell'anno scorso, ad affidare Ruby alla consigliera regionale Nicole Minetti e di avere avuto rapporti sessuali con la giovane marocchina ad Arcore.

Il Gip individua le parti lese nella stessa Ruby, al secolo Karima El Mahroug, marocchina, e nel ministero dell'Interno. Ruby è persona offesa nel procedimento in relazione al reato di prostituzione minorile contestato a Berlusconi: il premier avrebbe commesso atti sessuali con la giovane in cambio di denaro o altre utilità dal febbraio al maggio dello scorso anno, quando la ragazza non aveva ancora 18 anni. Il ministero dell'Interno, invece, è parte offesa in relazione al reato di concussione ipotizzato in relazione alla telefonata che Berlusconi fece nella notte tra il 27 e il 28 maggio scorso in Questura a Milano per ottenere il "rilascio" di Ruby, portata negli uffici della polizia in seguito alla denuncia di un furto.

Oltre alla Questura, risultano indicate come persone offese anche i tre funzionari coinvolti nel fermo e nell'affidamento di Ruby alla consigliera regionale Nicole Minetti. Si tratta di Pietro Ostuni, capo di Gabinetto di via Fatebenefratelli, del commissario capo Giorgia Iafrate e di Ivo Morelli, dirigente dell'Ufficio Prevenzione Generale della Questura. I tre funzionari, se lo ritengono, potranno costituirsi parte civile. Anche la Presidenza del Consiglio, in ipotesi, potrebbe costituirsi come parte civile in rappresentanza del ministero dell'Interno.

Con l'ultimo rinvio a giudizio, prima udienza il prossimo 6 aprile a Milano, Berlusconi porta a ben sette i processi a suo carico tutt'ora aperti. Processi i cui tempi e le cui sorti potrebbero essere scanditi dai "legittimi impedimenti" invocati dal premier.
Questo il calendario di Berlusconi in tribunale:

- Il prossimo 28 febbraio riprenderà il processo sui presunti fondi neri relativi ai diritti tv di Mediaset, uno di quelli sospesi in attesa della sentenza della Consulta sul legittimo impedimentio continuativo. Il premier risponde di frode fiscale: sul falso in bilancio e appropriazione indebita è già arrivata da tempo la prescrizione, che tra due anni seppellirà tutto.

- Il 5 marzo riprenderà l'udienza riguardante Mediatrade, controllata mediaset al 100 per cento, sempre diritti tv. Berlusconi risponde di appropriazione indebita fino al 2006 e frode fiscale fino al 2009. Tra gli imputati anche il figlio Piersilvio.

- L'11 marzo è previsto il processo per la corruzione di David Mills. Nello stesso giorno a Bruxelles ci sarà un Consiglio d'europa straordinario sull'economia. La richiesta di rinvio per legittimo impedimento appare come un atto dovuto.

- In primavera Berlusconi dovrà comparire anche nell'udienza Unipol. I pm hanno chiesto l'archiviazione delle accuse di ricettazione e concorso in rivelazione di segreto d'ufficio, in riferimento alla pubblicazione su Il Giornale della telefonata in cui Fassino diceva a Consorte: "allora abbiamo una banca?".

- Per il premier si potrebbe profilare un'udienza camerale in relazione alla richiesta di archiviazione del presunto aggiotaggio in merito all'invito rivolto da Berlusconi agli imprenditori a non dare pubblicità ai giornali "che remano contro".

- A Roma, a breve i pm chiuderano le indagini su Rti, altro capitolo dei diritti tv nato dalla trasmissione di atti da Milano. Anche qui l'accusa per il premier è frode fiscale.

Fonte: Repubblica


15/02/2011 14:47
 
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Così sui siti delle principali testate giornalistiche mondiali alla notizia del giudizio univers ... immediato per Berlusconi.


15/02/2011 15:04
 
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Lapsus freudiano di Cicchitto ...


15/02/2011 15:07
 
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Che Berlusconi sia un problema per l' Italia lo dice anche Montezemolo ...(ANSA).


16/02/2011 14:34
 
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Bunga Bunga anche a Tor Crescenza?
Per Berlusconi lo spettro di un’inchiesta romana


ROMA – I procuratori di Roma e di Milano smentiscono contatti, ma negli ambienti della magistratura c’è chi giura che presto l’inchiesta Ruby si estenderà anche a Roma. Il copione del bunga bunga era prassi anche tra palazzo Grazioli e Tor Crescenza? Anche nella capitale c’è chi reclutava ballerine, ragazze o escort per Berlusconi?

Per ora sono solo voci. I commenti ufficiali sono di Giovanni Ferrara, procuratore di Roma: “Non ho parlato con il collega Edmondo Bruti Liberati, non abbiamo ricevuto alcun atto dalla procura di Milano”. A parlare di un giro romano sono alcune intercettazioni. Nicole Minetti e Barbara Faggioli cercano di inserirsi nel filone della capitale. Il 20 ottobre la Minetti al telefono alla Faggioli: “Dove sei al castello o a palazzo?”. “Al Castello, amore”. “Come è andata?”. “Ma niente, questo qui non è neanche venuto, s’è fatto i cavoli suoi”. Secondo i magistrati parlano di Belrusconi. La Faggioli spiega all’amica che lui avrebbe preferito un’altra: “Sai con chi? Si comporta come se fosse la fidanzata ufficiale?” e parla di una certa Lisa.

A Roma ci sarebbero anche degli appartamenti a disposizione delle ragazze, in zona Campo de’ Fiori, proprio dove qualche anno fa aveva alloggiato Virginia Sanjust, che ha dichiarato di aver avuto una storia con il premier. Per un certo periodo ci avrebbe abitato la ex gieffina Cinzia Molena. Le case a Campo de’Fiori tornano in un’intercettazione tra una delle gemelle De Vivo e la Minetti. La consigliera regionale spiega che a Milano2 può mettere a disposizione un trilocale dove potrebbero abitare tre ragazze. E la De Vivo: “Ha fatto così anche a Roma, di solito così. Ha messo una o due, poi è andata la terza, perchè la casa era grande, capito?”.

Alcune intercettazioni riguardano poi la deputata Pdl Maria Rosaria Rossi. A Emilio Fede dice al telefono: “Che palle che sei, due amiche, quindi stasera bunga bunga, due de mattina, io ve saluto eh?!”.

Fonte: blitzquotidiano


16/02/2011 14:38
 
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Ruby ai magistrati:
“Dissi a Berlusconi che ero minorenne”


MILANO – Il presidente Berlusconi sapeva che Ruby era minorenne? C’è la prova che i due abbiano avuti rapporti a pagamento prima che lei compisse 18 anni? Da chi è nata la storia della nipote di Mubarak? Per cercare una risposta a questi interrogativi il quotidiano Repubblica cita alcuni documenti dell’inchiesta finora non pubblicati. Riguardano i verbali di interrogatorio di Ruby (qui il dossier completo) del 3 agosto 2010.

La ragazza era già nota dopo la notte del 27 maggio in Questura durante la quale intervenne proprio Berlusconi per farla affidare a Nicole Minetti. Ma gli investigatori inizieranno un’indagine, con tanto di intercettazioni telefoniche, solo più tardi. Quando Ruby litiga con la sua coinquilina e la polizia interviene nuovamente. Lei è minorenne, scappata da una comunità e dispone di parecchio denaro. Ecco che gli inquirenti si insospettiscono. Il 3 agosto Ruby è interrogata e inizia a raccontare partendo dal primo incontro con Berlusconi, il giorno di San Valentino 2010.

Giuseppe D’Avanzo scrive su Repubblica: “Ascoltiamo Ruby. Si deve tornare alla sera del 14 febbraio, giusto un anno fa. È la prima volta, dice Ruby, che incontra il capo del governo. … Berlusconi mi prese da parte e mi condusse in una stanza dove restammo soli. Mi disse che la mia vita sarebbe cambiata e, anche se non ha mai parlato esplicitamente di rapporti sessuali, non è stato difficile per me capire che mi proponeva di fare sesso con lui“.

Questa quindi è la versione di Ruby: lui le avrebbe fatto intendere cosa volesse, ma la mancanza – a detta della ragazza – di espliciti riferimenti a rapporti sessuali darà ampio margine di manovra agli avvocati di Berlusconi. Sempre secondo il racconto di Karima-Ruby, arrivata ad Arcore grazie a Lele Mora ed Emilio Fede, “Berlusconi mi consegnò una busta con 50mila euro…“. Dopo questi racconti i pubblici ministeri iniziano a tracciare il suo telefonino e scoprono che le visite nella villa di Arcore non sono state tre, come racconta la marocchina, ma molte di più. Scrive ancora D’Avanzo: “Tra il 14 febbraio e il due di maggio, Ruby è ad Arcore il 14 (domenica), il 20 (sabato), il 21 (domenica), il 27 (sabato), il 28 (domenica) febbraio 2010. E ancora, il 9 (martedì) marzo 2010 ; il 4 (domenica), il 5 (lunedì), il 24 (sabato), 25 (domenica – Festa della Liberazione), 26 (lunedì) aprile 2010. A maggio, il 1 maggio (sabato – Festa del lavoro) e il due (domenica). Quindici notti. In settantasette giorni, si contano sessantasette contatti telefonici. Quasi uno al giorno”.

Altro quesito: Berlusconi conosceva l’età di Ruby? Ascoltiamo ancora una volta la ragazza. Lei racconta che a marzo torna ad Arcore e viene a sapere dalle altre ragazze che le “preferite” ricevono un appartamento a Milano 2, con l’affitto pagato per 5 anni. “Fino alla sera del 14 febbraio, Berlusconi sa che ho 24 anni. La volta successiva, mi ricordo era in marzo, l’autista di Emilio Fede viene a prendermi in via Settala, dove abitavo allora. Torno ad Arcore e là, parlando con le altre ragazze invitate, vengo a sapere che chi stava con lui, con Silvio, poteva avere la casa gratis. Alcune ragazze mi dissero di avere avuto a Milano 2 un appartamento con cinque anni di affitto pagati“.

Ma come fa una minorenne a farsi intestare il contratto d’affitto di un appartamento, ragiona Ruby? Ecco che non può più mentire: “A Berlusconi avevo detto falsamente di avere ventiquattro anni e di essere egiziana. Quando mi propone di intestarmi quella casa, dovevo dirgli come stavano le cose. Non potevo più mentire. Gli dissi la verità: ero minorenne ed ero senza documenti“. Lui, secondo quanto dice Ruby, propone la storia della nipote di Mubarak: “Dirai a tutti che sei la nipote di Mubarak così potrai giustificare le risorse che ti metterò a disposizione“.

Poi a fine maggio arriva la notte nella Questura milanese, la ragazza è accusata dalla coinquilina di furto, senza documenti e minorenne. Poi la chiamata di Berlusconi che interviene, a suo dire, per far rilasciare la nipote di Mubarak ed evitare così un incidente diplomatico con il capo dello Stato egiziano. Secondo l’accusa quella sera Berlusconi fa pressioni sulla polizia per portare a termine una procedura irrituale (affidare la minore a Nicole Minetti) senza rispettare la decisione del pm dei minori, che vuole affidare Ruby a una comunità.

Quella sera Berlusconi interviene facendo leva sulla sua funzione, per ottenere un beneficio personale e coprire così un altro reato, la prostituzione minorile. Questa l’accusa dei pm milanesi, alla quale il Giudice Di Censo ha creduto, scegliendo il rito immediato e confermando la competenza per il tribunale di Milano, non per quello dei ministri. Dopo quella notte di maggio Ruby e il presidente non si incontrano più. Ruby fa mettere a verbale, sempre durante l’interrogatorio del 3 agosto, questa frase che le avrebbe detto Silvio Berlusconi: “Ci potremo rivedere una volta che hai compiuto la maggiore età“.

Fonte: blitzquotidiano


17/02/2011 01:29
 
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Caso Ruby, l'ordinanza dei gip
"Ecco le prove contro il premier"

Reso noto il decreto che dispone il giudizio immediato nei confronti di Berlusconi: "Ingenti somme di denaro per la ragazza marocchina. Indebito intervento sulla questura per il suo rilascio"


MILANO - La telefonata in Questura di Silvio Berlusconi, nella notte tra il 27 e il 28 maggio scorsi, per ottenere il 'rilasciò di Ruby fu un "indebito intervento" sui funzionari di polizia. E' un passaggio del decreto con cui ieri il gip di Milano Cristina Di Censo ha disposto il giudizio immediato per il premier, accusato di concussione e prostituzione minorile per il caso Ruby.

Nelle 27 pagine del suo provvedimento, il giudice, oltre a elencare dettagliatamente gli elementi raccolti dai pm che hanno portato a ritenere la sussistenza dell'evidenza della prova - tra cui anche la presenza dell'altra minorenne Iris Berardi ad Arcore e la "disponibilità di ingenti somme di denaro da parte di Ruby" - si sofferma sull'ormai nota notte in Questura, quando la giovane marocchina venne trattenuta negli uffici di via Fatebenefratelli per via di un furto.

Per il gip, Berlusconi con la sua telefonata avrebbe agito "al di fuori di qualsiasi prerogativa istituzionale e funzionale propria del presidente del Consiglio dei ministrì". E non solo commise un "indebito intervento" nei confronti del capo di gabinetto Pietro Ostuni e degli altri due funzionari, ma agì "sicuramente con abuso della qualità di presidente del Consiglio". Inoltre, per il giudice, è "apertamente contraddetta dalla logica degli accadimenti" la tesi difensiva secondo la quale l'intervento di Berlusconi sarebbe stato giustificato con "la necessità di salvaguardare le relazioni internazionali con l'Egitto in ragione dell'errato convincimento che Ruby vantasse una stretta parentela" con l'ex presidente egiziano Mubarak.

Il gip inoltre 'boccià le indagini a discarico del premier condotte dai suoi legali, i cui contenuti non sufficienti a contrastare "efficacemente" l'evidenza delle prove raccolte dai pm milanesi. Queste ultime "in più punti stridono in termini netti" con gli elementi raccolti dagli inquirenti nel corso delle indagini. Nel suo decreto il giudice, oltre a non ravvisare alcuna "violazione di legge" nella decisione della Procura di procedere con la richiesta di giudizio immediato mantenendo uniti i due reati contestati al capo del Governo, fa un lungo elenco delle fonti di prova. Si va dai già noti "bonifici da Silvio Berlusconi ad Alessandra Sorcinelli", l'ex meteorina che nel giro di un anno ha ricevuto in più tranche versamenti pari a 115 mila euro, ai cinque verbali di Ruby testimone e alla sua disponibilità di "ingenti somme di denaro".

E poi ancora si parla dei '''rapporti tra Emilio Fede e Lele Mora in relazione al presunto prestito di denaro" da parte del capo del Governo e di una annotazione "della Guardia di Finanza relativa all'esito degli accertamenti di movimentazione di denaro tra Silvio Berlusconi, Giuseppe Spinelli", il fiduciario del premier, e Mora e Fede. Infine, oltre ad alcuni filmati già indicati nell'invito a comparire, come quello del concorso 'Una ragazza per il cinemà a cui partecipò Ruby, è indicata anche la presenza della brasiliana Iris Berardi ad Arcore nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 2009, quando era ancora minorenne.

Fonte: Repubblica


18/02/2011 01:25
 
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Il Pdl fa quadrato contro i giudici
"Lunedì il conflitto di attribuzione"

Secondo l'agenzia Agi sarà chiesto alla Giunta di sollevarlo per la vicenda giudiziaria di Berlusconi. Dalla Corte costituzionale trapela che in caso il Parlamento decida di sollevare la questione della competenza un pronunciamento di inammissibilità sarebbe pressoché scontato. Poi la precisazione ufficiale: "Parliamo solo con i nostri atti". Aumenta la freddezza del Vaticano, niente faccia a faccia tra premier e Bertone

ROMA - Il Pdl è intenzionato a confermare la tabella di marcia anti-giudici ipotizzata nei giorni scorsi. Secondo l'agenzia Agi sarà presentata lunedì nella Giunta per le autorizzazioni della Camera la richiesta di sollevare il conflitto di attribuzione alla Consulta sul caso Ruby.

Secondo altre indiscrezioni non è inoltre escluso che il governo possa ripresentare la riforma della giustizia Alfano. Nell'ordine del giorno- non figura alcun provvedimento riguardante l'ordinamento giudiziario ma, dicono le stesse fonti, è possibile che si affronti l'argomento già nel Consiglio dei ministri di domani.

La Consulta. Per il momento è solo un'indiscrezione rilanciata dall'Ansa, ma se confermata avrebbe ripercussioni enormi sui futuri rapporti di forza tra Berlusconi e la magistratura di Milano nell'ambito del braccio di ferro sull'inchiesta Ruby. Stando a quanto spiegato all'agenzia da una qualificata fonte della Corte costituzionale, la possibilità di sollevare il conflitto tra poteri dello Stato davanti alla di Consulta e ottenere così il trasferimento del processo dal Tribunale di Milano a quello dei ministri per la difesa del premier rischia di rivelarsi un'arma spuntata.

"Secondo quanto previsto dall'articolo 37, secondo comma, della legge 87 del 1953", sul funzionamento della Consulta, si fa notare dalla Corte costituzionale, sulle questioni di giurisdizione decide la Cassazione e non la Corte Costituzionale. Un elemento, spiega ancora la stessa fonte all'Ansa, che alla Consulta si auspica "sia tenuto in conto nel caso in cui la Camera o la Presidenza del Consiglio decidano di sollevare il conflitto".

Dal canto suo, la Corte costituzionale ha precisato, riferendosi all'indiscrezione dell'Ansa che la Consulta "si esprime solo tramite i propri atti giurisdizionali o le dichiarazioni ufficiali del suo presidente".

La norma citata prevede che il conflitto tra poteri dello Stato sia risolto dalla Corte costituzionale "se insorge tra organi competenti a dichiarare definitivamente la volontà del potere cui appartengono e per la delimitazione della sfera di attribuzioni determinata per i vari poteri da norme costituzionali". Ma la stessa norma, al secondo comma, precisa che "restano ferme le norme vigenti per le questioni di giurisdizione".

Quindi, se la questione verrà posta per risolvere il nodo della competenza funzionale (nel telefonare in questura a Milano per chiedere il rilascio di Ruby Berlusconi ha agito o no abusando della sua funzione di premier tanto da dover essere giudicato dal tribunale dei ministri?) la Consulta dovrebbe rigettarla, dichiarandola inammissibile e senza entrare nel merito.

La sollecitazione in ambienti di Palazzo della Consulta è dunque quella di "valutare bene" la strada del conflitto tra poteri. E se questo dovesse essere sollevato, si tenga conto che il conflitto non sospende il procedimento in corso. Inoltre - fa notare la stessa fonte qualificata - tra ammissibilità e decisione nel merito mediamente passa oltre un anno prima che la Consulta si esprima sui conflitti. "Potremmo anche ridurre i tempi arrivando a sei mesi ma - viene ribadito - non si dimentichi che è la Cassazione a decidere sulle questioni di competenza".

I difficili rapporti col Vaticano. Intanto, con l'aggravarsi del quadro giudiziario, per il premier sembra tornare a farsi difficile anche il rapporto con la Chiesa. I segnali di una rinnovata freddezza della Santa Sede nei confronti di Berlusconi si vanno infatti moltiplicando. Oggetto di intepretazioni niente affatto benevole al presidente del Consiglio è in particolare la notizia fatta trapelare dal Vaticano che domani, in occasione dell'annuale ricevimento per l'anniversaio dei patti lateranensi all'ambasciata italiana presso la Santa Sede non è previsto nessun faccia a faccia tra Berlusconi e il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone. Quasi una presa di distanza e un voler sottolineare che il rapporto una volta privilegiato in questa fase è e rimane esclusivamente istituzionale.

Oggi inoltre il quotidiano dei vescovi Avvenire torna ad occuparsi diffusamente dello scandalo Ruby con una mezz pagina dedicata alle lettere dei lettori e i commenti del direttore Marco Tarquinio e dell'editorialista Francesco D'Agostino. "Se si vuole dare credito all'etica pubblica, come unica etica condivisibile nelle società pluraliste - scrive quest'ultimo - bisogna fondarla oggettivamente, perchè sobrietà, onestà, decoro, correttezza, senso dello stato, interesse prioritario per il bene pubblico - o in una sola parola - esemplarità di vita, non possono ridursi ad atteggiamenti psicologici o essere elaborati come valori ideologici: essi devono possedere una loro verità".

Fonte: Repubblica


26/02/2011 23:57
 
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Incendio doloso all'auto
della escort Nadia Macrì

Reggio Emilia, trovata una tanica con del liquido infiammabile.
La donna era stata ascoltata nelle settimane scorse dalla Procura di Milano sul caso Ruby


Un incendio doloso ha seriamente danneggiato la scorsa notte a Reggio Emilia l'auto, una Renault Twingo, dell'ex escort emiliana Nadia Macrì, 26 anni, ascoltata nelle settimane scorse in Procura a Milano sul caso Ruby. La vettura era parcheggiata in via Martiri di Minozzo, nei pressi dell'abitazione di un amico che l'aveva in uso.

E' stata la sala operativa dei vigili del fuoco ad allertare verso l'una i carabinieri, subito intervenuti con una pattuglia del Nucleo Radiomobile. Sul posto è stata trovata una tanica con liquido infiammabile, con il quale ignoti hanno cosparso la parte anteriore della vettura e vi hanno poi dato fuoco. I carabinieri indagano per danneggiamento seguito da incendio.

Fonte: Repubblica


27/02/2011 00:13
 
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Ruby, ecco i bonifici del premier
alle ragazze del bunga bunga

Le carte dei pm, la Minetti: "Ho amato il Cavaliere, ma non ricordo quando". La procura: "L'esame congiunto della documentazione bancaria e delle intercettazioni ha permesso di individuare tre periodi in cui sono avvenuti i passaggi di denaro", dalla fine di agosto 2010 al 25 ottobre

MILANO - È una lettura molto preziosa, quella delle 782 pagine della richiesta del giudizio immediato per Silvio Berlusconi. Fanno impressione i bonifici del premier a tredici nomi di donne. Ci sono, in questo corposo fascicolo processuale, anche gli assegni che Lele Mora, agente in bancarotta, fa ad Emilio Fede, direttore del Tg 4, il quale li incassa. E c'è molto altro, ma queste pagine, scritte dai pm e accettate dal gip Cristina Di Censo, regalano, alla primissima impronta, una precisa chiave di lettura: la procura ha «investito» sulle informazioni di Ruby. Non ha preso per oro colato i suoi verbali «da vittima», pubblicati in esclusiva da Repubblica e più che sufficienti a comprendere il «contesto» di una minorenne, scappata di casa, che si ritrova a Villa San Martino, ricoperta di gioielli e denari, e circondata dai complimenti e dalle voglie di un uno di 74 anni, ricchissimo. I pubblici ministeri hanno in parte tralasciato alcune parole, si sono concentrati su quelle che portano ai reati. E, pagina dopo pagina, rendono chiaro come e perché intendono procedere per i due reati dell'accusa al premier: e cioè la sua concussione (l'aver fatto uscire Ruby-Karima dalla questura, la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010) in modo da occultare la «vergogna» (che costa carcere da sei mesi a tre anni) di essere utilizzatore finale di una ragazzina immigrata, libera finché si vuole, ma non maggiorenne.

IL CATALOGO DEI BONIFICI
Follow the money, diceva Giovanni Falcone, e follow the money hanno fatto a Milano. In un anno, dal primo gennaio 2010 al 14 gennaio 2011, data delle perquisizioni alle ragazze della Dimora Olgettina, quanti bonifici ha fatto Berlusconi? «L'elenco operazioni di bonifico con destinatari noti estratti dal conto Monte dei Paschi di Siena intestato a Berlusconi Silvio» ammonta a 483mila euro, per ventinove volte. Tutte sono sotto la voce «prestiti infruttiferi» (questa la causale) e quindi in questo computo non vanno i soldi in contanti, consegnati bunga bunga dopo bunga bunga. Per la show girl Alessandra Sorcinelli, 26 anni, «meteorina» di Rete 4 e poi madrina di «Affari tuoi», va quasi un terzo dei bonifici, 115 mila euro, ed è curiosamente la prima in classifica. Anche perché, due anni prima, il 16 aprile 2008 aveva avuto come regalo una Land Rover modello Range Rover Sport 3600 cc, di quasi 74 mila euro (con optional vetri scuri, inserti in radica e viva voce), saldato alla concessionaria Monzacar da un conto della Banca popolare di Milano con «ordinante» Giuseppe Spinelli.

Seguono Adelina Escalona Maria Alonso - con ben 50 mila in un'unica tranche, a luglio - e Valentina Costanzo (sarà la stessa mora e prosperosa concorrente del «Grande Fratello»?), 40 mila, anche lei in una sola volta, nel maggio del 2010. Con 36 mila euro, il 18 maggio, si rimpingua il conto di Mariagrazia Veroni. Per Anna Restivo un solo bonifico da 32 mila e a Konstanze Girth poco meno, 31mila euro, ma in tre sospirate rate. A pari merito, Albertina Carraro ed Erminia Salmieri, con 30 mila. Scendiamo con Anna Palumbo, la madre di Noemi Letizia, e cioè della minorenne di Portici che è stata forse l'elemento scatenante della richiesta di divorzio di Veronica Lario.

Si conosceva l'importo di 20 mila euro, sono stati spediti da papi-Silvio il 10 marzo. A quota 19mila euro, in più tranche Beatrice Concas, e 17 mila vanno a Eleonora Gaggioli: sarà l'attrice romana, di 33 anni, iscritta al Pdl e candidata alle Europee per il partito del premier prima dell'azzeramento del «ciarpame», come disse l'ex moglie Veronica? Infine, maglia nera a Monica Cheorleu, 6 mila, e Sabrina Valentina Frascaroli, 5 mila. La generosità di Berlusconi è, dunque, indiscutibile. Più discutibile appare il concetto: «Non ho mai pagato per fare sesso, lo considererei contro la mia dignità». In aula queste ragazze dovrebbero avere, come inquirente, Ilda Boccassini. Tra loro, ecco anche la foto della camera da letto, un po' disordinata, di Silvio Berlusconi: non un gran figura per la security privata e per la pletora degli 007 che tutelano il presidente del Consiglio.

UN ASSEGNO PER UNO
Emilio Fede e Lele Mora più d'una volta, seguendo nell'inchiesta le intercettazioni, o il filo di alcune interviste autoassolutorie, sembravano il gatto e la volpe. E corre voce che Silvio Berlusconi, letto anche lui il fascicolo, sia rimasto malissimo. La matematica, come si sa, non è un'opinione. Lo scorso settembre, per «ordine e conto Silvio Berlusconi» si spostano tre bonifici da 100 mila euro dal conto del premier per Giuseppe Spinelli, ragioniere di casa, ma anche ufficiale pagatore delle ragazze del bunga bunga (che lo chiamano tra loro Spin, Spino, Spinaus). Il ragiunatt, a sua volta, emette degli assegni circolari. Come scrivono i detective della Procura, «l'esame congiunto della documentazione bancaria e delle intercettazioni ha permesso di individuare tre periodi in cui sono avvenuti i passaggi di denaro», e cioè dalla fine di agosto 2010 al 25 ottobre. Viene ripetuta la stessa frase: «Consegna di Spinelli di assegni circolari a Mora Dario, che poi consegna una somma di denaro a Fede Emilio».

Accanto alla vasta documentazione bancaria, passaggio dopo passaggio, ci sono gli assegni fotocopiati, con la firma di Emilio Fede beneficiario, tutti e tre partiti dal conto di Lele Mora, in tutto 150 mila euro. E, oltre alle varie telefonate caramellose tra i due, c'è un simpatico scambio di sms: «C'è posta per lei. Mario Sacco sta arrivando», scrive Lele al direttore del Tg 4». Saranno i giudici a stabilire se questi pagamenti sono leciti e illeciti, ma il denaro tra i due è corso.

L'INNAMORATA SENZA MEMORIA
Come si sa, gli habitué del bunga bunga andarono in fibrillazione alla scoperta che Ruby aveva parlato con i pubblici ministeri milanesi. Comincia così una serie di azioni della difesa Berlusconi. In estrema sintesi, le ragazze rispondono con un coro di «assolutamente no» sul sesso come comune denominatore di quelle «cene tra persone per bene». La versione fa acqua, ci sono troppe frasi captate nelle intercettazioni telefoniche e vari testimoni, e c'è Nicole Minetti. La consigliere regionale appare inguaiata: come «addestratrice» delle papi-girl, passa un sacco di tempo ad occuparsi dei loro affitti e persino dell'idraulico. E, travolta dallo scandalo, da due interviste che, davanti ai pm, rettifica. Ma non abbastanza. E per capire quanto può essere difficile reggere un interrogatorio, basterebbe questo scambio: Procura: «Lei ha detto che ha avuto una relazione sentimentale con il Presidente, vuole specificare da quando a quando è durata la relazione sentimentale? Minetti: «Non glielo saprei dire».

Come? O Berlusconi è stato del tutto trascurabile nella vita di questa giovane donna, oppure qualche cosa non torna. Proprio come con l'ormai famosa questione della telefonata in questura, in cui Berlusconi accredita Ruby, marocchina e accusata di furto, come la «nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak». E chiama spesso Nicole Minetti. Perché Berlusconi era così insistente? «Il Presidente – spiega l'indagata - telefonava e mi chiedeva "Come sta andando?", voleva essere messo al corrente dello sviluppo della vicenda. lo penso che le ragioni del suo interessamento potessero essere due: primo, che era anche preoccupato del fatto che io mi trovassi lì e che a quell'ora di notte tardi mi aveva mandato in Questura, e poi della Ruby, che era una ragazza problematica. E quindi voleva sapere come stava Rubi, come stavo io e cose del genere».

Insomma, l'idea che Minetti vuole rendere di sé è quella di una ragazza che, soggiogata dall'amore fisico per il premier, si spinge un po' più in là di quanto dovrebbe: «Io – aveva spiegato (il 29 gennaio scorso) davanti ai magistrati Boccassini e Sangermano - ho avuto una relazione col Presidente del Consiglio e quindi ho avuto anche rapporti sessuali». Come abbiamo visto, resta parecchio sul vago, su tempi e modi, così come vaghissimi, nebbiosi, sembrano i rapporti con il perno di questa inchiesta, l'allora minorenne Ruby: «Lei sapeva che Ruby ha dormito ad Arcore?»

Macchè, Minetti non si accorgeva: «Sicuramente mi sono fermata a dormire ad Arcore, non sono in grado di dirvi in quale di queste giornate, però è successo. Per quanto riguarda Rubi, non lo posso escludere, non ricordo se in una occasione anche la Rubi si è fermata a dormire ad Arcore». Ruby scotta come un ferro rovente, Nicole mantiene come può le distanze. Resta senza parole quando i pubblici ministeri scoprono qualcuna delle loro carte: «Dallo sviluppo del tabulato della Karima ci sono stati tra di voi, tra febbraio e giugno, 122 contatti. Come lo spiega?».

La risposta è: «Non posso che ribadire che non l'ho mai frequentata, non escludo che tra di noi ci siano state telefonate o sms, ma niente di più». Tre volte Nicole Minetti dirà: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere» e c'è una domanda speciale. È quella che tanti si fanno, compresi i pm: ma perché «più ragazze che si fermavano tutte insieme di notte, nella residenza del presidente del Consiglio».
L'unico appiglio è in stile simil-andreottiano: «Posso parlare per me, mi è capitato di fermarmi a dormire avendo col Presidente un rapporto di intimità, se si faceva tardi oppure il giorno dopo era festa io rimanevo ospite ad Arcore. So che altre ragazze si fermavano ad Arcore, ma - dice Minetti - sinceramente non so perché ciò avvenisse». Sinceramente è un bell'avverbio.

Fonte: Repubblica


27/02/2011 20:35
 
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ACCERTAMENTI SU 16 INCONTRI SERALI NELLA RESIDENZA DI ARCORE

Giro di bonifici, assegni e altre feste
Le nuove carte dell'inchiesta sulle ragazze

Nella richiesta dei pm intercettazioni e sms legati al caso Ruby.
Emerge un quadro di invidie crescenti e sospetti


MILANO - «Ti rendi conto che siamo sputtanate a vita? Ma noi abbiamo il coltello dalla parte del manico, ricordatelo sempre». Ad ascoltare le altre ragazze delle notti di Arcore, così come le svelano la nuova rata di loro intercettazioni inserite non nell'invito a comparire del 14 gennaio a Berlusconi ma nella richiesta dei pm di giudizio immediato, già a fine ottobre il clima tra le papi-girls di Arcore era da ultimi giorni a Pompei. «Sto andando alla festa tesorino, mamma mia è incredibile lo schiffo ke fa il denaro, in questo momento mi sto faccendo schiffo da sola!», si sfoga in un sms della mezzanotte del 25 ottobre la 18enne Iris Berardi. Paradosso vuole che proprio la mattina seguente del 26 ottobre esca su Il Fatto la notizia di una inchiesta sui racconti hard fatti ai pm da una minorenne marocchina, Ruby: «Hai letto?», chiede una. «Sì, però non esiste che non avvisa, anche lui! - risponde l'altra piccata -. Boh, è allucinante 'sta storia, dai!». Tuttavia l'emersione dell'indagine, peraltro intuita settimane prima come già era emerso da alcune fibrillazioni attorno a Ruby (a cominciare dal misterioso «interrogatorio» condotto il 6 ottobre da non si sa chi alla presenza di «un avvocato» e di «un emissario di lui» sulle «scene hard con il pr...»), non interrompe le feste ad Arcore: anzi, rispetto a quelle già indicate negli inviti a comparire a Berlusconi e a Nicole Minetti, ora i pm ne conteggiano altre quattro il 25 ottobre, il 7 e 22 novembre, e il 19 dicembre 2010. Totale sotto esame: sedici.

«Fa le quattro tutte le notti»
Ad aumentare tra le ragazze sono però il risentimento, l'invidia reciproca, le recriminazioni. Una racconta che «c'è chi si è lamentata che voleva più scarpe», un'altra sbuffa che «c'ho le palle girate perché ieri è arrivata quella con la Mini Cooper che gli ha regalato a luglio, e a me m'ha regalato la Smart a giugno... adesso giuro che gliela chiedo un'altra auto». Qualcuna «consiglia di scrivere a lui una lettera di sfogo, parlando anche dei genitori e del fatto che per colpa di quello che è successo sentono dire che la figlia è una prostituta e si vergognano». Tra le papi-girls c'è chi esplode a dire «non ce la faccio più, cavolo, mi ha costretto a dormire lì a tutti i costi, non voleva farmi andar via». Ma altre vogliono sfruttare questa debolezza attribuita al premier: tanto che il giorno di Natale, via sms tra amiche, progettano che «oltre che per le palle bisogna prenderlo per il coso... Domani se è aperto vado in un sexy shop e prendo un po' di cose per me e te: più tr... siamo più bene ci vorrà». Anche perché, lamenta autoironicamente una che all'interlocutrice confida una divorante passione per un nuovo cliente incontrato la notte prima, «a volte penso e dico che mi sembro papi... qua sempre a voler fare l'amore». Appena 5 giorni prima dell'invito a comparire, il 9 gennaio scorso, due delle ospiti di Arcore commentano quanto sia stata «una cosa allucinante» una certa notte: «In effetti, quando siamo noi, fa le 4 tutte le notti... non dorme perché sta tutta la notte lì così con noi una e un'altra. Cioè ti puoi immaginare... sono morta io, cioè lì ci son ragazze di 20 anni che erano distrutte, erano morte, io uguale e anche di più perché ce ne ho di più, e ce ne ho (di anni, ndr) quarantacinque meno di lui». E quando due delle ragazze di Arcore si comunicano l'esito rassicurante dei loro esami del sangue («Tutto a posto?». «Globuli bianchi a posto, non abbiamo nessun Aids»), una sospira: «Se avevo dubbi? Mah, sai, quando uno va a letto con 80 donne, non si sa mai». L'unica costante nelle nottate ad Arcore, di cui le papi-girls nei propri cellulari sequestrati conservano foto di stanze e di arredi (senza però mai Berlusconi ritratto), resta la solita: «Speriamo che torniamo tutte con le tasche piene». Il timore è invece che il premier accentui «la manina stretta», perché «sta peggiorando, eh, con l'invecchiamento si peggiora... Ci ha fatto un discorso pazzesco, ci ha detto che un operaio lo guadagna in cinque mesi (il denaro che dà a noi ragazze, ndr). Dovresti dirgli che ha ragione, però se ci abitui in un modo, scuse moi, è ovvio che...». E l'amica completa la frase fulminante: «...non è che stai uscendo con Gino il calzolaio».

Quattrocentomila euro ad altre dodici ragazze
L'accusa di ingenerosità al premier appare comunque mal risposta alla luce dell'analisi del suo conto personale n.1.29 al Monte dei Paschi di Siena: sul totale di 1 milione e 200mila euro di bonifici e di 10 milioni di euro in assegni nel 2010, infatti, gli inquirenti enucleano versamenti per complessivi 406.000 a 12 ragazze (per lo più show girl o aspiranti tali), tra le quali una sola era sinora emersa nell'indagine e altre due erano già venute alla ribalta delle cronache politiche all'epoca delle voci su progetti di candidature al Parlamento europeo. L'analisi dei conti ha anche confermato un'altra vicenda captata dalle intercettazioni, e cioè un finanziamento di Berlusconi a Lele Mora (tramite il tesoriere del premier, Spinelli) con l'intermediazione del direttore del Tg4 Emilio Fede, che al telefono accennava a «400mila euro» per sé. Per ora, invece, «l'esame congiunto della documentazione bancaria e delle intercettazioni - sintetizza un rapporto della Gdf dell'8 febbraio - ha permesso di individuare tre periodi in cui sono avvenuti passaggi di denaro da Berlusconi a Spinelli, a Mora e quindi a Fede». L'1 settembre 2010 il premier dal suo conto al Monte dei Paschi bonifica 100.000 euro a Spinelli sul conto alla Popolare di Sondrio; Spinelli chiede alla banca di emettere due assegni circolari da 50.000 euro intestati a Mora; l'impresario tv li incassa ed emette dal suo conto presso il Monte dei Paschi un assegno circolare di 50.000 euro a favore di Fede; e il giornalista lo incassa il 3 settembre. Lo schema si ripete con le stesse cifre la seconda volta tra il 21 e il 29 settembre, e la terza volta tra l'11 e il 25 ottobre. Perché? Berlusconi in un videomessaggio ha evocato «un prestito» a Mora. Fede, rifacendosi al tono a suo dire scherzoso di alcune telefonate, ha additato proprio in alcune intercettazioni la prova che i soldi giratigli da Mora fossero non una «cresta» sul prestito elargito dal premier all'impresario tv (ora indagato con l'accusa di aver convogliato prostitute ad Arcore), ma la restituzione di un prestito che Fede aveva a suo tempo fatto a Mora.

Luigi Ferrarella
Giuseppe Guastella

Fonte: CorrieredellaSera


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