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06/04/2011 01:09
 
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SUPERSAGGIO
Ruby, la Camera dice sì al conflitto
e la maggioranza "conquista" i lib-dem

Voto favorevole (con lo scarto di 12 deputati) al conflitto di attribuzione sul caso del processo a Berlusconi per le frequentazioni con la minorenne marocchina. Montecitorio rinvia il tutto alla Consulta che dovrà decidere la competenza. I Liberal Democratici e l'ex Mpa Misiti votano assieme al Pdl, Lega e "Responsabili". Il premier: contro di me brigatismo giudiziario, ora devono fermare il processo

ROMA - Sì al conflitto di attribuzione per provare a togliere il processo ai giudici di Milano. In aula 314 voti a favore e 302 voti contrari. Presenti in aula, al gran completo, anche i ministri del governo (Umberto Bossi e Giulio Tremonti, Angelino Alfano, Renato Brunetta, Gianfranco Rotondi e Mara Carfagna, assieme a Mariastella Gelmini, Stefania Prestigiacomo, Paolo Romani, Giorgia Meloni, Saverio Romano, Maria Vittoria Brambilla, Franco Frattini e il titolare della Difesa, Ignazio La Russa). Mentre fuori Montecitorio divampa la protesta democratica pdl-Lega-Responsabili strappano un sì al conflitto d'attribuzione sul caso del processo a Berlusconi per le sue frequentazioni con l'allora minorenne marocchina. Per il Pd una vittoria di strettissima misura, con uno scarto "reale" di soli tre voti. Grazie, dunque, proprio ai Lib-Dem che hanno votato a favore.

L'obiettivo, raggiunto da parte della maggioranza, era quello di chiedere alla Consulta di pronunciarsi sulla competenza del tribunale dei Ministri per il processo che vede coinvolto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sottraendolo a quella dell'autorità giudiziaria di Milano.

Prima del voto alla Camera, c'è stato un vertice a palazzo Grazioli, presenti i capigruppo di Camera e Senato dei partiti di maggioranza, il guardasigilli, Angelino Alfano, e il legale del premier, Niccolò Ghedini. Secondo quanto trapelato, Berlusconi avrebbe detto che è in corso un'azione di brigatismo giudiziario nei suoi confronti. "Mi dispiace farvi vivere queste situazioni, ma mi dovete credere, io non c'entro niente con queste accuse. Sono addolorato ma devo difendermi da attacchi assurdi". Il premier, riferiscono alcuni partecipanti, si è riferito in particolar modo ai processi Mills e Mediatrade. "Si cerca di assaltare la vita delle persone solo per fini politici", ha sostenuto il Cavaliere, secondo quanto viene riferito.

Più tardi, a cose fatte, le indiscrezioni lo raccontavano soddisfatto. Convinto che ora il processo va sospeso, perché i giudici non possono ignorare la volontà del Parlamento.

L'Aula. I due deputati liberaldemocratici, Daniela Melchiorre e Italo Tanoni, che oggi sono stati ricevuti dal premier a Palazzo Grazioli, hanno votato a favore; al loro voto si è unito quello dell'ex Mpa Aurelio Misiti. Proprio questi tre voti, dicono i democratici, sono stati determinanti per la vittoria della maggioranza. "I Liberal Democratici assumeranno le determinazioni inerenti la loro linea politica solo con l'esito della direzione del partito, convocata per giovedì prossimo".A chiarirlo, in riferimento al voto dell'Aula della camera di quest'oggi, è Italo Tanoni, coordinatore nazionale dei Liberal Democratici. "Il voto di oggi si configura, pertanto, come una valutazione prettamente tecnica in ordine ad una richiesta di elevazione di un conflitto di attribuzione nei confronti dell'Autorità giudiziaria e - sottolinea il deputato - non investe scelte che riguardano i temi di politica generale del Paese".

Durissima la presa di posizione delle opposizioni. Per Dario Franceschini , capogruppo del Pd, "questa è un'altra pagina davvero vergognosa. E' straordinario vedere i banchi del governo così pieni - ha aggiunto - e un ministro degli Esteri che, in piena crisi internazionale, passa le sue giornate a votare in Aula processi verbali e oggi il conflitto di attribuzione". "I 330 voti Berlusconi se li è sognati. Non c'era la registrazione del voto, ma visto che noi dell'opposizione eravamo 312 e ci sono stati 12 voti di scarto, loro erano 314", ha spiegato. Dunque, ha insistito il capogruppo Pd alla Camera, "quello di 330 deputati è un miraggio che il premier pensa di raggiungere ma, come tutti i miraggi, si allontana".

L'affermazione di Franceschini si è poi rivelata profetica, qualche ora dopo, quando il governo è andato sotto alla camera su un emendamento al Ddl per la valorizzazione dei piccoli comuni. L'emendamento relativo alla programmazione delle opere pubbliche, era stato presentato dall'Udc e Pd. Il Pd aveva ritirato la sua proposta fatta però propria dall'Idv.

I tre parlamentari Lib-Dem, subito dopo il voto sul processo Ruby, hanno cominciato a parlare tra di loro, sempre più isolati dai colleghi delle opposizioni. "Finalmente - ha commentato un deputato del centrosinistra - hanno gettato la maschera. Alcune volte infatti non votano, altre votano con l'opposizione e adesso hanno deciso di schierarsi con il centrodestra. Vediamo quanto questa volta tengono ferma la loro posizione...". Prima che esprimessero il loro voto, deputati del Terzo Polo avevano provato a convincerli a schiacciare la lucina verde, così come il resto del centrosinistra, ma loro, imperterriti, prima hanno coperto con la mano la spia luminosa per non far vedere cosa votavano, poi, invece, non hanno più avuto alcuna remora nel far capire la loro reale intenzione.

A difendere il sì al conflitto d'attribuzione è sceso in campo prima il vicepresidente della Camera, Antonio Leone: "Il voto favorevole serve e servirà a difendere le prerogative della Camera". A dargli manforte è arrivato Marco Regazzoni, capogruppo del Carroccio alla Camera: "Dodici voti sono dodici voti e la maggioranza è la maggioranza. L'opposizione predica bene e razzola male. Era così anche nei precedenti governi". E poi, in ultimo è intervenuto il leader del Carroccio, Umberto Bossi: "Dodici voti di scarto bastano". Il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, si mostra soddisfatto per l'esito del voto: "La maggioranza cresce e continuerà a crescere" ha commentato. Secondo i calcoli fatti nel Pdl, infatti, con i due nuovi 'ingressi' di oggi, i voti a favore del governo dovrebbero essere 323: in realtà, però, si continua a conteggiare tra le fila della maggioranza Antonio Gaglione, che, sempre assente nelle ultime votazioni, non si è mai schierato ufficialmente a favore del governo. Quanto al voto di oggi, sempre secondo fonti Pdl, alla maggioranza sarebbero mancati i voti di 7 assenti.

"Il fatto che il Parlamento faccia causa alla magistratura fa oggettivamente ridere, è una forzatura operata dalla maggioranza e che è andata male anche dal punto di vista dei numeri perché hanno avuto solo pochi voti di scarto", ha detto il capogruppo di Fli alla camera, Italo Bocchino, riferendosi al voto dell'aula di Montecitorio. "Non ci sono le condizioni per il prosieguo della legislatura, sono molto meglio le elezioni anticipate - ha aggiunto Bocchino - Berlusconi ha deciso di sostituire una componente politica raccattando deputati qua e là: ne può recuperare anche altri 30 ma il problema resta". I deputati che hanno cambiato casacca? "sono mossi da alti ideali legati alla storia delle Poste italiane", ha concluso Bocchino riferendosi al caso di Maria Grazia Siliquini confluita in Fli e poi tornata nel Pdl di recente nominata nel Cda delle Poste.

E Rosi Bindi, presidente del Pd, aggiunge: "Non hanno stravinto, ma hanno avuto i voti sufficienti per offendere l'intelligenza umana, oltre al Parlamento, le leggi e la Costituzione".

A sorpresa, c'è lo scetticismo di Niccolò Ghedini, avvocato del premier e deputato Pdl: "Il voto dell'aula della Camera provocherà una sospensione del processo a milano contro il premier? Tanto i giudici fanno come sempre quello che vogliono". E sul fatto che l'esito del voto potrebbe influire sul processo, Ghedini risponde secco: "Se ne discuterà in udienza" . E a chi gli chiede se la Camera potrebbe sollevare, come sostenuto da indiscrezioni di stampa, una questione di improcedibilità nei confronti del premier, da parte della magistratura, l'avvocato di Berlusconi risponde: "non ne so nulla".

Fini: "Sfasatura tra Parlamento e Paese". "C'è una sfasatura tra l'ordine del giorno del Parlamento e quello del paese? La mia risposta sintetica è sì. E' di tutta evidenza. Il parlamento si occupa di tante questioni che non sono nel dibattito reale del paese. Io non credo che negli autobus, negli uffici si parli con la stessa insistenza con cui si parla in parlamento unicamente delle questioni relative alla giustizia". Così il presidente della Camera Gianfranco Fini in un'intervista a Ballarò.

Lo stesso Fini aggiunge: "Il processo Ruby fa male alla credibilità di tutto il sistema, quindi anche alla politica italiana, anche per alcuni aspetti che vanno sottolineati con onestà. Il fatto che siano utilizzate nelle carte processuali delle intercettazioni relative a utenze del presidente del Consiglio e che quindi come tali dovevano essere distrutte, non fa male alla politica, fa male al sistema italia".

Infine, sul suo ruolo, il presidente della Camera sottoliena: "Diciamo che la Camera, per mia scelta, l'Aula per mia scelta, ha votato circa un conflitto di attribuzione. Sottolineo per mia scelta. A dimostrazione del fatto che svolgo il ruolo nell'assoluto rispetto non solo del regolamento ma senza alcun tipo di partigianeria".

Fonte: Repubblica


07/04/2011 00:14
 
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SUPERSAGGIO
Ruby, processo rinviato. Bruti:
nessun errore su telefonate del premier

Silvio Berlusconi, assente, è stato dichiarato contumace dai giudici


Un'udienza lampo quella che ha aperto il processo a carico del premier Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile. In una lettera depositata dal suo legale, ha fatto sapere che avrebbe voluto 'partecipare' all'udienza, ma ha fatto presente di avere 'impegni istituzionali', consentendo comunque lo svolgimento dell'udienza senza alcun legittimo impedimento. I giudici lo hanno dichiarato contumace.

Ruby Rubacuori, hanno fatto sapere i suoi legali, ha deciso di non costituirsi parte civile.
I legali del premier: da processo emergerà estraneità del presidente del Consiglio. Il processo è stato rinviato al 31 maggio per le questioni preliminari e la costituzione delle parti civili.
Davanti al Palagiustizia milanese centinaia di troupe tv e cronisti anche dall'Australia, mentre si fronteggiano gli schieramenti di coloro che sostengono o condannano il premier.

BRUTI, NESSUN ERRORE SU TELEFONATE PREMIER - "Non c'é stato alcun errore nella trascrizione parziale e nel deposito di alcune conversazioni in cui Silvio Berlusconi risulta come interlocutore indiretto". Lo ha detto il procuratore della repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati riferendosi alle telefonate intercettate tra il premier e alcune ragazze che risalgono tra l'agosto e l'ottobre del 2010 e che sono state pubblicate su alcuni quotidiani. "Il deposito delle telefonate alla difesa di Berlusconi - ha aggiunto - è stato un atto rigorosamente dovuto, a garanzia del dititto di difesa". "Nei brogliacci depositati alla difesa - si legge in un comunicato firmato dal procuratore della Repubblica, Bruti Liberati - sono riportate trascrizioni parziali di alcune conversazioni in cui risulta come interlocutore l'on. Berlusconi. Tali trascrizioni, che si riferiscono a conversazioni effettuate nel periodo agosto/ottobre 2010, e dunque in epoca antecedente all'iscrizione" del premier "nel registro degli indagati, sono state a suo tempo disposte per essere utilizzate nelle richieste di proroga indirizzate al gip". Dunque, la procura di Milano spiega che le telefonate sono state trascritte per essere utilizzate per chiedere al gip una proroga nel poter svolgere ancora intercettazioni. Ed una volta trascritte, per questo motivo, andavano depositate alla difesa del premier, come è stato fatto. "Tale deposito - si legge infatti nel comunicato - disposto in data 11 e 29 marzo per la sola difesa dell'on. Berlusconi" è "per il pm un atto rigorosamente dovuto, a garanzia del diritto di difesa". Il comunicato spiega inoltre che non è compito della procura di Milano "esprimere valutazioni in ordine all'avvenuta pubblicazione sulla stampa di atti sui quali, a seguito del dovuto deposito alla difesa, è venuto meno il segreto dell'indagine". Il procuratore Bruti Liberati ha sottolineato inoltre che nella pubblicazione sui giornali delle intercettazioni che riguardano il premier e alcune ragazze non è ravvisabile alcun illecito.

LA PRIMA UN'UDIENZA LAMPO, NOVE MINUTI E 50 SECONDI - Nove minuti e cinquanta secondi: è stata un'udienza 'lampo' la prima del processo a carico di Silvio Berlusconi sul caso Ruby, tanto attesa dai cronisti di tutto il mondo. Era stato predisposto un sistema organizzativo molto capillare per l'ingresso dei giornalisti e del pubblico, con tanti di accessi transennati e l'aula era stata imbiancata e risistemata, ma l'udienza di oggi è durata meno di dieci minuti. Giusto il tempo per i giudici della quarta sezione penale (presidente Giulia Turri) di fare l'appello delle parti presenti in aula e di rinviare il processo al 31 maggio per le questioni preliminari prima dell'inizio del dibattimento. In questi dieci minuti scarsi di udienza, il legale del premier, l'avvocato Giorgio Perroni, ha letto una lettera di Silvio Berlusconi ai giudici nella quale il presidente del Consiglio ha fatto presente di non poter partecipare all'udienza causa impegni istituzionali, acconsentendo comunque che si celebrasse l'inizio del processo. I giudici quindi hanno dichiarato la contumacia del premier e poi dell'avvocato Perroni ha letto un'altra missiva di Niccolò Ghedini e Piero Longo, storici difensori del capo del Governo, nella quale i due hanno spiegato di non poter partecipare all'udienza per impegni parlamentari. Il collegio ha acquisito le due lettere, ha chiamato come persona offesa il funzionare della questura Giorgia Iafrate, rappresentata in udienza dal suo legale, e poi ha citato gli altri due funzionari Pietro Ostuni e Ivo Morelli, che non erano presenti e non erano rappresentati nemmeno dai legali. Poi è stata la volta di Ruby, che era assente, ma rappresentata dall'avvocato Paola Boccardi. L'udienza, iniziata verso le 9 e 35 si è conclusa alle 9 e 45 circa.

DIFESA, PREMIER VUOLE SEGUIRE TUTTE UDIENZE PROCESSO - "Berlusconi ha intenzione di seguire tutte le udienze di questo processo". E' quanto ha affermato il suo legale, l'avvocato Giorgio Perroni. Alla domanda dei cronisti che gli chiedevano se il premier verrà alla prossima udienza del processo sul caso Ruby fissata per il 31 maggio, l'avvocato ha risposto: "Ha intenzione di seguire tutte le udienze, ma ovviamente potranno anche sorgere degli impegni istituzionali e quindi a volte non potrà essere presente". ''Immagino di si'''. Cosi' il senatore del Pdl Piero Longo, legale del premier, risponde ai giornalisti che gli chiedono se il premier Silvio Berlusconi sara' a Milano il 31 maggio per partecipare alla prossima udienza del processo sul caso Ruby. Longo aggiunge anche di aver ''sentito il premier'' dopo le decisioni del tribunale e che, pero', ''non ha commentato''

RAGAZZA NON SI COSTITUIRA' PARTE CIVILE. 'NON HA SUBITO DANNI DA PREMIER' - Ruby Rubacuori ha deciso di non costituirsi parte civile al processo a carico del premier. La ragazza "non ha ritenuto giusto costituirsi parte civile perché ritiene di non aver subito alcun danno per essere andata qualche volta ad Arcore né per aver frequentato il premier". Lo ha detto in aula l'avvocato Paolo Boccardi, legale della giovane marocchina, parte offesa al processo che è cominciato oggi a Milano a carico di Silvio Berlusconi.

L'avvocato nello spiegare i motivi per cui la sua assistita ha deciso di non costituirsi parte civile contro il premier ha spiegato che una scelta del genere "contrasta con quello che Karima ha sempre detto, e cioé di non essere mai stata oggetto di atti sessuali da parte del presidente del Consiglio. L'altro motivo della sua scelta - ha proseguito l'avvocato Boccardi - è che Karima ha sempre affermato di non essersi mai prostituita mentre questo processo dà per scontato che si sia concessa dietro pagamento". Il legale di Ruby ha poi aggiunto: "Tutto questo contrasta con quello che Karima ha detto ai pm e con quella che è la sua verità. Essere parte civile significa chiedere i danni e Karima - ha precisato il legale - non ritiene di avere avuto alcun danno per essere andata qualche volta ad Arcore né per aver frequentato il presidente del Consiglio". "Per lei - ha concluso il legale - il danno è stato mediatico perché è stata additata in tutto il mondo come prostituta anche se non ci sono in questo senso dichiarazione di alcuna persona ma solo presunzioni".

DIFESA, SIGNIFICATIVO NESSUNA PARTE CIVILE - "Oggi l'elemento significativo dell'udienza è che nessuna persona, né funzionari della questura né la signorina Ruby, si è costituita parte civile". Lo ha detto l'avvocato Giorgio Perroni, legale del premier, aggiungendo: "Siamo convinti che da questo processo verrà fuori l'estraneità di Berlusconi da tutti e due i reati contestati".

Fonte: ANSA


07/04/2011 22:48
 
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Ruby: indagini su intercettazioni premier

Bruti Liberati: 'Siamo sereni, abbiamo attivato noi il Csm'


ROMA - Sono in corso ''accertamenti conoscitivi'' da parte del procuratore generale della Cassazione dopo la pubblicazione sulla stampa di stralci di intercettazioni telefoniche del Presidente del Consiglio relativi al procedimento Ruby. Lo rende noto un comunicato del Csm che ha percio' disposto la trasmissione di un fascicolo sul caso al Pg Vitaliano Esposito.

BRUTI: ABBIAMO ATTIVATO NOI CSM, SIAMO SERENI - In merito agli ''accertamenti conoscitivi'' del procuratore generale della Cassazione sulle intercettazioni del caso Ruby che riguardano Silvio Berlusconi, il procuratore della repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, sottolinea che e' stata la stessa procura di Milano a rivolgersi al Csm, trasmettendo ieri copia del comunicato stampa nel quale veniva ribadita la correttezza dell'operato dei magistrati. ''Noi - ha detto Bruti Liberati - siamo sereni'. Oggi, con una nota, lo stesso Csm ha spiegato infatti di aver ricevuto ieri pomeriggio dal procuratore Bruti Liberati una copia del comunicato stampa, che era stato mandato per conoscenza al vice presidente Michele Vietti. Il Csm poi oggi ha disposto la trasmissione del fascicolo contenente il comunicato stampa al pg della Cassazione Vitaliano Esposito e sono stati disposti ''accertamenti conoscitivi'' sulla vicenda. Nel comunicato stampa di ieri il procuratore Bruti Liberati aveva spiegato che le intercettazioni indirette che riguardano il premier e alcune ragazze erano state disposte tra l'agosto e l'ottobre scorso nell'ambito delle indagini su Nicole Minetti, Lele Mora ed Emilio Fede e quando ancora il premier non era indagato. Erano state trascritte parzialmente per chiedere al gip l'autorizzazione a proseguire nelle intercettazioni degli altri 'bersagli' dell'indagine. Poi, ha chiarito la Procura, sono state depositate alla sola difesa del capo del governo come un atto dovuto a garanzia del diritto di difesa. Il procuratore Bruti Liberati ha ribadito anche oggi la correttezza dell'operato dei pm e il fatto che riguardo la pubblicazione delle intercettazioni sui giornali non e' ravvisabile alcun illecito. Le intercettazioni infatti erano state depositate alla parte e dunque era venuto meno il segreto degli atti d'indagine.

LA PRIMA UN'UDIENZA LAMPO, NOVE MINUTI E 50 SECONDI - Nove minuti e cinquanta secondi: è stata un'udienza 'lampo' la prima del processo a carico di Silvio Berlusconi sul caso Ruby, tanto attesa dai cronisti di tutto il mondo. Era stato predisposto un sistema organizzativo molto capillare per l'ingresso dei giornalisti e del pubblico, con tanti di accessi transennati e l'aula era stata imbiancata e risistemata, ma l'udienza di oggi è durata meno di dieci minuti. Giusto il tempo per i giudici della quarta sezione penale (presidente Giulia Turri) di fare l'appello delle parti presenti in aula e di rinviare il processo al 31 maggio per le questioni preliminari prima dell'inizio del dibattimento. In questi dieci minuti scarsi di udienza, il legale del premier, l'avvocato Giorgio Perroni, ha letto una lettera di Silvio Berlusconi ai giudici nella quale il presidente del Consiglio ha fatto presente di non poter partecipare all'udienza causa impegni istituzionali, acconsentendo comunque che si celebrasse l'inizio del processo. I giudici quindi hanno dichiarato la contumacia del premier e poi dell'avvocato Perroni ha letto un'altra missiva di Niccolò Ghedini e Piero Longo, storici difensori del capo del Governo, nella quale i due hanno spiegato di non poter partecipare all'udienza per impegni parlamentari. Il collegio ha acquisito le due lettere, ha chiamato come persona offesa il funzionare della questura Giorgia Iafrate, rappresentata in udienza dal suo legale, e poi ha citato gli altri due funzionari Pietro Ostuni e Ivo Morelli, che non erano presenti e non erano rappresentati nemmeno dai legali. Poi è stata la volta di Ruby, che era assente, ma rappresentata dall'avvocato Paola Boccardi. L'udienza, iniziata verso le 9 e 35 si è conclusa alle 9 e 45 circa.

DIFESA, PREMIER VUOLE SEGUIRE TUTTE UDIENZE PROCESSO - "Berlusconi ha intenzione di seguire tutte le udienze di questo processo". E' quanto ha affermato il suo legale, l'avvocato Giorgio Perroni. Alla domanda dei cronisti che gli chiedevano se il premier verrà alla prossima udienza del processo sul caso Ruby fissata per il 31 maggio, l'avvocato ha risposto: "Ha intenzione di seguire tutte le udienze, ma ovviamente potranno anche sorgere degli impegni istituzionali e quindi a volte non potrà essere presente". ''Immagino di si'''. Cosi' il senatore del Pdl Piero Longo, legale del premier, risponde ai giornalisti che gli chiedono se il premier Silvio Berlusconi sara' a Milano il 31 maggio per partecipare alla prossima udienza del processo sul caso Ruby. Longo aggiunge anche di aver ''sentito il premier'' dopo le decisioni del tribunale e che, pero', ''non ha commentato''

RAGAZZA NON SI COSTITUIRA' PARTE CIVILE. 'NON HA SUBITO DANNI DA PREMIER' - Ruby Rubacuori ha deciso di non costituirsi parte civile al processo a carico del premier. La ragazza "non ha ritenuto giusto costituirsi parte civile perché ritiene di non aver subito alcun danno per essere andata qualche volta ad Arcore né per aver frequentato il premier". Lo ha detto in aula l'avvocato Paolo Boccardi, legale della giovane marocchina, parte offesa al processo che è cominciato oggi a Milano a carico di Silvio Berlusconi. L'avvocato nello spiegare i motivi per cui la sua assistita ha deciso di non costituirsi parte civile contro il premier ha spiegato che una scelta del genere "contrasta con quello che Karima ha sempre detto, e cioé di non essere mai stata oggetto di atti sessuali da parte del presidente del Consiglio. L'altro motivo della sua scelta - ha proseguito l'avvocato Boccardi - è che Karima ha sempre affermato di non essersi mai prostituita mentre questo processo dà per scontato che si sia concessa dietro pagamento". Il legale di Ruby ha poi aggiunto: "Tutto questo contrasta con quello che Karima ha detto ai pm e con quella che è la sua verità. Essere parte civile significa chiedere i danni e Karima - ha precisato il legale - non ritiene di avere avuto alcun danno per essere andata qualche volta ad Arcore né per aver frequentato il presidente del Consiglio". "Per lei - ha concluso il legale - il danno è stato mediatico perché è stata additata in tutto il mondo come prostituta anche se non ci sono in questo senso dichiarazione di alcuna persona ma solo presunzioni".

Fonte: ANSA
[Modificato da binariomorto 07/04/2011 22:58]


07/04/2011 23:04
 
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Consulta: giudizio in due fasi. Processo va avanti


ROMA - Sarà tutt'alto che immediata la decisione della Corte Costituzionale su chi abbia ragione tra magistratura di Milano e Camera dei deputati in medito al caso caso Ruby. Come tutti i conflitti di attribuzione, anche quello che riguarda il premier Berlusconi avverrà in due fasi, per un tempo complessivo che mediamente è di un anno. Si comincia con una preliminare ammissibilità (data per scontata in ambienti di Palazzo della Consulta, dal momento che ci si limiterà a riconoscere come titolati i due poteri dello Stato che hanno avviato il braccio di ferro) che probabilmente sarà fissata non prima del prossimo autunno dal momento che i ruoli fino all'ultima udienza estiva del 5 luglio sono pressocché pieni. A seguire, i giudici costituzionali dovranno poi decidere la questione nel merito. E tra un momento e l'altro passeranno diversi mesi, tenuto conto che almeno 60 giorni sono necessari alla notifica dell'ordinanza di ammissibilità. Salvo accelerazioni, il verdetto della Corte potrebbe arrivare dunque tra febbraio-marzo 2012.

Nel frattempo andrebbe avanti il giudizio della quarta sezione del tribunale di Milano, dinanzi alla quale Berlusconi deve rispondere di concussione e di prostituzione minorile. A meno che, dopo la preliminare ammissibilità del conflitto, i giudici di Milano non ritengano opportuno sospendere, in attesa che la Consulta chiarisca definitivamente se spetti alla Camera o meno l'ultima parola sul potere di valutare la ministerialità di un reato. Fissare le cause a ruolo è compito che spetta al presidente e l'attuale, Ugo De Siervo, sta per lasciare: il mandato novennale alla Consulta del professore di diritto costituzionale nominato dal parlamento nel 2002 su indicazione del centrosinistra scadrà il prossimo 29 aprile, ma già da oggi - come vuole la prassi - a presiedere udienze e camere di consiglio è stato il vicepresidente, Paolo Maddalena. Tuttavia, fino al 29 aprile De Siervo continuerà a firmare i ruoli, seppure riguardino cause che, come il 'Rubygate', non vedranno la sua partecipazione. Se dunque il conflitto sarà depositato presso la cancelleria di Palazzo della Consulta prima delle festività pasquali, il presidente uscente potrebbe fissare la data dell'ammissibilità ad una delle camere di consiglio del prossimo autunno, per poi lasciare la 'palla' al suo successore. Nella corsa alla presidenza Maddalena, alla Corte fino al prossimo 30 luglio, è insidiato da Alfonso Quaranta, giudice proveniente dalle fila del Consiglio di Stato e dato per vicino al centrodestra. Il crinale della decisione della Corte sarà comunque molto stretto. Poche settimane fa è intervenuta la Cassazione che, pronunciandosi fa su un analogo caso riguardante l'ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, ha sentenziato che spetta all'autorità giudiziaria qualificare se un reato sia o no ministeriale, senza alcun dovere di informare le Camere.

Anche il caso Mastella è arrivato sotto forma di conflitto alla Consulta, che ne ha dichiarato l'ammissibilità senza tuttavia decidere il merito. I giudici costituzionali aspettano di leggere attentamente le motivazioni della Cassazione e anche l'impostazione che verrà data al preannunciato conflitto sul caso Ruby. Lo scorso febbraio una importante e qualificata fonte di Palazzo della Consulta aveva spiegato all'ANSA che se l'obiettivo è quello di chiedere alla Corte di fare chiarezza sulla natura del reato di concussione a carico del premier così da ottenere il trasferimento dal Tribunale di Milano a quello dei ministri (con connessa autorizzazione a procedere da parte delle Camere), allora il conflitto rischia di essere fermato con una pronuncia di inamissibilità nel merito. E questo perché - veniva sottolineato - sulle questioni di giurisdizione decide la Cassazione e non la Corte Costituzionale.

Fonte: ANSA


12/04/2011 00:16
 
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Dodici telefonate con Ruby

Fede smentito dalle intercettazioniIl direttore del Tg4 dichiarò ad Annozero di averla vista "al massimo una volta". Pochi giorni dopo la pubblicazione dei primi dettagli sul Rubygate, disse sicuro: "Una volta, forse ad Arcore". Karima chiamò il premier 23 volte. La giovane intercettata: "Io lo chiamo, ma poi mi richiama da un suo numero privato"

MILANO - Lui giura e rigiura "di averla vista al massimo una volta", e per giunta anche "di sfuggita". "Non la conosco - spiegava Emilio Fede, riferendosi a Ruby Karima, nell'intervista rilasciata ad Annozero il 4 novembre scorso -. Lei stessa dice di non conoscermi". Il direttore del Tg4, nella sua ricostruzione a caldo, pochi giorni dopo la pubblicazione dei primi particolari sul Rubygate, davanti alla telecamera appariva sicuro: "L'ho vista una volta ad Arcore, forse".

Dodici telefonate Ruby-Fede
L'intervista non ha nessun valore processuale, certo, ma agli atti dell'inchiesta c'è una verità differente, che racconta di un contatto diretto e frequente, che Fede ha avuto proprio con la giovane marocchina. In uno spazio piuttosto ristretto, analizzato dal Servizio centrale operativo della Polizia, emerge che sono state ben 12 le telefonate tra l'utenza di Fede, il cui contratto è intestato alle "Reti televisive italiane" (gruppo Mediaset) sede "Largo del Nazareno, Roma", e quella di Ruby Karima El Mahroug. Nelle carte depositate nel processo principale che vede già a processo Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile, queste telefonate non vengono sviluppate. Certo il dato non combacia con la verità televisiva di Fede (la sua versione processuale non è ancora stata fornita). Il direttore, infatti, ad Annozero ripete solo "di aver intravisto Ruby una volta sola". Il quando, non riesce a fissarlo bene nella mente. Per la procura, invece, si tratta delle notti tra San Valentino 2010 e le due serate successive. A svelarlo, le tracce del suo cellulare, che convergono su villa San Martino, ad Arcore. La relazione dello Sco, però, colloca i 12 "contatti" tra Ruby e il direttore del Tg4 ben dopo quel 14 febbraio. Ovvero tra il 26 aprile e il 23 maggio, cinque giorni prima del fermo e del trasferimento della diciassettenne marocchina in questura.

Ruby-Silvio 23 volte
Un'altra incongruenza tra la verità raccontata dall'indagine dei pm milanesi e le dichiarazioni pubbliche degli indagati riguarda anche il premier. A fine ottobre, quando il Rubygate esplode sui giornali, il Cavaliere dichiara di non aver conosciuto la vera età dell'ospite che ha ricevuto per 14 volte nella sua residenza di Arcore fino al suo arresto in questura. Anzi, che quando lo scopre, decide di rompere ogni rapporto. Eppure, secondo quanto pubblica l'Espresso, nelle carte del processo a carico del Cavaliere la procura documenta addirittura 16 chiamate "dal cellulare di Karima verso la residenza di Arcore e verso Palazzo Grazioli a Roma nelle due settimane fra il 13 e il 27 settembre". In totale, dopo la movimentata notte dell'arresto di fine maggio 2010, le telefonate alle residenze presidenziali partite dal numero di cellulare della ragazza marocchina sono state addirittura 23 e si sono interrotte solo il 12 gennaio scorso, all'antivigilia delle perquisizioni disposte dalla procura di Milano nella Dimora Olgettina e nell'appartamento genovese della stessa Ruby. Tra l'altro Ruby stessa spiega che "io quando devo chiamare a lui, lui mi chiama a me, perché non posso chiamarlo. C'ha il suo numero privato e mi chiama lui".

Le convocazioni del premier
Analizzando solo il traffico telefonico "delle utenze in uso alle escort e agli indagati", recita l'informativa dello Sco del 31 gennaio scorso, tra migliaia di telefonate (escluse quelle a Ruby), se ne contano 22 in entrata o uscita dal portatile intestato allo stesso premier per contattare ospiti abituali delle sue serate arcoriane. I soggetti maggiormente contattati risultano essere Nicole Minetti, Barbara Faggioli, Marystell Polanco e Barbara Guerra.

Nell'imponente lavoro di ricostruzione effettuato dalla procura di Milano, emergono anche dettagli apparentemente poco comprensibili. Monitorando il traffico telefonico si scopre come, dal 10 agosto 2010, il cellulare "in uso a Ioanna Visan", modella romena spesso ospite ad Arcore, "sarebbe stato ceduto al premier". La scoperta avviene confrontando la scheda telefonica con il numero identificativo del cellulare. La Visan, il 10 agosto, si priva dell'apparecchio, che dall'estate 2010, si convincono gli investigatori "è stato utilizzato con la scheda intestata al dottor Silvio Berlusconi, che risulta in contatto proprio con le ragazze attenzionate".

Fonte: Repubblica


16/04/2011 00:21
 
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Ruby, Michelle: “Le diedero documenti
in bianco per una nuova identità”

Torna a parlare Michelle Conceicao, la escort brasiliana
che il 28 maggio 2010 andò a prendere la giovane marocchina
fuori dalla questura di Milano.
All'Espresso racconta così nuovi pezzi di verità sul caso.
Tra i vari l'invito (poi rifiutato) di Mora a prostituirsi con un ministro


Di essere la testimone chiave del caso Ruby lei lo sa da sempre (Guarda la prima intervista video di Michelle al fattoquotidiano.it). E da mesi ormai sta svelando uno alla volta i segreti che custodisce, disseminandoli tra tv e giornali. Così, dopo aver dichiarato settimana scorsa a Exit di essere riuscita a imbrogliare i pm titolari dell’inchiesta a carico del premier e confermato al Fatto Quotidiano di tenere nascoste alcune verità “per proteggere qualcuno”, oggi consegna all’Espresso (in edicola domani) altri pezzi di un puzzle che sembra non avere mai fine. Michelle Conceicao Oliveira racconta di aver ricevuto dei soldi da Lele Mora per “allietare” le notti di un “politico molto importante, uno del governo” ma di aver rifiutato. Ma soprattutto svela che la sera del 29 maggio, dopo la notte che Ruby fu portata in questura e tornò con Michelle a casa, aveva una busta con 5 mila euro e dei documenti: “Erano moduli da compilare in italiano, con cui le avevano promesso di crearle una nuova identità. Li ha fatti a pezzi e buttati nel water”, racconta oggi Michelle. E aggiunge che la marocchina, ospitata per circa un mese, le raccontava i festini di Arcore e la invita a “prostituirsi con altri clienti a Milano”. Ma, riporta l’Espresso, ci sono anche altre storie.

Silvio Berlusconi che scherza su decine di ragazze che lo chiamano Papi già all’inizio del 2009, mentre è a cena con Giampaolo Tarantini, il quale ne approfitta per chiedergli “un aiuto per gli affari”. C’è pure “un politico del Pd pugliese” che ci prova: sesso in cambio di soldi. E altro, molto altro, lascia intendere la giovane, che al settimanale garantisce di essere intenzionata a raccontare tutto ai magistrati, in tribunale: “Lì dovrò giurare di dire tutta la verità. E il pm Ilda Boccassini non è una che si fa prendere in giro. Non rischierò il carcere per salvare altri”.

L’Espresso, inoltre, ricostruisce anche la vita di Michelle. In particolare del compagno della donna, figlio un imprenditore che fece affari con Berlusconi negli anni della prima accumulazione edilizia delle sue fortune. Michelle chiede di “non fare il nome”. Occhi neri, pelle ambrata – scrive l’Espresso – spiega perché ha taciuto con i pm tormentandosi i capelli: “Avevo paura. Ricevevo ogni notte telefonate e minacce anonime. Ora ho capito che sono davvero in pericolo solo finché resto l’unica a conoscere certi segreti”.

Alcune delle dichiarazioni di Michelle trovano conferma nelle carte degli inquirenti. In particolare quelle relative ai documenti. L’estate scorsa, ricostruisce l’Espresso, Ruby raccontò ai pm un dettaglio rovinoso per Berlusconi: il premier avrebbe saputo che lei era minorenne già dalla sua seconda nottata ad Arcore, cioè tra febbraio e marzo 2010. Stando a quei verbali che ora Ruby smentisce (aspettando di incassare “cinque milioni”, stando alle intercettazioni), il Cavaliere voleva donarle una casa in via Olgettina, accanto alle altre Papi-girls, ma lei rispose che non poteva intestarsela, vista l’età. E’ allora che il premier le suggerisce di spacciarsi per “nipote di Mubarak”. E le promette di sistemarla con “nuovi documenti”. Ora Michelle è la prima che può confermare: “Ho visto i falsi documenti in mano a Ruby”.

Sui rapporti con Berlusconi, dall’inchiesta giudiziaria finora emergeva solo che Michelle aveva i numeri telefonici del premier e probabilmente ha passato una serata ad Arcore, fino alle tre di notte. Lei non nega una frequentazione intensa: “Conosco il presidente Berlusconi da almeno cinque anni. E’ molto amico del mio ex fidanzato, ad Arcore ci andavamo insieme”. Quante volte: una, dieci, venti? Michelle si concentra: “Più di venti volte”.

E ancora, scrive l’Espresso: Nel febbraio 2009 ci va accompagnata da un imprenditore che lei registra come “Joao Paulo Berluscone”. Un nome che ora pronuncia così: “Giampaolo”. Insomma, proprio lui, “Tarantini”, l’affarista sanitario pugliese che riforniva di escort il premier nei mesi caldi del caso D’Addario. E di cosa parlavano, quella sera, Silvio e Giampi? “Di donne. Scherzavano sulle Mini regalate da Berlusconi alle ragazze: “E’ come avere 24 figlie”. Tarantini però voleva parlargli di lavoro, aveva portato documenti. Berlusconi ha dato un’occhiata: “Li leggerò dopo”". Affari di Giampi all’attenzione di Silvio: anche questa è una bella novità. Michelle – prosegue l’Espresso – non nega di sapere molto di più. “Ma finché posso, non dirò nulla contro il presidente. Lui è veramente buono ed è stato generoso con me”. Soldi? “Mi ha aiutato quando il mio ex mi ha lasciato”. Quanti euro? Michelle ride: “Segreto. Però mi ha fatto anche regali”.

L’ultimo segreto è che anche Michelle ha quantomeno assistito a qualche bunga bunga? “A questo risponderò in tribunale”. Ma tacere non è un rischio? “Ho paura solo di Lele Mora. Ma ho imparato a difendermi: se dovesse succedermi qualcosa, c’è qualcuno che tirerà fuori tutto”.

Fonte: ilfattoquotidiano
[Modificato da binariomorto 16/04/2011 00:21]


16/04/2011 15:06
 
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Blocca-processo per salvare il premier
"Va sospeso per il conflitto Camera-pm"

L'emendamento della maggioranza era stato scartato alla Camera ma ora riemerge al Senato.
Gasparri: è la prassi. Invece quasi tutte le cause vanno avanti



L'ESTATE della giustizia, che si preannuncia caldissima, guadagna un'altra norma per tentare di mettere in sicurezza Berlusconi. Questa volta puntando al "bersaglio grosso", il processo Ruby. Vogliono bloccarlo con un articolo semplice: se c'è un conflitto d'attribuzioni, il processo deve fermarsi per forza. Volevano giocarsela subito alla Camera e infilarla nella prescrizione breve per gli incensurati. Era già scritta giovedì 17 marzo, quando il relatore Maurizio Paniz, nuovo astro nascente delle leggine "salva Silvio", e il capogruppo in commissione Giustizia Enrico Costa, presentano gli emendamenti al processo breve. Tardarono, quel pomeriggio, ad arrivare. Ci furono riunioni su riunioni. Telefonate frenetiche. Adesso se ne capisce il motivo. Oltre alla prescrizione scontata, nel pacchetto doveva esserci anche un altro articolo, poche righe, per stabilire una nuova regola. Questa: il giudice è obbligato a sospendere il processo se sul suo tavolo arriva un conflitto di attribuzioni.

Leggi: il tribunale di Milano "deve" fermare il dibattimento Ruby nel momento in cui la Camera si rivolge alla Consulta. Un intervento sull'articolo 37 della legge 87 del '53, quella che disciplina la vita della Consulta. Il gioco è fatto. Il Rubygate si congela per mesi e mesi. A stoppare Paniz e Costa sono state due questioni. Una tecnica e una politica. La prima: la (quasi) certezza che la coppia Fini-Bongiorno avrebbe bloccato l'emendamento come inammissibile per estraneità alla materia. La seconda, dirimente: il timore che la mossa avrebbe finito per bloccare il conflitto stesso, che in quel momento doveva essere ancora votato (lo sarà solo il 5 aprile).

I berlusconiani hanno rinunciato a giocarsi la carta della blocca-Ruby? Niente affatto. Lo scopre il Sole-24 ore, che trova traccia dell'emendamento, questa volta pronto per rispuntare al Senato. Il conflitto di attribuzione ormai è sulla via di arrivare alla Corte, l'avvocato Roberto Nania, incaricato dalla Camera, ne sta scrivendo il testo; il processo Ruby è in calendario per il 31 maggio; la prescrizione breve ha già superato la prima prova; ora si può sfidare l'opposizione con un'altra norma.

Per certo non andrà nel ddl sulla prescrizione. Quello resterà identico alla versione della Camera. Chiuso a qualsiasi miglioria anche se fosse suggerita (ma non lo sarà) dal Quirinale. Avanti fino al sì. E in caso di stop del Colle è "certo" un nuovo voto. La norma blocca-Ruby vogliono piazzarla nel "processo lungo". Già votato in commissione Giustizia, pronto per l'aula di palazzo Madama. Anche lì hanno ripescato l'armamentario caro ai giuristi del Cavaliere. Una norma per allargare le maglie delle difese, non "potare" le liste dei testi e le prove a discarico. Un'altra per tenere fuori le sentenze passate in giudicato e far perdere tempo ricercando le stesse prove. Se ne farà carico Franco Mugnai che già ha "sporcato" il ddl Lussana sul divieto di accedere al rito abbreviato per i reati da ergastolo. Di quello originario della Camera sono rimaste due righe, il resto è solo il "processo lungo". Lì finirà anche, con una modifica per l'aula, la norma blocca-Ruby, configurata in modo tranchant: il giudice ferma "subito" in processo non appena arriva il conflitto, senza attendere neppure la pronuncia di ammissibilità della Consulta. Le menti giuridiche di Berlusconi la giustificano come un tributo al principio della parità tra le parti: se il processo si ferma quando è il giudice a rivolgersi alla Consulta, del pari ciò deve accadere se il Parlamento interviene per l'imputato. Teoria che fa acqua, perché il giudice per legge è il dominus del processo.

Gasparri e Quagliariello, i capi del Pdl al Senato, si schermiscono sulla blocca-Ruby. Dice il primo: "Mi auguro che non ci sia bisogno di un emendamento: è prassi che un processo si sospenda se c'è un conflitto di attribuzione". Non è affatto così. I processi vanno sempre avanti. Mastella, Matteoli, anche Abu Omar. L'opposizione è incredula. Antonio Di Pietro parla di ipotesi "vergognosa". Massimo Donadi e Luigi Li Gotti sono inviperiti. Il primo: "Stiamo per passare dalla Repubblica parlamentare alla satrapia". Il secondo: "È possibile che una banda di cialtroni possa cambiare le norme che infastidiscono il sultano?". La Pd Donatella Ferranti: "L'arroganza dei berlusconiani non ha limiti". Il finiano Nino Lo Presti: "È una vergogna nazionale, così svelano il vero scopo del conflitto di attribuzioni". Proprio così. Ci hanno girato intorno. Hanno raccontato che era una mossa di civiltà contro lo strapotere dei giudici. Ma l'obiettivo era un'altra "salva Silvio".

Fonte: Repubblica


18/05/2011 01:01
 
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Caso Ruby, depositato il ricorso
sul conflitto di attribuzione

La richiesta dalla Camera dei deputati alla Consulta, per il processo che vede imputato Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile. La Corte Costituzionale dovrà ora fissare la camera di consiglio in cui deciderà sull'ammissibilità del conflitto.

ROMA - Depositato al palazzo della Consulta il ricorso votato dalla Camera dei deputati sul caso Ruby, che vede coinvolto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il presidente facente funzioni della Corte Costituzionale, Paolo Maddalena potrà ora fissare il giorno della camera di consiglio in cui sarà valutata l'ammissibilità del conflitto d'attribuzione fra poteri, che Montecitorio ha sollevato nei confronti della procura di Milano.

Intanto, sono entrate nel vivo le indagini della procura di Roma sulla vicenda dei due presunti emissari che, nello scorso febbraio, si sarebbero recati in Marocco e avrebbero tentato di corrompere un'impiegata dell'anagrafe per far retrodatare l'atto di nascita della 'Rubacuori' Karima El Mahroug. Questo per farla apparire maggiorenne all'epoca dei suoi presunti incontri col premier Silvio Berlusconi.
A dare il via libera agli accertamenti è la richiesta a procedere, firmata dal Guardasigilli Angelino Alfano, arrivata a Piazzale Clodio. Si tratta di un atto necessario per avviare accertamenti in presenza di reati commessi da italiani all'estero. Per il momento, il reato ipotizzato a carico dei due personaggi è tentata corruzione, dopo l'apertura del fascicolo processuale fatta il 14 marzo scorso in seguito alla denuncia presentata da Nicolò Ghedini e da Piero Longo, difensori del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il premier è attualmente sotto processo a Milano per sfruttamento della prostituzione proprio in relazione ai presunti festini nella sua villa di Arcore in cui partecipò Ruby.

Fonte: Repubblica


02/06/2011 00:16
 
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Ghedini: "Berlusconi sicuro
che fosse la nipote di Mubarak"

L'avvocato del premier ha presentato un elenco di testimoni che confermerebbero la convinzione del Cavaliere che la ragazza era effettivamente parente stretta dell'ex presidente egiziano. Per questo, ha chiesto ai giudici di rinviare al tribunale dei ministri tutto il procedimento, in quanto il cavaliere avrebbe agito nelle sue funzioni di presidente del Consiglio


MILANO - Nicolò Ghedini ha chiesto ai giudici di Milano davanti ai quali si sta celebrando il processo sul caso Ruby, qualora "si ritenesse che Berlusconi non fosse pubblico ufficiale di pronunciare una sentenza di proscioglimento immediato, oppure qualora si sostenesse che ha agito come pubblico ufficiale, cioè come presidente del consiglio, di inviare al Tribunale dei ministri di Milano gli atti". Così ha concluso il legale riguardo alla prima eccezione, cioè quella sull'incompetenza funzionale legata al reato di concussione contestato al premier.

TUTTI I PROCESSI DEL PREMIER

RUBY E LE SUE VERITA'

LE FESTE AD ARCORE

FEDE, MORA E MINETTI A GIUDIZIO


L'avvocato, nell' illustrare davanti ai giudici del processo la questione di incompetenza funzionale,
ha parlato del "convincimento chiaro e incontrovertibile" da parte di Silvio Berlusconi che la giovane marocchina fosse la nipote dell'ex presidente egiziano Hosni Mubarak. Questa, secondo la difesa, è una delle "ragioni" per cui gli atti devono essere trasmessi al tribunale dei ministri.

Il difensore del premier ha inoltre spiegato ai giudici che qualora volessero, potrebbero sentire anche le persone, ascoltate anche nell'ambito delle indagini difensive, che erano presenti quando Berlusconi incontrò Mubarak e manifestò il suo convincimento che Ruby fosse la nipote dell'ex presidente egiziano. Secondo la difesa, infatti, i giudici potrebbero sentire questi testimoni prima di decidere sulla questione di incompetenza funzionale. Tra le persone citate dall'avvocato Niccolò Ghedini, e già sentite nelle indagini difensive, ci sono i ministri Frattini e Galan, Paolo Bonaiuti e l'interprete che era presente all'incontro bilaterale. "Queste indagini difensive comprovano - ha spiegato l'avvocato - anche il collegamento funzionale del presunto reato".

Nell'incontro con Mubarak, secondo Ghedini, Berlusconi manifestò un "convincimento chiaro e incontrovertibile", che "lo aveva guidato a fare dichiarazioni ufficiali in un pranzo formale". Secondo la difesa, inoltre, ci sono anche altri soggetti come "l'architetto Di Bernardo e la signora Fragata" che hanno avuto "indicazioni da Karima el Mahroug che ella sarebbe stata maggiorenne e parente del presidente egiziano". Ghedini, infine, ha citato anche una relazione "del sovrintendente capo Imperiale" sulla famose notte in questura, tra il 27 e il 28 maggio 2010, nella quale si parla dell'affidamento di Ruby a Nicole Minetti 6 "in quanto nipote del presidente egiziano Mubarak".

Sono in tutto sedici le eccezioni presentate dalla difesa del premier ai giudici del processo Ruby. Tra queste, oltre alle già menzionate, ci sono la competenza territoriale, cinque eccezioni relative al rito immediato, quattro alle intercettazioni, una sulla violazione della corrispondenza in merito all'esame di alcuni documenti bancari e due sul fascicolo dibattimentale.

Per quanto riguarda le intercettazioni, ha sostenuto l'avvocato Ghedini, Silvio Berlusconi "è stato
monitorato direttamente" con una "pacifica violazione dell'articolo 68 della Costituzione", che prevede che debba essere chiesta l'autorizzazione alle Camere per intercettare un parlamentare. "Tutte le richieste di intercettazioni e di tabulati che riguardavano altri soggetti coinvolti nell'inchiesta puntavano nella direzione di Silvio Berlusconi", ha spiegato il legale..

L'avvocato Ghedini ha chiesto dunque che i giudici dichiarino "l'inutilizzabilità radicale di tutte le intercettazioni e dei tabulati" dell'inchiesta e di conseguenza la nullità del decreto che ha disposto il giudizio. Secondo Ghedini, infatti, "non si può dire che ci siano state intercettazioni indirette che hanno riguardato il premier, ma bisogna dire che ci sono state intercettazioni dirette". Il legale ha parlato infatti di "ben 1.732 casi in cui sono state intercettate utenze riferibili a Berlusconi" e di "ben 6.113" indicazioni nei tabulati di utenze del premier contattate da altri soggetti.

Fonte: Repubblica


06/07/2011 23:58
 
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Ruby: Consulta ammette conflitto Camera-'toghe' Milano

Decisione è solo preliminare via libera:
conflitto sarà deciso nel merito tra qualche mese


ROMA - La Corte Costituzionale - secondo quanto si è appreso - ha dichiarato ammissibile il conflitto di attribuzioni sollevato dalla Camera nei confronti della procura e del gip di Milano che, rispettivamente, hanno indagato e rinviato a giudizio immediato il premier Silvio Berlusconi con le accuse di concussione e di prostituzione minorile nell'ambito del caso Ruby.

La decisione di oggi è, però, solo un preliminare via libera: il conflitto sarà deciso nel merito tra qualche mese. Non prima del prossimo inverno, dunque, si saprà se la Consulta accoglierà o meno la richiesta votata a maggioranza dell'aula Montecitorio di annullare tutti gli atti di indagine sul caso Ruby e il decreto di giudizio immediato del premier.

''Nell'odierna camera di consiglio - e' scritto nella nota ufficiale di Palazzo della Consulta - la Corte ha dichiarato ammissibile il conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato sollevato dalla Camera dei deputati nei confronti della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano e del Gip presso lo stesso Tribunale, a seguito della richiesta di giudizio immediato da parte della Procura e del decreto di giudizio immediato emesso dal Gip nei confronti del Presidente del Consiglio, membro della Camera dei deputati''.

I 13 giudici della Consulta (assente per motivi di salute Maria Rita Saulle e ancora non eletto dal Parlamento il giudice in sostituzione di Ugo De Siervo) avrebbero compiuto un'analisi molto veloce della questione, affidata al giudice relatore Giuseppe Tesauro. La decisione di stamane si è limitata alla verifica della legittimazione dei due poteri a presentare e a resistere al conflitto, oltre che alla sussistenza in astratto della materia del contendere, vale a dire la presunta violazione commessa dalla magistratura di Milano nell'aver escluso la ministerialità del reato di concussione attribuito a Berlusconi quando la notte del 26 aprile 2010 telefonò in questura per sollecitare la liberazione di 'Ruby', la giovane marocchina allora minorenne. L'ammissibilità era data per scontata, tenuto conto - si fa notare in ambienti di Palazzo della Consulta - del precedente rappresentato dal conflitto sollevato dal Senato nel 2010 sul caso dell'ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, indagato dalla magistratura partenopea: a quell'analogo ricorso la Corte aveva concesso in marzo un preliminare via libera. Per conoscere invece il verdetto di merito sul caso Ruby, e cioé se la Consulta accoglierà o meno la richiesta della Camera di annullare tutti gli atti di indagine compiuti dalla procura di Milano e anche il decreto di giudizio immediato di Berlusconi emesso dal gip, si dovrà attendere qualche mese. Comunque non prima del prossimo inverno. I tempi tecnici prevedono infatti che, una volta dichiarato ammissibile, il conflitto sia notificato entro i successivi 60 giorni, mentre dall'avvenuta notifica scattano altri 30 giorni per il deposito in cancelleria e altri 20 per dare la possibilità alla controparte di costituirsi in giudizio. L'ipotesi che il ricorso su Ruby possa essere discusso dalla Corte assieme a quello su Mastella, già fissato per l'udienza pubblica del prossimo 18 ottobre, sembra dunque romota, proprio per i tempi troppo stretti. Più probabilmente, il verdetto sul caso Mastella, il prossimo autunno, farà da apripista alla decisione definitiva nel merito sul 'Ruby-gate'. Ma anche il solo via libera di stamane all'ammissibilità del conflitto gioca, per un verso, a favore dei legali del premier. Non è escluso infatti che i giudici di Milano decidano di sospendere il processo a carico del premier in attesa che la Consulta stabilisca se effettivamente, come reclamato da Pdl e Lega, spetti alla Camera l'ultima parola sulla natura ministeriale del reato di concussione contestato a Berlusconi. Si tratterebbe in ogni caso di una questione di mera opportunità: nessuna norma prevede la sospensione del giudizio, a meno che non sia l'autorità giudiziaria a sollevare il conflitto di attribuzione davanti alla Consulta (ma non è questo il caso, visto che il ricorrente è la Camera). Ragione per cui, nei mesi scorsi, tra i tecnici della giustizia del Pdl si era ipotizzato di presentare una norma 'ad hoc', ribattezzata 'blocca-Ruby', sottoforma di emendamento al ddl sul giudizio abbreviato, per sospendere i processi fintanto che la Corte non sentenzi nel merito. La norma non è stata ancora presentata. Resta da vedere se lo sarà nei prossimi mesi.

LONGO,VEDREMO SE CHIEDERE SOSPENSIONE PROCESSO PREMIER - Dopo la decisione della Consulta che ha ammesso il conflitto di attribuzione sollevato dalla Camera i difensori di Berlusconi stanno valutando attentamente se chiedere ai giudici della Quarta Sezione Penale la sospensione del processo in attesa del verdetto finale della Corte Costituzionale. Lo ha spiegato il professor Piero Longo, uno dei legali del premier, che a proposito dell'istanza di sospensione del procedimento, ha spiegato che "ne discuteremo, vedremo, e sarà una decisione valutata con attenzione". Il legale ha inoltre aggiunto: "Eravamo sicuri che il conflitto venisse ammesso". L'ammissione del conflitto, secondo il codice, non ferma il processo, a meno che i giudici non accolgano una precisa richiesta delle difese o di qualsiasi delle parti.

Fonte: ANSA


07/07/2011 00:05
 
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Dal Marocco una pornostar accusa:
“Berlusconi mi ha violentata”

ROMA – Spunta dal Marocco una nuova Ruby. Marocchina come “l’originale” ma, a differenza di Karima El Mahroug, maggiorenne. Si tratterebbe, ma il condizionale è d’obbligo proprio per l’assenza di riscontri di Mouna Rajli, pornostar con il d’arte nome di Aurora Barzatta. La donna, sui giornali marocchini, lancia un’accusa da brividi: “Berlusconi mi ha violentato e mi ha segregato per due settimane”.

Così, proprio nel giorno in cui la Corte Costituzionale fa tirare un piccolo sospiro di sollievo a Silvio Berlusconi giudicando ammissibile il conflitto di attribuzione sollevato dalla Camera, dal Maghreb arriva un’altra sorpresa.

Per ora, spiega il Tg La7 di Enrico Mentana, la notizia avrebbe trovato eco solo sulla stampa marocchina e nessuna conferma in Italia. Il fatto, poi, che la ragazza in questione sia maggiorenne, rende diversa la storia.

Tutto parte da due giornali marocchini, il primo quotidiano nazionale, “Liberation Maroc” e un sito, Maroc News, rivolto alla comunità marocchina in Italia.

Il caso, scrive Maroc News, risalirebbe al 16 marzo 2008, quando la ragazza spiega di essere stata invitata al compleanno di un amico produttore di film pornografici. Lì ci sarebbe stato anche un manager italiano attivo nel campo delle modelle, un certo “Carrlozzo”. (Il nome è evidentemente sbagliato, precisa il Tg La7, non risulta). Per evitare lo scandalo, riporta il sito, il premerie avrebbe offerto alla donna 100.000 euro e un lavoro nell’agenzia dello stesso “Carrlozzo”. Che, tra l’altro, non avrebbe gradito l’interferenza. Il racconto, obiettivamente, sembra presentare più di una falla. Due anni dopo, continua il giornale, Berlusconi avrebbe di nuovo fatto sesso con la donna salvo poi tagliare tutti i contatti dopo lo scoppio del caso Ruby.

A quel punto la donna avrebbe fatto denuncia. “Gli avvocati di Silvio Berlusconi – scrive Maroc News – si sono affrettati a negare le accuse, definendole “assurde e prive di fondamento”.

Evidente che qualcosa non torna. Innanzitutto della presunta pornostar sul web non esiste traccia. Sarebbe l’unico caso di pornostar ignota su internet. Non solo: è sbagliato il nome del presunto manager italiano e una “istituzione” in materia, come Riccardo Schicchi, intervistato da La7, non sembra averla mai sentita nominare. La sensazione, insomma, è che per portare il premier in tribunale, servano delle accuse un po’ più solide.

Fonte: blitzquotidiano


08/07/2011 00:24
 
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Dal Pdl nuova legge ad personam per
spostare il processo Ruby a Monza


ROMA – Il Pdl tenta una nuova legge ad personam: un emendamento al trattato di Lanzarote grazie al quale il processo Ruby potrebbe essere trasferito da Milano a Monza. La proposta, come scrive Liana Milella su ‘Repubblica’, è al momento al Senato e prevede che il reato di prostituzione minorile venga trattato dalle procure “circondariali”, quelle delle piccole città come Monza, anziché da quelle distrettuali che coincidono con i capoluoghi.

Questo avrebbe, appunto, effetto sul processo Ruby, in cui è indagato Silvio Berlusconi. Perché, dei due reati contestati a Berlusconi, la concussione e il sesso con la minorenne Ruby, il secondo non sarebbe più di competenza di Milano, ma di quella di Monza. E subito i legali del Cavaliere ne chiederebbero il trasferimento.

Il Pdl aveva già tentato di inserire questa norma a gennaio. Ora ci riprovano con l’emendamento alla ratifica del trattato di Lanzarote a firla Laura Allegrini. Una proposta che ipotizza che i reati a danno dei minori debbano essere spalmati in tre differenti uffici. Proprio così. Quelli che comportano un possibile reato associativo, il 416, vengono incardinati presso le procure distrettuali antimafia. Gli episodi che riguardano Internet finirebbero nelle procure distrettuali semplici. Tutti gli altri reati sui minori, prostituzione compresa, verrebbero trattati dalle piccole procure, le circondariali.

Fonte: blitzquotidiano


20/07/2011 00:00
 
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Caso Ruby, il processo resta a Milano
Giudici: "No al Tribunale dei Ministri"

Respinte tutte le 16 riserve sulle eccezioni presentate da Ghedini e Longo, compresa quella sull'incompetenza a favore del Tribunale di Monza. "A decidere è il reato più grave". In questo caso quello di concussione avvenuto nel capoluogo lombardo. Rinviata al 3 ottobre l'udienza sul caso. Ghedini: "Ordinanza fuori da ogni logica"

ROMA - I giudici della IV Sezione Penale di Milano hanno deciso. Il processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi, accusato di concussione, resta nel capoluogo lombardo. Hanno bocciato tutte le 16 eccezioni dei difensori del premier, compresa quella che voleva trasferirlo al Tribunale dei Ministri. Nella lunga ordinanza, letta per circa un'ora, il collegio ha sottolineato "la propria competenza funzionale" nel giudizio e ha rigettato la tesi difensiva "che avrebbe voluto sovrapporre la qualità e la funzione".

Nel respingere le eccezioni presentate, la IV Sezione ha anche più volte sottolineato che non è stato "violato o compresso" il diritto di difesa del presidente del Consiglio. Sono state poi ricordate le modalità dei fatti contestati riguardo al reato di concussione aggravato dal fatto di avere agito "per coprire la prostituzione della minore e salvaguardare la propria immagine". Il premier oggi non era a Milano. E' stato ricevuto al Quirinale dal capo dello Stato per discutere della manovra economica appena approvata.

Respinta la tesi della difesa. Riguardo all'ormai famosa telefonata di Berlusconi alla questura per il rilascio di Karima el Mahroug, detta Ruby, avvenuta nella notte tra il 27 e 28 maggio 2010, la difesa aveva sottolineato il "convincimento chiaro e incontrovertibile" da parte di Berlusconi che la ragazza fosse la nipote di Mubarak. Chiedendo quindi il proscioglimento o, "qualora si sostenesse che ha agito come pubblico ufficiale", che "gli atti vengano inviati al Tribunale dei Ministri".

La IV Sezione Penale ha fatto anche riferimento all'articolo 3 della Costituzione, parlando di "uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge". Il collegio, presieduto da Giulia Turri, ha spiegato che non si può giungere alla "errata conclusione" che i reati commessi da un membro del governo, ma con abuso della sua qualifica, sono commessi nell'esercizio delle funzioni di governo.

Respinta anche l'eccezione di incompetenza territoriale a favore del Tribunale di Monza. A decidere la competenza sarebbe il reato più grave. In questo caso quello di concussione, contestato al premier per avere fatto pressioni sui dirigenti della questura al fine di indurli a rilasciare Ruby e affidarla al consigliere regionale Nicole Minetti. Questo reato, è la tesi del Tribunale, sarebbe stato commesso a Milano visto che la minore venne rilasciata nel capoluogo lombardo.

Il conflitto con la Camera. I giudici hanno fatto notare che per affrontare la questione della ministerialità o meno del reato, "permangono tutti i rimedi" previsti dall'ordinamento, come le prerogative attribuite alle Camere. In questo senso, hanno aggiunto, "questo tribunale non può che prendere atto" del conflitto di attribuzione sollevato dalla Camera davanti alla Consulta, su cui la Corte Costituzionale si dovrebbe pronunciare a fine anno. L'appuntamento ora è per il prossimo 3 ottobre, alle 9.30, data dell'udienza sul caso Ruby. A deciderlo sono stati sempre i giudici della IV Sezione del Tribunale di Milano.

La reazione della difesa. Dura, anzi durissima, la reazione di Niccolò Ghedini. L'avvocato del presidente del Consiglio ha definito l'ordinanza "fuori da ogni logica". Il legale ha poi aggiunto di non essere sorpreso: "saremmo stati sconvolti - ha ironizzato - se fosse stata diversa". I giudici, secondo Ghedini, non hanno affrontato le violazioni di legge segnalate dalla difesa dalle intercettazioni telefoniche ai pedinamenti.

Ai cronisti che gli chiedevano se la difesa avrebbe fatto valere nella prossima udienza una richiesta di sospensione in attesa del pronunciamento della Consulta, l'avvocato ha risposto: "Non credo, se potessi questo processo lo farei 'per saltum' in Cassazione". Per il legale, infatti, il processo andrebbe fatto direttamente in Cassazione viste le "gravi violazioni di legge".

Processo Mills. Silvio Berlusconi non parteciperà nemmeno all'udienza del processo in cui è imputato per la presunta corruzione dell'avvocato inglese David Mills. La notizia è stata data da uno dei legali del premier, Piero Longo. Sabato i difensori del presidente del Consiglio avevano garantito che oggi il loro assistito sarebbe stato in aula per ascoltare alcuni testimoni sentiti per rogatoria dalla Svizzera. A far saltare la presenza di Berlusconi, l'appuntamento in agenda per metà mattina con il presidente della Repubblica al Quirinale.

Quello del processo Mills non è l'unico appuntamento giudiziario della giornata per il premier. E' infatti in programma anche l'udienza del processo sul caso Ruby, con le tre componenti del collegio giudicante della quarta sezione penale che dovranno pronunciarsi sulle 16 eccezioni presentate dai legali del Cavaliere, Niccolò Ghedini e Piero Longo. La presenza di Berlusconi a questa udienza era stata esclusa già nei giorni scorsi.

Che il presidente del Consiglio non si sarebbe fatto vedere a palazzo di Giustizia era apparso chiaro fin dalle prime ore del mattino: il servizio di sicurezza non era stato rafforzato, nelle strade che circondano la cittadella giudiziaria milanese c'erano numerosi carabinieri e poliziotti, ma non era stata predisposta nessuna zona transennata come in occasione delle ultime 'visite' di Berlusconi.

Fonte: Repubblica


04/10/2011 01:20
 
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SILVIO BERLUSCONI È IMPUTATO DI CONCUSSIONE E PROSTITUZIONE MINORILE

Ruby, no alla sospensione per il premier
I giudici: «Il processo va avanti»

Bocciata la richiesta della difesa.
Il pm Boccassini si era opposta: «Non vale un principio di opportunità politica»


MILANO - I giudici del tribunale di Milano hanno respinto la richiesta della difesa di Silvio Berlusconi, imputato a Milano per il caso Ruby, di sospendere il processo fino al prossimo 15 febbraio in attesa della decisione della Consulta sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. Il processo in cui Silvio Berlusconi è imputato per concussione e prostituzione minorile va avanti.
I giudici della quarta sezione penale del tribunale di Milano, dopo circa cinque ore di camera di consiglio, hanno respinto la richiesta avanzata dalla difesa del premier di sospendere il dibattimento in attesa di una pronuncia della Corte Costituzionale sul conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato, sollevato dal Parlamento. Inoltre, il tribunale ha respinto la questione di legittimità costituzionale presentata dagli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, i quali ipotizzavano l'incostituzionalità della legge nella parte in cui non prevede l'obbligatorietà della sospensione del giudizio in casi come questo. Secondo i giudici, la questione, pur essendo rilevante, è «manifestamente infondata».

LA DIFESA - Secondo la difesa ad indagare il Presidente del consiglio è competente il Tribunale dei ministri. Inoltre - ha spiegato il difensore di Berlusconi - non c'è urgenza nel celebrare il processo perchè non ci sono imputati detenuti e testimoni molto anziani. L'avvocato Longo ha infine ricordato che la stessa quarta sezione penale (altri giudici) avesse sospeso il processo per la vicenda Abu Omar quando era stato sollevato il conflitto di competenza. La difesa di Silvio Berlusconi, nel chiedere la sospensione del processo fino al prossimo 15 febbraio «perché il 7 si discute - ha aggiunto Longo - e i conflitti vengono risolti in tempi brevi», ha parlato anche di «una ovvia questione di opportunità» sospendere il procedimento anche perché il tempo è «abbastanza contenuto» da oggi all'udienza in cui si discuterà davanti alla Corte Costituzionale. Inoltre è stato ripetuto che senza la sospensione si affermerebbe «la perentoria superiorità della giurisdizione - ha detto Longo - nei confronti di un altro potere dello Stato» e cioè il Parlamento.

BOCCASSINI - Il pm Ilda Boccassini si era opposta alla sospensione del processo in cui per il caso Ruby Silvio Berlusconi è imputato di concussione e prostituzione minorile. «Non è previsto dal Codice - spiega il pm - si deve decidere solo se rientra in un caso di opportunità. Ma la Costituzione impone rapidità del processo penale e questo vale per tutti mentre non può valere in aula un principio di opportunità politica».

Redazione Online

Fonte: CorrieredellaSera


04/10/2011 01:21
 
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L'UDIENZA

Ruby 2: Fede, Mora e Minetti a giudizio

La consigliera regionale a sorpresa in aula.
Il Gup: «No alla trascrizione delle telefonate del premier»


MILANO - Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora sono stati rinviati a giudizio per il caso Ruby. Lo ha deciso il Gup di Milano Maria Grazia Domanico. Tutti e tre sono accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile. Il processo inizierà il prossimo 21 novembre. In mattinata a Milano è ripartito il cosiddetto processo Ruby 2, con l'udienza preliminare a carico dei tre coinvolti nell'inchiesta sui festini ad Arcore. La Minetti si è presentata a sorpresa in aula. Con lei presenti anche altre tre ragazze Imane Fadil, Chiara Danese e Ambra Battilana. La consigliera regionale, in giacca scura e jeans, è arrivata al settimo piano del palazzo di giustizia di Milano. «Non ho dormito per l'agitazione, sono a pezzi», ha spiegato la Minetti, chiacchierando con i cronisti. «Sono qui perché volevo farmi vedere dal giudice», ha aggiunto lasciando il tribunale. È la prima volta che uno degli imputati si presenta per l'udienza davanti al Gup Maria Grazia Domanico.

ANCHE IMANE IN AULA - In aula, come si diceva, anche Imane Fadil, una delle trentadue ragazze maggiorenni che sarebbero state indotte a prostituirsi nel corso dei presunti festini ad Arcore, si è presentata in tribunale a Milano. «Sono qua perché mi ritengo parte offesa e per guardare in faccia chi mi ha dato della bugiarda», ha detto la giovane. Modella marocchina di 27 anni, la Fadil si è presentata come «osservatore» e valuterà se costituirsi come parte civile, dopo eventuale rinvio a giudizio dei tre. Fadil si era presentata in procura il 9 agosto scorso e aveva raccontato altri particolari delle presunte feste a villa San Martino.

«NO ALLA TRASCRIZIONE DELLE TELEFONATE» - Nell'udienza preliminare sul caso Ruby, la difesa di Emilio Fede ha chiesto che vengano trascritte tutte le telefonate, anche quelle che non sono mai state trascritte come alcune intercettazioni che riguardano Silvio Berlusconi e un altro parlamentare. I pm si sono opposti a garanzie delle prerogative dei parlamentari. E il Gup di Milano ha bocciato la richiesta. Il giudice ha accolto infatti la linea dei pm i quali, riguardo alle intercettazioni di Berlusconi e alle altre dell'eurodeputato Ronzulli, avevano invocato le prerogative a tutela dei parlamentari e chiesto che non venissero trascritte. Restano dunque, tra le telefonate che il perito dovrà trascrivere in vista di un eventuale processo, solo quattro che riguardano il premier ed alcune ragazze, che erano già state trascritte in passato. Il Gup poi ha accolto tutte le richieste della procura che ha indicato le telefonate da trascrivere e ha respinto alcune richieste di opposizione delle difese.

«NO ALLA SOSPENSIONE DEL PROCESSO» - Nell'ambito del processo Ruby, quello a carico del premier Berlusconi, imputato di concussione e prostituzione minorile, i giudici non hanno accolto la richiesta della difesa di sospendere il processo in attesa del giudizio della Consulta sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato.

Redazione Online

Fonte: CorrieredellaSera


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