SCOMPARSE NEL MONDO DEL CALCIO

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binariomorto
00martedì 21 dicembre 2010 13:39


binariomorto
00sabato 23 aprile 2011 22:05
Suicida Cheung Sai-ho
Segnò il gol più veloce

L'ex giocatore cinese si è buttato dal grattacielo di Hong Kong dove viveva pare in seguito a un litigio con la moglie. Passò alla storia per aver realizzato nel 1993 la rete considerata più veloce di sempre: appena 2"8 dopo il calcio d'inizio

HONG KONG, 23 aprile 2011 - Uno dei più famosi calciatori di Hong Kong, che è stato detentore del record del gol più rapido, si è suicidato lanciandosi dalla sua abitazione al 36mo piano di un condominio dell'ex colonia inglese, dopo aver litigato, così pare, con la moglie.

A 18 ANNI — Lo riferisce il South China Morning Post. Cheung Sai-ho, 35 anni, viveva a Tin Shui Wai e all'età di 18 anni, mentre giocava con la nazionale giovanile di Hong Kong alla Portsmouth Cup in Inghilterra nel 1993, segnò il gol più veloce al mondo dopo 2,8 secondi dall'inizio della partita. Record poi battuto dal saudita Nawaf Al Abed nel 2009.


DISCUSSIONE — La notizia della morte di Cheung è stata data dall'Happy Valley Athletic Association Football Club, il club di Hong Kong nel quale Cheung ha giocato e allenato dal 1996 al 2008, prima di ritirarsi. Dopo il 2008, il calciatore aprì un pub a Tsim Sha Tsui, popolare zona di Hong Kong. Secondo la ricostruzione della polizia, ieri Cheung è tornato a casa intorno alle quattro del mattino e ha avuto una veemente discussione con sua moglie nel loro appartamento, pare per questioni di soldi e legati alla loro relazione. Intorno alle 6, il calciatore si è lanciato dal 36mo piano dal soggiorno del suo appartamento. Un forte schianto ha allarmato le guardie a custodia del palazzo che, notato il corpo, hanno chiamato polizia e ambulanza, ma non c'è stato nulla da fare.

RIFERIMENTO — Nella sua carriera, Cheung ha giocato sia in prima che in seconda divisione di Hong Kong, venendo nominato anche miglior calciatore nel 2003. È stato giocatore di riferimento della nazionale, contribuendo in maniera determinante, nella sua ultima apparizione nella nazionale, alla vittoria di Hong Kong per 8-1 contro Timor Est nel 2007-2008 per le qualificazioni ai campionati mondiali del 2010 in Sud Africa.

Gasport

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 31 luglio 2011 19:47
Calcio, morto Andrea Pazzagli ex portiere del Milan
Lo ha stroncato un malore, forse un infarto


PUNTA ALA (GROSSETO) - Un malore, probabilmente un infarto, ha stroncato l'ex portiere del Milan, Andrea Pazzagli che dal 2001 era il preparatore dei portieri delle Nazionali giovanili azzurre. Pazzagli era con la famiglia a Punt'Ala, in provincia di Grosseto, quando questa mattina, intorno alle 7.30 ha accusato il malore. Era nato a Firenze il 18 gennaio 1960, cresciuto nella Primavera della Fiorentina, si era poi messo in luce nel Perugia e nell'Ascoli, raggiungendo la consacrazione nel Milan di Arrigo Sacchi, nelle stagioni tra 1989 e il 1991, durante le quali ha contribuito alla conquista di una coppa dei Campioni, di una Supercoppa italiana, di due Supercoppe europee e due Intercontinentali. Aveva giocato anche con Bologna e Roma e infine in C1 con il Prato. Una volta chiusa la carriera è stato allenatore dei portieri nel Milan e nella Fiorentina per poi entrare stabilmente, dal 2001, nello staff Azzurro. Mercoledì prossimo doveva essere a Coverciano per una riunione con lo staff della Nazionale Under 20. Tra le sue passioni anche la musica: era un apprezzato cantautore, il suo ultimo album, 'Spero che esistano gli angeli', era strato premiato con un diploma ad honorem per i contenuti da Mogol. Lascia la moglie e tre figli, il più piccolo di 8 anni. La più grande è una femmina mentre Edoardo, 22 anni, anche lui anche lui portiere, proprio in questi giorni é rientrato in Fiorentina.

Fonte: ANSA
binariomorto
00lunedì 26 settembre 2011 22:41
Awana muore in un incidente

Il ventunenne centrocampista degli Emirati Arabi Uniti stava rientrando ad Abu Dhabi dopo un allenamento con la nazionale. Il cordoglio di Zenga su Twitter

Theyab Awana il 18 luglio scorso era salito agli onori delle cronache per aver realizzato un rigore di tacco: ieri il ventunenne centrocampista degli Emirati Arabi Uniti è morto in un incidente stradale mentre rientrava ad Abu Dhabi dopo un allenamento con la nazionale. La sua auto si è scontrata con un camion. Il video di Awana era diventato famoso nel mondo grazie all'insolita realizzazione del penalty battuto in un'amichevole contro il Libano, poi vinta 7-2, in cui aveva preso una rincorsa normale e all'ultimo si era girato per colpire di tacco mettendo la palla in rete. L'arbitro lo aveva ammonito per mancanza di fair play e il c.t. degli Emirati Arabi lo aveva subito sostituito, nonostante fosse subentrato da appena 10 minuti a un compagno. In seguito il tecnico aveva definendo "irrispettoso" l'atteggiamento di Awana.

IL CORDOGLIO DI ZENGA — Walter Zenga, allenatore dell'Al Nasr, sul suo profilo Twitter ha rivolto il proprio cordoglio ai familiari del ragazzo. Theyab Awana giocava nel ruolo di centrocampista esterno e militava nel Bani Yas. Nell'incidente è rimasto gravemente ferito anche il fratello del calciatore che si trova attualmente in terapia intensiva.

Gasport

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 27 novembre 2011 15:26
Galles, terribile choc
Il c.t. Speed trovato impiccato

Aveva 42 anni. Da giocatore aveva vinto un titolo col Leeds. Owen vicino di casa: "L'avevo incontrato due giorni fa. Sono sconvolto"


Terribile choc per il calcio britannico. Gary Speed, c.t. del Galles da dicembre 2010, è morto. L'annuncio è stato dato nella mattina di domenica dalla Federazione gallese, che nel comunicato ha chiesto il riserbo per rispetto del dolore della famiglia. Speed aveva 42 anni. Si sospetta, ma la voce non è confermata, che si sia trattato di suicidio. Voce che ha preso consistenza dopo la pubblicazione dell'indiscrezione sul sito del 'The Telegraph', che parla di "Speed trovato impiccato". In 20 anni di carriera Speed aveva vinto il titolo inglese con il Leeds nel 1992, l'ultimo titolo della storia prima della nscita della Premier League, vestendo anche le maglie di Newcastle, Everton, Bolton e Sheffield United per oltre 700 presenze fra Firts Divisione Premier League. Proprio con lo Sheffield Speed aveva iniziato la carriera di allenatore, poco più di un anno fa, prima di diventare a dicembre tecnico del Galles e ricevere dalla Regina Elisabetta l'onorificenza di Membro dell'Impero Britannico. Il corpo senza vita di Speed è stato scoperto nella sua casa di Alford Road, a Huntington, alle 7 del mattino. La polizia sta indagando, ma sembra esclusa la possibilità che si possa trattatre di omicidio. Michael Owen, vicino di casa di Speed, ha twittato: "Non posso crederci, ci siamo incontrati due giorni fa mentre portavamo i figli a scuola. Sono sconvolto".

GALLES IN LUTTO — In Galles in calcio aveva ritrovato l'orgoglio perduto proprio con la guida di Speed: cinque vittorie in dieci incontri, compreso il 4-1 sulla Norvegia di due settimane fa. E un k.o. con l'Inghilterra di Capello che aveva messo in difficoltà il tecnico italiano. Dopo la vittoria sui norvegesi Speed aveva detto: "Abbiamo talento in abbondanza e sono sono fortunato di essere in questa posizione. Stiamo costruendo il nostro futuro. C'è ancora molto da fare ma siamo sulla strada giusta". Riesce difficile da comprendere i motivi del gesto. Il premier gallese Carwyn Jones: "E' una notizia devastante". Con 85 presenze, Speed è tuttora il giocatore più presente in nazionale dopo il portiere Neville Southall. Il suo ex compagno di squadra in nazionale, Robbie Savage: "Il mondo ha perso un grande uomo. Sono devastato. Ho parlato con lui ieri mattina, perché? Abbiamo riso insieme, parlando di calcio e musica. Non capisco". Come tutti.

Gasport

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 4 dicembre 2011 14:28
Brasile in lutto
Socrates non ce l'ha fatta

L'ex capitano della nazionale e giocatore della Fiorentina, è morto nella notte a San Paolo. Aveva accusato un malore dopo una cena


L'ex capitano della nazionale brasiliana Socrates è morto questa mattina, in seguito all'aggravarsi dell'infezione intestinale che lo aveva colpito nella giornata di ieri. Lo riferisce il quotidiano brasiliano A Folha. Socrates aveva 57 anni. Ricoverato nell'unità di terapia intensiva dell'ospedale Albert Einstein'di San Paolo, come spiegato dalla moglie aveva accusato un malore dopo una cena, ed era tenuto in vita da un respiratore artificiale. Il decesso, recita il comunicato dello staff medico dell'ospedale, è avvenuto questa mattina alle 4.30 ore brasiliana, a causa di shock settico. Negli ultimi mesi l'ex giocatore, capitano della nazionale del Brasile nel 1982 e nel 1986, in seguito commentatore sportivo per la televisione brasiliana, era stato ricoverato più volte. L'ultima a settembre, per un'emorragia intestinale, causata dall'abuso di alcol.


STELLA DEL CORINTHIANS — Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, meglio noto come Socrates, era nato a Belem il 19 febbraio 1954. Laureato in medicina senza però mai esercitare la professione, era chiamato anche il dottore. Era un centrocampista elegante, abile in fase offensiva e ottimo realizzatore. La sua carriera partì dal Botafogo di Ribeirao Preto nel 1974. Dal 1978 al 1984 l'avvenura al Corinthians, di cui fu capitano. Intellettuale e colto, da ricordare che proprio n questa veste si rese protagonista di un caso di autogestione dei calciatori, più noto come "democrazia corinthiana". Il risultato? I giocatori rifiutarono l'autorità dell'allenatore e preferirono, per tre anni, allenarsi da soli.


TRISTE PARENTESI VIOLA — Dopo il Mondiale del 1982, storicamente noto per l'eliminazione di un fantastico Brasile contro l'Italia di Bearzot per 3-2 (dove con la fascia di capitano segnò anche un gol), divenne famoso anche in Europa e nel 1984-85 la Fiorentina lo portò in Italia. Firmò 25 presenze e 6 reti, ma non riuscì a entrare negli schemi della squadra viola e dopo una sola stagione tornò in Brasile. Socrates giocò prima al Flamengo e poi al Santos, dove chiuse la carriera nel 1988. Ma non appese del tutto le scarpe al chiodo: nel 2004 tuttavia tornò in campo con il Garforth Town, squadra dilettantistica inglese, di cui fu anche allenatore.

FIORENTINA COL LUTTO AL BRACCIO — La Fiorentina, oggi in campo contro la Roma al Franchi, giocherà con il lutto al braccio per la morte del campione brasiliano. La società ricorderà Socrates anche attraverso lo speaker ufficiale dello stadio prima dell'inizio della partita, mentre sul maxishermo scorreranno le immagini di Socrates nella sua stagione viola: quella dell'84-'85.

Gasport

Fonte: gazzetta
binariomorto
00giovedì 2 febbraio 2012 00:25
Egitto, incidenti tra tifosi: 73 morti
Follia al termine di una partita

E' gravissimo il bilancio degli scontri scoppiati a Port Said dopo il match tra Al-Masry e Al-Ahly. Il Ministero della Salute ha riferito che ci sarebbero anche circa 200 feriti. Arrestate 47 persone

Sarebbero almeno 73 i morti e circa 200 i feriti in seguito agli scontri avvenuti dopo una partita di calcio in Egitto. Lo ha rivelato il Ministero della Salute egiziano. Gli incidenti sono scoppiati al fischio finale del match Al Masry-Al-Ahly, a Port Said. I violenti scontri sarebbero legati a motivi calcistici e non a ragioni di altro genere e sono esplosi dopo un'invasione di campo di alcuni facinorosi. Le forse dell'ordine nordafricane hanno già fermato 47 persone coinvolte nella gigantesca "mattanza".


FEROCE INVASIONE — Il dramma si è consumato alla fine dell'incontro: i tifosi dell’Al-Masry, che ha vinto il match per 3-1, hanno invaso il campo per cercare lo scontro con gli ultras avversari, acerrimi rivali da sempre. I funzionari di pubblica sicurezza, secondo un cronista egiziano in numero troppo esiguo, sono stati presi in mezzo e bersagliati con lancio di bottiglie e pietre, mentre le vittime sarebbero decedute, per la maggior parte, per soffocamento o ferite alla testa. Supporter e giocatori dell’Al-Ahly hanno poi cercato rifugio negli spogliatoi per scampare alla furia degli ultras locali.


CAMPIONATO STOP — La Federazione calcistica egiziana ha immediatamente sospeso a tempo indeterminato tutte le partite della Premier League, la Serie A egiziana. La televisione di Stato ha annunciato una riunione straordinaria per affrontare il problema della violenza. Nel corso degli scontri, secondo Al Jazeera, sarebbero rimasti feriti anche tre giocatori dell'Al-Ahly. Da qui anche la decisione di inviare almeno due elicotteri per evacuare giocatori e tifosi ospiti dallo stadio di Port Said. Decisione presa, secondo le fonti, dal capo del Consiglio militare attualmente alla guida dell'Egitto post-Mubarak, maresciallo Mohamed Hussein Tantawi. Gli elicotteri porteranno anche i feriti negli ospedali militari.

CHIUSI NEGLI SPOGLIATOI — "Tutti noi siamo stati brutalmente aggrediti", ha raccontato Ahmedi Fathi, laterale dell'Al Alhi. "Non c'era nessuno a proteggerci - il racconto del compagno di squadra, Mohamed Barakat - La nostra colpa è stata quella di giocare. Le autorità temevano di cancellare il campionato perché pensano solo ai soldi, non si curano della vita delle persone". Choccante il racconto dell'allenatore, il portoghese Manuel Josè: "Mi hanno preso a calci e pugni e poi sono finito in una stanza. So che alcuni dei nostri tifosi sono entrati negli spogliatoi e che i miei giocatori stanno bene, io non sono riuscito a raggiungerli".


GUERRA PIANIFICATA — Del resto che fosse una partita a rischio lo ricorda anche il sito del quotidiano 'Egypt indipendent' online: "Le due squadre di calcio egiziane El Masry e Al Ahly hanno una lunga storia di ostilità alle spalle, sfociata spesso in scontri violenti fra opposte tifoserie. Ed è successo anche in tempi recenti". Commentando quanto accaduto allo stadio, il medico della squadra dell'Al Ahly, Ehab Ali, ha parlato di "una guerra pianificata" e ha chiesto l'apertura di un'inchiesta. The Egyptian Gazette online, invece, citando fonti di polizia anonime nell'obitorio dell'ospedale di Port Said, ha aggiunto che "molte delle vittime sono uomini delle forze dell'ordine".

LO CHOC DI BLATTER — In tarda serata arriva poi il messaggio di condanna e cordoglio del presidente della Fifa Joseph Blatter: "Sono choccato e rattristato nell'apprendere la notizia della tragedia del calcio egiziano. Questo è un giorno nero per il nostro sport, si è creata una situazione inimmaginabile e che non deve più accadere. Il mio pensiero va alle famiglie di coloro che stasera hanno perso la vita".

gasport

Fonte: gazzetta
binariomorto
00venerdì 30 marzo 2012 23:39
Morto Francesco Mancini
Il portiere del Foggia di Zeman

L'ex portiere del Foggia allenato dal tecnico boemo è stato trovato senza vita in casa, verosimilmente per un malore. Aveva 43 anni. Era allenatore dei portieri del Pescara nello staff dello stesso Zeman


Lo ha trovato senza vita, nel suo appartamento di via Gobetti, nel centro di Pescara, la moglie. Francesco Mancini, 43 anni, fedele preparatore dei portieri delle squadre di Zdenek Zeman ed ex numero uno del Foggia dei miracoli, si è spento questo pomeriggio, per cause ancora da stabilire.

INFARTO — Probabilmente è stato un infarto a spezzare la sua esistenza, la sua vita dedicata al calcio. E pensare che solo ieri mattina, Mancini come ogni giorno aveva lavorato al Poggio degli ulivi, il centro sportivo quartier generale della formazione abruzzese, per la seduta di rifinitura in vista della sfida casalinga contro il Bari, una delle sue ex squadre (dal '97 al 2000).

ESANIME — Nulla lasciava presagire una tragedia simile. Quando la moglie lo ha visto esanime a terra ha immediatamente avvisato il 118, arrivato con due ambulanze, e il medico sociale del Pescara, Ernesto Sabatini, che ha avvertito il boemo e tutto lo staff. Per i sanitari, purtroppo, non c'è stato altro da fare che accertare il decesso, avvenuto quasi sicuramente qualche ora prima del ritrovamento (poco prima delle 18). Il primo ad arrivare a casa di Mancini è stato il vice di Zeman, Cangelosi, affranto dalla notizia. La squadra era in ritiro in un vicino albergo, e ha ricevuto la tremenda notizia dal tecnico. I portieri Anania, Ragni e Cattenari erano legatissimi a Mancini. Domani il Pescara giocherà con il lutto al braccio.

IL RICORDO — "Siamo sconvolti - ha detto il presidente del Pescara Daniele Sebastiani -. Quando ho saputo la notizia, non volevo crederci. Pescara perde un ragazzo eccezionale e un professionista serio. Francesco era una persona dall'umanità incredibile. Aveva giocato ad alti livelli, ma fuori dal campo era una persona semplice ed umile. Un ragazzo da dieci e lode. Ci mancherà da matti".

BARI — Intanto il Bari, avversario del Pescara nella 33ª giornata di Serie B, si è detto per bocca del suo d.g. Claudio Garzelli disponibile a rinviare la partita in segno di lutto, anche perché Mancini con i pugliesi aveva giocato, e tanto: "Franco Mancini è stata una bandiera del Bari, a cui tutti noi, società e tifosi eravamo legati - racconta Garzelli -. Come società comprendiamo lo stato d'animo del Pescara dopo questa tragedia e per questo siamo disponibili ad ogni soluzione. Ci rimettiamo alle scelte della Lega". La Lega di B ha però fatto sapere che il Pescara non ha mai chiesto il rinvio della partita. Domani le due squadre scenderanno in campo con il lutto al braccio e osserveranno un minuto di raccoglimento prima del fischio d'inizio.

FOGGIA — Per Mancini spende belle parole anche Pasquale Casillo, presidente del Foggia sia oggi che ai tempi in cui Mancini giocava in porta: "Farò giocare la squadra a Taranto con il lutto al braccio - dice Casillo -. Sono rimasto sconvolto dalla notizia. Era un bravo ragazzo, mi telefonava sempre per farmi gli auguri per le feste".

Orlando D'Angelo

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 1 aprile 2012 20:14
E' morto Giorgio Chinaglia
Tricolore con la Lazio nel '74

L'ex cannoniere biancoceleste e della Nazionale è morto nella sua casa in Florida dove era rientrato da una clinica dopo un infarto. Vita complicata in campo e fuori: da 5 anni all'estero con due mandati d'arresto per lui per il coinvolgimento nel tentativo illegale di scalata alla Lazio di Lotito


E' morto Giorgio Chinaglia. L'ex attaccante di Lazio e Nazionale, 65 anni compiuti a gennaio, aveva avuto un infarto una decina di giorni fa ed era stato ricoverato in un ospedale di Naples in Florida dove ormai viveva stabilmente da un paio d’anni. Era stato operato e l’intervento con cui gli erano stati inseriti quattro stunt era andato bene. “Niente poteva far prevedere questa tragica fatalità”, racconta Charlie Stillitano, con cui Chinaglia da anni conduceva un programma radio. E aggiunge: “Lui è intervenuto per telefono anche mercoledì, giovedì e venerdì. E con Giorgio ho parlato anche ieri sera: abbiamo discusso delle partite della Juve e dell’Inter. Incredibile che oggi non ci sia più”. Chinaglia era stato rimandato a casa già da qualche giorno e proprio questa domenica aveva fatto un test per il diabete prima di sentirsi male verso le nove del mattino, quando lo ha trovato il figlio Anthony. Centravanti della Lazio degli anni '70, cannoniere di primissimo piano, Chinaglia andò con la Nazionale di Valcareggi al Mondiale '74, con un "vaffa" al c.t. dopo una sostituzione che gli costò un mare di polemiche, ma anche bandiera della Lazio di Maestrelli che conquistò con lui goleador il primo scudetto della propria storia nel 1974. Fu di Chinaglia, leader di un gruppo di uomini fuori dal comune, il gol della vittoria sul Foggia che consegnò il tricolore.

TANTA LAZIO — Alcuni suoi gesti da calciatore laziale hanno fatto storia, come quello della corsa col dito indice alzato sotto la Curva Sud dopo un gol alla Roma. Sbarcò nella capitale nel 1969, a 22 anni, arrivando dall'Internapoli. In brevissimo tempo conquistò a suon di gol i tifosi biancocelesti, spesso dopo sgroppate terribili e tiri di potenza che bucavano la rete: 12 gol nel primo anno laziale, 9 nel secondo, quando la Lazio retrocesse in B. Ma poi con Maestrelli allenatore il boom: prima capocannoniere in B nel 1972 con 21 gol, conquistando la Nazionale senza giocare in A, poi tre stagioni ai vertici della A, con Wilson, Re Cecconi, D'Amico, Frustalupi, Garlaschelli. E lo scudetto nel 1974 con 24 gol di "Long John", come i tifosi laziali chiamavo Chinaglia, cresciuto in Inghilterra con la famiglia, dove si era trasferito da bambino e dove aveva iniziato a giocare con lo Swansea. In Nazionale per lui 14 partite e 4 gol, prima del polemico addio all'Italia per andare a giocare in Usa nei Cosmos, lasciando la sua squadra in difficoltà. Quindi il rientro da salvatore della sua Lazio nel 1983 come presidente. Un'avventura terminata con una disastrosa retrocessione in B due anni dopo. Poi solo l'oblio in Usa, con il coinvolgimento nel 2006 nello scandalo legato alla scalata illegale alla Lazio di Lotito, avventura chiusa con due mandati d'arresto e di conseguenza il mancato ritorno in Italia e la residenza in Florida. Dove è morto.

AMBASCIATORE IN USA — L'esperienza in Usa di Chinaglia ha un valore storico importantissimo: eravamo nel 1976, in Usa il calcio era appena un'attività semisconosciuta, Chinaglia da capitano laziale mollò tutto e partì per New York e giocare nei Cosmos, convinto dalla moglie americana Connie Eruzione. In quella squadra Chinaglia giocava accanto a Pelé, Beckenbauer, Carlos Alberto e, per due partite, Cruyff. Una squadra delle meraviglie che ebbe in Chinaglia il goleador: miglior marcatore della storia della North American Soccer League: in sette anni segnò 193 gol in 213 partite, miglior marcatore della Nasl per 5 volte, tra il 1976 e il 1982. Vinse quattro Soccer Bowl: nel 1977, 1978, 1980 e 1982. Con il record di sette gol in una partita contro i Tulsa Roughnecks. Nel gennaio 2011 Chinaglia era stato nominato ambasciatore insieme a Carlos Alberto dei New York Cosmos, sua ex squadra con cui aveva vinto quattro titoli in Usa, con l'obiettivo di rilanciare la societá insieme al presidente Pelè e al direttore tecnico Eric Cantona.


I GUAI GIUDIZIARI — Per Chinaglia gli ultimi anni sono stati complicati per i guai giudiziari: nel 2006 era stato iscritto nel registro degli indagati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, con l'accusa di riciclaggio, ma su di lui aveva messo gli occhi anche il nucleo valutario della Guardia di Finanza, che aveva ha richiesto un'ordinanza di custodia cautelare ai danni di Chinaglia per estorsione ed aggiotaggio, nell'ambito dell'inchiesta della procura della Repubblica di Roma sulle irregolaritá nella scalata alla Lazio di Lotito. A suo carico era pendente un mandato d'arresto europeo ed era ancora latitante per la giustizia italiana. Nel luglio 2008 è stato colpito anche da un mandato di arresto per riciclaggio.

al nostro corrispondente
Massimo Lopes Pegna


Fonte: gazzetta
neve67
00martedì 10 aprile 2012 14:51
non avevo sentito di questa perdita sportiva
binariomorto
00sabato 14 aprile 2012 23:27
Choc in campo a Pescara, Morosini crolla e muore

Si indaga su auto polizia municipale che avrebbe bloccato ambulanza fuori stadio


Fermi. Non si gioca. Con che coraggio giochiamo? Dentro quel cuore che si è fermato all'improvviso in mezzo al prato di Pescara c'é l'anima sgomenta del calcio che scopre di essere impotente e fragile davanti alle tragedie. Si ferma il cuore di Mario Morosini, muore un ragazzo di 25 anni dalla vita familiare non fortunata e il pallone decide di dire basta. Niente campionato, niente calcio, con che coraggio si può giocare: da Milano - dove persino si rientra negli spogliatoi - a Udine, da Bergamo a Bologna, stavolta tutti fermi, la tragedia che si è abbattuta sul centrocampista del Livorno è una mazzata forte e riguarda tutti.

Allo stadio Adriatico se ne sono accorti subito che qualcosa di grave era successo: alla mezzora, con la sua squadra avanti di due gol sui padroni di casa, Morosini ha barcollato, tentennato, poi è caduto a faccia in giù, davanti alla curva dei tifosi biancazzurri. Dalla panchina del Pescara massaggiatore e medico, che erano i più vicini, sono schizzati in campo senza neanche attendere l'arbitro: massaggio cardiaco, respirazione artificiale, qualche segnale di ripresa, poi nulla. Inutile la presenza di due defibrillatori, inutile la corsa disperata dell'ambulanza verso il pronto soccorso dell'ospedale di Pescara, ambulanza bloccata per non più di un minuto da una macchina dei vigili urbani in evidente divieto di sosta.

Disperazione dei 22 giocatori in campo, pianti, singhiozzi: persino Verratti del Pescara che corre a prendere una barella. Per un'ora e mezza i medici in ospedale hanno poi provato a rianimare Morosini: tutto inutile, persino un pacemaker via endovena non è servito a far ripartire quel cuore. Fuori all'ospedale una folla di tifosi del Pescara, muta e attonita, partecipe. Livorno o un'altra squadra, quando succede una tragedia simile, non c'é maglietta che divida, specie a Pescara, dove i nervi sono ancora scoperti.

Qualche settimana fa, infatti, il Pescara a sua volta era stato colpito da una tragedia simile: un arresto cardiaco aveva portato via a 43 anni l'amico di sempre di Zdeneck Zeman, Franco Mancini, il suo preparatore dei portieri nonché protagonista con lui nella cavalcata nel Foggia di Casillo. Già: Zeman dov'era? Non lo cercate, ha chiesto il presidente del Pescara Daniele Sebastiani. E' distrutto, è una mazzata terribile per lui, l'ennesima tragedia.

Ora il calcio si ferma: chi ha conosciuto Morosini ne parla con affetto e stima, messaggi di cordoglio da società e leghe, "aveva talento", ha detto Bortolo Mutti, bergamasco come lui. Intanto riparte la discussione sui controlli medici, sulla celerità dei soccorsi, mentre proprio per vederci chiaro il pm della Procura pescarese Valentina D'Agostino ha disposto l'autopsia, già affidata all'anatomopatologo di Pescara Cristian D'Ovidio. Potrà essere effettuata trascorse le 24 ore dall'accertamento della morte, quindi non prima di domani pomeriggio o lunedì mattina. Solo dopo sarà possibile dare il nullaosta per i funerali.

Fonte: ANSA
binariomorto
00sabato 14 aprile 2012 23:34
Choc in campo, muore Morosini
La Federcalcio sospende i campionati

L'ex azzurro dell'under 21 ha avuto un malore durante l'incontro Pescara-Livorno. Inutile la rianimazione

PESCARA – La tragedia si è consumata al 31’ del primo tempo durante un’azione offensiva del Pescara: la corsa lontano dal pallone, le mani al petto. Poi, improvviso, il crollo a terra sul vertice della propria area. Non era un banale incidente di gioco. Piermario Morosini, 25 anni, centrocampista del Livorno, è morto un’ora dopo al pronto soccorso dell’ospedale di Pescara, dopo sessanta minuti di speranze, preghiere, lacrime. Nonostante il massaggio cardiaco praticato subito in campo e poi l'intervento dei medici in ospedale.

PRIMI SOCCORSI - Nel momento in cui il giocatore si è accasciato sul terreno, in avanti, faccia a terra, apparentemente in preda a convulsioni, giocatori e spettatori hanno subito capito la gravità della situazione. Il primo ad accorgersi della situazione è stato il calciatore del Livorno Pasquale Schiattarella. L’arbitro ha fermato il gioco e i medici del Livorno, Manlio Porcellini e del Pescara, Leonardo Paloscia, hanno praticato le prime tecniche di rianimazione. Nel vedere la scena, una tifosa, sugli spalti, ha accusato un malore ed è stata trasportata all’ospedale.

AMBULANZA BLOCCATA - Dopo aver tentato di far rialzare Piermario, Schiattarella in lacrime ha urlato alla panchina di chiamare l’ambulanza. Che è arrivata cinque minuti più tardi perché pare abbia trovato ostruito l’ingresso al campo da un’auto. Sono dovuti intervenire carabinieri e vigili del fuoco che hanno spostato a mano la macchina, ma si è perso tempo prezioso. Trasportato all’ospedale di Pescara, Piermario Morosini è stato sedato e i medici gli hanno applicato un pacemaker provvisorio. Aveva una grave fibrillazione ventricolare, cioè in uno stato di anomalia degli impulsi elettrici cardiaci, ma sembrava che la fibra forte del calciatore potesse prevalere. E invece non ce l'ha fatta.

I TENTATIVI DI RIANIMARLO - A stroncarlo un arresto cardiaco o forse una crisi neurologica. I medici hanno cercato di strapparlo alla morte praticando al giocatore tutte le possibili tecniche di rianimazione. Non c’è stato nulla da fare. «Morosini era in arresto cardiaco e respiratorio, abbiamo praticato il massaggio cardiaco per oltre un'ora prima solo manualmente e poi con diversi strumenti, ma non c'è stato nulla da fare – ha spiegato visibilmente commosso il dottor Leonardo Paloscia, medico sociale del Pescara e responsabile del reparto di Unità coronarica dell’ospedale abruzzese - Non si può dire se la causa sia cerebrale o cardiaca. Solo una eventuale autopsia potrà dirci perché è morto Piermario». Pochi minuti dopo le 17 è stato il medico sociale del Livorno, Manlio Porcellini, a dare la notizia ai giocatori e ai dirigenti che nella sala di aspetto del pronto soccorso hanno sperato sino alla fine. Lacrime, urla, scene di disperazione, come si erano viste un’ora prima anche allo stadio. Anche i giocatori del Pescara e i dirigenti, in lacrime, hanno manifestato tutta la loro disperazione.

IL CALCIO SI FERMA -In segno di lutto la Federcalcio ha deciso di fermare tutte le partite del campionato a partire da Milan-Genoa prevista al Meazza per le 18. Il turno sarà recuperato il 25 aprile. «Era un ragazzo bravo e sfortunato - ha detto l'amministratore delegato del Pescara Danilo Iannascoli - aveva perso i genitori e un fratello e ha dovuto sempre combattere». Interviene anche il ministro dello sport Piero Gnudi: «Quest'anno questa non è la prima tragedia: forse bisogna interrogarsi se i controlli medici devono essere più approfonditi e forse anche più intensificati. Non è possibile che un ragazzo di 25 anni muoia giocando al calcio» ha commentato ai microfoni di Radiouno. Per il ministro, l'idea di dotare tutti i campi di un defibrillatore «è da valutare assolutamente in senso positivo, vedrò con il Coni che cosa si può fare anche perchè non è un problema solo del calcio, ma di tanti altri sport». Ma proprio questa «trasversalità mi fa venire il dubbio che forse i controlli medici non sono sufficientemente approfonditi e devono essere anche frequenti e sempre più accurati».

Marco Gasperetti

Fonte: CorrieredellaSera
binariomorto
00venerdì 13 luglio 2012 13:41
Morto Alfredo Provenzali
anima di "Tutto il calcio..."

Malato da qualche mese, oggi avrebbe compiuto 78 anni. Inconfondibili la sua voce e le sue radiocronache di nuoto e ciclismo, prima di prendere il timone della trasmissione radiofonica più famosa

E' scomparso nella notte a Genova Alfredo Provenzali, voce storica dello sport alla radio. Il giornalista Rai, che oggi avrebbe compiuto 78 anni, era malato da qualche mese. La sua passione per il lavoro lo hanno accompagnato fino agli ultimi istanti. A dare la notizia, questa mattina, il Gr1 mandando in onda la sigla di "Tutto il calcio minuto per minuto". Poche settimane fa Provenzali era stato premiato con il prestigioso premio Agnes ma non si era potuto recare a Capri per ritirare il riconoscimento proprio causa di problemi di salute.

VOCE UNICA — Stamani, nel radiogiornale delle 7.30, lo ha ricordato il collega Riccardo Cucchi: "E' un momento davvero triste per noi, Provenzali ha rappresentato un pezzo di storia della radio, ha fatto parte del gruppo delle grandi voci degli Anni 60 che hanno dato vita a quella straordinaria trasmissione che è "Tutto il calcio minuto per minuto". La sua voce calda, rassicurante ha raccontato Olimpiadi e Mondiali attraversando i momenti più importanti dello sport, anche per questo lo abbiamo voluto con noi fino a poche settimane fa, nella squadra di Radio 1, come conduttore della trasmissione più importante, appunto "Tutto il calcio minuto per minuto". E' stato il terzo conduttore dopo Roberto Bortoluzzi e Massimo De Luca negli oltre cinquant'anni di storia della trasmissione. Indimenticabili sono sicuramente le sue radiocronache di nuoto e di ciclismo, un maestro di giornalismo, un cronista, un uomo di rara eleganza, un gentiluomo di altri tempi".

Gasport

Fonte: gazzetta
binariomorto
00mercoledì 1 agosto 2012 23:56
E' morto Aldo Maldera
Addio al terzino goleador

Scompare all'età di 58 anni. Col Milan segnò 9 reti nella stagione '78-'79 quella della Stella, poi altro scudetto nell'83 con la Roma


È scomparso all'età di 58 anni Aldo Maldera, ex giocatore di Milan, Roma e Fiorentina. L'ex terzino sinistro, 10 presenze in Nazionale, ha vinto in carriera due scudetti, con il Milan nel 1978-'79 e con la Roma nel 1982-'83. Per lo scudetto della Stella mise a segno 9 reti in 30 presenze che gli valsero il titolo di vicecapocannoniere dei rossoneri, dietro a Bigon che ne segnò 12. Nel suo palmares anche due Coppe Italia. Ultimo di tre fratelli, tanto da essere conosciuto come Maldera III, da anni viveva a Fregene, sul litorale laziale, insieme con la moglie e tre figlie. Fu convocato anche per i Mondiali di Argentina '78, dove giocò soltanto la finale per il terzo posto. Dopo aver lasciato il calcio giocato, Maldera è stato nel 2009 direttore tecnico dei greci del Panionios, prima di tornare l'anno successivo in Italia dove ha ricoperto lo stesso incarico nell'Aranova, squadra laziale di seconda categoria.

IL CORDOGLIO — Sul sito ufficiale rossonero il racconto della carriera e il dolore per la perdita: " Più di duecento partite nel Milan, lo Scudetto della Stella con 9 gol segnati, una Coppa Italia con gol nella finale contro l'Inter. Tutto questo è stato Aldo Maldera, il nostro grande e indimenticabile Aldone. Buon viaggio grande terzino, tutto il tuo Milan ti ricorderà sempre. Tutto il Milan, tutta la famiglia rossonera, via Turati e Milanello inviano il loro abbraccio negli Stati Uniti ad Andrea Maldera, figlio di Gino e nipote di Aldo, attuale assistente tecnico rossonero. Con loro, tutti i milanisti vivono con commozione e con gli occhi umidi la notizia della scomparsa di Aldo Maldera, una Stella rossonera". Anche la Roma ricorda Maldera sul proprio sito web, definendolo "indimenticato terzino del secondo scudetto giallorosso e uomo di sport amato e stimato. Tutta l'AS Roma lo piange e lo ricorda, partecipando commossa al dolore della famiglia". "La notizia ci lascia sconvolti - commenta il dg giallorosso, Franco Baldini -, solo poche settimane fa ci eravamo visti a Trigoria ipotizzando iniziative da prendere insieme per il prossimo futuro, futuro che crudelmente gli è stato negato. Vada alla famiglia il nostro più sentito cordoglio e il nostro abbraccio". Senza parole l'ex compagno della Roma Bruno Conti: "Non mi sento di parlare, non riesco ancora a fare dichiarazioni e commenti. Sono stato in contatto fino all'ultimo con la famiglia e preferisco aspettare prima di dire qualcosa". Anche Francesco Totti si affida al proprio sito ufficiale: "Questo primo giorno di agosto ci ha portato una notizia davvero brutta: oggi è venuto a mancare Aldo Maldera. Chi ama il calcio lo conosce bene. È stato un fortissimo uomo di fascia, dotato di corsa, resistenza ma anche di una botta impressionante, potente e precisa. Era uno dei grandi giallorossi che hanno vinto lo Scudetto nella stagione 82-83 e anche per questo è rimasto nel cuore di tutti a Roma. Ma era soprattutto una gran persona, forte e paziente allo stesso tempo: io lo ricordo perfettamente perchè è stato il mio allenatore nelle giovanili. Mi stringo ai suoi cari con tutto l'affetto che posso. Ciao Aldo".

Gasport

Fonte: gazzetta
binariomorto
00venerdì 12 ottobre 2012 13:58
E' morto Helmut Haller
Stella di Bologna e Juve

Segnò nella finale Mondiale del 1966. Era in panchina in Italia-Germania 4-3. Aveva 73 anni ed è stata una delle più grandi ali degli anni Sessanta. Oltre alla Germania è stato protagonista del più grande Bologna (uno scudetto) e vincendo due titoli con i bianconeri


Un lutto grande nel mondo del calcio. E' morto ad Augsburg, a 73 anni, Helmut Haller. La notizia è arrivata e subito rilanciata sul suo sito dal Bologna calcio. Non è un caso: Haller è stata una delle più grandi ali degli anni Sessanta e una bandiera del Bologna. Una bandiera grande, bella, di quelle che lasciano il segno per sempre. Era in panchina in Italia-Germania Ovest 4-3 il 17 giugno 1970, dopo essere stato protagonista coi tedeschi al Mondiale 1966 segnando il primo gol della finale con l'Inghilterra, poi finita 4-2 per i padroni di casa ai supplementari. Fu una delle stelle del Bologna più bello di sempre, allenato da Fulvio Bernardini, vincendo in rossoblù nel 1964 uno dei suoi tre scudetti. Gli altri titoli Haller li vinse con la maglia della Juventus, nel 1971-72 e nel 1972-73. Col Bologna ha giocato 180 partite segnando 48 gol in serie A dal 1962 al 1968. Si trasferì alla Juventus dove giocò per altre cinque stagioni. Nel 1973, dopo il secondo scudetto in bianconero, tornò in Germania, da dove era arrivato a Bologna dall'Augsburg nel 1962. Con la nazionale della Germania Ovest collezionò 33 presenze prendendo parte ai Mondiali di Cile 1962, Inghilterra 1966 e Messico 1970.


MALATO DA ANNI — "E' morto serenamente circondato dall'affetto della sua famiglia" ha detto il suo buon amico Josef Fuchs. Haller era malato da anni, ma nell'ultimo periodo le sue condizioni si erano aggravate. Haller fece il suo debutto internazionale a soli 19 anni, nel 1958.

Gasport

Fonte: gazzetta
binariomorto
00martedì 4 dicembre 2012 00:04
Olanda sotto choc guardalinee ucciso da calciatori adolescenti
Lo sventurato aggredito dopo la partita e' clinicamente morto


Olanda sotto choc per la morte di un guardalinee aggredito dopo lo svolgimento di una partita di calcio amichevole tra due squadre giovanili. L'uomo di 41 anni è stato dichiarato oggi dalla polizia clinicamente morto e tre giovani giocatori di età compresa tra i 15 e i 16 anni, ritenuti responsabili dell'aggressione, sono stati arrestati. I fatti si sono svolti domenica scorsa, quando una squadra giovanile di Amsterdam, la Nieuw Sloten, si è recata in trasferta per giocare un'amichevole contro la Buitenboys.

Al termine dell'incontro il guardalinee è stato colpito ripetutamente al volto da tre giocatori della squadra di Amsterdam mentre era già a terra e dopo qualche ora è stato ricoverato in ospedale perché colpito da malore. Il ministro per lo sport, Edith Schippers, ha definito "assolutamente orribile" quanto accaduto. Ed ha assicurato che "la federazione olandese di calcio e la giustizia reagiranno in maniera molto dura contro questo genere di azioni".

Fonte: ANSA
binariomorto
00sabato 23 febbraio 2013 14:38
Napoli, morto Jeppson "mister 105 milioni"



ROMA - È morto a Roma all'età di 87 anni a causa di una serie di complicazioni cardiache il campione svedese del Napoli Hasse Jeppson. A darne notizia è il Djurgardens, il club dove l'ex attaccante svedese si è consacrato, tra il 1948 e il 1951.

Fece scalpore, infatti, il suo acquisto da parte della società azzurra che lo pagò 105 milioni di lire versati in parte all'Atalanta e in parte (circa 30 milioni) a lui. La gente, stupita dalla cifra,gridò «è caduto 'o Banc' e Napoli», dopo uno scontro con un avversario. Fu il primo "caso" di mercato per l'enorme cifra che venne pagata nel '52 per volere dell'allora presidente, il Comandante Achille Lauro.

Restò a Napoli per quattro stagioni (segnò 52 reti), in cui giocò al fianco di campioni come Pesaola, Vinicio e Amadei. Ha partecipato ai mondiali del '50 in Brasile, dove la Svezia si è classificata terza: lui segnò due gol proprio nella partita Svezia-Italia, finita 3-2.

Fonte: IlMattino
binariomorto
00giovedì 2 maggio 2013 21:43
Trovato morto Turina dell'Aik Solna.
Portiere croato, aveva 32 anni

Il cadavere del giocatore è stato rinvenuto nel suo appartamento a nord di Stoccolma, le cause sono da chiarire ma si parla di infarto. Lascia la moglie e due figlie di un anno

Shock nel mondo del calcio svedese: Ivan Turina, portiere dell'Aik Solna (club inserito nel girone del Napoli in questa edizione dell'Europa League) è stato trovato morto nella sua abitazione nella parte nord di Stoccolma. Ancora ignote le cause del decesso, apparentemente è avvenuto per un infarto, nel sonno.


A STOCCOLMA DAL 2010 — Patrik Nuss, portavoce della polizia, ha ufficializzato la notizia: "Posso confermare che Turina è morto, ma al momento non ci sono indizi che facciano sospettare che si tratti di un crimine". Ivan Turina aveva 32 anni, lascia la moglie e due figlie di un anno. Aveva firmato per l'Aik Solna nel 2010, disputando 89 partite col club della capitale svedese. Era titolare: la settimana scorsa era stato sostituito per un problema muscolare.

Gasport

Fonte: gazzetta
binariomorto
00martedì 7 maggio 2013 22:56
Morto Ferruccio Mazzola, il ‘terzo incomodo’ che decise di non allinearsi

Figlio del mitico Valentino e fratello di Sandro, è passato alla storia del calcio non per le sue imprese sul campo, ma per le denunce contro la Grande Inter e il presunto doping di squadra da parte di Helenio Herera. Per questo è stato abbandonato da colleghi e parenti


E’ morto a 68 anni Ferruccio Mazzola, il ‘terzo incomodo’, dal titolo del suo celebre libro autobiografico. Figlio dell’immenso Valentino, simbolo del Grande Torino scomparso nella tragedia di Superga, e fratello minore del più noto Sandro, campione con l’Inter e con la Nazionale, Feruccio ha vissuto anche lui nel e per il mondo del calcio. La sua fama però non è dovuta alla discreta carriera da calciatore tra Venezia, Inter, Lecco, Lazio e Fiorentina (con cui vinse lo scudetto all’epoca di Maestrelli), né alla successiva carriera di allenatore, per lo più in Serie C. Bensì alla sua decisione di non allinearsi. Da qui la definizione di ‘terzo incomodo‘. A fronte di cotanti famigliari, che della storia del calcio hanno scritto alcune delle pagine più luminose, lui decise di raccontarne gli angoli più bui.

Una specie di Carlo Petrini in tono minore, visto che il suo libro non ebbe la medesima risonanza di quelli scritti per la Kaos Edizioni dall’attaccante protagonista del Calcioscommesse del 1980. Mazzola pubblicò nel 2004 per Bradipo Libri ‘Il Terzo Incomodo’, in cui denunciava le pratiche dopanti nel calcio fin dagli anni Sessanta. Il suo j’accuse non solo rimase inascoltato, ma gli valse l’emarginazione e l’ostracismo da parte del mondo del calcio. E del fratello Sandro. Obiettivo delle denunce fu soprattutto la Grande Inter di Helenio Herrera, nella quale Ferruccio giocò una sola partita, ma di cui il fratello Sandro fu uno dei protagonisti. Le critiche più forti nei confronti del tecnico spagnolo: accusato di dopare consapevolmente i propri giocatori.

Ferruccio Mazzola fece gli esempi circostanziati delle morti premature di Armando Picchi (36 anni, tumore), Carlo Tagnin (67, osteosarcoma), Mauro Bicicli (66, tumore al fegato), Ferdinando Minussi (61, epatite C), tutti giocatori di quella squadra. Per questo fu ‘scomunicato’ dal mondo del calcio. Sia il fratello Sandro che l’amico Facchetti, entrambi dirigenti dell’Inter, ruppero con lui ogni rapporto e la società nerazzurra lo querelò per diffamazione, chiedendo 3 milioni di euro per danni morali e patrimoniali. Ma il giudice respinse la richiesta dell’Inter e la condannò al pagamento delle spese processuali. Nel frattempo si erano spenti anche Giuseppe Longoni (64 anni, vascolopatia) ed Enea Masiero (75, tumore) tutti passati dalla Grande Inter, e tutti deceduti prematuramente. Come lo stesso Facchetti scomparso per un tumore nel 2006 a soli 64 anni.

Non solo Grande Inter però. Oltre ai nerazzurri Mazzola denunciò l’uso di doping anche nella Roma, nella Lazio e nella Fiorentina, ma nessuna procura della Repubblica ha inteso aprire fascicoli per indagare su queste morti. Lo ha fatto solo la Procura di Firenze nel 2005, dopo le denunce della vedova di Beatrice (deceduto di leucemia a 39 anni nel 1987), per indagare sul sistema doping alla Fiorentina negli stessi anni. Dato che anche qui la lista di ex calciatori scomparsi prematuramente o gravemente ammalati è lunghissima. In questo caso ci sono stati dei rinvii a giudizio (anche nei confronti dell’ex allenatore dei viola Mazzone, accusato di omicidio preterintenzionale) poi caduti in prescrizione. Negli ultimi anni Ferruccio, cui il libro aveva dato solo enormi dispiaceri, sia dal punto di vista affettivo che nel vedere le sue denunce lasciate cadere nel dimenticatoio, divenne presidente dell’Associazione Vittime del Doping fondata dai famigliari di Beatrice e continuava ad allenare per passione i ragazzini a Roma. Ma di quel libro che gli aveva provocato così tanto dolore, scusandosi, preferiva non parlare. Oggi è scomparsa una persona che al sistema dei segreti e delle omertà aveva preferito opporsi, e per questo se ne è andata in solitudine.

Fonte: ilfattoquotidiano
binariomorto
00venerdì 28 giugno 2013 08:20
Morto Borgonovo, simbolo della lotta alla Sla
Ex calciatore di Milan, Fiorentina e Nazionale.
L'Italia con il lutto al braccio contro la Spagna


E' morto oggi Stefano Borgonovo, ex calciatore del Milan, della Fiorentina e della nazionale che lottava da lungo tempo contro la Sla.

Borgonovo, 49 anni, attaccante - tra le tante altre squadre di Como, Milan, Fiorentina, Pescara e Brescia - nel settembre 2008 aveva annunciato di essere malato di sclerosi laterale amiotrofica, una malattia che ha colpito vari sportivi, ed essere ormai in grado di comunicare solo grazie ad un sintetizzatore vocale. Nacque allora la fondazione che porta il suo nome, una onlus che sostiene la ricerca contro la Sla. Per raccogliere fondi l'8 ottobre 2008 allo stadio Artemio Franchi di Firenze, Fiorentina e Milan erano scese in campo per una amichevole dedicata allo sfortunato giocatore. L'anno dopo allo stadio Luigi Ferraris di Genova, gli sportivi genovesi di Genoa e Sampdoria si affrontarono in una partita a scopo di beneficienza, 'Uniti contro la Sla', sempre per raccogliere fondi. Dopo qualche anno dall'addio al calcio giocato, aveva intrapreso la carriera di allenatore con le giovanili del Como, ma già nel 2005 i problemi di salute lo avevano costretto ad abbandonare.

L'Italia giocherà col lutto al braccio la semifinale di Confederations contro la Spagna. La Fifa ha accolto, anche se solo parzialmente, la richiesta avanzata dalla Federcalcio italiana avanzata un'ora e mezzo prima della partita alla notizia della morte dell'ex giocatore. Non si osserverà invece il 1' di silenzio prepartita, come pure era stato richiesto.

"La sua battaglia non verrà dimenticata" dice il presidente dell'Assocalciatori Damiano Tommasi. "La sua carica, la sua energia, il suo coraggio e la sua lotta sono stati encomiabili - dice il n.1 dell'Aic - Il pensiero adesso va alla sua famiglia e a chi ha vissuto con lui questo ultimo periodo ed è rimasto segnato. A loro va la nostra vicinanza". "L'Aic - assicura Tommasi - ricorderà Stefano negli anni, così come fatto finora più volte, per portare avanti la sua battaglia".

''Una malattia di merda...'', si sfoga Massimo Mauro, ex calciatore e amico di Borgonovo, alla notizia. ''Povero Stefano, hai finito di soffrire'', dice al telefono all'Ansa Mauro, che aveva contribuito alla crescita della fondazione Borgonovo contro la Sclerosi laterale amiotrofica.

"Ciao Stefano, Eroe", è l'omaggio di Roberto Baggio sul suo sito. Su twitter l'ex Codino ha invece scritto: 'ciao Stefano''. Ad accompagnare entrambe le frasi due immagini spensierate di Baggio e Borgonovo insieme e abbracciati ai tempi della Fiorentina.

"La tua forza è stato un insegnamento di vita" e' il saluto che Mario Balotelli, dal suo profilo Twitter, rivolge a Stefano Borgonovo. "Ciao Stefano - scrive l'attaccante del Milan e della nazionale - la tua forza è un insegnamento di vita per tutti. Sarai sempre con me. Con noi! Addio"

Fonte: ANSA
binariomorto
00mercoledì 28 agosto 2013 15:00
Brasile, addio a Gilmar:
il portiere della grande Seleção


E' morto a 83 anni l'ex numero uno che con i verdeoro vinse due mondiali consecutivi (1958 e 1962). Considerato una leggenda in patria, era ricoverato in grave condizioni dopo un infarto

SAN PAOLO - E' morto la scorsa notte a San Paolo l'ex portiere della nazionale brasiliana Gilmar dos Santos Neves, campione del mondo nel 1958 in Svezia e nel 1962, in Cile. Gilmar, vera leggenda nel suo paese, aveva 83 anni, Da qualche giorno era ricoverato in gravi condizioni in ospedale dopo essere stato colpito da un infarto, ma già da diversi anni il suo stato di salute era compromesso per un ictus che lo aveva colpito nel 2000.

Dopo il ricovero, il figlio dell'ex calciatore, Marcelo, aveva subito detto che le condizioni del padre sembravano "irreversibili". L'ex portierone dei verdeoro, figura mitica del calcio mondiale, è stato considerato il miglior portiere verdeoro del ventesimo secolo. Un mese fa era scomparso un altro componente di quel leggendario Brasile, il terzino Djalma Santos.

Con Gilmar fra i pali, il Santos, la squadra di Pelè (dove il portiere arrivò dal Corinthians), vinse praticamente tutto: fra cui 5 scudetti brasiliani, 2 coppe Intercontinentali e 2 coppe Libertadores. Una volta conclusa la carriera, l'ex numero uno si era allontanato dal mondo del calcio dedicandosi al settore imprenditoriale e solo nel 1983 era tornato ad occuparsi di football, invitato dalla federcalcio del suo paese ad assumere la supervisione della nazionale maggiore. Ma l'impegno durò soltanto un anno, e poi Gilmar abbandonò la nazionale per tornare ai suoi affari.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00domenica 2 febbraio 2014 20:05
La Spagna piange Aragones,
c.t. del trionfo a Euro 2008.
Casillas: "Influenzò una generazione"

E' morto a 75 anni l'allenatore che ha guidato la Roja al trionfo in Austria-Svizzera.
Con l'Atletico ha vinto tutto da calciatore e da allenatore,
tante prime pagine conquistate anche per le sue frasi poco politically correct.
Ancelotti: "Fu come Sacchi"


Ha iniziato a vincere nel 1965, una coppa del Re da calciatore nell'Atletico Madrid, ha smesso nel 2008 con il trionfo più bello, l'Europeo in Austria-Svizzera del 2008 da commissario tecnico della Spagna. Oggi il suo paese lo piange. Se ne è andato infatti a 75 anni Luis Aragones. E' morto questa mattina alla clinica Cemtro de Madrid alle 6.15.

TRIONFI E POLEMICHE — Spagna a lutto per uno degli allenatori più amati ed anche contestati della storia del paese. Ha vinto tutto con l'Atletico da calciatore, fino all'Intercontinentale del '74, e da allenatore ma anche una Coppa di Spagna col Barcellona nel 1988. Ha girato mezza Spagna guidando 8 club diversi ma alla fine tornava sempre coi Colchoneros. L'ultima esperienza però è andata male, esonerato nel 2009 al Fenerbahce, l'unica volta peraltro che ha allenato un club straniero. Contestato per le sue frasi molto poco politically correct come "Reyes, dì a quel negro di m..., a quel figlio di p..., che sei meglio di lui" riferita a Thierry Henry. Anche in Italia ricordano parole poco tenere nei confronti di uno degli eroi del trionfo del mondiale 2006: "Se Gattuso è fondamentale, allora io sono un prete..." Ci ha fatto male soprattutto però quando nel 2008 superò gli azzurri ai rigori nei quarti dell'Europeo che poi vinse in finale contro la Germania. Aragones ebbe il coraggio di lasciare a casa Raul e di resistere alle polemiche scatenate dalla sua decisione e poi di fatto cambiò lo stile di gioco della Roja tanto che oggi è commemorato come il 'padre del Tiki Taka'. A dicembre scorso l'addio al calcio: "E' difficile per me allenare, preferisco sentir parlare di me come ex tecnico". Oggi l'ultimo applauso.

RICORDO REAL — Per commemorarlo il Real Madrid ha mandato Iker Casillas ad accompagnare Carlo Ancelotti nella consueta conferenza stampa pre partita. Il capitano del Madrid ha espresso le più sincere condoglianze alla famiglia dell'ex ct e l’ha ricordato così: “Luis ha influito in maniera determinante sulla crescita di un’intera generazione di calciatori spagnoli. Io lo ricordo per a grande capacità di starti vicino, di essere franco e sincero. Ha preso decisioni importanti quando guidava la nazionale, sempre pensando al bene della squadra. Non ho alcun dubbio, ha cambiato la storia della nostra nazionale, è stato il creatore di un nuovo modello di gioco che ci ha portato a grandi successi. Nel 2008 all’Europeo è cambiato tutto per noi”. Pensieri simili anche per Carlo Ancelotti: “Come Arrigo Sacchi col Milan o come nel caso dell’Ajax degli anni 70 le scelte di Aragones hanno imposto un nuovo modello di Fútbol al calcio spagnolo. E come i grandi innovatori ha saputo approfittare del vantaggio accumulato con il cambio che ha imposto. Ha avuto un grande impatto non solo nel calcio spagnolo, ma nel calcio mondiale. E per questo sarà sempre ricordato”.

Filippo Maria Ricci

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 27 aprile 2014 22:12
Boskov morto: vinse scudetto e Coppa delle Coppe con la Sampdoria

Si è spento a 82 anni l’ex tecnico serbo. Da giocatore conquistò un argento olimpico.
Poi allenò Real Madrid, Roma e Napoli, oltre ai blucerchiati.


Si è spento all’età di 82 anni, Vujadin Boskov, leggendario allenatore della Sampdoria dello scudetto 1990-91. La stampa serba rende noto che i funerali si svolgeranno martedì prossimo a Begec, nella sua citta natale, a 15 chilometri da Novi Sad. A parte i (molti) trionfi in panchina, la popolarità di Boskov è stata alimentata anche dalla sua innata verve da istrione, in panchina e davanti ai microfoni. Alcune sue frasi, elette a "tormentoni" (bravissima in questo la Gialappa's Band), sono rimaste nei cuori degli appassionati del calcio italiano.

UNA VITA NEL CALCIO — Prima di sedersi in panchina, Boskov è stato un calciatore di tutto rispetto. Conquista l’argento olimpico a Helsinki ‘52 con la Jugoslavia. nel 1961-62 l’arrivo in Italia, alla Sampdoria, con cui gioca una sola stagione, prima di migrare in Svizzera, allo Young Boys. Proprio a Berna inizia la sua carriera da allenatore. Il primo successo è però in Olanda, con il Den Haag, con cui conquista la coppa nazionale nel 1975. La sua vita da zingaro del calcio lo porta addirittura al Real Madrid, condotto al successo nella Liga 1979-80 e in due Coppe del Re.


Poi il ritorno in Italia, stavolta in panchina. Prima all’Ascoli, con cui viene promosso in Serie A. Poi alla Sampdoria, dove vince uno scudetto (1990-91), due Coppe Italia, una Supercoppa italiana e una Coppa delle Coppe (1989-90). Sulla panchina doriana arriva anche alla finale di Coppa dei Campioni nel 1992, perdendo ai supplementari col Barcellona. In Italia allena anche Roma, Napoli e Perugia. Mentre per ben due volte diventa c.t. della sua nazionale, con cui finisce la carriera nel 1992 dopo l’Europeo.

Gasport

Fonte: gazzetta
binariomorto
00sabato 18 aprile 2015 00:00
Addio a Livio Forma, voce storica di
"Tutto il calcio minuto per minuto"

Il celebre radiocronista si è spento a settantadue anni nella sua casa di Aosta a causa di un male incurabile.
Nella sua carriera ha raccontato anche 5 campionati del mondo di calcio e 8 Olimpiadi


Livio Forma, storica voce del calcio italiano, è morto questa sera nella sua abitazione di Aosta. Aveva 72 anni ed era malato di cancro. Dal 1985 era una delle voci principali della trasmissione "Tutto il calcio minuto per minuto". La sua prima radiocronaca fu lo 0-0 tra Cremonese e Varese in serie B il 7 febbraio 1982. Nella sua lunga carriera - nonostante la pensione nel 2010 era rimasto nello staff della trasmissione - ha raccontato anche 5 campionati del mondo di calcio e 8 Olimpiadi tra estive e invernali.

Gasport

Fonte: gazzetta
binariomorto
00venerdì 29 maggio 2015 22:56
Addio Bruno Pesaola, Napoli piange il 'Petisso'


Scudetto su panchina Fiorentina, fu famoso per cappotto cammello





Un piede sinistro capace di disegnare con il pallone traiettorie perfette destinate ai compagni d'attacco, il cappotto portafortuna color cammello indossato da allenatore anche sotto il solleone, 40 sigarette fumate ogni giorno, anche di domenica sulla panchina, ed un amore grande e smisurato per Napoli, ''un posto dove non ti senti mai solo''. Questo era Bruno Pesaola, il 'Petisso', che significa piccoletto (era alto 1 metro e 65 centimetri), calciatore ed allenatore, morto a Napoli alla soglia dei 90 anni.



La sua geniale abilità sulla fascia sinistra del campo da gioco, le sue fantasiose strategie sulle panchine di mezza Italia, ma soprattutto una lingua saettante più del piede sinistro ed una simpatia innata, ne hanno fatto uno degli uomini più amati del calcio, per oltre un trentennio. Nacque nel quartiere Avellaneda di Buenos Aires. Il padre, Gaetano, era un calzolaio di Montelupone, in provincia di Macerata, emigrato dopo la prima guerra mondiale in Argentina, dove aveva sposato una spagnola di La Coruna. Pesaola arrivò in Italia, ingaggiato dalla Roma, nel 1947 dopo aver giocato in patria per cinque anni nel River Plate sotto la guida del mitico maestro Cesarini, anche lui di origini marchigiane e dove, nelle giovanili, fu compagno di squadra del grande Alfredo Di Stefano.



A Roma giocò per tre anni e, assieme al calcio, visse una vita ricca di divertimenti. Diventò amico di attori importanti, frequentava Dapporto, Rascel e Walter Chiari che gli diede una parte nei film 'L'inafferrabile 12' e 'L'inafferrabile 13'. Ma il destino lo spingeva verso Napoli. Dal Novara, dove si era trasferito e dove si era sposato con Ornella, fu ceduto al club partenopeo nel 1952. Con la maglia azzurra Pesaola disputò 231 partite al Vomero e 9 al San Paolo. La città gli entrò subito nel cuore. ''Napoli - diceva - è come il quartiere della Boca, a Buenos Aires: colori, gente, chiasso, allegria, favola, canzoni''. Ed ancora: ''Io sono un napoletano nato all'estero''



Da Napoli non è mai andato via, se non per temporanei trasferimenti di lavoro, prima come calciatore a fine carriera (Genoa e Scafatese) e poi, a partire dal 1961, come allenatore (Scafatese, Savoia, Fiorentina, Bologna, Panathinaikos, Siracusa, Puteolana). Sulla panchina della Fiorentina vinse uno storico scudetto nel 1969 e l'anno dopo la portò fino ai quarti di finale di Coppa dei Campioni. Nel 1985, a 60 anni, disse basta e si ritirò definitivamente nella sua casa di Via Caravaggio, sulla collina dalla quale, guardando verso i Campi Flegrei, lo sguardo incontra lo stadio San Paolo. Pesaola lascia aperto un libro di aneddoti e di ricordi che segnano la storia del calcio italiano.



''Achille Lauro veniva a giocare a scopa con noi. Mille lire a partita. Io e Comaschi lo facevamo vincere, e lui era contento''. Ed ancora: ''Nel 1956 - raccontava al giornalista Mimmo Carratelli - andammo a San Siro e battemmo il Milan di Schiaffino che avrebbe stravinto il campionato. Nel primo tempo 5-0 per noi. Feci due gol al grande Buffon, due li fece Vinicio e uno Posio. A un certo punto, Beltrandi fece un tunnel al Pepe, a Schiaffino. Mi sembrò un oltraggio. Rincorsi Beltrandi e gli diedi uno schiaffone. Così impari a rispettare i campioni, gli dissi''. Il 'Petisso' regalò da allenatore al Napoli il primo torneo della storia della società, la Coppa delle Alpi nel 1966. ''Il Napoli era in un girone e la Juve nell'altro con squadre svizzere. Ultima giornata con le due italiane a pari punti.



Nell'intervallo della gara contro il Servette a Ginevra, col Napoli in svantaggio 0-1, feci annunciare dall'altoparlante che la Juve stava vincendo la sua partita a Losanna e stuzzicai Sivori: 'Lasci la vittoria al tuo nemico Heriberto, bella figura!'. Sivori si scatenò mandando in gol Canè, Bean e Montefusco e il Napoli stravinse (3-1) e conquistò il trofeo. In realtà, la Juve stava perdendo a Losanna e finì sconfitta''. Bruno Pesaola era così, scaltro, furbo, divertente, ma era anche un formidabile professionista del calcio. E così i tifosi lo ricorderanno, con il suo cappotto color cammello addosso, con la sigaretta tra le labbra ed un bicchiere di whisky in mano. Inguaribile amante del calcio, impareggiabile amante della vita.



Fonte: ANSA
binariomorto
00giovedì 24 marzo 2016 14:19
Johan Cruijff è morto a 68 anni.
Il calcio piange uno dei più grandi di sempre

L’ex fuoriclasse dell’Ajax è scomparso a Barcellona. L’ha stroncato un tumore ai polmoni


Johan Cruijff non c’è più. E’ morto a Barcellona a 68 anni a causa di un tumore ai polmoni. A dare la notizia, il profilo Twitter ufficiale. Nel novembre scorso l’ex fuoriclasse dell’Ajax l’aveva annunciato così la mondo: “Sì, ho il cancro. All’inizio è una cosa che ti lascia di stucco, ma è un fatto e devo affrontarlo con tutta la serenità e la forza possibili”. Il campione olandese è stato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi: premiato tre volte con il Pallone d’Oro, vinse tra l’altro tre Coppe dei Campioni e una finale Intercontinentale. In molti lo considerano secondo solo a Pelé e Maradona, senza contare i campioni di oggi come Messi. Personaggio di grande intelligenza, ha segnato un'epoca in campo con l'Olanda e l'Ajax e poi in Spagna vestendo la maglia del Barcellona, squadra di cui è stato simbolo e poi allenatore. Tanti i successi anche in panchina. Il calcio piange un grande protagonista sul terreno di gioco e fuori. Mai banale, spesso sferzante, i suoi giudizi calcistici venivano sempre accolti come una sentenza, una parola definitiva.

HA GIOCATO ANCHE NEGLI USA — Nato ad Amsterdam il 25 aprile 1947 e padre di tre figli (Chantal, Susilla e l’ex Manchester United Jordi), da calciatore ha giocato 12 stagioni nel campionato olandese (nell’ Ajax dal 1964-65 al 1972-73 e dal 1981-82 al 1982-83; nel Feyenoord nel 1983-84) segnando 223 gol in 307 partite; 6 stagioni nel campionato spagnolo (nel Barcellona dal 1973-74 al 1977-78; nel Levante nel 1980-81) con 48 gol in 140partite; 2 stagioni nel campionato statunitense (Los Angeles Aztecs nel 1979; Washington Diplomats nel 1980) con 25 gol in 53 partite. Con la nazionale olandese ha disputato dal 1966 al 1977 48 partite e ha segnato 33 reti, risultando finalista al Mondiale 1974.

Da calciatore ha vinto una coppa Intercontinentale (1972), una Supercoppa d’Europa (1972), 3 coppe Campioni (1971, 1972 e 1974), 9 campionati d’ Olanda (1966, 1967, 1968, 1970, 1972, 1973, 1982, 1983 e 1984), un campionato di Spagna 1974, 6 coppe d’ Olanda (1967, 1970, 1971, 1972, 1983 e 1984), una coppa di Spagna (1978) e 3 Palloni d’ oro (1971, 1972 e 1974).


GRANDE ALLENATORE — In panchina ha guidato l’ Ajax, dal 1985-86 al 1987-88, conquistando 2 coppe d’ Olanda (1986 e 1987) e 1 coppa Coppe (1987); il Barcellona, dal 1988-89 al 1995-96, vincendo 4 campionati di Spagna (1991, 1992, 1993 e 1994), una coppa di Spagna (1990), una coppa Coppe (1989), una coppa Campioni (1992) e una Supercoppa Europea (1992).

Gasport

Fonte: gazzetta
binariomorto
00domenica 3 aprile 2016 16:42
Morto Cesare Maldini, aveva 84 anni

Da capitano del Milan alzò al cielo la prima Coppa dei Campioni italiana, a Wembley nel '63.
Fu vice di Bearzot ai Mondiali vinti in Spagna nell'82, e tre volte campione d'Europa come tecnico dell'Under 21.
Oggi il Milan in campo a Bergamo con il lutto al braccio


È morto all'età di 84 anni Cesare Maldini, difensore e bandiera del Milan (come sarebbe stato poi suo figlio Paolo), ex ct della Nazionale e dell'Under 21. Nato a Trieste il 5 febbraio 1932, ha militato nel Milan dal 1954 al 1966 disputando 347 partite (con 3 gol) e vincendo 4 scudetti, una coppa Latina e, nel 1963, da capitano, alzò nello stadio di Wembley, la prima coppa dei Campioni conquistata dal Milan (e dal calcio italiano) dopo aver battuto il Benfica di Eusebio.


Con la maglia azzurra ha disputato 14 partite, tra cui 2 nel Mondiale del 1962 in Cile. È stato anche capitano della Nazionale, nella stagione 1962-63. Da allenatore portò il Parma dalla C1 alla B, dopo essere stato il vice di Nereo Rocco al Milan e dopo aver guidato il Foggia e la Ternana. Nel 1980 diventa vice di Enzo Bearzot in Nazionale, carica che ricopre quando, nell'82, l'Italia vince i Mondiali in Spagna.


Sei anni dopo inizierà un decennio alla guida dell'Under 21, con la quale vince il campionato europeo per 3 anni consecutivi. Nel 1998 guida la Nazionale ai Mondiali in Francia, perdendo i quarti di finale ai rigori con i padroni di casa che poi vinceranno il titolo. Dopo l'esperienza mondiale da Ct, `Cesarone´ diventa capo coordinatore degli osservatori del Milan, siede sulla pancina rossonera come direttore tecnico di Tassotti e Terim. Si qualifica alla guida del Paraguay ai Mondiali in Corea del Sud e Giappone nel 2002, dove esce agli ottavi con la Germania e si dimette.

L'OMAGGIO DEL CLUB — Oggi il Milan scenderà in campo a Bergamo, contro l’Atalanta, con il lutto al braccio e indosserà la maglia bianca, quella delle grandi notti europee, di cui Cesare Maldini è stato grande protagonista.

Gasport

Fonte: gazzetta
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