Intercettazioni, il Senato accelera Sì alle condanne per gli editori

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silvercloud87
00giovedì 20 maggio 2010 16:33
Intercettazioni, il Senato accelera
Sì alle condanne per gli editori

Concluso per oggi l'esame: nuova maratona notturna sul ddl prevista per lunedì sera. L'Udc annuncia il no. Pd: "Dalla maggioranza muro di gomma. Legge sbagliata". La Fnsi: "Brutta pagina. Risponderemo con lo sciopero"


ROMA - Sì all'inasprimento delle condanne per gli editori, punibili con il pagamento di una somma che potrà arrivare ai 464.000 euro. Non ancora approvate invece pene e ammende per i giornalisti. Confronto serrato in Commissione Giustizia del Senato, teatro dello scontro sul ddl intercettazioni tra maggioranza e opposizione. Ieri la maratona notturna, conclusa alle 3,40. In nottata la commissione di Palazzo Madama aveva dato disco verde ad alcuni punti chiave del disegno di legge. Tra questi, la cosidetta norma "D'Addario": non si potranno più registrare conversazioni senza che ci sia il consenso di tutte le parti interessate. Stop anche alle riprese visive: chiunque verrà condannato per riprese e registrazioni fraudolente, rischia fino a quattro anni di reclusione. La commissione Giustizia del Senato, che avrebbe dovuto dare questa notte la stretta finale al provvedimento, si riunirà invece in seduta notturna lunedì sera, ha annunciato il presidente, Filippo Berselli. La Fnsi annuncia mobilitazione generale e sciopero dei giornalisti.

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Non si potranno inoltre fare riprese tv di processi se non ci sarà il consenso di tutti. Passa anche la misura "antitalpe": chiunque riveli notizie che riguardarano atti o documenti processuali coperti da segreto, rischia il carcere da 1 a sei anni. Via libera anche alle norme del ddl intercettazioni che puniscono gli editori con il pagamento di una somma che potrà arrivare ai 464.000 euro. Non ancora passato invece l'emendamento del governo che prevede che per la pubblicazione degli atti, vietata per legge, il giornalista rischi l'arresto fino a due mesi e il pagamento di un'ammenda dai 2.000 ai 10.000 euro.

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Passa anche la norma che rafforza l'obbligo già esistente per il pm di informare le gerarchie ecclesiastiche qualora ad essere indagato e intercettato sia un sacerdote o un vescovo: in quest'ultimo caso, il "pm invia l'informazione al cardinale segretario di Stato". Sul tavolo resta da definire un altro punto "caldo" del ddl, quello relativo all'inasprimento delle pene per i giornalisti.

Il commento della Fnsi. "Il voto della maggioranza della Commissione giustizia del Senato sul ddl intercettazioni questo pomeriggio è una brutta pagina. Faremo di tutto perchè sia cancellata ricorrendo a tutti i mezzi possibili. Le norme che vietano il diritto di cronaca, persino su atti non più coperti da segreto, che impediscono ai cittadini di sapere come procedono le inchieste giudiziarie, di avere notizia dei misfatti di corrotti e corruttori sono di una gravità inaudita. Inaccettabili. Il Sindacato dei giornalisti farà una resistenza ed un'opposizione incessante. E' un disegno imposto dalla politica di comando alla maggioranza parlamentare che non ha eguali in nessun Paese di democrazia avanzata". Lo afferma in una nota il segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi.

La discussione in commissione si preannuncia però ancora aspra. "E' bizzarro dire che da parte dell'opposizione non c'è reale volontà di confronto, visto che da settimane abbiamo tentato un ragionamento sul testo", dice il capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro, che ddl sulle intercettazioni "sbagliato nella sua impostazione, grossolano, pieno di errori e inapplicabile se non a costo dell'interpretazione affidata ai giudici". Finocchiaro, nel ribadire che "deve finire la vergogna delle intercettazioni telefoniche pubblicate sui giornali che riguardano soggetti incolpevoli, o che non sono in nessun modo attinenti alle indagini", afferma la necessità "di lasciare nella disponibilità dei magistrati inquirenti uno strumento importantissimo, e allo stesso tempo garantire libertà di informazione e di critica". La senatrice ha anche ricordato che il Pd ha presentato "una proposta di legge che è stata alla base dei nostri emendamenti", ma il risultato è stato che "la maggioranza ha voluto soltanto dare una stretta alla possibilità di utilizzare uno strumento di investigazione così importante". Per Finocchiaro c'è stato "un muro di gomma: evidentemente vogliono andare avanti senza nessuna relazione con l'opposizione".

L'Udc "non condivide né il metodo né il merito" del ddl. "Più che aprirsi al contributo dell'opposizione, il governo e la maggioranza hanno preferito chiudersi a riccio, litigando al loro interno e proponendo emendamenti peggiorativi del testo o comunque insufficienti a risolvere i principali nodi del ddl", lamenta il presidente dei senatori centristi Gianpiero D'Alia, anticipando che "per questi motivi il nostro voto in commissione sarà contrario, pur confidando che in aula ci possano essere aperture e cambiamenti".

"Preoccupazione" del procuratore Grasso. E dal fronte degli inquirenti arriva la preoccupazione del procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso: "Se la privacy crea problemi per l'ordine pubblico e fa morire delle persone, credo che quello della sicurezza sia un valore e sia maggiore della privacy", ha detto . Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, rispondendo ai giornalisti a margine di una conferenza stampa al Ministero dell'Istruzione, a proposito delle dichiarazioni del sottosegretario Daniela Santanchè 5 sulla difesa della privacy anche dei mafiosi. "E' un'opinione che certamente non condivido - aggiunge Grasso - ma che rispetto come tutte le opinioni. Il problema è cosa ci dicono durante quei colloqui e se servono poi per far commettere altri omicidi, collegandosi con le cosche che stanno fuori. E' quello il problema".

(19 maggio 2010)
Repubblica.it
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