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La nazione in festa. Omaggio di Napolitano

Omaggio all'Altare della Patria insieme alle più alte cariche dello Stato


ROMA - L'Unità d'Italia compie 150 anni, il Paese celebra da Nord a Sud: la notte del Tricolore ha segnato l'avvio delle varie cerimonie e manifestazioni, con spettacoli, musei aperti, fuochi d'artificio. Stamani il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha reso omaggio all'Altare della Patria con le più alte cariche dello Stato, mentre un battaglione interforze intonava l'inno di Mameli e nel cielo sfrecciavano le Frecce tricolori. Ieri il capo dello Stato aveva ricordato che se gli italiani fossero rimasti divisi come nel 1860, sarebbero stati spazzati via dalla Storia. Al Pantheon, il presidente ha deposto una corona d'alloro sulla tomba di Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia, erano presenti anche membri della famiglia Savoia.

LEGA: OGGI FESTEGGIAMO ADDIO AI PARASSITI - "150 anni di centralismo, che GUASTI!": è il titolo a due pagine che, nel giorno della Festa dell'Unità nazionale, la 'Padania' dedica ad uno speciale sugli sprechi d'Italia. "Festeggiamo l'addio ai parassiti uniti nel federalismo", campeggia un altro titolo, sotto quattro cartine geografiche che evidenziano rispettivamente il "parassitismo", gli "sprechi nella sanità", spiegano "chi dà e chi riceve" e l'"evasione fiscale": grafici tutti che evidenziano come nel Sud la situazione sia peggio rispetto al Nord rispetto a questi temi. "Facciamo festa. Festa grande. Perché ci siamo lasciati alle spalle il centralismo. Oggi si chiude una pagina e oggi se ne inizia un'altra", si legge nel pezzo portante.

BAGNASCO,NON RETORICA MA PREZIOSA EREDITA' - "Né retorica né nostalgia" nel dire "grazie a Dio" per l'Italia, "ma consapevolezza che la Patria che ci ha generato è una preziosa eredità e insieme una esigente responsabilità". Li ha espressi il cardinale Angelo Bagnasco nell'omelia della messa in Santa Maria degli Angeli voluta dalla Chiesa italiana per commemorare i 150 anni dell'unità del Paese, e alla quale partecipano le più alte cariche dello Stato.

NAPOLITANO E ALTE CARICHE ALL'ALTARE DELLA PATRIA - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, insieme alle più alte cariche dello Stato ha reso omaggio all'Altare della Patria nel giorno delle celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia. Insieme al Capo dello Stato erano presenti i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, oltre che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. In attesa che Napolitano arrivasse all'Altare della Patria, Berlusconi e Fini hanno avuto un breve scambio di battute, ma presumibilmente di mera circostanza. Entrambi infatti, forse per sciogliere l'imbarazzo, guardavano il cielo osservando i gabbiani che sorvolavano le loro teste. Anche il presidente della Corte Costituzionale, Ugo De Siervo, che in queste settimane non ha lesinato stoccate al premier per le sue parole sulla Consulta, ha fatto qualche battuta con entrambi, sorridendo di qualcosa. Il siparietto è terminato all'arrivo del presidente della Repubblica che ha dato inizio alla cerimonia ufficiale, con l'inno di Mameli cantato da un battaglione di diverse armi, la deposizione di una corona di fiori in omaggio ai caduti e il silenzio intonato dal trombettiere.

NAPOLITANO E BERLUSCONI AL PANTHEON - Deposizione di una corona di alloro sulla tomba di Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re d'Italia, stamane al Pantheon. L'evento, che rientra nelle celebrazioni per il 150esimo dell'Unità d'Italia ha visto la presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano, del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e dei presidenti della Camera e del Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani. Alla cerimonia hanno preso parte anche i membri della famiglia Savoia: Vittorio Emanuele con la moglie Marina Ricolfi Doria e il figlio Emanuele Filiberto con la moglie Clotilde Coureau. Alla cerimonia erano presenti anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa, il sottosegretario Gianni Letta, tra gli altri la presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il presidente della Provincia Nicola Zingaretti. Applausi per il capo dello Stato al termine della cerimonia.

A ROMA PIU' DI 100 MILA PERSONE PER EVENTI - Un'affluenza "eccezionale" quella per la notte tricolore. "Agli eventi hanno partecipato circa 100 mila persone". A fare le prime stime di partecipanti è stato l'assessore capitolino alla Cultura Dino Gasperini che ha snocciolato i dati per le varie location. Sono stati 20 mila i visitatori ai musei, 18 mila i presenti a piazza Venezia, 5 mila al Quirinale, 9 mila alla stazione Termini, 5 mila in Campidoglio, 20 mila ai Fori Imperiali, rispettivamente 8 mila a Castel Sant'Angelo e in via del Corso con la Galleria Alberto Sordi. "Un successo straordinario - ha detto Gasperini - nonostante le difficoltà causate dal tempo e lo spostamento al coperto di alcuni eventi".

Fonte: ANSA


17/03/2011 22:20
 
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CELEBRAZIONI PER TUTTO IL GIORNO

Cerimonia solenne a Montecitorio:
ma la Lega snobba la festa

Solo in cinque (quattro del governo) alla Camera.
In mattinata l'omaggio di Napolitano al Milite Ignoto.
Contestazioni per Berlusconi. Auguri di Obama


ROMA - E' il momento più solenne e ufficiale dei festeggiamenti del 17 marzo: la seduta congiunta delle Camere a Montecitorio, con il discorso del presidente delle Repubblica Giorgio Napolitano. E la Lega non c'è: sono presenti solo per il governo i ministri Umberto Bossi, Roberto Maroni, il sottosegretario all'Interno Michelino Davico e Sonia Viale (sottosegretario all'economia) e Sebastiano Fogliato, della commissione Agricoltura di Montecitorio. Quando parte l'inno di Mameli i componenti del governo lo cantano mentre Bossi cerca di chiacchierare con Tremonti. Il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, che era apparso in Aula accompagnato da Umberto Bossi, mentre Napolitano tiene il suo discorso, non si riesce a scorgere dall'alto della tribuna. I ministri della Lega, Bossi e Maroni e Sonia Viale non hanno applaudito quando il Presidente Napolitano, ha parlato di «Patria una». Mentre gli altri ministri, e soprattutto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si spellano le mani ad applaudire (sono state una decina le interruzioni per applausi), gli esponenti del Carroccio restano impassibili. Solo Bossi, ha un certo punto, mentre ci sono ancora i battimani, batte con il pugno per tre volte sul banco. Quando il Presidente cita il Papa Benedetto XVI si è levato un applauso, a cui si sono uniti anche i componenti del Carroccio. Solo alla fine, quando lunghi e corali applausi hanno sottolineato la conclusione del discorso del presidente della Repubblica Maroni ha applaudito rivolto verso il capo dello Stato, mentre Umberto Bossi guardando sempre verso l'Aula ha più volte battuto il pugno sul tavolo come spesso ha fatto in diverse occasioni durante la lettura del discorso.

«FEDERALISMO E SUD» - E Napolitano, nel suo discorso, ha parlato anche di federalismo. «Oggi dell'unificazione celebriamo l'anniversario vedendo l'attenzione pubblica rivolta a verificare le condizioni alle quali un'evoluzione in senso federalistico -e non solo nel campo finanziario- potrà garantire maggiore autonomia e responsabilità alle istituzioni regionali e locali rinnovando e rafforzando le basi dell'unità nazionale. È tale rafforzamento, e non il suo contrario, l'autentico fine da perseguire». «Quello del divario tra il Nord e il Sud del paese si deve considerare uno dei problemi «di ordine strutturale, sociale e civile che abbiamo ereditato tra le incompiutezze dell'unificazione perpetuatesi fino ai nostri giorni» e per il quale queste celebrazioni possono essere «occasione per una profonda riflessione critica per un esame di coscienza collettivo». Il capo dello Stato ha sottolineato che si tratta di un problema che si trova «al centro delle nostre preoccupazioni» e al quale «nessuna parte del nostro paese può sottrarsi. È essenziale - ha concluso - il contributo di una severa riflessione sui propri comportamenti da parte delle classi dirigenti e dei cittadini dello stesso mezzogiorno». Replica, anche se solo indirettamente, a chi non sta partecipando ai festeggiamenti. Il «cemento nazionale unitario» ha detto Napolitano non deve essere «eroso e dissolto da cieche partigianerie, da perdite diffuse del senso del limite e della responsabilità». Chiude con «Viva l'Italia, viva l'unità». E, a sorpresa, dal settore di sinistra dell'emiciclo i deputati del Pd hanno intonato l'Inno di Mameli ha contagiato tutta l'Aula. Un fuori programma.

SEDUTA CONGIUNTA CAMERE - L'aula di Montecitorio è quasi gremita: l'emiciclo è pieno a partire dai banchi della sinistra mentre nei settori alti del centrodestra si notano diversi posti vuoti. Il governo schierato al completo: Berlusconi ha al suo fianco il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e quello delle Riforme Umberto Bossi. A seguire, alla sua sinistra Altero Matteoli, Roberto Maroni, Mariastella Gelmini, Renato Brunetta, Angelino Alfano ed Elio Vito. Alla destra del premier siedono Franco Frattini, Paolo Romani, Mara Carfagna, Gianfranco Rotondi, Ferruccio Fazio, Elio Vito. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, che non ha fatto in tempo a trovare posto fra i banchi del governo, ha dovuto trovare una poltrona al primo banco dell'emiciclo nel settore del centrodestra. L'Aula è addobbata con bandiere tricolori lungo le colonne delle tribune, su diversi scranni è dispiegata la bandiera nazionale mentre spicca la senatrice dell'Udc Dorina Bianchi vestita interamente di bianco con una lunga sciarpa tricolore sulle spalle. Si fa notare anche Maria Pia Garavaglia, che su un completo blu porta a mo' di sciarpa la bandiera italiana, mentre una sorta di bandiera vivente è stata la scelta di Laura Bianconi che indossa un completo rosso sul quale spiccano le due ali bianca e verde di una sciarpa che scende lungo i fianchi. Presenti diversi sindaci con la fascia tricolore, tra cui il primo cittadino di Roma Gianni Alemanno, oltre a presidenti di Regione e di Provincia. Molti applausi, praticamente una standing ovation per Carlo Azeglio Ciampi. In tribuna anche Oscar Luigi Scalfaro e l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi.

LA GIORNATA - Il commosso omaggio al Milite Ignoto sulle note di Mameli. E poi la corona al primo re d'Italia e all'eroe dei Due Mondi (e alla sua Anita). La Messa solenne nella chiesa di Santa Maria degli Angeli. E ogni volta un bagno di folla. Così era cominciata la giornata delle celebrazioni ufficiali per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Protagonista il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che per tutta la giornata guida i festeggiamenti ufficiali . Dopo quelli dei cittadini (cui ha preso parte lo stesso Capo dello Stato, a Roma), che hanno festeggiato tutta la notte in moltissime piazze del Paese. E ovunque, il Presidente trova ad accoglierlo applausi e grida di affetto (e nei prossimi giorni volerà a Torino, Milano, Varese).

ALTARE DELLA PATRIA - Nella Capitale si comincia con l'alzabandiera all'Altare della Patria: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (accompagnato da tutte le più alte cariche istituzionali dello Stato) rende omaggio al Milite Ignoto. E canta l'Inno di Mameli. E con lui tutte le persone accorse numerose in piazza Venezia, nonostante il tempo molto incerto. Moltissimi i messaggi di auguri arrivati a Napolitano dai capi di Stato di tutto il mondo per l'anniversario. Nel suo, il presidente Usa Obama si augura «un ulteriore rafforzamento dell'amicizia fra Italia e Stati Uniti negli anni a venire».

PANTHEON - Il Presidente si reca poi al Pantheon: lì depone una corona di alloro sulla tomba di Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia. Con lui, presenti anche alcuni eredi Savoia.

GIANICOLO - Subito dopo, al Gianicolo, Napolitano, salutato da una batteria d'artiglieria che ha eseguito 21 salve di cannone, ha scoperto il monumento equestre (appena restaurato) di Anita Garibaldi e Giuseppe Garibaldi, e quindi inaugurato il nuovo Parco degli Eroi, soffermandosi sul Muro del Belvedere sul quale è stata è scolpita la Costituzione della Repubblica Romana. Gli studenti del quartiere hanno scoperto le 83 emre dei garibaldini, anch'esse restaurate per l'occasione. Tanta la folla al Gianicolo. E le bandiere tricolori. E l'affetto dei cittadini per il Capo dello Stato, tanto da volergli stringere la mano, per una dimostrazione anche fisica di vicinanza. A chi gli augura di poter «campare 150 anni», il Capo dello Stato risponde scherzando: «Anche qualcosa di meno...».

LE CONTESTAZIONI - Non solo applausi però per il corteo presidenziale. Al Pantheon, c'è stata una prima contestazione: subito dopo l'ingresso delle autorità, da un balcone di piazza della Rotonda è stato issato un grosso manifesto con la scritta «Io non festeggio genocidi, la vita è bella», fatto togliere, un po' bruscamente, da un uomo della sicurezza dopo pochi minuti. Poco prima dell'arrivo del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, invece, un solitario contestatore ha fischiato l'ex erede al trono Vittorio Emanuele, arrivato al Pantheon con moglie, figlio e nuora.

FISCHI PER BERLUSCONI - Ce n'è anche per il premier Silvio Berlusconi che accompagna Napolitano in tutte le tappe romane di questa giornata di celebrazioni e omaggi. Appena arrivato al Museo della Repubblica romana, il premier è stato accolto da un coro di «dimettiti, dimettiti». Pochi minuti dopo, all'arrivo del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sono partiti invece applausi e incitamenti. Ma già prima al Gianicolo, qualcuno, rivolto a Berlusconi, gli aveva gridato : «Buffone». E lui ai giornalisti aveva detto: «Oggi non rilascio dichiarazioni. Le lasciamo fare al Presidente della Repubblica». Ma per il premier ci sono state anche urla di appoggio con «resisti, resisti». Fischiato anche il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini all'uscita dalla celebrazione nella Basilica di S. Maria degli Angeli.

LA MESSA - Dopo la visita al museo di Porta San Pancrazio, Napolitano è alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, in piazza della Repubblica. Lì lo attende il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che celebra la S. Messa per il 150° (leggi l'Omelia). Al suo ingresso nella chiesa gremita, un nuovo scroscio di applausi dà il benvenuto a Napolitano. Ancora fischi invece per il premier Berlusconi, anche lui giunto in Basilica (dopo il Presidente), e accolto all'esterno da un gruppo di un centinaio di persone che gli ha gridato: «Dimettiti, dimettiti». Il presidente del Consiglio non si è scomposto, ha alzato la mano in segno di saluto ed è entrato in chiesa. Anche a questa celebrazione prendono parte le più alte cariche dello Stato e del Governo.

FRECCE TRICOLORI - C'è anche l'omaggio delle Frecce Tricolori. La Pattuglia acrobatica nazionale dell'Aeronautica militare ha disegnato infatti nel cielo di Roma (piuttosto grigio, ma in quel momento illuminato da un timido sole) il tricolore più lungo del mondo. «Un tricolore - aveva promesso lo Stato maggiore della Forza armata - che idealmente si estenderà dalla Capitale a tutto il Paese e unirà, da nord a sud, tutti gli italiani». Le «Frecce», dopo il decollo dall'aeroporto di Pratica di Mare, hanno sorvolato la zona dell'Altare della Patria intorno alle 9, in concomitanza con la deposizione della corona di alloro al Sacello del Milite Ignoto da parte del presidente Napolitano.

NABUCCO ALL'OPERA - La giornata romana di Napolitano per le celebrazioni del 150° si conclude al Teatro dell'Opera di Roma, dove il Presidente assiste al Nabucco di Verdi diretto da Riccardo Muti.

IL PROGRAMMA DEL PRESIDENTE - Il 18 marzo il Capo dello Stato sarà a Torino, prima capitale dell'Italia unita, dove interverrà alla cerimonia ufficiale al Teatro Regio organizzata dal Comitato Italia 150. Successivamente sarà a Palazzo Madama, dove è stata ricreata la struttura dell'Aula del primo Senato italiano, e a Palazzo Carignano per l'inaugurazione del nuovo Museo Nazionale del Risorgimento. Nel pomeriggio, dopo aver inaugurato «In limine», opera di G. Penone allestita davanti alla GAM (Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea), il presidente visiterà le Officine Grandi Riparazioni (OGR), complesso ottocentesco nato per la manutenzione di locomotive dove sono ospitate mostre dedicate al passato e al futuro dell'Italia. La sera del 18 marzo tornerà al Regio per la rappresentazione de «I Vespri Siciliani» con la direzione di Gianandrea Noseda.

19 MARZO - Il 19 il Capo dello Stato visiterà il rinnovato Museo Nazionale dell'Automobile. Successivamente si recherà al complesso della Venaria Reale, la Reggia sabauda che ospita la mostra «La bella Italia. Arte e identità delle città capitali» dedicata alle identità delle capitali culturali preunitarie con 360 opere che raccontano le tante Italie che nel 1861 si incontrarono nel nuovo Stato. La sera, Napolitano sarà al Teatro Gobetti per la rappresentazione delle Operette Morali di Giacomo Leopardi per la regia di Mario Martone.

MILANO E VARESE - A Milano e Varese, il 20 e il 21 marzo, si concluderà il viaggio del presidente della Repubblica. Il 20 marzo sarà a Milano con il «Treno Tricolore». Il primo appuntamento è a Palazzo Marino per partecipare all'incontro di studi su Carlo Cattaneo; quindi l'inaugurazione a Palazzo Reale della mostra «Le grandi battaglie risorgimentali». Nel pomeriggio è prevista una visita alle due sale del Museo del Risorgimento allestite per commemorare le Cinque Giornate di Milano. Successivamente il Capo dello Stato assisterà ad un concerto organizzato dalla Fondazione «LaVerdi». Il 21 Napolitano sarà a Palazzo Lombardia per visitare la nuova sede della Regione. Partirà poi per Varese, dove a Palazzo Estense incontrerà i rappresentanti delle amministrazioni locali. Nel pomeriggio sono in programma le visite all'Università dell'Insubria e alla Camera di Commercio. Infine il rientro a Roma.

Fonte: CorrieredellaSera


18/03/2011 00:00
 
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Napolitano: "L'Unità d'Italia va rafforzata"
Berlusconi contestato dai cittadini

Giornata densa di impegni per il Capo dello Stato, culminati con il suo discorso a deputati e senatori. Niente polemiche, ma punto per punto i motivi per cui l'integrità nazionale deve essere preservata. Per il premier urla e fischi al Gianicolo, alla basilica e all'Opera

ROMA - I 150 anni dell'Unità d'Italia, gli altrettanti colpi di cannone a salve sparati a mezzogiorno al Gianicolo, i tre colori della bandiera sventolata da tantissimi cittadini che hanno affollato per tutto il giorno le piazze, i quaranta metri quadri di vessillo nazionale che è stato issato ieri sera alla Stazione Termini, i cinque leghisti presenti oggi pomeriggio a Montecitorio per la seduta solenne. E le centinaia di persone che a Roma hanno contestato Berlusconi proprio al Gianicolo e alla Basilica di Santa Maria degli Angeli, e quelli che in altre città hanno protestato per le iniziative leghiste in opposizione alle celebrazioni. Fino ai volantini contro il governo prima del "Nabucco" all'Opera.

Anche queste storie sparse descrivono la lunga giornata del compleanno italiano che si è celebrato oggi. Una giornata, in realtà iniziata mercoledì sera, con la Notte Tricolore avviata dal capo dello Stato Giorgio Napolitano in piazza del Quirinale e l'inno di Mameli, cantato da Gianni Morandi davanti alle telecamere di Raiuno.

Le parole del capo dello Stato (di grande impatto l'ammonimento "se fossimo rimasti come nel 1860, divisi in 8 Stati senza libertà e sotto il dominio straniero, saremmo stati spazzati via dalla storia") hanno aperto le celebrazioni, che vedevano l'apertura al pubblico dei centri della politica, da Montecitorio a Palazzo Madama a Palazzo Chigi.

E' iniziata presto, intorno alle 9, la lunga mattina del capo dello Stato tra i luoghi simbolo del Risorgimento. La prima tappa al Vittoriano, con la rassegna militare, l'omaggio al Milite Ignoto, il passaggio delle Frecce Tricolori. Poi il Pantheon, con lo storico omaggio, il primo di un presidente della Repubblica, alla tomba di Vittorio Emanuele II, e la tappa al museo a cielo aperto del Gianicolo, per ricordare Garibaldi e la Repubblica Romana. Napolitano era sempre accompagnato dalle altre alte cariche dello Stato: i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, dal premier Silvio Berlusconi (più volte contestato dalla gente che assisteva) e dal presidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo.

Poi la visita di una mostra multimediale sul Risorgimento a Porta San Pancrazio, prima della celebrazione eucaristica alla Basilica di Santa Maria degli Angeli. Messa officiata dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che nella sua omelia ha elogiato "i 100.000 campanili della nostra Italia", che "ispirano un sentire comune diffuso che identifica senza escludere, che fa riconoscere, avvicina, sollecita il senso di cordiale appartenenza e di generosa partecipazione alla comunità cristiana, alla vita del borgo e del paese, delle città e delle regioni, dello Stato".

Una mattina nel segno dell'Unità d'Italia, apparentemente accantonando le polemiche politiche, se si esclude la contestazione al Gianicolo ai danni del premier Silvio Berlusconi, che però poco prima, al Vittoriano, era stato incitato da un altro gruppo ad andare avanti nella sua azione di governo. E lo strano percorso seguito dallo stesso Berlusconi per lasciare la Basilica di Santa Maria degli Angeli, l'uscita posteriore mentre tutte le alte personalità uscivano dalla principale, acclamati dalla folla.

Nel pomeriggio la parte più attesa della giornata, la cerimonia solenne a Montecitorio per i 150 anni, con deputati e senatori in seduta comune. Attesa soprattutto alimentata dalle polemiche dei giorni scorsi sulla Lega, che aveva preannunciato che ci sarebbero state assenze. Alla fine gli esponenti del Carroccio saranno cinque, tra cui tre ministri: il leader della Lega Umberto Bossi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli. Quest'ultimo, però, ha fatto solo una rapida comparsa in aula e complice l'affollamento, è uscito subito. Applaudito fuori e dentro il Parlamento, invece, Romano Prodi che però minimizza: "Non ho fatto caso..."

S'inizia con l'Inno di Mameli, cantato da tutti (anche se Bossi più volte cerca di interlocuire con Tremonti, per la verità infastidito dal comportamento del "senatur"). Dopo i discorsi di Gianfranco Fini ("vivere il 17 marzo come festa nazionale è un dovere civile per tutti gli italiani dalla vetta d'Italia a Lampedusa") e Renato Schifani (che rivolge un omaggio al capo dello Stato: "il paese - dice - si riconosce nelle parole e nell'esempio del suo primo cittadino") sull'Unità d'Italia, è stata la volta del capo dello Stato, che in circa mezz'ora ha offerto una panoramica di tutti gli aspetti cruciali del processo di unificazione nazionale e dell'attualità istituzionale, evitando quello che ha definito "l'orrore della retorica", ma al tempo stesso ammonendo rispetto ai rischi di "fuorvianti clamorosi semplicismi come quello dell'immaginare un possibile arrestarsi del movimento per l'Unità poco oltre un limite di un Regno dell'Alta Italia".

Poi, passaggi dedicati alla disoccupazione giovanile ("prospettive drammatiche", denuncia), alla Costituzione ancora "valida", a un federalismo giusto che "rafforzi l'unità" del paese, al sud che merita più attenzione. E l'invito a tutte le istituzioni, che mostrino più "umiltà". Infine, un appello: per salvare l'Italia basta irresponsabilità. "La condizione della salvezza comune, del comune progresso" dell'Italia, dice Napolitano, impone a tutti la promozione di "un forte cemento nazionale unitario, non eroso e dissolto da cieche partigianerie, da perdite diffuse del senso del limite e della responsabilità". Forse è questo l'unico riferimento velato alla Lega, un argomento che anche dopo la cerimonia Napolitano ha preferito non affrontare direttamente. "Non ho fatto il conto, chieda a loro", ha risposto il capo dello Stato a un cronista che gli ha chiesto, dopo la seduta, di commentare la presenza di soli 5 leghisti. Saluta l'aula dicendo "viva l'Italia"
Applaudono in tanti, tutti. Anche Bossi, lasciando l'aula parla di "buon discorso", dice che Napolitano "è una garanzia".

Napolitano ha preferito quindi concentrarsi sull'aspetto più appagante della giornata di oggi: la grande partecipazione e il calore dei cittadini. Una partecipazione che accresce nel presidente della Repubblica "l'orgoglio e la fiducia" espressa per i valori del Risorgimento e dell'Unità d'Italia, oltre alla soddisfazione "per questo dispiegamento di iniziative e contributi che continuerà ben oltre la ricorrenza di oggi, e per un rilancio dei nostri simboli", come ha detto in Aula a Montecitorio.

Domani Napolitano sarà a Torino, domenica a Milano. Quello di oggi è solo l'inizio di questo lungo compleanno. Un inizio che si concluderà, per ora, in serata, con il "Nabucco" di Giuseppe Verdi diretto dal maestro Riccardo Muti, al Teatro dell'Opera di Roma. Napolitano è stato accolto anche qui da un'ovazione sia dei presenti in teatro, sia dalla folla fuori che, invece, ha contestato ancora duramente il presidente del Consiglio.

E mentre il capo dello Stato evita tutte le possibili polemiche, è il "senatur" ad affermare, gelidamente, che per le contestazioni subite da Berlusconi "è peggio per lui". Il premier, invece non si lascia avvicinare, scarta i cronisti prima, durante e dopo la cerimonia. Antonio Di Pietro, invece attacca: "Siamo alla fine di un regime. Le contestazioni di oggi indirizzate al presidente del Consiglio ne sono la prova".

Fonte: Repubblica


20/03/2011 20:11
 
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Napolitano si commuove sul palco
"Umiltà per chi ha doveri istituzionali"

Visita del capo dello Stato nel secondo giorno di celebrazioni per il 150esimo dell'Unità d'Italia. I lavoratori espongono striscione tricolore, appello al Quirinale contro i tagli. Fischi al sottosegretario leghista Davico e al governatore Cota poi contestato anche alla mostra nelle ex Officine

Un bagno di folla accompagna la visita a Torino del capo dello Stato Giorgio Napolitano. Con la moglie, signora Clio, il presidente ha raggiunto Palazzo Carignano per visitare il nuovo allestimento per il Museo del Risorgimento ma la folla lo ha invitato a più riprese a fermarsi per stringergli la mano, farsi fotografare con lui sventolando il tricolore.

"Sono qui per rendere merito a Torino, che sin dall'inizio ha creduto in questo evento e ha approntato un programma di celebrazioni che mi ha subito colpito", ha esordito Napolitano al Regio di Torino, dove è arrivato alle 11 per la cerimonia d'apertura dei festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Il capo dello Stato, che ha scoperto fra applausi e tricolori un busto di Cavour in marmo di Carrara - dono dell'amministrazione torinese - che sarà poi installato al Quirinale, ha preso la parola dopo il sindaco Sergio Chiamparino e il presidente della Regione, Roberto Cota, ricordando il ruolo storico di Torino Capitale e la "straordinaria fusione di italiani del Sud e del Nord" avvenuta nella città piemontese, "che ha contribuito alla grande crescita della nostra economia e della nostra società" dopo la guerra. Richiamando poi la soglia di duplice mandato per i sindaci, Napolitano ha rivolto un augurio diretto e personale a Chiamparino, e si è commosso visibilmente mentre evocava dal palco "l'umiltà necessaria a chi è chiamato ad alte responsabilità istituzionali".

Il Regio accoglie Napolitano

Merito a Torino e Roma. Napolitano ha sottolineato che "al di là dei cambiamenti di direzione politica della regione Piemonte" il nutrito programma per l'Unità è stato condotto a termine nella sua interezza. "Va a vostro onore", ha detto rivolto al sindaco e al governatore. Poi ha reso omaggio anche a Roma, nel suo ruolo storico e anche nel suo essere stata all'altezza delle celebrazioni. E al sindaco della capitale, Gianni Alemanno, ha riconosciuto il merito delle "bellissime e commoventi iniziative" svoltesi ieri. "C'era tanta gente col tricolore - ha osservato - che ha riscoperto qualcosa. Dobbiamo ora ritrovare il patrimonio storico e ideale del Risorgimento", ha aggiunto Napolitano, per lungo tempo "poco studiato e poco sentito". Poi, l'invito a una più forte "coesione nazionale, indispensabile per far fronte alle prove anche molto ardue che ci aspettano"; ma già all'inizio del discorso il presidente si era rallegrato per "lo scatto di sentimento nazionale" avvertito durante le celebrazioni, scatto che "volevamo suscitare".

La Libia. Nell'imminenza delle decisioni europee, dopo la risoluzione Onu sulla No fly zone in Libia, Napolitano ha ribadito l'impegno italiano. "Non possiamo rimanere indifferenti alla sistematica repressione di fondamentali diritti umani in qualsiasi Paese. Non possiamo lasciare che vengano distrutte, calpestate le speranze, che si sono accese, di un Risorgimento anche nel mondo arabo. Mi auguro che le decisioni da prendere siano circondate dal massimo consenso".

L'arrivo. Napolitano è stato accolto da una delegazione dei lavoratori del Regio che , davanti al teatro, protestavano contro i tagli alla cultura. Sul loro striscione, la scritta "Presidente, non lasciamo che la culla dell'arte ne diventi la tomba". Fischi e contestazioni ("buffone, buffone") per il sottosegretario leghista Davico. Ad attendere il presidente della Repubblica - con lui anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno - i massimi vertici politici ed economici. Oltre a Chiamparino e Cota, anche il presidente della Provincia Antonio Saitta, il vicepresidente del Csm Michele Vietti, l'ad di Intesa Sanpaolo Corrado Passera, il presidente di Cariplo Giuseppe Guzzetti, l'ex ministro Domenico Siniscalco, il presidente della Fiat John Elkann e l'amministratore delegato, Sergio Marchionne, che ha detto: "Noi non abbiamo mai dimenticato cos'è l'Italia per la Fiat". Al Regio era presente anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.

Chiamparino e Cota. Dopo l'inno di Mameli, all'inizio della cerimonia ha preso la parola Chiamparino che si è rivolto al presidente. "Siamo lieti di poterle testimoniare la gratitudine profonda per il suo ruolo di garante della Costituzione, di riferimento morale di questo nostro tempo incerto e simbolo altissimo dell'unità del nostro paese". Proteste e fischi - ma alla fine anche applausi - durante l'intervento del governatore leghista Cota, quando ha fatto riferimento alle polemiche di ieri seguìte alla sua assenza dalla cerimonia dell'alzabandiera, invitando a "non strumentalizzare". I fischi si sono ripetuti più tardi, quando il corteo delle autorità si è diretto verso Palazzo Madama.

Cota ha apprezzato l'attenzione per la vocazione industriale di Torino dimostrata da Napolitano nella scelta dei luoghi da visitare oggi e domani, dal nuovo Museo dell'Auto a uno stabilimento della Pirelli. "In Piemonte - ha detto Cota durante l'intervento al Regio - sentiamo l'esigenza di rilanciare un patrimonio di valori fatti di lavoro, produzione, innovazione. Ho molto apprezzato - ha aggiunto rivolgendosi al capo dello Stato - la sua decisione di visitare il Museo dell'Auto e di farlo nella prospettiva di credere nella vocazione produttiva del nostro territorio, di un futuro che sia all'altezza del grande contributo che questa Regione ha sempre dato allo sviluppo del nostro sistema produttivo. Uguale sensibilità colgo nella visita al rinnovato stabilimento Pirelli, dove lavorano 1.200 persone. Puntare sul lavoro - ha concluso Cota - vuol dire costruire una casa vera, che non sia un castello di carta".

Fonte: Repubblica


20/03/2011 20:14
 
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Fischi e contestazioni per Cota, governatore del Piemonte, che ha dovuto accompagnare Napolitano agli eventi previsti per la visita del capo dello Stato a Torino in occasione dei festeggiamenti del 150esimo anniversario dell' Unità d' Italia (fonte Repubblica).


20/03/2011 20:17
 
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Fischi per la Lega e la Moratti
durante la visita di Napolitano

Al termine della visita del presidente della Repubblica a Palazzo Reale contestati gli esponenti del Carroccio. Fischi anche per il sindaco all'arrivo all'Auditorium

Il presidente del consiglio regionale Lombardo Davide Boni e la vicepresidente della Camera, Rosy Mauro, sono stati contestati con fischi e "buu" al termine della visita del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano a Palazzo Reale. "Non vorrei che ci fosse qualcuno che sta organizzando scientificamente - ha osservato il ministro della difesa Ignazio La Russa -, sia pur minime, contestazioni in concomitanza di un momento che dovrebbe essere di unità".

Dopo la contestazione, la vicepresidente del senato Mauro ha dichiarato che "Ridurre tutto alla simbologia non va bene, fa male a tutti. Ci deve essere rispetto da una parte e dall'altra. E ad innescare fischi si fa in fretta. Anche Davide Boni, ha replicato con lo stesso tono: "Non puoi accontentare tutti, ma gli esponenti istituzionali della Lega sono qui per dare un segnale di che cosa facciamo. D'altra parte fischi ne ho presi anche in altre occasioni in passato".

Ancora contestazioni questa volta per il sindaco Letizia Moratti che è stata accolta da diversi fischi al suo arrivo all' Auditorium di Largo Mahler dove si tiene un concerto in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Fonte: Repubblica


26/03/2011 01:28
 
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Maggioranza sotto in Senato su emendamento Idv: 17 Marzo festa nazionale anche negli anni a venire (fonte Repubblica).


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