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MODERATORE

SUPERSAGGIO
La Cinq, Standa, il Milan e Albacom:
ma Silvio imprenditore è davvero bravo?


Dopo aver distrutto Il Sole 24Ore con la sua lettera impietosa (basata su cifre e fatti precisi), aver messo a nudo gli errori di Sergio Marchionne in Fiat (sempre con i dati alla mano) e messo in luce i conflitti d'interesse e gli aspetti poco chiari nell'Ipo di Poltrona Frau il commercialista Giovanni Esposito sceglie ancora Affaritaliani.it per fare le pulci questa volta Silvio Berlusconi, non come politico ma come imprenditore, una storia definita "teatro di molti insuccessi". Da vero disturbatore di assemblea (quei piccoli azionisti che avevano modo di dire la loro solo una volta all'anno, quando coglievano l'occasione per massacrare i grandi e inavvicinabili manager), Esposito ripercorre con precisione il cammino imprenditoriale del Cavaliere: dal "salvataggio" della Fininvest grazie alla quotazione di Mediaset al fallimento di La Cinq in Francia e Telecinque in Germania. E dalla perdita maturata in sette anni nel bilancio (di quasi 500) del Milan all'avventura tutt'altro che positiva con la Standa acquistata per 1000 miliardi di lire e svenduta per 100. Ma anche Albacom, Pagine Utili e Mondadori fino ad arrivare al contratto con gli italiani...

LA LETTERA

Egregio presidente Silvio Berlusconi,

non comprendo per quale motivo, l'opinione pubblica si turbi e la affligga con i presunti guai con le donne e la giustizia. Perché nessuno parla ed approfondisce il suo intuito imprenditoriale e e sue capacità manageriali, unici motivi per i quali nel '94 l'elettorato le ha consegnato le chiavi del Paese?

Lei, si è dichiarato nato povero, eppure ha trasformato una TV via cavo di quartiere nata negli anni '70 in una gallina dalle uova d'oro. Per capire il segreto di questo successo potrebbe essere d'aiuto un esempio: immaginiamo se per qualche decennio in Italia avessero rilasciato solo due licenze per l'aviazione, una alla malandata Alitalia (di Stato) ed un'altra ad un privato; quante probabilità avrebbe avuto il concorrente di Alitalia di avere successo?

Egregio Presidente, mentre il suo gruppo aveva (per una seria di circostanze sulle quali la storia dovrà scrivere ancora tanto) come unico concorrente Mamma Rai, si consolidava lo strapotere di Publitalia nella raccolta per altri network. Ciò nonostante, a causa di scelte imprenditoriali poco felici, la galassia Fininvest non naviga in buone acque, il Cavaliere viene messo in "quarantena" dai creditori che impongono come manager Franco Tatò, e si arriva al 1994 con una perdita di 78 miliardi di lire e debiti a quota 3.376 miliardi lire.

Il baratro viene evitato con l'arrivo di manager esterni, con operazioni di pulizia e con l'apporto di mezzi freschi da parte di terzi (540 miliardi di lire dal gruppo tedesco Ptb Pay Tv di Leo Kirch, 520 dalla Nethold del sudafricano Johann Rupert, 185 dalla Kingdom 5 del principe saudita Al Waleed ) attratti dall'attività televisive italiane che operano in un contesto di fatto protetto. Il cerchio si chiude, non con una magistrale opera di ristrutturazione industriale, bensì con il collocamento in borsa di Mediaset (le attività televisive scorporate) che il 16 luglio del 1996 raccoglie fra i risparmiatori quasi 1.800 miliardi di lire.

Egregio Presidente, non voglio esprimermi sul se e quanto il popolo italiano abbia giovato della sua discesa in politica, sicuramente Lei ha tratto beneficiato dai soldi dei risparmiatori italiani.

Come i numeri dimostrano, da quel momento (1996) le attività televisive italiane di Mediaset, protette da una posizione di rendita, hanno proseguito senza infamia e senza lode, fino ai giorni nostri: la share è sceso dal 42,4% al 37,7%, gli aggregati economici, a valori costanti, sono risultati stabili oppure in declino, il titolo, dalla quotazione ad oggi, ha subito un incremento di un terzo ed in linea con il tasso d'inflazione (33,1%).

Egregio Presidente, le sue attività televisive italiane, che hanno potuto prima ingrassare, poi consolidarsi ed, infine, godere di una posizione di rendita, non rendono pienamente giustizia alle sue qualità; per quelle bisogna esplorare le altre avventure da lei capitanate o dirette in regime di concorrenza.

Non se sia stata sfortuna, incapacità o complotto; sta di fatto che, spesso e volentieri, l'italico imprenditore, fuori dal Bel Paese, è stato preso a calci nel sedere: nel 1998 con la mancata scalata di De Benedetti alla belga SGB ed il fallimento dell'OPA di Pirelli su Firestone, nel 1989 Raul Gardini contro il Chicago board of trade per il mercato della soia, nel 1992 tocca agli Agnelli con il tentativo di acquisto delle acque minerali francesi Perrier, infine nel 2009 Marchionne tenta, invano, con la Opel di mettere piede su territorio tedesco.

Presidente, lo si sa, Lei ama strafare: infatti tenta l'avventura francese, tedesca e spagnola.
L'avventura francese "La Cinq" inizia il 20 febbraio 1986. I cugini d'oltralpe, in tema di concorrenza, facevano sul serio: difatti il canale nei momenti migliori non supererà mai il 15% dello share e raggiungerà al massimo la terza posizione negli ascolti. La storia finisce il 12 aprile 1992 con 576 licenziamenti, una perdita di 1 miliardo di franchi, debiti per tre miliardi di franchi ed i libri in tribunale.

Anche l'escursione nelle terre teutoniche non ha dato i frutti sperati: la concorrenza più agguerrita dei "primi arrivati" sul mercato privato, cioè Rtl Plus (gruppo Bertelsmann) e Sat 1 (gruppi Springer e Kirch) hanno impedito a Telecinque di crescere: la quota degli ascoltatori non ha mai oltrepassato il 5,5%. Il "rosso" accumulato in 5 anni pare abbia raggiunto i 700 milioni di marchi. Nel 1989 nasce Telecinco, stranamente (eccezione che conferma la regola!) è sopravvissuta, nonostante una crisi avuta nel 1993, che influirà negativamente sull'azienda per molto tempo. Oggi, anche grazie alle pregresse iniezioni di liquidità, è un'emittente discretamente posizionata sul mercato spagnolo.

Nel 1986 Lei ha rilevato il Milan, la squadra ha vissuto una fase di grandissimi successi sportive anche se ha dato sempre scarsi frutti economici, negli ultimi anni i risultati calcistici sono stati altalenanti, ma quelli economici si sono stabilizzati su una perdita di 60-70 milioni di euro a stagionante. Molte esperienze societarie hanno dimostrato che con il calcio si può vincere e guadagnare, purtroppo la perdita per Lei, signor Presidente, è stata di 427 milioni di euro in sette anni. È vero il "footboll" è un questione di cuore: forse sarebbe stato opportuno strapagare qualche giocatore in meno e, magari, fare del bene a chi ne ha bisogno, come le tante associazioni sportive impegnate nel recupero degli emarginati.

Nel 1988 La Fininvest acquista il 70% della Standa per 1.000 miliardi di lire, la società realizzava un fatturato di 2.901 miliardi di lire ed un utile di 24,4 miliardi di lire. Il gruppo di distribuzione, subendo i concorrenti fra cui La Rinascente, vivrà anni davvero travagliati: nel '94 perde circa 100 miliardi di Lire, nel '95 è costretta a cedere Euromercato e nel '96 perde altri 94 miliardi di lire. La svolta arriverà nel '97 con la chiusura di 40 negozi e 6 deposti, il taglio del personale di quasi 1.600 unità ed un buco da 127 miliardi di lire. Nel '98 , orami gravata da debiti per oltre 700 miliardi di lire, sarà scissa in due e ceduta per circa 100 miliardi.

Nel 1995 il gruppo Fininvest fonda una società che edita la directory telefonica Pagine Utili, l'azienda, a causa degli investimenti, perde 280 milioni di euro in cinque senza riuscire a scalfire la posizione del concorrente Pagine Gialle (Seat spa). Solo nel 2003 chiude il bilancio in utile perché la Telecom versa un indennizzo di 55 milioni di euro per recedere dall'impegno ad acquistarla. Alla fine del 2005 la finanziaria della sua famiglia ne cede il 55%. Nel 2007 perde di 10 milioni di euro su un fatturato di 20 mln. La storia finisce nel 2008 con l'uscita del gruppo Fininvest, il debito a 40 milioni di euro ed il fascicolo al Tribunale fallimentare di Milano.

Anche nel settore della Telefonia il fiuto imprenditoriale, purtroppo, ha fallito: il gruppo del Biscione entra con il 19,5% nel capitale del operatore Albacom spa nato nel 1995, ne esce a fine 2004, quando la società per l'ottavo anno consecutivo chiude in rosso (perdita per 278 milioni di euro su un fatturato di 662 milioni); analogo epilogo avrà la partecipazione nella società di telecomunicazioni Blu nata nel 1999.

La fine degli anni ottanta fu l'inizio di un durissimo scontro fra De Benedetti ed il suo gruppo per il controllo della Mondadori. Per dirimere la controversia le due parti decisero di affidarsi ad un arbitrato, con l'impegno, che qualunque fosse stato l'esito, lo avrebbero accettato senza riserve. Il lodo arbitrale darà ragione a De Benedetti ed, ovviamente, Lei lo impugnerà dinanzi alla giustizia ordinaria. La vicenda giudiziaria, che ha avuto anche risvolti penali, ad oggi non si è ancora conclusa. Sta di fatto che nel 1991 una parte della vecchia Mondatori entrò nell'orbita Fininvest. La società nello scorso decennio ha subito un decremento di 1.536 lavoratori (-29,1%), il titolo ha perso l'80% del valore ed il fatturato, a valori costanti (depurato dall'inflazione), è calato del 6%.

Egregio presidente, negli ultimi dieci anni, l'Azienda Italia è stata governata da lei per 8 anni.
Diamo a Cesare quel che è di Cesare: ciò non è avvenuto per suo merito, bensì per incapacità dei suoi alleati di trovare un'alternativa e per demerito di quella inconsistente plebaglia che ha costituito l'opposizione.
Ciò premesso, Lei, in una sera del 2001 stipulò (in realtà unilateralmente) un contratto con gli italiani. Probabilmente Lei confuse la poltrona di Porta a porta con una quella di una nota pubblicità del caffè, sta di fatto che i periti del paradiso dovettero commettere un errore di trascrizione nella traduzione: invero si è realizzato tutto al contrario.

Nel 2009 secondo i parametri ufficiali la pressione fiscale ha raggiunto il 43,3% del Pil (40,7% nel 2001), se venissero considerati anche gli aumenti delle tasse degli enti locali e delle tariffe si giungerebbe al 51,4%; sulla evasione fiscale, le statistiche sono discordanti, le più prudenti indicano che abbia raggiunto l'8,2% del ricchezza nazionale. Nel 2001 le forze di polizia avevano un organico di 270 mila persone (carabinieri 112 mila, polizia 115 mila e finanzieri 66 mila) oggi sono diminuite di ben il 12% a circa 237 mila (186 mila fra polizia e carabinieri e 51 mila finanzieri).

A causa dalle molteplici pubblicazioni effettuate, non è stato possibile desumere con certezza quanti e quando (probabilmente non ne ha certezza neanche l'Inps) abbiano realmente ricevuto l'innalzamento delle pensioni minime a 516 euro al mese, ad esempio, secondo l'economista Tito Boeri, circa 6 milioni di persone hanno continuato a percepirne una inferiore. La disoccupazione giovanile a dicembre 2010 ha toccato il record del 29%. E in merito alle grandi opere, basta ricordare che il Ponte sullo Stretto di Messina è già costato 450 milioni di euro, ma non è stata ancora posata la prima pietra.

Egregio Presidente, la sua storia imprenditoriale è stata teatro, forse, di qualche intuizione, sicuramente di molti insuccessi e di una serie di circostanze fortuite a suo favore .


Giovanni Esposito

Fonte: affaritaliani


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