Casa ex An a Montecarlo,
Fini: nulla da nascondere
Capezzone: ''non e' piu' super partes''
ROMA - ''Se Gianfranco Fini vuole compiere un atto di dignità e non di viltà politica, deve rassegnare le dimissioni da Presidente della Camera. Le sue dimissioni sono ormai inevitabili per due ragioni. Primo: è ormai un caso pubblico, per milioni di cittadini, la scarsa trasparenza della situazione relativa alla casa monegasca, e quelle fornite ieri da Fini sono delle 'non spiegazioni' ". Lo afferma Daniele Capezzone, portavoce del Pdl. ''Per altri - prosegue - in circostanze meno gravi, i finiani hanno reclamato dimissioni immediate: noi siamo garantisti, ma ora sta a loro mostrare coerenza rispetto alle loro stesse richieste di poche settimane fa. Secondo: Fini non è più super partes, e da tempo, nella sua funzione di terza carica dello Stato. E' inaccettabile - aggiunge ancora - che Fini intervenga quotidianamente nel dibattito politico, per dividere anziché per unire, trasformando una funzione di garanzia in un ruolo di capo fazione che organizza la sua corrente e trama contro il Governo e la maggioranza scelti e confermati dagli italiani. Tutto ciò non è più accettabile. Almeno, ci risparmi lo spettacolo di vedere il solito politico aggrappato alla sua poltrona fino all'ultimo momento possibile''.
GIORNALE, FINI COME SCAJOLA, SI DIMETTA - Fini come Scajola'. 'Il Giornale' di Vittorio Feltri titola cosi' dopo la vicenda della casa di Montecarlo e lancia una campagna per chiedere le dimissioni di Gianfranco Fini dalla presidenza della Camera con tanto di tagliando da compilare e firmare per i lettori. Fini ''e' come Claudio Scajola - scrive il direttore nell'editoriale - che, poverino, e' diventato proprietario di una casa ma ignora la provenienza dei soldi con cui e' stata pagata''. Per Feltri il presidente della Camera ''non chiarisce nulla sull'appartamento finito in mano al cognato''. Sara' ''lecito - aggiunge Feltri - ma e' anche molto brutto che il paladino della legalita' alieni a prezzo stracciato una casa donata ad An da un'iscritta e che poi quella casa risulti abitata dal 'cognato'''. Comprensibile ''attribuire la responsabilita' della sfiga al Giornale'' ma ''la nostra non e' un'operazione politica basata su dossier e organizzata da Berlusconi'' ma ''una normale inchiesta giornalistica''. ''Fini e i finiani pensino cio' che gli garba - prosegue Feltri - ma si rendano almeno conto che prendersela con noi e' un sintomo di debolezza, se non di disperazione. I fatti sono fatti. E questi sono fatti dai riflessi politici molto pesanti. Non esiste che un presidente della Camera si comporti come Scajola e che, a differenza di questi, non senta la necessita' di dimettersi se non altro per coerenza con quanto ha sempre predicato''. E con la raccolta firme promossa dal quotidiano, ''desideriamo dagli una mano a rompere gli indugi'' e ''incoraggiare Fini a fare il proprio dovere: lasciare la presidenza della Camera e limitarsi ad essere il leader di Futuro e liberta'''.
(di Teodoro Fulgione)
FINI: ''NULLA DA NASCONDERE'' - ''Non ho assolutamente niente da nascondere ne' tantomeno da temere per la vicenda monegasca''. Gianfranco Fini para il colpo e passa al contrattacco sulla questione della ex casa di An a Montecarlo, finita in affitto al fratello della sua compagna Elisabetta Tulliani. Le ''spiegazioni'' del presidente della Camera, affidate ad una nota non soddisfano i suoi 'avversari' nel Pdl, che ne chiedono le dimissioni, e divaricano le distanze con il partito del premier al punto che Osvaldo Napoli, vicecapogruppo Pdl alla Camera, definisce ''la verifica con Futuro e Liberta' chiusa ancora prima di essere aperta''. Fini ricostruisce in otto punti la vendita dell'appartamento di Montecarlo e sembra affondare il colpo contro Silvio Berlusconi, marcando le differenze nella gestione del tema giustizia: ''La magistratura' chiarira' - scrive - A differenza di altri non ho l'abitudine di strillare contro i magistrati comunisti''. ''Per questo - dice ancora - chi spera che in futuro io sia costretto a desistere dal porre il tema della trasparenza e della legalita' nella politica meglio che si rassegni''. Il leader di Fli spiega di aver deciso di voler chiarire ''alcuni punti non facilmente comprensibili per l'opinione pubblica'' e per reagire alla ''ossessiva campagna mediatica dei giornali berlusconiani''. ''La vicenda - scrive - non ha ad oggetto soldi o beni pubblici ma solo la gestione di una eredita' a favore di An''. E proprio da alcuni ex esponenti di An arriva la richiesta di chiarimenti al presidente della Camera. Negli otto punti il leader di Futuro per l'Italia spiega che ''l'appartamento di Montecarlo (peraltro di modeste dimensioni) fu valutato circa 450 milioni di vecchie lire dalla societa' che amministra il condominio'' ed era ''in condizioni fatiscenti, inabitabile senza cospicue spese di ristrutturazione''. In particolare Fini smentisce che ''siano state avanzate'' a lui ''o al senatore Pontone o ad altri proposte formali di acquisto'' ma ricorda: ''Nel 2008 il signor Giancarlo Tulliani, in base alle sue relazioni e conoscenze del settore immobiliare a Montecarlo, mi disse che una societa' era interessata ad acquistare l'appartamento'' e che ''l'offerta di acquisto era superiore al valore stimato (350mila euro a fronte di 450 milioni di lire)'' e per questo ''autorizzai la vendita''. ''In nessuna occasione - scrive - alcun dirigente di An contesto' o sollevo' perplessita' ''. Gli ultimi due punti della nota sono i piu' delicati. Fini poi afferma: ''la vendita dell'appartamento e' avvenuta il 15 ottobre 2008 e sulla natura giudica della societa' acquirente e sui successivi trasferimenti non so assolutamente nulla''. ''Qualche tempo dopo la vendita ho appreso da Elisabetta Tulliani che il fratello Giancarlo aveva in locazione l'appartamento - conclude il presidente della Camera - La mia sorpresa ed il mio disappunto possono essere facilmente intuite''. La replica del Pdl non si fa attendere. Il senatore Antonino Caruso ribadisce di aver ricevuto ''una offerta all'incirca di sei milioni di franchi'' e che riferi' la telefonata al senatore Pontone il quale - spiega ancora - ''non manchera' di confermare la circostanza''. ''La cosiddetta 'spiegazione' di Fini - afferma Daniele Capezzone, portavoce del Pdl - non spiega granche'. Si ferma proprio dove sarebbe dovuta cominciare, cioe' sul punto che ha suscitato 'sorpresa' anche nell'onorevole Fini. Nella nota si coglie solo un forte nervosismo e una certa insofferenza nei confronti delle domande poste dalla stampa''. Per il sottosegretario Daniela Santanche' quello del presidente della Camera e' ''un vergognoso tentativo di scaricare le colpe su compagna e parenti''; mentre Maurizio Bianconi avanza una richiesta di dimissioni alla Terza carica dello Stato: ''C'e' chi in un'altra vicenda che ha qualche attinenza (cose di case) - afferma riferendosi indirettamente alla vicenda Scajola - si e' dimesso senza neppure essere indagato''.
Fonte:
ANSA