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Milano,killer confessano:era un ladro

Si è parlato di un omicidio a sfondo razziale, e invece si è trattato di un'aggressione compiuta dopo un banale furto di biscotti. Padre e figlio sono stati arrestati a Milano per aver preso a sprangate, durante una rissa, Abdul Salam Guibre, 19 anni, con cittadinanza italiana ma originario del Burkina Faso. Il giovane è morto dopo alcune ore di coma. La polemica, fuori luogo, politica è immediatamente scoppiata.

Pm esclude aggravante odio razziale
Il pm Roberta Brera, il magistrato titolare del fascicolo apperto alla Procura di Milano sull'uccisione di Abdul Guibre, non contesta ai due responsabili del delitto, l'aggravante di aver agito per odio razziale. Per Fausto e Daniele Cristofoli, padre e figlio, baristi, quindi l'accusa è di omicidio volontario. I due indagati attendono il pronunciamento del gip sulla convalida del fermo che dovrebbe avvenire non prima di mercoledì.

La vittima lavorava saltuariamente come metalmeccanico. Con i due amici era stato in un locale in zona Porta Romana e, a bordo dei mezzi pubblici, erano andati alla Stazione Centrale di Milano per avviarsi, a piedi, verso il centro sociale Leoncavallo, distante alcuni chilometri. Lungo il tragitto la sosta nel bar di Fausto e del figlio Daniele Cristofoli, 51 e 31 anni.

Stando ai due titolari dell'esercizio pubblico, i tre avrebbero arraffato dei dolciumi senza pagarli, per poi allontanarsi. Padre e figlio allora sono saliti a bordo del loro chiosco mobile e li hanno inseguiti. Poi, dalle parole grosse, si è passati alle mani: i tre ragazzi con un bastone raccolto per terra, i Cristofoli con un altro bastone e una spranga.

Ad avere la peggio è stato Abdul, colpito al corpo, ma soprattutto alla testa. All'ospedale Fatebenefratelli hanno cercato di salvargli la vita, ma il giovane non ce l'ha fatta. E' morto dopo alcune ore di agonia. Fuori dall'ospedale si sono subito radunati parenti e amici, quasi tutti vestiti alla moda dei rapper americani.

"Abdul era un ragazzo semplice, cresciuto in una famiglia sana che si era trasferita in Italia poco dopo la sua nascita - raccontano - Era socievole ed estroverso". "Abba", come era soprannominato, aveva frequentato le superiori a Gorgonzola (Milano) e bazzicava spesso i locali di Milano con gli amici. Questi lo descrivono come poco incline agli eccessi. Amava la musica e ballare, divertirsi senza pensare a nulla. Aveva deciso l'estate scorsa di non continuare a studiare e lavorava per certi periodi come metalmeccanico. Gli agenti della Squadra mobile hanno impiegato poche ore per identificare i proprietari del chiosco mobile del quale gli amici di Abdul avevano annotato parzialmente il numero di targa. Li hanno quindi fermati e avrebbero ammesso la lite e raccontato degli insulti: "Negri di merda".

Nel frattempo l'episodio ha causato le reazioni del mondo della politica: c'è chi parla apertamente di un episodio di razzismo, come il segretario dei Ds Piero Fassino oppure il sindaco di Milano, Letizia Moratti che invita a isolare "sempre e comunque ogni forma di violenza". Altri, come invece l'assessore alla Sicurezza della Provincia, Massimo Grancini, puntano il dito contro un "sistema di giustizia fai da te, tollerato da diverse parti, che deve cessare". Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha telefonato al questore di Milano, Vincenzo Indolfi, al quale ha espresso il suo "apprezzamento per la tempestiva risposta con cui la Squadra Mobile della Questura".

"Sconcerto" e "indignazione" da parte del presidente del Senato Renato Schifani. "Questi episodi di odio così violenti - ha detto - non appartengono alla cultura della corretta convivenza civile e del rispetto della legalità. Ecco perché devono essere isolati senza indugio e condannati duramente senza alibi alcuno". Alla famiglia di Abdul è giunta la solidarietà del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, e del vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato. Fonte
17/09/2008 21:05
 
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Ragazzo ucciso, "Ci siamo difesi"

I due arrestati: "In tre contro di noi"

La difesa dei due baristi milanesi, arrestati per avere ucciso a sprangate il 19enne di origine africana, Abdul Guidre, punterà sulla legittima difesa. Nell'interrogatorio, il giovane Daniele Cristofoli ha spiegato: "Ho sferrato un colpo alla cieca in difesa di mio padre che aveva davanti 3 aggressori". Intanto si apprende che l'episodio è stato ripreso in diretta: si vedrebbero due gruppi che si contrappongono e non tanto una caccia all'uomo.

Marco Bolchini e Elisabetta Radici, i due legali degli arrestati, aggiungono che gli inquirenti sono alla ricerca "di altri oggetti contundenti che non erano nella disponibilità dei nostri assistiti. Il pm si sta muovendo a 360 gradi con grande correttezza, bisogna trovare per poi valutarli elementi oggettivi, il razzismo non c'entra, ormai è chiaro".

Il gip Curami ha ripercorso negli interrogatori l'intero episodio. "Da parte degli indagati c'è la massima collaborazione - affermano i legali - consideriamo che i nostri assistiti lavoravano sodo sia con il negozio sia con il bar-mobile per cui stanchezza e stress potrebbero aver contribuito alla tragedia". "Il timore che fosse stato rubato l'incasso è all'origine di una rissa poi degenerata" è la tesi degli avvocati. I legali ribadiscono che sulla nuca di Abdoul "è arrivato un solo colpo penetrante, lo dice anche la cartella clinica che certo non è la stessa cosa dell'autopsia che sarà eseguita nei prossimi giorni". Padre e figlio nel racconto dei legali "sono dispiaciuti e sconvolti per la tragedia, hanno ricevuto la solidarietà di diversi clienti del bar".

Gli avvocati lavorano in direzione della legittima difesa e hanno chiesto l'attenuazione della misura della custodia cautelare in carcere. In pratica i domiciliari. Il gip Curami si è riservato di decidere e depositerà mercoledì il suo provvedimento.

Particolari importanti da un filmato
Le telecamere di un banca e di un'azienda potrebbero aver filmato gli ultimi attimi di vita di Abdul Salam Guibre. Secondo indiscrezioni, le immagini, particolarmente nitide, potrebbero essere determinanti per la ricostruzione dei fatti. I fotogrammi migliori mostrerebbero due gruppi che si contrappongono e non due persone che inseguono le altre tre. Minacce, insulti, anche alcuni sfottù, avrebbero quindi preceduto la brutale aggressione. E nel campo visivo, sempre secondo particolari non confermati, entrerebbero e uscirebbero più persone di quelle già identificate e non necessariamente coinvolte nello scontro.

La madre: "Non volevano uccidere"
"Non l'hanno fatto per fare del male ma per difendere l'incasso di una notte di lavoro". Lo ha detto Tina Cristofoli, moglie e madre di Fausto e Daniele, padre e figlio fermati per l'omicidio di Abdoul Guibre, il 19enne ucciso a sprangate a Milano. La donna mentre è in corso l'interrogatorio davanti al gip dei suoi congiunti, si è rivolta alla madre della vittima: "Mi spiace tantissimo per quella signora. Non chiedo perdono ma comprensione".

"Mio figlio si è spaventato e l'ha fatto per difendere mio marito - ha detto Tina Cristofoli - Daniele a 31 anni poteva essere in giro a fare bullismo e invece si è ritirato dopo una nottata di lavoro... Non volevano fare del male e non hanno guardato il colore della pelle". La signora ha anche ripetuto che i due erano convinti che nel loro bar fosse stato rubato il borsello con dentro circa 600 euro e che il marito e il figlio "non volevano scappare", anzi dopo aver sentito i telegiornali delle 14 "stavano andando a costituirsi". Quanto agli insulti ha precisato: "E' stato un momento di rabbia".

Non chiede il perdono "perché è stata una cosa troppo grossa", dice la donna che però, rivolgendosi alla mamma del giovane originario del Burkina Faso, precisa: "Suo figlio non doveva scappare. Se solo avesse detto che aveva preso le merendine non gli avrebbero fatto nulla, il mangiare non si nega a nessuno". La signora Tina, al palazzo di giustizia in attesa di poter vedere marito e figlio nelle pause dell'interrogatorio, è scoppiata più volte in lacrime e più volte ha ripetuto: "Noi non siamo razzisti. Nel nostro bar ci sono molti clienti extracomunitari, operai che lavorano nella zona, albanesi, marocchini ed egiziani, e abbiamo sempre avuto il sorriso con tutti". Fonte
17/09/2008 21:05
 
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Ucciso a sprangate, oggi Gip decide

Milano, per il fermo dei Cristofori

C'è attesa a Milano per la decisione del giudice per le indagini preliminari, chiamato a confermare o meno i fermi per Fausto e Daniele Cristofoli, padre e figlio di 51 e 31 anni accusati di aver ucciso a sprangate il giovane Abdul Guiebre. Nell'interrogatorio di martedì, i due, gestori di chiosco-bar a Milano, hanno spiegato di aver reagito violentemente convinti che Abdul avesse rubato l'incasso del loro lavoro.

Daniele ha ripetuto di aver sferrato "un solo colpo alla cieca per difendere" il padre, e che "non aveva intenzione di uccidere". L'autopsia e le immagini delle telecamere confermerebbero tale versione.

La difesa, oltre a spiegare che durante l'interrogatorio padre e figlio hanno espresso il loro "dispiacere" per quanto è successo e che solo le indagini della Procura potranno fare
chiarezza, ha chiesto al gip genericamente una misura meno afflittiva della prigione per i Cristofoli, mentre il pm Roberta Brera ha insistito con le sue richieste: convalida del fermo e custodia cautelare in carcere. Il giudice Curami si è riservata. Per domani e' attesa la sua decisione. Fonte
17/09/2008 21:06
 
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Sprangato, aggressori in carcere

Convalidato il fermo di padre e figlio

Il Gip di Milano, Micaela Curami, ha convalidato il fermo e disposto il carcere per Fausto e Daniele Cristofoli, i due gestori di un chiosco-bar accusati di aver ucciso Abdoul Guibre, il 19enne di colore colpito a sprangate domenica notte e deceduto dopo alcune ore in ospedale. Ai due, padre e figlio, è contestato il reato di concorso in omicidio volontario.

Al palazzo di Giustizia c'era grande attesa per la decisione del giudice per le indagini preliminari. Durante un lungo interrogatorio in cui hanno ricostruito quanto accaduto, Fausto e Daniele Cristofoli hanno spiegato di aver reagito violentemente convinti che Abdul avesse rubato l'incasso del loro lavoro. "Ho sferrato un colpo alla cieca in difesa di mio padre che aveva davanti 3 aggressori. Non avevo intenzione di uccidere", ha dichiarato al giudice Daniele Cristofoli.

Il 19enne di origini africana, secondo i referti medici, sarebbe stato ucciso da un solo colpo alla nuca, ma sul corpo non è stata ancora effettuata l'autopsia. Anche le immagini di una telecamera a circuito chiuso confermerebbero la dinamica dell'aggressione. Fonte
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