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02/04/2008 18:44
 
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La Overland Terra Mostro 695 è stata costruita da uno specialista americano amante dei viaggi su tracciati molto diversi, anche difficili. Per chi, come lui, non ama porsi confini. È in vendita su internet a 16.950 dollari


In un certo senso, è significativo che dagli Stati Uniti arrivi una Ducati dedicata all'off-road e non solo perché quello americano è il mercato più importante al mondo per quanto riguarda le moto da fuoristrada, ma anche perché, storicamente, il marchio di Borgo Panigale vanta un importante legame con il territorio a stelle e strisce, per il quale, nel 1961, fu appositamente realizzata la Scrambler, celebre modello che in seguito sarebbe diventato un vero e proprio oggetto di culto.
Tra l'altro, ci sono voci circa uno studio effettuato da Pierre Terblanche, prima che quest'ultimo lasciasse la Ducati nel dicembre del 2007, a proposito di un progetto che avrebbe dovuto chiamarsi Scrambler 1100 e che, a quanto pare, prevedeva l'impiego dello stesso motore che equipaggia la Hypermotard e la Multistrada.
Tuttavia, la Terra Mostro della Overland Motorcycle non rappresenta una moto dal sapore retrò realizzata con particolari velleità stilistiche, ma una vera Ducati da fuoristrada. Ad averla ideata, progettata e realizzata, è Blaine Dehmlow, grandissimo appassionato originario del nord della California. Per Blaine le moto sono come una religione e la sua missione è quella di tramandare il "verbo". Insieme al suo socio Kent Harle è infatti titolare di un'associazione senza scopo di lucro, la Real Life Adventures, che organizza iniziative a scopi umanitari e sociali. Tutto ciò fa sì che Dehmlow percorra molti chilometri all'anno in sella a moto da fuoristrada sui sentieri che si snodano tra la Costa Ovest degli Stati Uniti e il Messico, nella Bassa California, o tra le Montagne Rocciose del Colorado, attraversando numerosi parchi naturali americani.
Eppure, dall'alto della sua esperienza, Blaine non ha mai trovato una moto che lo abbia soddisfatto del tutto, così ha pensato bene di costruirsela: "Stavo cercando una moto per affrontare sia l'asfalto che i tratti sterrati – spiega Dehmlow – ma non riuscivo a trovare niente che facesse al caso mio. Nel settore Dual Sport, infatti, i monocilindrici mancano di potenza e comfort su strada, mentre i bicilindrici hanno il problema del peso e della guidabilità nell'off-road. È chiaro che un mezzo di questo tipo rappresenta per forza di cose un compromesso tra due filosofie diverse, ma in tutti questi anni non ho mai trovato la mia moto ideale. Quella che, con buona probabilità, le si avvicinava di più era la Cagiva Elefant, per via delle caratteristiche del suo bicilindrico Ducati a due valvole con raffreddamento ad aria. Si tratta della migliore unità che abbia mai avuto il piacere di usare, anche se non si può certo dire che il telaio in cui era inserita fosse al passo coi tempi. Così, ho deciso di utilizzare quel tipo di motore sulla Terra Mostro, preoccupandomi naturalmente di allestire una ciclistica altrettanto valida".

Una moto da esploratori

Il presidente della Overland, Kent Harle, è un altro grande appassionato di fuoristrada ed è stato quindi ben contento di aiutare Blaine a realizzare il suo progetto. L'azienda di Harle produce motoslitte ad alte prestazioni con motori bicilindrici da 800 cc.
I lavori hanno avuto inizio nel luglio 2006. Per prima cosa, ci si è domandati che cosa servisse per convertire un Ducati Monster nella Terra Mostro: "Abbiamo preso una Monster 750 e abbiamo allestito il prototipo. La moto è stata completamente smontata, dopo di che sono cominciati i primi studi. In pratica, le parti previste dal progetto venivano applicate sulla moto in modo provvisorio, per capire se la strada era quella giusta. La svolta, però, è arrivata quando, con Photoshop, abbiamo provato a inserire l'avantreno di una Honda XR 650 sulla nostra Monster 750, aggiungendo anche una sella e un impianto di scarico di derivazione fuoristradistica. Ci siamo subito resi conto che la cosa poteva funzionare…".
Lo sviluppo del prototipo ha comunque previsto moltissimi test di affidabilità, dopo di che è stata allestita una piccola area produttiva nei pressi dell'abitazione di Blaine. In questo modo sono stati costruiti i primi esemplari funzionanti e uno di questi è stato subito venduto a un appassionato impaziente di provare la Terra Mostro.
Quella che, a ragion veduta, può essere considerata come l'erede della mitica Scrambler è stata dunque allestita sulla base di una Monster 695 con telaio rosso e sovrastrutture nere. Il risultato finale è stato ottenuto mantenendo il motore, il telaio, l'impianto di alimentazione, il serbatoio del carburante, il faro, la strumentazione e l'impianto elettrico del modello di serie. Così configurata, la Terra Mostro viene venduta solo attraverso il sito internet www.terramostro.com al prezzo di 16.950 dollari, cui vanno aggiunte eventuali spese dovute alle tasse e alla spedizione. Mediamente, il tempo previsto tra l'arrivo di un ordine e la sua evasione è di due settimane.
"L'idea era quella di realizzare una moto con cui esplorare posti nuovi – spiega Blaine – Per questo abbiamo pensato a un mezzo leggero, adatto a escursioni di breve durata. Non volevamo, in pratica, dar vita a una sorta di BMW GS superaccessoriata, ma ad un'agile e divertente enduro stradale da guidare tutt'al più con un piccolo zaino sulle spalle, non certo con la tenda e il sacco a pelo al seguito. Per questo motivo abbiamo scelto il bicilindrico Ducati da 695 cc. Un motore di cilindrata superiore avrebbe solo comportato un aumento in termini di peso a fronte di un surplus di potenza assai difficile da sfruttare se non si è piloti professionisti. Con la Terra Mostro, invece, è possibile sfruttare al meglio le doti del propulsore per via della sua erogazione e delle sue prestazioni alla portata di tutti."

Ciclistica travolta

Per convertire il Monster 695 in un mezzo adatto anche al fuoristrada, lo staff della Overland ha lavorato a livello di forcellone, sostituendo quello di serie con un altro in alluminio più lungo, in modo da conferire maggior stabilità al mezzo. L'interasse è infatti passato da 1440 a 1537 mm. Il nuovo forcellone sfrutta gli stessi attacchi dell'originale e agisce su un ammortizzatore Wilbers, dotato di tutte le regolazioni del caso, che risulta più lungo rispetto al Sachs montato sul Monster, in modo da garantire alla ruota posteriore la corsa necessaria.
Davanti, invece, una forcella tradizionale Kayaba da 46 mm completamente regolabile ha preso il posto della Marzocchi a steli rovesciati da 43 mm. In questo modo, l'escursione di entrambe le ruote risulta di 210 mm, mentre la Monster 695 di serie vanta 130 mm all'avantreno e 148 al retrotreno.
L'impianto frenante anteriore è stato privato di un disco, oltre che abbinato a una diversa pompa al manubrio, mentre quello posteriore è rimasto invariato. Della Acerbis è il parafango davanti, sostenuto da una vistosa staffa in metallo, mentre dietro compare quello del Monster diversamente sagomato per far posto a una ruota più grande. La Terra Mostro, infatti, è equipaggiata con cerchi Takasago in alluminio da 18" al posteriore e da 21" all'anteriore, entrambi abbinati a mozzi Grimeca. I pneumatici sono invece gli IRC Trail Winner GP-110.
"Si tratta della stessa componentistica che equipaggia altri modelli di analoga impostazione – spiega Blaine– e devo dire che rappresenta un ottimo compromesso tra la precisione di guida su asfalto e l'efficacia in fuoristrada".
Il manubrio è in alluminio della Applied Concepts, la stessa che ha realizzato anche le piastre di sterzo, mantenendo peraltro lo stesso offset che caratterizza l'avantreno del Monster 695. L'inclinazione del cannotto di sterzo è invece passata da 24° a 26° per via della maggior lunghezza degli steli della forcella Kayaba.
La sella è uno dei pochi accessori che proviene dal catalogo Ducati Performance e, in ogni caso, può essere definita in base alla statura e ai gusti di chi acquista la Terra Mostro. Per quanto riguarda il peso, poi, si attesta sui 180 Kg (con tutti i liquidi ma senza carburante) contro i 168 Kg del Monster da cui deriva. Il motivo, secondo Dehmlow, risiede principalmente nella scelta delle ruote: "Abbiamo adottato dei particolari sovradimensionati per la Terra Mostro. Il mozzo posteriore, ad esempio, è quello della Sport Classic GT 1000 ed è in grado di sopportare ben oltre i 73 CV erogati dal propulsore del Monster 695, ma non potevamo certo correre il rischio che questi elementi non fossero affidabili, così come i cerchi, soprattutto nell'ottica di un utilizzo in fuoristrada".
Per quanto riguarda la distribuzione dei pesi, il 48% della massa insiste sull'asse anteriore, mentre il 52% su quello posteriore. Questo nonostante il nuovo forcellone abbia trasferito parte del carico sulla ruota davanti.

Motore di serie

Gli unici interventi apportati al motore riguardano il sistema di scarico, che prevede collettori Bassani e un silenziatore DMC (Dave Miller Concepts) con rompifiamma approvato dal Corpo Forestale degli Stati Uniti, e un modulo aggiuntivo Power Commander per rimappare la centralina.
Salire in sella alla Terra Mostro non crea grosse difficoltà, nonostante il piano di seduta sia a ben 890 mm da terra. Tuttavia, nel farlo è bene non fare troppo affidamento sul cavalletto laterale, che non offre la dovuta stabilità a meno che la superficie d'appoggio sia perfettamente in piano. Per contro, la sella al gel è davvero molto confortevole, tanto che anche dopo un'intera giornata alla guida della Terra Mostro non si avvertono dolori o fastidi.
Il manubrio, poi, risulta leggermente arretrato e pertanto riduce la sensazione di eccessiva altezza del mezzo. Tutto ciò, fa sì che ci si senta piacevolmente inseriti nel corpo macchina, cosa che, naturalmente, incide positivamente sul feeling di guida, sia su strada che "fuori". La luce a terra non costituisce mai un problema, in quanto la parte più bassa della moto è a 290 mm di altezza. In ogni caso, a proteggere il basamento del motore ci pensa una spessa piastra di alluminio. Per completare l'impostazione di stampo enduristico, le pedane sono state avanzate di 100 mm, oltre che abbassate, grazie a degli appositi supporti realizzati dalla stessa Overland.
Fin dai primi metri, la Terra Mostro ispira confidenza, rivelandosi intuitiva, facile e molto maneggevole, senza per questo risultare mai nervosa. Su asfalto, il grip offerto dai pneumatici ICH è soddisfacente, anche se un paio di coperture ancora più specialistiche, come ad esempio i Pirelli Scorpion, dovrebbero garantire un comportamento ancora migliore. A tal proposito, la Overland sta pensando di prevedere una ruota anteriore da 19" per coloro che utilizzeranno la Terra Mostro prevalentemente su asfalto. In tal caso, sarà anche opportuno rivedere i materiali d'attrito dell'impianto frenante anteriore, visto che quest'ultimo ha una risposta piuttosto secca e poco efficace, mentre quello posteriore ha un intervento davvero valido, che si rivela particolarmente indicato per la guida in fuoristrada.
La Terra Mostro condivide con la Monster 695 anche la particolare frizione antisaltellamento APTC (Adler Power Torque Clutch), realizzata in modo tale da ridurre lo sforzo da applicare sulla leva. Questo dispositivo e l'ottimo lavoro delle sospensioni contribuiscono a elevare il comfort di marcia.

Facile e bilanciata

Naturalmente, il bicilindrico Ducati di 695 cc gioca un ruolo fondamentale, grazie alla sua erogazione fluida e omogenea fin dai bassi regimi, accompagnata da una curva di coppia particolarmente piatta, con un picco di 6,2 Kgm a 6750 giri.
Semmai, l'unico aspetto per cui la moto si rivela al di sotto delle aspettative riguarda la rapportatura finale decisamente lunga. Pur disponendo di un pignone da 14 denti e di una corona da 48 (contro la combinazione 15/42 del Monster 695 di serie), la Terra Mostro non riesce ad esprimere appieno le sue doti di ripresa. Viaggiando a 80 Km/h in sesta marcia, infatti, la moto stenta a riprendere velocità.
Probabilmente, aggiungendo altri due denti alla corona la situazione migliorerebbe nettamente, sia in fuoristrada che su asfalto, dove al momento si fatica ad andare oltre i 145 Km/h di velocità massima. Ad ogni modo, il terreno ideale della Terra Mostro è senza dubbio la terra battuta, dove la facilità di guida, lo scarso impegno richiesto e le generose prestazioni del motore si traducono in un'esperienza davvero piacevole.
Il bilanciamento generale del mezzo, nonostante il telaio non espressamente progettato per la ruota anteriore da 21", è infatti molto buono e la stabilità non viene mai meno. L'avantreno fornisce sempre un'ottima sensazione di controllo, mentre la taratura dell'ammortizzatore posteriore è forse un po' troppo morbida.
Come dicevamo all'inizio, la Overland definisce la Terra Mostro un mezzo destinato all'esplorazione, oltre che al divertimento, e alla luce di questo test possiamo dire che l'obiettivo è stato centrato in pieno. Si tratta di un modello che non sfigurerebbe affatto nel listino Ducati, anche se, dal canto suo, la Casa di Borgo Panigale non sembra più intenzionata a investire in prodotti di fascia bassa. La Overland dovrà pertanto portare avanti questo progetto in modo autonomo.
In merito ai suoi prossimi impegni, inoltre, Blaine Dehmlow sembra avere già le idee molto chiare: "Stiamo lavorando a una serie di modifiche per trasformare la Sport Classic GT 1000 in una special che ho ribattezzato Telluride, come una piccola cittadina del Colorado situata sulle Montagne Rocciose. Si tratta di una località bella da visitare sia d'inverno che d'estate. Anche in questo caso, verrà ridefinita la corsa delle sospensioni, per permettere alla moto di affrontare diversi tipi di percorso senza sacrificare il comfort. A differenza della Terra Mostro, però, con la Telluride sarà possibile trasportare anche un passeggero...".
Blaine e il suo socio sembrano dunque fermamente intenzionati a dar vita a una vera e propria gamma di prodotti "dual purpose" motorizzati con il bicilindrico Ducati a due valvole. Se così fosse, la Overland potrebbe instaurare un rapporto di collaborazione con la Casa Madre per commercializzare le proprie moto attraverso la rete di vendita ufficiale al di fuori degli Stati Uniti. I modelli dell'una e dell'altra, infatti, non darebbero mai luogo a sovrapposizioni di sorta, essendo per lo più complementari.

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