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L'ex premier a Matrix: "Se sarà quasi pareggio, grande coalizione"
Un grazie a Walter Veltroni: "Anche a lui si deve la nascita del Pdl"
Berlusconi: "Vittoria scontata
altrimenti sì a larghe intese"
Nuovo scontro con Casini: "Con lui un rapporto sempre non positivo"
Il leader Udc: "Capisco che il centro lo infastidisce, ma lasci stare i chiacchiericci"
ROMA - Il Paese ha bisogno di "vasta concordia", e se le elezioni finiranno come nel 2006, via libera alle larghe intese. Il meglio se lo tiene per la fine, Silvio Berlusconi. Ospite di Enrico Mentana a Matrix, parla a lungo di passato, presente e futuro, elogia Veltroni perché "anche grazie a lui è nato il Pdl", consuma l'ennesimo scontro con Pier Ferdinando Casini e alla fine annuncia: "Se vinciamo sarà dialogo sulle riforme. Se sarà quasi pareggio, ripeterò alla sinistra la proposta di una grande coalizione". Dice sì alle "liste pulite", boccia l'alleanza con Mastella, e quanto ai nodi delle candidature a Roma e in Sicilia, nessuna decisione, per ora solo "dialogo costruttivo". Ed entusiasta delle performance, alla Camera e al Senato, delle "azzurre", annuncia che altre donne saranno candidate per il Pdl: "Sono leali, studiano e sono sgobbone".
"Grazie a Walter". Berlusconi, convinto che "la campagna elettorale è superflua perché gli italiani non votano per chi ha fatto disastri", elogia Veltroni perché "il suo nuovo partito mi ha dato la possibilità di unire i liberali che non si riconoscono nella sinistra" e, così facendo, deroga al proposito di non citare mai l'avversario ma piuttosto di ricordare, a ogni occasione, le malefatte del governo Prodi.
Il passato. Raffica di aneddoti. Il Cavaliere ricorda l'episodio delle corna, "non le stavo facendo al ministro degli Esteri spagnolo ma a un gruppo di bambini per dire loro che è un gesto da non fare". Di "spallata" non ha mai parlato, "semmai di implosione". "Mai fatta campagna elettorale contro i comunisti, è una piaga dell'informazione italiana". Poi, le bordate contro Casini. Per chiudere con un inedito Berlusconi che saluta con il pugno chiuso, su un volantino elettorale.
"Rapporto non positivo". Il leader del Pdl ricorda la relazione col leader Udc, "caratterizzata da difficoltà e contrasti". "Nel '94 mi chiese di entrare in FI, dopo le elezioni mi fece dire da una sua amica che avrebbe costituito un gruppo alla Camera, poi volevano costruire un partito e nacque il Ccd". Poi, nel '96, "convinse Fini a non accettare il governo Maccanico per il quale io mi ero speso. Parlai loro piangendo per convincerli che se non avessimo recuperato i voti della Lega avremmo perso. Avevo ragione". Quanto all'oggi, spiega di aver fatto a Casini lo stesso appello fatto a Fini: "Doveva rinunciare solo alla sua sigla. Ci disse di no, e ora per mettersi con De Mita cambia nome e simbolo e lo chiama Centro democratico".
Casini: "Basta chiacchiericci". Risposta a stretto giro dell'ex alleato: "Invito Berlusconi a non guardare la politica dal buco della serratura e attardarsi in chiacchiericci che non dovrebbero interessare una persona seria. Capisco che il centro gli dà fastidio ma l'Udc il suo simbolo non lo lascia per nessuno". Poi, la sfida: "Venga a chiarire in un confronto tv". Il Cavaliere glissa: "Impossibile. Se i candidati sono 8, non si possono fare 64 scontri in tv" (calcolo epraltro errato perché i confronti sarebbero 28).
"Pdl al 46%". Non turba Berlusconi la "rimonta" del Pd della quale parla Veltroni ("13 punti recuperati da settembre"): "I nostri sondaggi danno il Pdl al 46%, gli elettori sanno che con la sinistra l'Italia è diventata un Paese del quarto mondo. Sono preoccupato per il dopo, dovremo rimediare ai danni". Con la ricetta liberale: "Meno tasse, più consumi, produzione, entrate per aiutare chi ha bisogno, realizzare infrastrutture e ridurre il debito pubblico".
"No candidati supposti autori di reati". Berlusconi è d'accordo col principio delle "liste pulite" ma, ribadisce, non vale per vittime di condanne politiche. "Ho subìto 93 procedimenti, più di 2500 udienze ma ho mantenuto la mia fiducia nella magistratura perché non ho mai avuto una condanna". Sempre in materia di candidature, nelle liste del Pdl "Dini ci sarà" mentre non ci sarà Mastella. Verso il quale il Cavaliere è "riconoscente" perché "ha fatto implodere il governo Prodi". Ma non è possibile inserire i suoi candidati nelle liste perché "un certo modo di intendere la politica dell'Udeur fa sì che qualcuno non ci voterebbe".
I centristi si organizzano. Nel weekend a Montecatini, assemblea della Rosa Bianca. Dovrebbero uscirne più definiti contorni e contenuti del movimento di Tabacci, Baccini e Pezzotta. Nessuna intesa siglata con l'Udc: "Leggo di accordi - dice Tabacci - mi sembra che ci sia troppa fretta". "Auspichiamo - aggiunge Baccini - che personalità come De Mita e altre siano parte costituente di un grande progetto". De Mita sembra pronto ad accogliere l'invito: "Rifarò la Dc. Mi sto adoperando per organizzare un movimento di opinione e recuperare la più grande cultura democratica nella storia politica del Paese".
Casini: "No pateracchi". L'ex presidente della Camera, di cui si parla come candidato premier dell'eventuale aggregazione centrista, chiarisce: "Lavoro per unire tutti ma non è il momento per compromessi, pasticci e pateracchi. La gente vuole candidature nitide. Auspico una bella convergenza al centro". No a "candidature illustri e ballerine", continua Casini. Su un possibile accordo con Mastella, preferisce "parlare di programmi e non di persone".
(22 febbraio 2008)
Repubblica.it |