Non condivido le opinioni derivanti dalla fede, infatti non ne ho assolutamente, parto da un presupposto puramente biologico e logico. Nell'IVG esiste il principio del "diritto prevalente" che da alla madre o al figlio (embrione, feto, bimbo = protouomo) la precedenza rispetto all'altro. Credo che in caso di stupro, violenza, malformazioni di un certo livello del feto (o tutte quelle che creano determinati problemi), morte prematura, rischio psicofisico per la madre, pericolo di vita o di gravi problemi per la madre, siano tutti casi in cui non è possibile vincolare la madrea ad una scelta, occorre lasciarla libera fornendole gli strumenti e le conoscienze per sapre quali sono le motivazioni pro-aborto e quali contro. In altri casi i vincoli della legge dovrebbero essere molto chiari. Nel caso in cui la madre non possa mantenere il figlio a causa di problemi socio-economici, ci sono le adozioni (da facilitare e incentivare), che pur rappresentando un passo doloroso per una madre non dovrebbe esserlo altrettanto dolorose quanto la sopressione di un feto, o di un protouomo, chiamiamolo come vogliamo la sostanza resta.
Vanno incentivati i contracettivi, la così detta "prevenzione all'aborto", deve essere disincentivato il ricordo all'aborto come strumento anticoncezionale (perchè elimina un "concepimento" non lo previene).
La legge 194 prevede una massiccia educazione sessuale (nelle scuole, io ne ho frequentate 2 diverse e non esiste) e di prevenzione all'IVG, secondo la legge si dovrebbe spiegare cosa comporta l'aborto per un feto, per un grumo di cellule che potrebbe divenire uomo.