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Fini vuole la portavoce del Family Day Roccella
con gli azzurri arrivano i sindaci di Catania e Vicenza
Fi, fuori Pera e senatori eccellenti
An arruola il generale Speciale
ROMA - Tra i 10 e i 15 senatori di vantaggio, a Palazzo Madama. Nulla di più, calcolano gli sherpa di Forza Italia, già al lavoro in queste ore sulla macchina infernale delle candidature. Propaganda a parte, la task force riunita a Palazzo Grazioli col Cavaliere fin da ieri mattina, lo ha detto chiaro. Bondi, Cicchitto, Verdini, Vito e Schifani, ai quali è affidato il potere "di vita e di morte" su ritorni e new entry, lo vanno ripetendo da giorni: sarà una vittoria, non un trionfo, il Porcellum non lo consente.
Ecco perché la decisione passata in queste ore è quella di sfoltire la squadra al Senato dei parlamentari più anziani, col maggior numero di legislature alle spalle, per far posto a "soldati" in grado di reggere nuove battaglie campali, stavolta dai banchi della maggioranza.
E allora, addio con molta probabilità a vecchie guardie come i due senatori quasi ottantenni Lino Iannuzzi (tre legislature) e Alfredo Biondi (nove), o come Egidio Sterpa (sei). E via agli innesti. Transiterebbe dal Senato, ma per proiettarsi al governo, il governatore lombardo Roberto Formigoni, che ieri a Porta a Porta ha confermato come sia "probabile" il suo passo indietro dal Pirellone. Stesso percorso, dimissioni dall'amministrazione di Catania per entrare a Palazzo Madama, anche per il sindaco di Catania (e medico personale del Cavaliere) Umberto Scapagnini.
Lascerà invece il posto di sindaco di Vicenza, tra le stesse file berlusconiane, Enrico Hulweck. Ma sono altre le gatte da pelare per la task force (alla quale si affiancheranno in questi giorni Tremonti e Scajola). Ad esempio, trovare posto alla Camera, non solo a Michela Vittoria Brambilla, ma ad altri suoi cinque "fedelissimi" dei Circoli delle libertà. Non facile, dato che la parola d'ordine è - salvo rare eccezioni - ricandidare tutti gli uscenti. Bisognerà fare spazio nelle liste berlusconiane al Senato a Sergio De Gregorio, eletto con Di Pietro e transitato alla corte del Cavaliere con i suoi "Italiani nel mondo". Per non dire di radicali liberali (da Calderisi a Taradash), repubblicani (da La Malfa a Nucara) e dei dc alla Rotondi. Si farà da parte, come annunciato, l'ex presidente del Senato Marcello Pera. Ma quella pedina, da sola, non scioglierà i nodi a Palazzo Grazioli.
In via della Scrofa, sede di An, sono in sei già alle prese con una no-stop operativa su candidature e campagna: La Russa, Gasparri, Alemanno, Ronchi, Matteoli e Lamorte. Il partito di Fini si prepara a convocare un congresso straordinario entro l'anno per consentire al leader di passare il testimone e accomodarsi alla presidenza della Camera. Intanto, gioca la carta della novità sulle candidature. Lo sarà, eccome, l'inserimento in lista (probabile al Senato) dell'ex generale della Guardia di Finanzia Roberto Speciale, che già dopo la defenestrazione seguita allo scontro col governo Prodi non aveva escluso un ingresso in politica.
Sta valutando l'offerta fattale da An Eugenia Roccella, portavoce del Family day attraverso la quale il partito intende rafforzare il sodalizio col mondo cattolico. Ma sarà solo una delle tante donne sulle quali fini vuole scommettere. Oltre alle riconfermate, la giovane vicepresidente della Camera Giorgia Meloni e l'avvocato penalista Giulia Bongiorno, il leader intende spendere il nome della segretaria del sindacato di destra Ugl, Renata Polverini. Trattative in corso con Alessandra Mussolini per un rientro nelle liste di An.
In casa Udc, invece, liberato il seggio di Baccini al Senato, si farà posto a quel caterpillar di voti che è Totò Cuffaro, appena dimessosi dalla Regione Siciliana dopo la condanna. Sarà capolista nell'isola. Altro capitolo, il governo. Berlusconi sogna nomi super partes, da Mario Monti a Luca Cordero di Montezemolo. I colonnelli invece fanno di conto, prevedendo già l'estensione dell'esecutivo da 12 a 15 ministeri. Franco Frattini è pronto a lasciare la commissione Ue per entrarvi, così pure Formigoni. Viene considerato certo un ministero di primo piano (Interni?) per Gianni Letta. E poi: Tremonti, Vito, Scajola.
(7 febbraio 2008)
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