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Intervento del premier alla Camera dopo l'uscita dell'Udeur dalla maggioranza
"Le crisi si discutono in Parlamento, non sulle agenzie di stampa o in tv"
Doppia fiducia, Prodi non si arrende
"Penso di farcela anche stavolta"
Il Professore in aula ha rivendicato i successi del suo esecutivo. E si dice "ottimista"
Il primo voto domani a Montecitorio, giovedì sera quello decisivo al Senato
ROMA - Darà battaglia fino in fondo, giocando ogni carta in suo possesso per salvare le sorti del governo. E se non dovesse essere sufficiente a scongiurare la fine, farà di tutto per mettere ognuno davanti alle proprie responsabilità, in modo che vengano alla luce i veri motivi della crisi. Le contromosse di Romano Prodi all'annuncio dell'uscita dell'Udeur dalla maggioranza hanno messo in chiaro che il premier non ha nessuna intenzione di arrendersi senza dare battaglia e che guadagnando qualche giorno di tempo pensa forse di poter avere ancora qualche asso nella manica da giocare.
Il Professore ottimista. Facendo il suo ingresso a Montecitorio per le comunicazioni al Parlamento sulla nuova situazione politica aperta dal voltafaccia di Mastella, il presidente del Consiglio si è mostrato ancora una volta ottimista: "Va benissimo, penso di farcela anche questa volta", ha commentato. Le ragioni di tanta fiducia Prodi le spiegherà nei circa 20 minuti di discorso pronunciati alla Camera, con il lungo elenco dei meriti che ascrive all'azione del suo esecutivo. Ma la stessa decisione di presentarsi alla Camera è stata una scelta di autodifesa. E di sfida. In serata, dopo una giornata di passione, alla riunione
dei parlamentari del Pd ripete: "Sono ottimista". E poi: "Sono d'accordo con Veltroni: il voto sarebbe la scelta peggiore". Un muro, ecco: è sempre stato l'atteggiamento che in questo anno e mezzo più di tutti ha fatto saltare i nervi alla Cdl.
"Le crisi non si discutono in tv". Il motivo lo ha chiarito lui stesso. Ribadita una solidarietà di forma all'ex ministro colpito dall'indagine della magistratura campana, il premier ha iniziato subito a menare fendenti. Se Mastella per spiegare il divorzio dall'Unione è andato da Bruno Vespa, Prodi ricorda che "è salutare assumere comportamenti che implichino l'assunzione di responsabilità limpide da parte delle istituzioni preposte al governo del Paese, a partire dal Parlamento". "In un paese legato allo stato di diritto - ha aggiunto facendo fatica a proseguire per le rumorose interruzioni dell'opposizione - non sono le agenzie di stampa e neppure i dibattiti televisivi che determinano le sorti di un governo".
"E' bene che tutto venga alla luce". E' importante che la crisi venga discussa in Parlamento, ha sottolineato il presidente del Consiglio, perché davanti al rischio che possano entrare "in discussione in modo opaco preoccupazioni di riforma elettorale o di altro genere è bene che tutto venga alla luce in questa sede, nelle aule parlamentari. Esse sono la sede fondamentale della democrazia". Altra stoccata al leader dell'Udeur, che molti sospettano abbia deciso di puntare ad elezioni anticipate per scongiurare il referendum e gli effetti nefasti che avrebbe sul suo partito.
L'orgoglio di Prodi. Il premier ha rivendicato quindi quelli che ritiene successi indiscutibili della sua permanenza a Palazzo Chigi, dal risanamento dei conti pubblici alla lotta all'evasione fiscale, dagli accordi sul welfare alle scelte di politica estera, dalle politiche in favore dei ceti più deboli al senso di responsabilità con cui ha affrontato l'emergenza rifiuti in Campania. Davanti a un tale bilancio, è stato il ragionamento sottinteso di Prodi, Mastella e chi intende seguirlo lungo la strada della crisi, si assuma le proprie responsabilità, ma ricordi che "questo è un governo che, nato su un patto di legislatura sottoscritto da tutti i partiti dell'Unione il 20 giugno del 2005, si era ripromesso, cito testualmente, 'un'alleanza destinata a durare per l'intero arco della legislatura'. Questo è un governo - ha proseguito - che, nato sulla base di un programma elettorale firmato e condiviso da tutti i partiti dell'Unione l'11 febbraio del 2006, ha avuto il mandato di guidare il Paese per cinque anni".
Verso la doppia fiducia. Per questo Prodi ha deciso di chiedere espressamente la fiducia, alla Camera come al Senato. Il primo voto è fissato per domani pomeriggio a Montecitorio, dove salvo sorprese, il governo otterrà la maggioranza anche senza il voto favorevole dei deputati dell'Udeur. L'appuntamento con lo scoglio del Senato, dove in teoria con la defezione dei mastelliani la maggioranza non esiste più, sarà invece in agenda molto probabilmente per il pomeriggio di giovedì con la replica dell'intervento del presidente del Consiglio.
Al premier serve tempo? Questa è almeno la proposta avanzata dal ministro dei Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti alla presidenza di Palazzo Madama. Una tempistica che potrebbe far slittare il voto di fiducia dei senatori alla prossima settimana, quasi che Prodi voglia prendersi tutto il tempo possibile per cercare di giocarsi le ultime carte. Magari tentare la riapertura di un dialogo con Mastella, come ha suggerito il ministro Rosi Bindi, oppure la conquista di qualche senatore del grande magma centrista.
I timori di Forza Italia. Manovre che potrebbero essere la ragione dell'ottimismo del Professore e che almeno un poco sembrano impensierire anche l'opposizione. "Prodi ha descritto il paese dei Balocchi - ha sentenziato con sarcasmo il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti - un paese completamente difforme dal vero. Però - ha messo in guardia - stiamo attenti, perché questa pervicacia nel difendere la poltrona contro ogni evidenza, è sospetta".
(22 gennaio 2008)
Repubblica.it |