Brescia Lo svizzero Berardi 'Il mio idolo è Maldini'
Poche parole, tanti fatti. Uno slogan semplice. Uno stile di vita per Gaetano Berardi. Svizzero garbato, discreto, impeccabile nei modi e nei comportamenti, in campo è un perfetto soldato. Un lottatore nato, uno che non molla mai e che, particolare non di poco conto, sbaglia pochissimo. Un laterale che può fare anche il centrale, un esterno destro che può stare anche a sinistra. Più avanti o più indietro non importa. Insomma: il polivalente che ogni allenatore vorrebbe avere e che Serse Cosmi è felice di aver lanciato in B due stagioni fa. «Di sicuro il nuovo modulo, con la difesa a 4, mi aiuta a trovare più facilmente posto – si schermisce Berardi -. C’è una maglia in più a disposizione per chi ha le mie caratteristiche. Ma non si può sapere cosa succederà quando rientreranno i giocatori che ora sono indisponibili. È chiaro che, quando mi toccherà di scendere in campo, darò sempre il massimo».
NON SONO parole di circostanza. Berardi mostra una maturità rara per un giocatore che ha appena compiuto vent’anni. Si è presentato in ritiro tirato a lucido e nelle prime uscite stagionali si è subito insediato sul podio dei più in forma. «Ma in vacanza non ho fatto nessun allenamento speciale – assicura -. Mi sono tenuto in forma, come credo abbiano fatto tutti, ho cercato di riposarmi e di arrivare al raduno nel miglior modo possibile, tutto qui».
Per convincere Cosmi, farsi accettare dai compagni e piacere al pubblico, poi, Berardi ha usato un’arma tutt’altro che segreta: «La disponibilità ad adeguarsi. Io mi adatto sempre e mi adatto a tutto. Non ho pretese e non ho nemmeno un ruolo preferito. Per me non c’è differenza. Nella nostra difesa, del resto, bisogna cambiare sempre e sarà così anche nel corso del campionato».
Alto 179 centimetri per 70 chilogrammi di peso, 11 presenze fra i cadetti, Berardi si fa notare in partita come in allenamento per una qualità che non sembra appartenere ai suoi cleghi coetanei: sa marcare a uomo. Un’abitudine che si sta ormai perdendo. «Devo ringraziare il lavoro svolto con la Primavera del Brescia - spiega il terzino originario di Sorengo, Canton Ticino -. Spesso De Paola mi chiedeva di marcare a uomo questo o quell’attaccante. Ma non credo di essere l’unico della mia età a saperlo fare. Magari ad altri difensori non viene chiesto».
BERARDI non si giudica: «Non saprei elencare pregi e difetti. Non amo la luce dei riflettori, non mi interessano i voti alti in pagella - assicura -. Le sufficienze che sto prendendo mi stanno bene: a me basta essere utile e fare il mio. Diciamo che per indole sono un tipo tranquillo e silenzioso».
Berardi ha due modelli: «Nel Brescia Zambelli, che ricopre il mio ruolo naturale, nel mondo il grande Maldini». Berardi, avanti di questo passo, finirà in nazionale, seguendo le orme di giocatori di serie A quali Senderos e Inler. «Noi svizzeri – spiega - veniamo in Italia perché qui il calcio è migliore e c’è tanto da imparare. Io ci sto provando. Il mio desiderio è giocare nella Svizzera, ma ho tanto lavoro davanti a me prima di poter realizzare un simile sogno. Non ci penso. Mi concentro sul presente. Domenica col Treviso non giochiamo, dobbiamo sfruttare a dovere la sosta per poi rituffarci nel campionato con la forza giusta».
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