Ottobre è il mese della tutela della salute mentale e il momento giusto per parlare di pet-therapy, ossia dell’utilizzo degli animali d’affezione come aiuto nella cura di molte malattie. In questo ambito non c’è scenario migliore di San Salvi, a Firenze, un ex ospedale psichiatrico, città ri-nata, luogo e fenomeno unico nel panorama culturale cittadino, fulcro di svariate attività teatrali, musicali e di laboratorio, che da questo mese propone anche una vera fattoria degli animali.
La struttura si fa promotrice della terapia dell’amore incondizionato per un animaletto, delle carezze e del gioco. Il parco infatti ospita cavalli, caprette, cani e conigli per giornate aperte a tutti, ma rivolte soprattutto ad anziani e bambini, per ritrovare il migliore equilibrio psicofisico attraverso la comunicazione non verbale e il rapporto con un animale.
Quella che oggi noi chiamiamo pet-therapy, nasce negli Stati Uniti intorno agli anni ’50 quando Boris Levinson, neuropsichiatria, si accorge del rapporto particolare nato tra il suo cane ed uno dei piccoli pazienti affetto da autismo che aveva in cura. Da quel momento Levinson cercherà di favorire la relazione tra il cane e quel bambino, trovando un ormai insperato cammino verso l’uscita dalla malattia. Alcuni anni più tardi, nel giugno del 1994, anche in Italia si riconosce la validità di interventi come questo, ed il centro di collaborazione per la Sanità pubblica veterinaria di Roma, organizza il primo corso informativo di Pet-therapy e ippoterapia (terapia con i cavalli).
E’ ormai certo che la presenza di un animale migliori da un punto di vista psicologico la vita di un individuo, alleviando la solitudine, la depressione ed agendo da supporto sociale. Cinque minuti in compagnia di un cane rilassano più della pausa caffè: a confermare l’effetto antistress del migliore amico dell’uomo è uno studio americano, presentato a Glasgow durante la X Conferenza mondiale sulle interazioni tra uomo e animale. La ricerca ha dimostrato che dopo cinque minuti con il quattro zampe il livello di stress si abbassa tanto quanto in venti minuti di riposo da soli.
Fare le coccole a Fido, spazzolare il tigrotto di casa o anche solo cambiare l’acqua dei pesci rossi può essere molto più efficace che imbottirsi di medicinali. Ne è un esempio anche Boh, la prima star a quattro zampe di Striscia la Notizia, il simpatico San Bernardo di 60 kg, che con il suo dolcissimo carattere ha prima salvato un piccolo capriolo moribondo e adesso è la fedele compagna di giochi di una bambina di 9 anni affetta da una patologia. La pet-therapy, grazie a un decreto legislativo del 6 febbraio 2002, è stata riconosciuta ufficialmente all’interno del servizio Sanitario Nazionale, ottenendo un importante riconoscimento e liberandosi una volta per tutte da numerosi vincoli pratici e da pregiudizi che ne impedivano l’applicazione in ospedali, case di riposo, comunità psichiatriche ed istituti. Gli studi in materia hanno dimostrato che la presenza dei pet partners e dei loro animali ha causato una diminuzione dello stato aggressivo e della depressione, e ha innalzato la soglia dell’attenzione e del dolore in molti pazienti.
La terapia dell’affetto non presenta controindicazioni ed è adatta a tutti, anche a chi non è affetto da patologie vere e proprie e non può ospitare una bestiola a casa propria: in questi casi basta recarsi al canile più vicino e offrirsi per far fare una passeggiata ad un ospite a quattro zampe… il beneficio, per entrambi, sarà sorprendente.
Per informazioni: San Salvi, città Aperta; via di San Salvi, 12 50135 Firenze)
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