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La sterilità presto potrà essere combattuta con il trapianto dell'utero. Ne sono persuasi gli specialisti dell'ospedale londinese di Hammersmith che, in collaborazione con colleghi di New York e Budapest, stanno lavorando a questa nuova tecnica. I risultati dei test di laboratorio su animali ''sono stati incredibilmente buoni, con un ottimo afflusso di sangue all'organo trapiantato. Speriamo di effettuare il trapianto su esseri umani entro uno-due anni'', ha detto oggi al pomeridiano di Londra Evening Standard Richard Smith, chirurgo specializzato in tumori dell'apparato genitale femminile.
La prima mondiale nel settore trapianto d'utero c'è stata nel 2000 in Arabia Saudita, dove nell'ospedale King Fahad di Gedda ad una donna di 26 anni che aveva perso l'organo in seguito a una emorragia post-partum fu impiantato l'utero di una quarantaseienne, vivente. Ma tre mesi dopo il trapianto, la paziente - che veniva sottoposta a terapia immunosoppressiva con steroidi e ciclosporina - sviluppo" una trombosi vascolare acuta ed i medici dovettero procedere all'espianto. Secondo il dr Smith - che da otto anni con la sua equipe sta lavorando per mettere a punto la nuova tecnica - l'impianto di utero da donatrice morta offre maggiori possibilità di successo in quanto prelevando l'organo da una donna viva non è possibile rimuovere una quantità sufficiente di tessuti a garantire un buon afflusso di sangue dopo il trapianto.
Il trapianto inoltre sarebbe solo temporaneo. Dopo due o tre anni, il tempo necessario alla donna per avere figli, l'organo sarebbe rimosso per evitare alla paziente di dover assumere per tutta la vita farmaci immunosoppressivi. Ogni eventuale parto dovrebbe comunque avvenire per taglio cesareo in quanto l'organo trapiantato difficilmente potrebbe essere in grado di sopportare le contrazioni del travaglio. Il trapianto di utero può apparire una misura drastica per avere dei figli ma, secondo Michelle Harvey di Couples Having Infertility Problems Solved (un'associazione britannica che aiuta le coppie con problemi di sterilità) offre una speranza alle donne che non possono risolvere il problema con le attuali tecniche di fertilizzazione. In particolare quelle il cui utero è stato danneggiato da malattie o interventi chirurgici, quelle che hanno subito un'isteroctomia e quelle nate senza l'organo.
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