La Scrittura e le tavolette "Rongo-Rongo"
Per concludere la trattazione, dobbiamo ancora fare riferimento ad alcune testimonianze scritte che compaiono su tavolette o altri oggetti di legno. Se ne parla per la prima volta nell'anno 1868 quando gli abitanti dell'isola, sotto l'influenza dei missionari che li avevano convertiti al cristianesimo, inviarono doni al vescovo di Tahiti, dal quale dipendevano spiritualmente: fra questi vi era anche un pezzo di legno, la cui superficie era interamente incisa, su entrambe le facce, con segni allineati. Purtroppo soltanto pochissimi poterono essere recuperati dal vescovo su sua richiesta, e oggi se ne conservano solamente ventiquattro, in diversi musei e raccolte private.
Tali preziosi oggetti sono ora noti come tavolette rongo-rongo, e questo nome si riferisce alla scrittura che recano incisa. E' una scrittura ideografica, formata da segni che vanno da figure non identificabili a esseri immaginari, pesci uccelli, forme antropomorfe. La sequenza dei segni si snoda, da una riga all'altra, alternativamente da sinistra a destra e da destra a sinistra, secondo il sistema definito bustrofedico ( termine di origine greca che fa riferimento al modo di arare, e per similitudine, a questa forma di scrittura).
Per quanto riguarda l'uso delle tavolette in epoche passate, la tradizione narra che vennero impiegate a partire dall'arrivo del re Hotu-Matua.
Coloro che erano iniziati a questo genere di scrittura e giungevano a dominarla divenivano maestri e la trasmettevano ai giovani, ma quelli che arrivavano a tale traguardo dovevano essere pochi. Era una scrittura particolarmente colta, la cui lettura era sempre recitativa e affidata alla memoria; una scrittura che non aveva probabilmente nessun rapporto con il linguaggio parlato.
Di sicuro era riservata solo alla trasmissione di tradizioni, leggende, inni o invocazioni alla divinità. Le tavolette dovevano essere perciò piccoli libri sacri, da custodire gelosamente.
Quando i ricercatori cominciarono a mostrare interesse per la scrittura di queste tavolette, ve ne erano ormai pochissime da decifrare e purtroppo fra gli abitanti dell'isola non restava più un saggio o una qualsiasi persona in grado di comprenderne i segni. La tradizione era morta e agli studiosi rimase così un enigma senza soluzione.
Una pista si aprì intorno al 1932, quando una linguista ungherese presentò alla comunità scientifica un elenco in cui i caratteri antropomorfi della scrittura rongo-rongo erano posti a confronto con altri segni di forma simile e di straordinaria somiglianza che provenivano da un'altra scrittura geroglifica, antica di cinquemila anni e anch'essa, sfortunatamente intraducibile: era la scrittura tratta dalle iscrizioni di due culture della valle dell'Indo. Purtroppo ciò non concorda con la cronologia stabilita: la scrittura dell'isola di Pasqua appartiene al nostro millennio o al più a quello precedente; mentre quella delle culture della valle dell'Indo è invece molto anteriore.
Così, ancora una volta qualcosa non quadra e l'isola più solitaria degli oceani conserva gelosamente i suoi segreti.
http://web.tiscali.it/isoladipasqua/scrittura.htm