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La storia della Befana

L'anno giubilare, come ormai sappiamo dall'articolo di settembre, si concluderà il 6 gennaio 2001, con la celebrazione dell'Epifania, festa che in olandese è nota come "het feest van de drie Koningen". In effetti la parola epifania deriva dal latino "epiphania(m)", che a sua volta deriva dal greco "tà epiphan(e)ia" e che significa "le manifestazioni della divinità". Nella liturgia cristiana passò a significare "la manifestazione di Gesù agli uomini come Messia", e secondo un'antica tradizione Gesù apparve agli uomini come Figlio di Dio nel medesimo giorno (6 gennaio) ma a distanza di anni, con tre episodi miracolosi: con la stella che guidò i Re Magi, con il battesimo nel Giordano e con la trasformazione dell'acqua in vino nel giorno delle nozze di Cana. Originariamente la Chiesa celebrava questi tre miracoli nel giorno dell'Epifania, ma con l'andar del tempo la festa dell'Epifania finì col ricordare solo la venuta e l'adorazione dei Re Magi, proprio come si ritrova nella traduzione letterale olandese.

Ma che cosa ha a che vedere l'Epifania con la Befana? La risposta è molto semplice: Befana non è altro che la forma dialettale di Epifania. Si può dire, che "Epifania" fu quasi sempre e solo il nome letterario della festa, il nome colto e poco usato; nel corso del tempo la parola si trasformò, si deformò nei vari dialetti. Così i toscani chiamarono l'Epifania "Befania", i romani la dissero "Pasqua Befania", i pugliesi "Pasqua Befanì", i calabresi "Bifania" o "Bufania", i bolognesi "Epifagna", e così via.

Ma chi è la Befana? L'enciclopedia Treccani ne dà la seguente definizione: è per il popolo un mitico personaggio in forma di orribile vecchia, che passa sulla terra dall'1 al 6 gennaio. Nell'ultima notte della sua dimora il mondo è pieno di prodigi: gli alberi si coprono di frutti, gli animali parlano, le acque dei fiumi e delle fonti si tramutano in oro. I bambini attendono regali; le fanciulle traggono al focolare gli oroscopi sulle future nozze, ponendo foglie di ulivo sulla cenere calda; ragazzi e adulti, in comitiva, vanno per il villaggio cantando...in alcuni luoghi si prepara con cenci e stoppa un fantoccio e lo si espone alle finestre...I contadini della Romagna toscana sogliono invece portarlo in giro sopra un carretto, con urli e fischi, fino alla piazzetta del villaggio, ove accendono i falò destinati a bruciare la Befana...Gli studiosi vedono nel bruciamento del fantoccio (la Vecchia, la Befana, la Strega), che persiste un po' da per tutto in Europa, la sopravvivenza periodica degli spiriti malefici, facendo risalire il mito della befana a tradizioni magiche precristiane...
Per meglio capire la figura di questa vecchia, dobbiamo così andare indietro nel tempo fino al periodo dell'antica Roma. Già gli antichi Romani celebravano l'inizio d'anno con feste in onore al dio Giano (e di qui il nome Januarius al primo mese dell'anno) e alla dea Strenia (e di qui la parola strenna come sinonimo di regalo). Queste feste erano chiamate le Sigillaria; ci si scambiavano auguri e doni in forma di statuette d'argilla, o di bronzo e perfino d'oro e d'argento. Queste statuette erano dette "sigilla", dal latino "sigillum", diminutivo di "signum", statua. Le Sigillaria erano attese soprattutto dai bambini che ricevevano in dono i loro sigilla (di solito di pasta dolce) in forma di bamboline e animaletti. Questa tradizione di doni e auguri si radicò così profondamente nella gente, che persino la Chiesa dovette tollerarla e adattarla alla sua dottrina.

Dalla Romanità passiamo al Medioevo, periodo ricco di racconti demoniaci e di magie. Proprio in questa epoca medioevale si dà molta importanza al periodo compreso tra il Natale e il 6 gennaio, un periodo di dodici notti dove la notte dell'Epifania è anche chiamata la "Dodicesima notte". È un periodo molto delicato e critico per il calendario popolare, è il periodo che viene subito dopo la seminagione; è un periodo, quindi, pieno di speranze e di aspettative per il raccolto futuro, da cui dipende la sopravvivenza nel nuovo anno. In quelle dodici notti il popolo contadino credeva di vedere volare sopra i campi appena seminati Diana con un gruppo più o meno numeroso di donne, per rendere appunto fertili le campagne. Nell'antica Roma Diana era non solo la dea della luna, ma anche la dea della fertilità e nelle credenze popolari del Medioevo Diana, nonostante la cristianizzazione, continuava ad essere venerata come tale. All'inizio Diana e queste figure femminili non avevano nulla di maligno, ma la Chiesa cristiana le condannò in quanto pagane e per rendere più credibile e più temuta questa condanna le dichiarò figlie di Satana! Diana, da buona dea della fecondità diventa così una divinità infernale, che con le sue cavalcate notturne alla testa delle anime di molte donne stimola la fantasia superstiziosa dei popoli contadini. Di qui nascono i racconti di vere e proprie streghe, dei loro voli e convegni a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno. Nasce anche da qui la tradizione diffusa in tutta Europa che il tempo tra Natale ed Epifania sia da ritenersi propizio alle streghe. E così presso i tedeschi del nord Diana diventa Frau Holle mentre nella Germania del sud, diventa Frau Berchta. Entrambe queste "Signore" portano in sé il bene e il male: sono gentili, benevole, sono le dee della vegetazione e della fertilità, le protettrici delle filatrici, ma nello stesso tempo si dimostrano cattive e spietate contro chi fa del male o è prepotente e violento. Si spostano volando o su una scopa o su un carro, seguite dalle "signore della notte", le maghe e le streghe e le anime dei non battezzati.

Strenia, Diana, Holle, Berchta,... da tutto questo complesso stregonesco, ecco che finalmente prende il volo sulla sua scopa una strega di buon cuore: la Befana. Valicate le Alpi, la Diana-Berchta presso gli italiani muta il suo nome e diventa la benefica Vecchia del 6 gennaio, la Befana, rappresentata come una strega a cavallo della scopa, che, volando nella dodicesima notte, lascia ai bambini dolci o carbone. Nella Befana si fondono tutti gli elementi della vecchia tradizione: la generosità della dea Strenia e lo spirito delle feste dell'antica Roma; i concetti di fertilità e fecondità della mite Diana; il truce aspetto esteriore avuto in eredità da certe streghe da tregenda; una punta di crudeltà ereditata da Frau Berchta. Ancora oggi un po' ovunque per l'Italia il 6 gennaio si accendono i falò, e, come una vera strega, anche la Befana viene qualche volta bruciata...
In molte regioni italiane per l'Epifania si preparano torte a base di miele, proprio come facevano gli antichi Romani con la loro focaccia votiva dedicata a Giano nei primi giorni dell'anno.
Come Frau Holle e Frau Berchta, la Befana è spesso raffigurata con la rocca in mano e come loro protegge e aiuta le filatrici.
Nella Befana rivivono, quindi, simbolicamente culti pagani, antiche consuetudini, tradizioni magiche precristiane.

Dove e quando nasce la Befana? Il "fenomeno Befana" è diffuso un po' dovunque in Italia e non è possibile stabilire con precisione dove sia nato di preciso, né quale città o regione abbia dato i natali alla Befana; certo è che nei secoli che vanno dal XIII al XVI la Befana non è ancora una persona, è solamente una festa, una delle feste più importanti e gioiose dell'anno: canti, suoni, balli, fuochi artificiali, cortei, giostre, una baldoria che coinvolge tutte le classi sociali.Vi partecipano nobili e plebei, uomini e donne, che, tra le varie cose, celebrano in questo giorno anche il genere umano o meglio l'uomo, il primo uomo, che secondo la tradizione biblica era stato creato nel sesto giorno, data che coincideva e ricorreva con il sesto giorno del nuovo anno.
Nel tardo '500 si comincia a parlare di Befane, come figure femminili che vanno in giro di notte a far paura ai bambini, ma sono sempre più di una. Alla fine del '600 ne restano ancora due, una buona e una cattiva, la stessa Accademia della Crusca ne fa menzione (1688). È curioso come questo dualismo resti ancor oggi radicato nell'idea che la Befana porta regali ai bambini buoni, ma cenere e carbone a quelli cattivi.

A che razza appartiene la Befana?
Una certa tradizione vuole la Befana nera, perché si rifà al racconto dei magi dall'oriente, di cui uno era nero di carnagione...ma, secondo altri, la Befana ha solo il viso nero, perchè in fin dei conti è pur sempre una strega, anche se di buon cuore, e come tutte le streghe che si rispettino anche lei deve avere qualcosa di nero...

Come è l'aspetto fisico della Befana?
Non è certo Miss Italia! È una strega, e come tale è brutta, vecchia, deforme, magra magra, direi quasi stecchita, ripugnante e ridicola al tempo stesso. I capelli, bianchi, arruffati e stopposi incoronano un viso coperto da fuliggine, visto che entra in casa dalla cappa del camino. Gli occhi sono rossi come la brace, il naso è grosso e adunco, un po' come quello del nostro Dante; la bocca è grandissima e sdentata. Indossa abiti poveri, da contadina, prediligendo quasi sempre il colore nero: una rozza sottana, un corpetto ricamato, e uno scialletto sulle spalle. Porta un ampio fazzoletto in testa, annodato sotto il mento, ma la si può anche vedere con un cappello, di strana foggia, spesso a punta, come quello di certe fate o di certe streghe. I piedi sono grossi e nodosi, calzati quasi sempre da scarpe grossolane e sempre rotte, come testimonia un canto toscano che dice:

La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
e nessun gliele ricuce,
la Befana è pien di brace...

Essendo vecchissima, l'età non la si conosce, porta gli occhiali, che possono essere di diversi modelli, dipende un po' dalle regioni. Ma la caratteristica sua tipica è il suo modo di spostarsi: vola...su una scopa! che la porta dovunque, attraverso venti e bufere, di tetto in tetto, di casa in casa, portandosi sempre dietro un sacco di iuta, pieno di doni. La Befana se lo butta sulle spalle come se fosse leggerissimo, e per nulla ingombrante; più doni la Vecchia estrae dal sacco, più ne ritrova: le sue scorte sono inesauribili. E con il suo sacco entra in casa... attraverso la cappa del camino. Il camino è la sede del fuoco, il punto più vivo della casa, è il focolare che rappresenta il fulcro della domesticità, e in alcune credenze popolari, soprattutto nel meridione, è visto anche come l'apertura al trascendente. Si crederebbe che le anime dei morti, di notte, ritornino in casa attraverso l'apertura del camino. In ogni caso i bambini appendono le calze bene in vista sotto la cappa del camino, così che come la Befana scivola in casa può subito riempire quelle calze con i doni.

Che tipo di doni porta la Befana?
Originariamente erano certamente modesti: arance, mandarini, fichi secchi, castagne, mele, uva secca, dolciumi fatti in casa. Col tempo e a seconda delle disponibilità finanziarie delle famiglie, i doni divennero sempre più consistenti, come giocattoli, vestiario e denaro. Nel '700 e nell'800 in molte città, come Venezia, Verona, Padova, Firenze, nascono poi vere e proprie fiere della Befana e in particolare a Roma, la cui fiera diviene famosissima e lo è tuttora. Ma la Befana non porta solo doni, porta anche...carbone! Il carbone, infatti, con il suo colore nero, simboleggia un po' il peccato, e più carbone il bambino trova nella sua calza e più significa che è stato cattivo durante l'anno!

Come è la situazione Befana al giorno d'oggi?
Dopo i grandi splendori dei secoli passati, la Befana subisce un declino sempre più evidente a partire dal '900, dovuto in parte al "progresso", alla trasformazione della società da agricola in industriale, all'arrivo di Babbo Natale dall'America... Un rilancio lo si trova negli anni Venti, grazie a Benito Mussolini, che vede in questa festa un fenomeno folcloristico tipicamente italiano, da contrappore a tutti gli altri miti natalizi provenienti dall'Inghilterra e dall'America. Si parla di "Befana fascista", ma non è più la Vecchia, che ben conosciamo, è piuttosto un'istituzione, un'opera di assistenza sociale rivolta alla "giovinezza italiana". Con la fine del fascismo, senza più protezione di duci, regine e principesse, la Befana cade in un nuovo oblio. Nel 1977, in un clima di austerità, e nel tentativo di limitare i cosiddetti "ponti festivi", il governo Andreotti emanerà una legge che elimina l'Epifania dal calendario civile e religioso. Ci vorranno ben 9 anni di protesta, di dibattiti, di discussioni, per far ritornare la Vecchia a nuova gloria: con decreto del dicembre 1985 il Consiglio dei Ministri reintroduce la festa dell'Epifania e la Befana può così ritornare a volare trionfante sulla sua scopa nei cieli d'Italia!

Adeguandosi ai tempi moderni e consumistici, la Befana sta facendo follie in alcune località della penisola; a Recoaro Terme, per esempio, all'imbrunire della vigilia dell'Epifania si intravvedono le prime luci di una fiaccolata: è la discesa del Befanone...sugli sci, accompagnato da una lunga fila di sciatori e la festa termina la sera in piazza con un gran falò. sul quale si brucia la stria (strega). A Venezia, sul Canal Grande, il giorno dell'Epifania si svolge la burlesca regata delle Befane, dove i rematori, camuffati da Befane usano le scope al posto dei remi...A Rapallo, il Circolo Subacqueo organizza una Befana molto speciale, vestita con gli abiti tradizionali, ma emergente dal mare..., carica di doni e grondante d'acqua e attesa a riva da tanti bambini impazienti.

Insomma, la Befana rivive più arzilla che mai, nonostante o forse grazie al consumismo del ventunesimo secolo e a scuola i bambini italiani dovranno ancora imparare a memoria, come la sottoscritta anni fa, la poesia dei Giovanni Pascoli, che dice:
Viene viene la Befana,
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca la circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.


http://www.carabefana.it/pages/storia_befana.html
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