7. "Ho ucciso Mirko": confessa la madre del bimbo di Lecco
Lecco, la madre confessa: "Ho ucciso Mirko"
"L'ho ucciso io, stavo male". Si è chiuso con il crollo di Maria Patrizio e la confessione, il giallo della morte del piccolo Mirko, annegato nella vaschetta da bagno della casa di Valaperta di Casatenovo (Lecco) mercoledì 18 maggio.
Una giornata, quella di ieri, che ha visto una decisiva accelerazione delle indagini grazie alla perizia eseguita sul corpo del piccolo, fino al fermo della Patrizio, disposto nel pomeriggio di mercoledì con l'accusa di omicidio volontario aggravato e simulazione di reato.
Troppe le incongruenze, troppe le contraddizioni nella testimonianza della donna, che fino all'ultimo ma con sempre minor convinzione, ha continuato a ribadire la sua versione dei fatti: due sconosciuti che entrano con la forza in casa, la legano, la immobilizzano per poi poter rubare indisturbati, il piccolo Mirko che le scappa dalle mani e finisce nella vaschetta da bagno dove muore annegato. Ma gli inquirenti sospettano da subito: non tornano gli orari, non convincono le ferite che la donna mostra, nè il fatto che sia stata trovata legata con le mani davanti al corpo e non dietro la schiena. Nella scena del delitto, oltre a quelle degli uomini del 118, il Ris trova solo le tracce della Patrizio, di suo marito e del suocero.
Le perizie sul corpo rivelano poi che il bimbo non è caduto accidentalmente in acqua, ma vi è stato spinto volontariamente e tenuto per dieci minuti, fino all'annegamento. Sulle ossa di Mirko ci sono i segni della pressione esercitata dall'assassino. Anche i legali di Maria Patrizio, gli avvocati Fabio Maggiorelli e Giovanni Gatto, hanno capito in fretta che la donna stava crollando, consigliandole di ricoverarsi per ritardare l'arresto. In ospedale ha dovuto rispondere alle domande sempre più serrate degli investigatori, fino ad ammettere qualcosa su "dieci minuti di follia", smontando la versione precedente sull'aggressione e la morte accidentale del piccolo Mirko.
L'avvocato Maggiorelli lo ribadirà ancora una volta, ad arresto avvenuto: Maria Patrizio soffre di insicurezza e depressione, si sente inadeguata a prendersi cura di una creatura tanto piccola e indifesa come suo figlio. Chi conosce bene la donna non crede alle turbe psicologiche. La psichiatra dell'Azienda ospedaliera di Lecco conferma il disagio di Maria Patrizio. Si attendono nuovi particolari da una conferenza stampa che riassumerà le tappe dell'indagine fino all'arresto.
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