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Riccò: "Sono deluso e amareggiato"
"Sono molto deluso e amareggiato. Mi aspettavo sicuramente una maggiore comprensione". Sono queste le prime parole che il ciclista Riccardo Riccò pronuncia visibilmente scosso all'uscita dal tribunale nazionale dell'antidoping che lo ha squalificato per due anni. Non essendo stata accolta la richiesta della procura federale di una squalifica complessiva di 20 mesi, il corridore di Formigine potrà tornare in sella dal 30 luglio 2010.

"Ho sbagliato ed è giusto che adesso paghi - ha aggiunto Riccò visibilmente scosso - adesso però non riesco a parlare e preferisco lasciare spazio ai miei avvocati". Proprio i legali del ciclista, che era stato trovato positivo ai controlli antidoping dell'ultimo Tour de France alla "Cera" (considerata Epo di terza generazione), hanno affermato che una volta lette le motivazioni che saranno rese note tra 30 giorni decideranno se ricorrere o meno al Tas. Penso che ricorreremo al Tas - ha fatto sapere l'avv Sivelli - La lealtà non è stata premiata. Se Riccò avesse taciuto molto probabilmente avrebbe ottenuto lo stesso risultato".

E' comunque forte la delusione di Riccò, che spiega: "Non so se il Tribunale abbia voluto mandare un segnale chiaro, forte al mondo del ciclismo ma Riccardo questa mattina era sereno, avevamo preparato l'udienza e ha risposto a tutte le domande. Ecco, qui sta la cosa sconcertate: sembra che abbia pagato il prezzo della sua lealtà senza essere premiato". L'avvocato Alessandro Sivelli, uno dei due legali del collegio di difesa di Riccardo Riccò, sintetizza così la delusione per la decisione del Tribunale nazionale antidoping che è andato oltre le richieste della procura del Coni squalificando il corridore per due anni.

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02/10/2008 20:31
 
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[SM=g27812] [SM=g27812] poteva persarci primaaa..




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Ullrich, finalmente una vittoria
Sconfitto dai sospetti di doping che lo hanno infine spinto al ritiro, ormai più di un anno fa, l'ex Kaiser del pedale, l'unico corridore tedesco della storia ad aver vinto il Tour de France, Jan Ullrich, una volta tanto vince e porta a casa una bella somma, attorno ai 500mila Euro.

Il tedesco ha infatti vinto, davanti al Tribunale di Dusseldorf, la battaglia legale contro Gunther Dahms, l'ex proprietario di quel team Coast per il quale Ullrich fu tesserato dal 1 gennaio al 31 marzo 2003, prima cioè che la stessa Coast passasse la mano, rilevata dal team Bianchi alle cui dipendenze Ullrich proseguì la stagione 2003.

Al team Coast, dal quale Ullrich non ha ancora ricevuto una lira, il tedesco reclamava il mancato pagamento di 4 mesi di stipendio, per un totale attorno ai 500 mila Euro. Soldi che Dahms si è sempre rifiutato di pagare, portando come ragione il fatto che Ullrich si dopasse. Chiamato a testimoniare, sotto giuramento, Jan Ullrich ha dunque giurato che quantomeno dal 1° gennaio al 31 marzo 2003, perché è questo il periodo in oggetto, non ha mai assunto sostanze dopanti né fatto ricorso a pratiche proibite. E ha conseguentemente vinto la causa, oltre che un bel gruzzolo.

"E' bello vedere che prima o poi la verità esce fuori", ha tuonato soddisfatto l'ex Kaiser. La sua verità sul suo coinvolgimento nell'inchiesta Operacion Puerto, per lui l'inizio della fine della carriera, non l'ha però ancora mai detta. La battaglia vinta a Dusseldorf, anche se remunerativa, è solo una vittoria di Pirro.
Fabio Panchetti / Eurosport


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04/02/2009 22:55
 
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Quarto Pozzato, Tom Boonen conserva leadership classifica
(ANSA) - ROMA, 4 FEB - Lo sprinter inglese Mark Cavendish ha centrato il bersaglio, vincendo la quarta tappa del Giro del Qatar. Al termine dei 141 chilometri da Doha Old Souq a Madinat Al Shamal, il giovane velocista del Team Columbia ha battuto in volata il tedesco Haussler e il belga Tom Booonen. L'ex campione del mondo resta leader della corsa. Filippo Pozzato non e' andato oltre il quarto posto nella volata, nono Mirco Lorenzetto.
19/02/2009 23:04
 
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Tour de France - La sacca numero 18 è quella di Valverde
Intanto, Alejandro Valverde si è presentato. Potrebbe anche sembrare una non-notizia, ma dall'aria che tirava (la Spagna gli aveva praticamente detto di non rispondere alla convocazione del Coni) rappresenta già un qualcosa di positivo. Appena giunto presso il Foro Olimpico, il corridore spagnolo è stato immediatamente avvicinato dai carabinieri del Nucleo Antisofisticazione che gli anno notificato l'avviso di garanzia . La procedura di consegna ha visto coinvolto anche un interprete che ha spiegato a Valverde i dettagli del documento.

Il presidente del Coni, Giovanni Petrucci ha voluto sorvolare sulle frecciatine arrivate dalla Spagna ("Tutto il processo su Valverde messo in piedi da Coni è da ritenersi nullo perchè privo di prove" è la frase rimbalzata dalla penisola iberica) e ha spiegato come sia, al contrario, l'Italia il modello da seguire: "Prendo atto delle punture di spillo che arrivano dalla Spagna, ma la giustizia sportiva va avanti. Se tutte le Nazioni facessero come noi, andrebbe sicuramente meglio".

L'ordine del giorno non è però la diatriba Italia-Spagna, bensì il presunto coinvolgimento di Alejandro Valverde nell'Operacion Puerto. Il corridore spagnolo della Caisse d'Epargne era chiamato a spiegare la corrispondenza del suo Dna e quello di una sacca di sangue sequestrata al dottor Eufemiano Fuentes. E bene, "Alejandro Valverde si dichiara innocente". Questo quanto riferito dal legale italiano del corridore spagnolo, Federico Cecconi, al termine dell'audizione presso la Procura antidoping del Coni. Sempre l'avvocato di Valverde, poi, ha voluto chiarire la posizione del suo assistito: "Abbiamo ritenuto opportuno venire all'incontro in seguito alla richiesta fatta la settimana scorsa per un atto di cortesia. L'interrogatorio è durato circa 40 minuti e abbiamo voluto chiarire l'estraneità dei fatti di Valverde. Ora procederemo a una memoria difensiva, non è giusto parlare di persecuzione, nè di vendetta".

Avete letto bene, l'avvocato Cecconi parla di atto di cortesia per spiegare la presenza di Valverde a Roma. E chissà come spiega, dato che non ha risposto, a ciò che Ettore Torri, procuratore antidoping del Coni, ha rivelato durante l'audizione: "Possiamo dire con certezza che il sangue nella sacca numero 18 sia quello di Valverde. Noi riteniamo di essere pienamente competenti sul caso e di avere la piena giurisdizione anche sugli atleti stranieri (cosa negata dalla Spagna, ndr)". Valverde come Basso quindi? Sembra di sì, così come confermato dallo stesso Torri: "Il caso è identico. Abbiamo documenti che fanno riferimento a Valverde sia per quanto riguarda somme date a Fuentes, che per quanto riguarda le sostanze".

Il capitano della Caisse d'Epargne per il momento può correre poichè che non c'è nessuna sospensione disciplinare e, tecnicamente, non vi è alcuna limitazione. Cecconi fa sapere, tuttavia, che "Valverde non vede l'ora di mostrare la sua estraneità a questi fatti". Ma se oggi che poteva parlare non l'ha fatto, ci chiediamo noi, quando ha intenzione di dimostrare di non essere coinvolto in questa brutta vicenda?

Torri ha quindi chiuso (ma solo provvisoriamente) la vincenda-Valverde dicendo che "per il momento non è stata esaminata la possibilità di una sospensione cautelativa e che i suoi legali hanno 15 giorni di tempo per preparare la memoria difensiva. Valverde sarà interrogato di nuovo? Se si rifiuta di rispondere è inutile che torni". Ma accantoniamo per un attimo Valverde, e spaventiamoci insieme per ciò che ha rivelato il procuratore capo dell'antidoping del Coni in chiusura dell'audizione: "Ci sono altre 90 sacche di sangue da esaminare e non sono solo di corridori...". Per chi ama il ciclismo una frase che apre l'orizzonte-doping non solo al mondo delle due ruote, come a dire: se nel ciclismo il numero di corridori dopati è così alto è semplicemente perchè i controlli sono maggiori...

Andrea Tabacco / Eurosport Invia una mail Condividi Delicious



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12/03/2009 21:43
 
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Colpaccio di Chavanel Sorpreso Contador

Nella terza tappa della Parigi-Nizza, disputata con freddo e pioggia, il francese regola in volata un drappello di attaccanti strappando la maglia gialla di leader allo spagnolo



VICHY - Alla vigilia sembrava una tappa di trasferimento, invece, complice anche pioggia e freddo, la terza frazione della Parigi-Nizza, con arrivo a Vichy, ha sconvolto la classifica generale. La vittoria è andata al francese Sylvain Chavanel (Quick Step), che ha preceduto lo spagnolo Juan Antonio Flecha e un piccolo gruppo di fuggitivi, rimasti al comando dopo un attacco a 45 km dall'arrivo.

DETRONIZZATO CONTADOR - Un attacco che ha sorpreso Alberto Contador, che lascia la maglia gialla conquistata nella crono di apertura proprio a Sylvain Chavanel. Contador, una volta attaccato, ha probabilmente compiuto un errore tattico, cercando vanamente di rientrare da solo sui battistrada ma arrivando staccato di un minuto e nove secondi dal vincitore.

PRIMO COLPO DI CHAVANEL - A Vichy, Sylvain Chavanel, attualmente il numero uno del ciclismo francese, ha ottenuto il primo successo stagionale con la Quick Step. Ora precede di 32'' lo spagnolo Manuel Garate. Già la scorsa stagione, Chavanel aveva conquistato la maglia gialla a Saint-Etienne, prima di mcederla il giorno successivo nella frazione del Mont Ventoux.

Ordine d'arrivo
1. Sébastien Chavanel (FRA/FDJ) 178,0 km in 4h33:12. (media: 39,092 km/h)
2. Juan Antonio Flecha (SPA/RAB) st
3. Sébastian Langeveld (OLA/RAB)
4. Stéphane Augé (FRA/COF)
5. Kevin Seeldraeyers (BEL/QST)
6. Juan Manuel Garate (SPA/RAB)
7. Jürgen Roelandts (BEL/SIL)
8. Marcus Burghardt (GER/THR) a 40"
9. Heinrich Haussler (GER/CTT) a 1'9"
10. Sébastien Turgot (FRA/BTL) st

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12/03/2009 21:45
 
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Operazione antidoping arrestato Da Ros

L'atleta, 23 anni, è stato fermato nell'ambito dell'operazione antidoping "Muscoli e doping" condotta dai Nas di Milano: 12 arresti. Da Ros era in ritiro con la nazionale. Licenziato subito dalla sua squadra, la Liquigas

MILANO- Non c'è proprio tregua nel ciclismo, colpito ancora una volta dall'ennesima vicenda legata a prodotti dopanti e a traffici illeciti. A finire malamente nella rete di una mega inchiesta dei Nas di Milano, denominata "Muscoli & doping" è addirittura un giovane da poco entrato nel giro della nazionale azzurra "under 23", Gianni Da Ros, 23 anni di Pordenone, che milita in questa stagione con la stessa squadra di Ivan Basso, la Liquigas.
I militari dell'Arma lo hanno arrestato nel corso di un mega blitz all'alba addirittura nel ritiro azzurro di Tencarola vicino Padova, dove il giovane era stato convocato. Si tratta di uno dei 12 arrestati (più un 13° con obbligo di presentazione alla Polizi giudiziaria) eseguiti da Nas nell'ambito di una complessa indagine che ha portato a indagare su oltre 64 persone e a compiere perquisizioni in varie regioni di Italia: Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Veneto.
La Liquigas, ha annunciato l'immediata rescissione del contratto con il giovane e un prossimo comunicato, il cui tenore è facilmente intuibile: meraviglia e sorpresa per l'ennesima squallida vicenda doping e, ovviamente, una presa di distanza da fatti che "nessuno poteva nemmeno lontanamente immaginare".



All'operazione hanno partecipato anche i carabinieri dell'arma territoriale. Le indagini, coordinate dalla Procura di Milano, riguardano atleti, sportivi, professionisti e dilettanti, ma, come spesso accade toccano anche i gestori di palestre e di attività commerciali. Le ipotesi di reato riguardano illecita importazione, detenzione, vendita, ricettazione e utilizzo di farmaci a effetto dopante, esercizio abusivo delle professioni sanitarie (del farmacista e del medico) e falsificazione della documentazione sanitaria consegnata presso farmacie ignare. Ci sarebbero gravi indizi di colpevolezza per gli accusati. Fra gli indagati anche un ciclista dilettante, preparatori atletici, frequentatori di palestre di body building e due transessuali.

L'inchiesta ha preso l'avvio da un servizio delle "Iene" in cui, uno degli inviati per circa 700 euro acquistava in un Vitamin Store di Milano prodotti vietati come il Sustanon, il Proviron o il Winstrol. L'azione dei Nas ha portato a identificare i venditori. Il resto lo hanno fatto le intercettazioni (che qualcuno adesso vorrebbe abolire per questi reati). In queste gli indagati usavano frasi e termini in codice come 'Aggiungi due buttafuori da mettere a destra del palcò oppure 'mi serve Deborà o 'due ufficiali'.
L'inchiesta, coordinata dal Pm milanese Gianluca Prisco è stata avviata un anno fa. Come spesso accade in questi casi è partita dalla diffusione di anabolizzanti (ormoni gh, testosterone, nandrolone ecc,) in alcune palestre di Milano. Lunghi pedinamenti ed intercettazioni ambientali hanno permesso di ricostruire i canali di approvvigionamento e di distribuzione. Le sostanze arrivavano anche da paesi extracomunitari.

Da Ros verrà interrogato domani dal gip Andrea Pellegrino, il giudice che ha emesso le ordinanze di custodie cautelare in carcere. L' operazione conclusiva di stamane all'alba ha richiesto l'impiego di 120 militari del Nas, 2 poliziotti della polizia giudiziaria di Milano e 132 militari dell'arma territoriale dei carabinieri. Fonte
24/08/2009 15:44
 
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Svelto, furbo e brillante. Visconti guarda al Mondiale

Il recente vincitore di Coppa Agostoni e trofeo Melinda è un talento puro con qualche problema di continuità. da gregario di Bettini a capitano, insegue un ulteriore salto di qualità con un ruolo da protagonista nella corsa iridata di Mendrisio.

MILANO, 23 agosto 2009 - E’ svelto, furbo, brillante. Ha occhi vivi, lingua sciolta, soprattutto gambe buone. E una testa da corridore vero: il tipo che si attacca il numero sulla schiena non per partecipare, non per allenarsi, non per incassare, ma per vincere. Da febbraio a ottobre, da Donoratico al Lombardia, botte da un giorno oppure a tappe, non è uno specialista semmai è un antispecialista, o meglio lo specialista dell’antispecializzazione: per attaccare non deve aspettare una discesa o una salita o quello che è, lui deve solo rispondere a un sentimento, a una voglia, a un bisogno. E si direbbe: urgente. Perché tutto, in lui, è urgente, tutto, in lui, ha fretta.

VELOCE — Giovanni Visconti - ma gli amici lo chiamano Gianni, e per i suoi tifosi è "il Marine" - va veloce. Ventisei anni, questo è il suo quinto da professionista. Bel curriculum di squadre: Domina Vacanze, Milram, Quick Step, Isd. Già una bella collezione di maglie: otto rosa e una tricolore. E una collana di vittorie che si fa più ricca: quest’anno una tappa al Giro di Slovenia, la Coppa Agostoni e il Trofeo Melinda. Mica tante, ma sudate e meritate. Anche perché le vittorie non gliele regala nessuno: e per vincere, ogni volta deve dare l’anima con la richiesta che gli venga gentilmente restituita. Anagrafe a Torino, radici a Palermo, casa in Toscana sul San Baronto. Il papà che lavorava alla Fiat. Le prime corse, tutta la famiglia nella Uno — bici compresa — per accompagnare ’sto ragazzino, ’sto motorino, ’sto corridorino. E il corridorino ne sta facendo di strada.


Visconti con santambrogio e Ventoso sul podio dell'Agostoni. Ansa


DA GREGARIO A CAPITANO — Due anni con Paolo Bettini: imparato il mestiere del soldato, aveva bisogno di scoprire l’arte della guerra, e chi, meglio di un due volte campione del mondo, poteva diventare il suo modello, il suo riferimento. Fino a promuoversi capitano. "Quando abbiamo creato la squadra professionistica — racconta Luca Scinto, ex azzurro, direttore sportivo della Isd-Neri — abbiamo pensato immediatamente a lui. Perché lo conosciamo bene, perché era con noi da dilettante, perché ero certo che con noi avrebbe avuto quell’attenzione che gli mancava in una squadra con base in Belgio, perché è vero che lo abbiamo caricato di responsabilità, capitano unico, ma è ancora più vero che era proprio lui a volersi assumere tutte le responsabilità". "E non è vero — giura Visconti — che con Bettini ho litigato. Tant’è che ogni tanto ci sentiamo. L’ultima volta mi ha telefonato lui: ’Se hai bisogno di qualcosa, chiamami’. Lo farò, senza problemi". Ma Gianni, anche se va veloce, ha i suoi limiti. Se non vince, s’intristisce, si abbatte. Se invece vince, si libera, si esalta. E’ una centrale di energia, ma metà svanisce fra dubbi e domande. "Come al Melinda — racconta Scinto —. A metà corsa Visconti mi dice che non si sente bene, anzi, che sta male, che ha le gambe dure, che si sente stanco, che non ha recuperato dal Trittico Lombardo. Allora mi è toccato fare il solito: insistere, rassicurarlo, convincerlo che succede sempre così, ma che dopo metà corsa si sarebbe sbloccato. Infatti". Attaccante Visconti, attaccante Scinto, il rischio è quello di esagerare all’attacco. "Ma è il bello, è lo spettacolo, è il fascino del ciclismo — dice Scinto —. A stare nella pancia del gruppo sono capaci tutti, a mettere la testa fuori è dura, ad andare in fuga è già una mezza vittoria, a vincere un dono raro. A me piace dare un senso alle corse". Anche se le cose sono un po’ cambiate. "All’inizio dell’anno non c’era corsa in cui uno dei nostri non andasse in fuga. Adesso viviamo anche sulle situazioni di gara". E i risultati si vedono. "Va a finire che mi tocca dare ragione a Sgarbozza", ridacchia Scinto, che con Gigetto aveva avuto un battibecco anche televisivo.

PRESTO PAPA' — Sono giorni importanti, questi, per Visconti. E alla fine di novembre ce ne sarà un altro ancora più indimenticabile: la nascita del primo figlio. Adesso, ma è normale, Visconti pensa alla Nazionale. "Un Mondiale e un Europeo, vinto, da dilettante. Un Mondiale, come riserva, da professionista. Posso dare molto alla squadra di Ballerini. Magari entrare in una fuga all’inizio della corsa. Se c’è da lavorare, lavoro. Se c’è da aiutare, aiuto. Se c’è da ubbidire, ubbidisco". E se per caso non si sentisse granché bene, basta incitarlo come fa Scinto. E il Marine torna a vedere la sua sottile linea rossa. Fonte
28/08/2009 15:46
 
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Doping, rinvio per Di Luca: "Tornerò presto a correre"

Gli avvocati del corridore, due volte positivo al Giro d'Italia, hanno ottenuto un mese in più per preparare la difesa. "Non riesco a darmi una spiegazione - ha detto Di Luca dopo l'udienza di questa mattina -. Sto pensando anche all'ipotesi del complotto".

ROMA, 26 agosto 2009 - Un mese di rinvio per preparare la difesa e un rilancio: "Tornerò presto, ma comincio a pensare a un complotto". Danilo Di Luca si è recato in mattinata presso la Procura Antidoping del Coni dove è stato ascoltato per circa un'ora in merito alla sua doppia positività nell'ultimo Giro d'Italia, nelle tappe del 20 e 28 maggio. Il corridore abruzzese, accompagnato dagli avvocati Flavia Tortorella ed Ernesto De Toni, ha ottenuto un rinvio di trenta giorni perchè l'Uci non ha ancora reso disponibile la documentazione richiesta dalla difesa, poi si è scatenato in conferenza stampa: "Non riesco proprio a darmi una spiegazione per le due positività riscontrate al Giro d'Italia. Sto pensando anche all'ipotesi del complotto, ma per affermarlo devo prima avere delle certezze".


Di Luca impegnato nel Giro del Centenario. Ap


"METODI DISCUTIBILI" — Un cambio di rotta deciso, quello di Di Luca: "Avevo detto che nel caso la mia positività fosse stata confermata dalle contranalisi mi sarei ritirato dal ciclismo, ma adesso ho cambiato idea e sono convinto che riuscirò nuovamente a correre un altro Giro d'Italia. L'appuntamento adesso è sempre in Procura tra un mese. Non ci resta che aspettare le carte dall'Uci e di prepararare la nostra perizia affidata al professore Santo Ferrara. Noi abbiamo grossi dubbi sul metodo utilizzato nei controlli antidoping nei quali sono risultato positivo. Con quel procedimento ci sono già stati casi di falsa positività e io penso che sia così anche nel mio caso". La difesa di Di Luca ha provato a chiedere all'Uci che il campione delle contranalisi fosse analizzato anche in un altro laboratorio, ma come da regolamento si è vista respingere la richiesta. "Hanno adeguato il metodo che cerca l'Epo nelle urine per trovare il Cera nel sangue - hanno spiegato i legali del corridore -, ma la comunità scientifica non si è ancora pronunciata su questo metodo. Ci sono già state false positività. Noi siamo certi che l'atleta non ha assunto nessuna sostanza, quanto meno volontariamente, e crediamo che questo metodo sia sbagliato".

"TORNERO' ALLE CORSE" — In attesa degli sviluppi, Di Luca si è tolto qualche sassolino dalle scarpe: "La mia squadra (la Lpr, ndr) non poteva che licenziarmi, queste sono le regole del ciclismo, certo avrebbero potuto usare una formula un po' più morbida. Però devo dire di aver ricevuto anche tanta solidarietà dai colleghi: c'è sempre chi ti vuole bene e chi male. Comuque io sono pronto a scommettere soldi sul mio ritorno alle corse. So quello che ho fatto e quello che farò: cioè vincere. Quello che mi dispiace e mi fa pensar male, è che ancora una volta tutto succede poco prima del Mondiale, il secondo che salto: era una corsa fatta su misura per me". L'ultima parola è per sostenere la sua innocenza: "Sarei un uomo senza cervello a usare il Cera che resta nel sangue e nelle urine per un mese, proprio nel corso del Giro d'Italia". Fonte
06/09/2009 12:00
 
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Vuelta, Cancellara è un treno La crono di Valencia è sua

Lo svizzero della Saxo Bank domina la prova contro il tempo nella città andalusa, segnata da pioggia e vento. Secondo Millar a 30', poi Grabsch. Tra gli azzurri sorprende Bennati, in difficoltà Basso. Domani primo arrivo in salita sull'Alto de Aitana.

VALENCIA (Spagna), 5 settembre 2009 – E’ il Valentino Rossi delle cronometro. Oppure lo Schumacher delle prove contro il tempo. Fate voi. Comunque sia, Fabian Cancellara non conosce rivali nella sua specialità. Oggi a Valencia ha vinto anche la crono più importante della Vuelta, che si concludeva nell’area della città spagnola dove due settimane fa si è corso il GP di F.1.

DOPPIETTA — C’era riuscito già ad Assen, il tempio delle moto, conquistando la prova d’apertura (in Olanda) e la prima maglia oro della Vuelta. Ora quella maglia lo svizzero della Saxo Bank se l’è ripresa di forza, alla sua maniera. Demolendo tutti gli avversari sui 30 km del percorso di Valencia, reso più insidioso dalla pioggia e da un forte vento. Cancellara ha rifilato 32” al britannico David Millar, rinato dopo un periodo buio, e 36” al tedesco Bert Grabsch, iridato in carica. Tra gli uomini di classifica il migliore è stato lo spagnolo Samuel Sanchez, 6° a 47” . Discreti l’australiano Cadel Evans (10° a 1’02”) e l’altro spagnolo Alejandro Valverde (13° a 1’05”). Sottotono il kazako Alexandre Vinokourov (15° a 1’12”) dopo una partenza a livello di Millar.

BASSO FATICA — E l’attesissimo Ivan Basso? Solo 36° a 1’43”. Il varesino della Liquigas, che nutriva grandi ambizioni prima del via, è quello che ha sofferto di più le condizioni climatiche proibitive. Soprattutto su un tracciato che presentava frenate decise e strette curve a gomito su cui occorreva guidare con abilità e rilanciare molto la bici. Così, dopo un inizio prudente, Basso ha perso la bellezza di 20“ rispetto a Valverde nel tratto centrale tra il primo (11,3 km) e il secondo (19,8 km) rilevamento cronometrico, chiudendo a 38” dal rivale più quotato alla vigilia.

SORPRESA BENNATI — In classifica il varesino ora è scivolato al 17° posto a 1’52” dal nuovo leader Cancellara, che però non ha ambizioni di vittoria finale e potrebbe lasciare in anticipo la Vuelta per puntare al Mondiale in casa di Mendrisio (27 settembre). Mentre il migliore italiano resta il suo compagno Daniele Bennati, autore oggi (al pari dell’altro velocista Boonen) di una cronometro strepitosa: l’aretino della Liquigas si è infatti piazzato 16° a 1’12” ( 31” meglio di Basso) nonostante abbia dovuto fermarsi a cambiare la ruota anteriore per una foratura, perdendo circa venti secondi.

ORA SI SALE — Un risultato che si spiega con il fatto di aver distribuito meno lo sforzo (rispetto agli scalatori) alla vigilia della montagne. Ora Bennati, che era stato il migliore dei nostri pure ad Assen, dove Basso però aveva fatto pari con Valverde ed Evans, è ancora 4° in classifica a 1’03”. Ma da oggi ci sono le montagne, con il primo vero arrivo in salita di questa Vuelta sull’Alto de Aitana (8° tappa). Tocca agli uomini di classifica. E per Basso, che oggi ha sofferto, sarà subito un altro test verità. Fonte
09/05/2011 23:53
 
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Dramma al Giro, Weylandt cade e muore
Il ciclista belga di 25 anni è finito a terra a 20 chilometri dal traguardo della terza tappa


RAPALLO (GENOVA) - Doveva essere un'altra giornata di festa, è finita invece in tragedia. Ancora un morto nel ciclismo. E' ancora nitido il ricordo di Fabio Casartelli deceduto nel '95 sulle strade del Tour. Questa volta la tragedia si consuma al Giro d'Italia in una bellissima giornata di sole. Come quella di ieri, la terza tappa, da Reggio Emilia a Rapallo, doveva essere un'altra adatta ai velocisti. Nessuno poteva nemmeno lontanamente immaginare un epilogo così tragico. La tragedia di Wouter Weylandt - nel 2010, quasi esattamente un anno fa, il 10 maggio, vincitore nella terza tappa olandese del Giro - si è consumata a 25 chilometri dal traguardo nell'ultima parte della discesa del Passo del Bocco, il punto più alto della frazione di oggi, a 957 metri sul mare. Il belga faceva parte di un gruppetto di inseguitori e stava scendendo a velocità molto sostenuta. In una curva ha perso il controllo della bici andando a sbattere violentemente contro il guardrail.

L'auto medica del Giro era dietro a lui e si è subito fermata. Immediatamente si è capita la gravità della situazione. Al corridore è stato tagliato il cinturino del casco e subito praticato un messaggio cardiaco. Sono stati chiamati l'ambulanza e l'elicottero del 118, che da Genova si è portato sul luogo dell'incidente trovando però difficoltà nell'atterraggio. E' intervenuto anche il soccorso alpino. Impressionanti le prime immagini: il ciclista appariva con il volto insanguinato e la maglietta strappata sul petto. Weylandt é rimasto esanime sull'asfalto, i medici hanno cercato di rianimarlo. "Siamo arrivati immediatamente - ha detto il medico del Giro Giovanni Tredici -, eravamo dietro al suo gruppo. Era in stato di incoscienza, con una frattura della base cranica e con il massiccio facciale compromesso. Dopo 40 minuti di massaggio cardiaco abbiamo sospeso la rianimazione, d'accordo con il 118, perché non c'era più nulla da fare". Gli ultimi chilometri della tappa si sono corsi in un clima surreale. "Noi siamo passati poco dopo l'incidente - racconta Gianni Savio, ds dell'Androni Giocattoli -. Abbiamo visto una scena agghiacciante". Si è capita subito la gravità della situazione, anche se i corridori non sono stati informati e lo spagnolo Vicioco, vincitore della tappa, ha tagliato il traguardo felice con le braccia al cielo.

La direzione del Giro ha immediatamente annullato ogni festeggiamento del dopo-tappa. Imbarazzo anche da parte della Rai, che ha interrotto anzitempo la diretta. Mentre la Leopard, il team di Weylandt, si è chiusa nel suo pullman. Al termine della tappa clima mesto ovunque e molti occhi lucidi. Non ha fatto festa nemmeno la nuova maglia rosa David Millar. Purtroppo non è la prima volta che al Giro avvengono queste tragedie. L'ultimo lutto sulle strade della corsa rosa è stato Emilio Ravasio nel 1986: sbatté violentemente la testa sull'asfalto e morì dopo 15 giorni. Nel '76 uno spagnolo, Juan Manuel Santisteban, cadde in discesa come Weylandt nella prima tappa siciliana, andando a urtare anche lui contro un guardrail. Due anni fa ando' meglio a un altro iberico, Pedro Horrillo Munoz: finì in un burrone nel bergamasco e venne ripreso con un elicottero. Riportò diverse fratture, rimase in coma ma dopo qualche mese si riprese.

FORSE DISTRAZIONE ORIGINE INCIDENTE - Potrebbe essere stata una lieve distrazione a originare l'incidente che ha portato alla morte Wouter Weylandt, il giovane ciclista belga morto oggi pomeriggio a 20 km dal traguardo di tappa del Giro d'Italia. Secondo una prima ricostruzione effettuata anche grazie alle testimonianze raccolte tra i colleghi del ciclista belga, in quel tratto della discesa sulla strada del Bocco i ciclisti stavano sfrecciando a circa 70-80 km/h. Weylandt si sarebbe voltato per vedere se qualcuno poteva dargli una mano a tirare il gruppo perdendo cosi' l'assetto della bici che ha toccato il muretto con la ruota anteriore. Il ciclista e' dunque caduto ad una velocita' superiore ai 70 km/h sbattendo la testa prima sul muretto e poi sull'asfalto. Per effettuare una ricostruzione completa dell'accaduto, la Polstrada di Chiavari, incaricata dal sostituto procuratore Francesco Brancaccio della procura di Chiavari, ha sequestrato tutti i filmati della corsa.

Fonte: ANSA
[Modificato da binariomorto 09/05/2011 23:54]


10/05/2011 23:34
 
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La Leopard-Trek si ritira
"Grazie, ma non ce la facciamo"

Il comunicato del team: "Ringraziamo tutti quelli che hanno voluto esprimere il loro cordoglio per Wouter Weylandt". Il capitano Fabian Wegmann aggiunge: "Abbiamo grande rispetto per il Giro e la sua storia, ma non ce la facciamo proprio a correre in queste circostanze"

LIVORNO, 10 maggio 2011 - Troppo grande il dolore per andare avanti. La Leopard-Trek ha deciso di ritirarsi dal Giro d'Italia dopo la morte di Wouter Weylandt, avvenuta lunedì lungo la discesa del Passo del Bocco, in Liguria. Il team lussemburghese aveva preso il via nella Genova-Livorno, frazione neutralizzata e totalmente dedicata alla memoria del corridore belga.

IL SALUTO — "Ringraziamo le squadre, gli organizzatori e tutti i tifosi sulle strade che hanno voluto esprimere il loro cordoglio per la morte di Wouter Weylandt", fa sapere Bryan Nygaard, g.m. della squadra. Il capitano Fabian Wegmann aggiunge: "Abbiamo grande rispetto per il Giro e la sua storia, ma non ce la facciamo proprio a correre in queste circostanze. Sappiamo di essere atleti professionisti ma crediamo che questa sia la cosa giusta da fare". Domani il corpo dello sfortunato corridore dovrebbe far ritorno a Gand, accompagnato dalla moglie An Sophie e dai genitori Nele ed Eric.

SOLIDARIETA' DI UN BIMBO — Gorazd Stangelj, Astana, è uno dei 206 corridori che hanno concluso la quarta tappa del Giro d’Italia. Passando tra due ali di folla sul lungomare, vede un bambino con un cartello e la scritta: "Wouter sempre nei nostri cuori". Allora prova ad allungargli una borraccia ma il bimbo è distratto e non l’afferra. Un passo indietro Peter Stetina, Team Sky, che vede la scena e rimedia, regalando un bel sorriso al piccolo tifoso.


TRAGEDIA — E’ una delle tante sequenze significative della giornata più dura che il Giro abbia vissuto negli ultimi anni. Wouter Weylandt è morto da 24 ore, la famiglia sta espletando tutte le formalità necessarie al rimpatrio della salma in Belgio. E il gruppo pedala. Unito, in silenzio. "E’ stato terribile - dice Alessandro Petacchi -. Sapevo cosa mi aspettava, ma vivere questa giornata è molto brutto. Mentalmente è il giorno più pesante del Giro. Non c’è Gavia o Zoncolan che tenga, questo giorno resterà nelle gambe e nella testa fino a Milano. E’ una tragedia. E pensare che quella discesa l’abbiamo fatta in duecento, poteva succedere a chiunque di noi, purtroppo è toccato a Wouter...".

IL CALORE DELLA GENTE — Pochi minuti dopo aver tagliato il traguardo in linea, affiancati da Tyler Farrar che di Weylandt era il migliore amico oltre che compagno di allenamenti a Gand, gli uomini della Leopard-Trek sono saliti sul podio insieme ai quattro uomini che indossano le maglie delle classifiche individuali. Brian Nygaard e Luca Guercilena restano accanto a loro in ogni momento. "È inutile parlare, si è visto quant’è forte la passione del ciclismo e il supporto della gente", ha detto il general manager. Un concetto ripreso da altri: da Carlos Sastre (Geox-TMC) "Dobbiamo ringraziare il pubblico del Giro per il rispetto dimostrato lungo tutto il percorso", a Francesco Chicchi (QuickStep) "Grazie a tutti quelli che hanno applaudito dalla partenza all’arrivo", a Robbie Hunter (RadioShack) "I tifosi italiani sono stati assolutamente straordinari accompagnandoci in questo giorno tristissimo".

VUOTO — Tra i pochi a parlare tra i corridori del team lussemburghese Davide Viganò, unico italiano in squadra: "Ci ha lasciati un ragazzo di 26 anni, sono cose che non dovrebbero succedere. Purtroppo è capitato a noi, ma non dovrebbe capitare a nessuno. Wouter lascia un vuoto, un grande vuoto nel cuore di tutti noi". E anche in quello di Stangelj, Stetina e degli altri 204 colleghi d’avventura rosa.

dal nostro inviato
Antonino Morici


Fonte: gazzetta


23/05/2011 14:24
 
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Tragedia, muore Xavi Tondo
Schiacciato da un portone

Lo spagnolo della Movistar aveva 32 anni: sarebbe stato travolto dal pesante dispositivo di chiusura del garage mentre stava andando ad allenarsi

MADRID, 23 maggio 2011 - Xavi Tondo, ciclista di 32 anni della Movistar è morto oggi a Granada in seguito a un incidente domestico. Per quello che si è potuto apprendere, il ciclista sarebbe stato schiacciato dalla caduta della porta del garage mentre stata uscendo dalla sua bitazione. Il direttore sportivo della Movistar, che aveva acquisito quest'anno Xavi Tondo dalla Cervelò, Eusebio Unzue, ha spiegato di non avere ancora i dettagli dell'incidente, ma che "a Xavi è caduta la porta del garage addosso" mentre stava uscendo per andare ad allenarsi sulla Sierra Nevada insieme al compagno Beñat Intxausti. Xavi Tondo l'anno scorso era stato gregario di Carlos Sastre al Giro d'Italia, in carriera ha vinto un Giro del Portogallo (2007), una tappa alla Parigi-Nizza e una al Giro di Catalogna.



Gasport

Fonte: gazzetta


24/09/2011 22:57
 
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Bronzini, fantastico bis mondiale
"Grazie a tutte le mie compagne"

L'azzurra vince per la seconda volta consecutiva la maglia iridata sul circuito danese. Era già salita sul gradino più alto del podio l'anno scorso. Col c.t. Salvoldi al timone è il quarto oro dal 2007. Vos d'argento per il quinto anno consecutivo


Straordinaria Giorgia Bronzini. La piacentina, 28 anni, ha bissato il successo di Geelong 2010 battendo allo sprint l'olandese Marianne Vos e la tedesca Ina Teutenberg dopo 140 chilometri; quarta Nicola Cooke (Gbr). Un successo, l'ennesimo, di squadra per le azzurre guidate da Edoardo Salvoldi, il c.t. d'oro da 108 medaglie tra strada e pista nelle varie categorie, capace di portare quattro volte l'Italia sul tetto del mondo negli ultimi 5 anni (Bastianello 2007, Guderzo 2009, Bronzini 2010 e 2011).

VOLATA PERFETTA — Ora sì che potrà godersi la vacanza che sognava in questi giorni di attesa. Ora sì che potrà togliersi lo sfizio di un altro tatuaggio. L'oro che l'azzurra aggiunge a una collezione di medaglie infinita vale questo ed altro in tema di festeggiamenti. La Bronzini - che ha vinto un titolo mondiale anche su pista nella corsa a punti 2009 - è stata portata alla volata in modo splendido da Monia Baccaille. La campionessa italiana ha protetto Giorgia nell'ultimo tratto consentendole di restare davanti ed evitare la caduta che ai -2 ha coinvolto anche Elena Cecchini. Sul rettilineo finale la coppia azzurra ha scelto posizione e traiettorie ideali: Baccaille davanti, Bronzini incollata alla sua ruota. Un treno che ha tenuto il ritmo delle olandesi e si è spezzato in due solo a pochi metri dall'arrivo, affondando con Giorgia gli ultimi colpi di pedale necessari per precedere di pochi centimetri Marianne Vos, che aveva fatto lavorare tutta la squadra nell'ultimo giro per riprendere la canadese Hughes. Per l'olandese, in lacrime sul podio, si tratta di una beffa atroce: per la quinta volta consecutiva è seconda in questa gara (quattro volte dietro un'italiana). Un'autentica maledizione per un'atleta polivalente, capace di vincere su strada, in pista e anche nel cross, ma non di fare il bis con l'arcobaleno dopo Salisburgo 2006.

FIDUCIA — Così Giorgia al traguardo: "Devo ringraziare tutte le mie compagne per quello che hanno fatto in corsa e per la fiducia, per me troppo importante, non riesco a spiegare come con tutte le emozioni che avevo dentro sia riuscita a fare uno sprint regale. E' stato ancora meglio di Geelong, non abbiamo sbagliato nulla e tutto è andato secondo il piano, anche l'attacco di Monia e Noemi Cantele, che ho chiesto io perché vedevo il gruppo allungato. Ci tenevo a riportare questa maglia in Italia e solo correndo come un blocco unico poteva riuscirci questo capolavoro". Così il c.t. Salvoldi: "Un lavoro di squadra straordinario. Chi conosce poco il ciclismo non riesce a capire cosa vuol dire battere la fuoriclasse Marienne Vos. Noi ci siamo riusciti di nuovo grazie alla forza del gruppo e alla sua compattezza. Abbiamo voluto scoprire un poco le carte al terzo giro e ci siamo accorti che Monia Baccaille, l'altra nostra punta, non era al top della condizione; quindi abbiamo puntato tutto su Giorgia. Un grande lavoro anche da parte di Monia che ha contribuito al successo".

LA MAGLIA DI GUERRA — La Bronzini è la quinta atleta della storia a vincere per due anni consecutivi nella corsa iridata su strada. Prima di lei c'erano riuscite soltanto la sovietica Konkina (1970-71), la francese Longo-Ciprelli (poker dal 1985 all'89), l'olandese Van Moorsel (1991-93) e la svedese Ljungskog (2002-03). In serata, durante i festeggiamenti per l'iride con il presidente federale Di Rocco e il presidente onorario Alfredo Martini, la campionessa ha stretto tra le mani anche la maglia iridata di Learco Guerra, che proprio in Danimarca nel 1931 vinse il Mondiale su strada, che fu assegnato per la prima e unica volta a cronometro.

ORDINE D'ARRIVO — 1. Giorgia BRONZINI (Ita) 3h21'28" 2 Marianne Vos (Ola) s.t. 3 Ina Teutenberg (Ger) s.t. 4 Nicole Cooke (Gbr) s.t. 5 Julia Martisova (Rus) s.t. 6 Chloe Hosking (Aus) s.t. 7 Elizabeth Armitstead (Gbr) s.t. 8 Ludivine Henrion (Bel) s.t. 9 Rasa Leleivyte (Lit) s.t. 10 Aude Biannic (Fra) s.t.

Ieri lo aveva auspicato ai nostri microfoni: un pronostico onorato fino in fondo.

dal nostro inviato
Antonino Morici


Fonte: gazzetta


09/02/2013 16:27
 
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Doping, Cipollini: un mito in pezzi
Il fango dopo dieci anni

Trasfusioni, Epo, ormoni. Le carte della Guardia Civil con il programma doping di Fuentes. SuperMario, contattato, per ora preferisce non commentare


Da Super Mario a "Maria". E' la metamorfosi di Cipollini, come emerge dalle carte della Guardia Civil spagnola. "Maria", il codice che il medico Fuentes aveva scelto per il velocista lucchese. E dietro alle tabelle 2002 del doping c'è il numero di fax di casa sua, a Lucca, con tanto di prefisso.
I documenti che la Gazzetta dello Sport pubblica in esclusiva sembrano inequivocabilmente svelare, per la prima volta, il trattamento dopante mese dopo mese di una stella del ciclismo mondiale, con carichi impressionanti di Epo, ormoni e anabolizzanti (per la forza), più le indicazioni sui pagamenti a Fuentes. Il 2002, cioè l'anno indimenticabile per Cipollini, con quel ritiro a sorpresa a luglio al quale neppure i suoi compagni avevano mai creduto. Un modo per togliersi dalla luce dei riflettori prima del grande rientro verso il Mondiale. Accompagnato, a quanto pare, dalle sacche di sangue.
Mario Cipollini, contattato, ha preferito non commentare e ha rimandato il suo giudizio: vuole prima vedere i documenti.

IL PROCESSO A MADRID 7000 PAGINE, 23 TOMI — E per fortuna che il processo dell'Operacion Puerto a Madrid doveva essere inutile, dedicato a giudicare "delitti contro la salute pubblica" e non contro il doping. Quasi 7 anni dopo, la lunga scia dell'inchiesta sul traffico di sacche di sangue organizzato dal dottor Eufemiano Fuentes e dall'ematologo Merino Batres travolge il più forte velocista della storia. Vincitore, nel 2002, della Sanremo, della terza Gand-Wevelgem e soprattutto del Mondiale di Zolder. La più bella sinfonia della Nazionale. Il processo sta permettendo di sollevare pietre sinora mai toccate. Nel 2007 e 2008 sono stati identificati e squalificati, tra gli altri, Basso, Scarponi, il tedesco Ullrich, lo spagnolo Valverde. Coinvolti 58 corridori, in gran parte della Spagna. Al centro, 206 sacche di sangue, conservate nei frigoriferi madrileni dell'ematologo Merino. Di queste, 99 da identificare. Nei giorni scorsi ci si è avvicinati al calcio, con la sigla Rsoc e i pagamenti a Fuentes denunciati da un ex presidente della Real Sociedad: due milioni di euro pagati al medico, in 6 anni di doping, dal 2002 al 2007. Oggi tocca a Mario Cipollini. Ma le sorprese non sono finite. Nelle oltre 7mila pagine dei 23 tomi che compongono gli atti giudiziari ci sono documenti che in questi anni non sono mai venuti alla luce. I fogli di Cipollini dimostrano chiaramente l'attività dopante della banda Fuentes: il capo, "Asterix" Eufemiano, l'ematologo Merino Batres, detto "Obelix", e i vari collaboratori. Alcuni imputati nel processo, uno suicida (l'ex biker Alberto Leon, uno degli addetti al trasporto delle sacche), altri ancora non riconosciuti ufficialmente e addirittura in attività. Merino consigliava di scegliere come nome in codice quello del proprio cane: così Basso (Birillo) e Valverde (Piti). Cipollini no: lui era Maria, o CP. Già Manzano aveva parlato sottovoce di Cipollini, anni fa, però non c'erano prove. Ora le carte dell'Operacion Puerto le prove le hanno portate al traguardo e sembrano inconfutabili: preparazione e programma dopante personalizzato.

IL FINTO RITIRO IL RITORNO ALLA VUELTA — Il 2002 è l'anno del Mondiale di Zolder. La chiave della vittoria per Cipollini sono anche tre sacche di sangue, ciascuna di 250 ml: dal 20 al 24 settembre procede a un prelievo, e nello stesso periodo si reimmette una sacca di sangue "ripulito" dalle scorie, solo parte corpuscolare. Nella tabella, Fuentes indica l'arco di tempo utile per questa operazione. Mancavano tre settimane alla prova iridata, Cipollini ha concluso il 14 settembre la Vuelta. Si ritira all'8ª tappa: "Mi sento al massimo. Non voglio intaccare una condizione che è già ottima. Ormai penso di conoscermi, so come gestirmi. E so come allenarmi a casa, se ho saputo vincere dopo 100 giorni di assenza. Al Mondiale manca un mese. Ho bisogno di fare un certo tipo di allenamenti per quel percorso". E quella sera andò a cena a Madrid con il calciatore brasiliano Ronaldo, suo grande amico già dai tempi in cui giocava all'Inter.

DAL PRIMO RADUNO FINO A SETTEMBRE — Nella settimana del Mondiale, poi, Cipollini potrebbe essersi buttato dentro un'altra sacca di sangue: probabilmente il 9 ottobre, a Salice Terme, prima di partire per il Belgio, e dopo i controlli della Federazione previsti per il mattino alle 7. La corsa è domenica 13 ottobre. Anche in questo caso, Fuentes indica in tabella l'arco utile: dall'8 al 10 ottobre. Ma il 9, cerchiato, è la data più chiara: troppo pericoloso portare il sangue in Belgio. In quella stagione, Mario Cipollini è all'Acqua& Sapone-Cantina Tollo. Maglia zebrata. Gli appuntamenti sono tre: il 23 marzo la Milano-Sanremo, mai conquistata; il 10 aprile la Gand-Wevelgem, l'unica classica del Nord per velocisti; il 13 ottobre il Mondiale, che si concludeva sul circuito di F.1. dove nel 1982 era morto Gilles Villeneuve. Le indicazioni del dottor Fuentes sono chiare, sulla tabella usa lo stesso "Sanscrito", il codice, di centinaia di altri fogli. Il sistema-doping di Cipollini comincia in ritiro, dal 10 al 24 gennaio. Dal 10 al 21, prende anabolizzanti e, ogni due giorni, 1000 unità di Epo, l'eritropoietina, il più diffuso doping negli sport di resistenza. Allora, gli esami a sorpresa erano inesistenti. Il 18 gennaio, dopo una settimana di trattamento, si passa a 500 unità di Epo, sempre con un giorno di intervallo, fino al 3 febbraio. I numeri vicino (52, 50) sembrano indicare i valori di ematocrito. Dal 26 gennaio, un'altra fase di "trattamento", associata per la prima parte ancora all'Epo: entrano in gioco le gonadotropine corioniche, ormoni (anche femminili) che accompagnano chi fa uso di anabolizzanti. La sigla "Hm" segue Cipollini per tutto il mese di febbraio: una dose ogni due giorni. Il debutto agonistico è il 13 febbraio al Giro del Mediterraneo, in Francia. Il doping con gli ormoni continua e il 17 febbraio c'è l'assunzione di 2000 unità di Epo. Alla Vuelta Valenciana, il 26 febbraio, tradizionale breve corsa a tappe di preparazione per i velocisti, Cipollini passa all'IGF, cioè all'ormone della crescita. Tutti i giorni sino al 2 marzo, quando compare la sigla chiave del sistema Fuentes: "E", cioè il prelievo di sangue. Che verrà trattato, ripulito dalle scorie e conservato per i momenti-chiave.


LE FRECCE — Nella tabella pubblicata dalla Gazzetta dello Sport (guarda la tabella), Fuentes indica con 3 frecce verso l'alto le gare più importanti: per Cipollini, Sanremo e Mondiale. Con 2, la Gand-Wevelgem del 10 aprile. E tre giorni prima della Classicissima di primavera, il 20 marzo, "Cipo" si reimmette il suo sangue: nessuno potrà contrastarlo in volata. Il doping continua la settimana dopo la Sanremo con unione di anabolizzanti e 2000 unità di Epo al giorno per 9 giorni, fino al 2 aprile. Il 10 aprile, l'altro trionfo: Gand-Wevelgem. Il 22, a conclusione del Giro di Aragona, in Spagna. la reinfusione di un'altra sacca di sangue, per il Giro. Ma è il programma di luglio a svelare l'avvicinamento al Mondiale. Il 15 luglio annuncia a Firenze uno strano ritiro: però già da una settimana aveva iniziato due settimane di anabolizzanti. Il 26 si toglie due sacche di sangue, poi inizia una settimana di ormone della crescita, a giorni alterni. Il 12, ecco l'IGF, l'ormone che agisce sui tessuti e favorisce la crescita delle fibre muscolari. Il 24 e il 25 agosto, 2 prelievi di sangue e 2 reinfusioni, seguiti ancora da un trattamento di IGF. La Vuelta, gara del rientro, inizia il 7 settembre: due giorni prima, Cipollini fa una reinfusione con una sacca di sangue e poi inizia, durante la corsa, l'ultimo trattamento di ormone della crescita. Si ritira il 14: a quel punto un prelievo ancora e poi due sacche finali. Per la maglia iridata.

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Fonte: gazzetta


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