Sono passati cinquanta lunghissimi anni da quel giorno. Cinquant’anni passati a ricordare mia sorella, rimpiangendo di non aver avuto abbastanza tempo per stare con lei, conoscerla. Cinquant’ anni passati a logorarmi nell’ipotesi che se non avessi fatto nulla la mia carissima sorella sarebbe ancora qui. Cinquant’anni a maledire la mia cieca fiducia in coloro per i quali non ne nutrivo alcuna.
Ora ho 66 anni e penso che allora feci l’errore più grosso di tutta la mia esistenza, quella stessa vita rovinata dall’ incertezza. Ma forse è meglio cominciare dall’inizio questa storia, tragica ma anche colma di momenti meravigliosi, in cui io scoprii cosa significasse veramente avere una famiglia, ma più in particolare una sorella, che, crudelmente, mi è stata portata via.
Tutto cominciò un pomeriggio qualunque. All’epoca avevo 13 anni e avevo sempre sognato di essere diversa, di riuscire a distinguermi da quella che era la massa indistinta di ragazzi, senza volontà né identità.
Non sapevo che quel sogno si sarebbe trasformato in realtà molto presto e che la vita sarebbe diventata molto più complicata del previsto.
Essere diversa, oltre a distinguermi, mi avrebbe isolata come mai avrei pensato.
Questo,per esempio, è l'inizio di un racconto che sto scrivendo...
[Modificato da scrittrice88 16/06/2005 16.20]
[Modificato da scrittrice88 13/07/2005 17.50]