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Pubblicato per la prima volta a Londra nel 1937, dagli editori Allen & Unwin ("The Hobbit, or There and Back Again", e in Italia nel 1973, da Adelphi), Lo Hobbit precede il Signore degli Anelli di 17 anni – il tempo intercorso tra le pubblicazioni – con una simile struttura animata da personaggi e luoghi della Terra di Mezzo (Middle-Earth), spazio "altro" creato da J.R.R. Tolkien, popolato da razze mitiche di Elfi, Orchi, Nani, Maghi, Troll, Ent e Hobbit.
L’idea per il romanzo nasce durante la correzione del compito di uno studente, quando Tolkien sul foglio scrive, distratto, "In un buco nella terra viveva uno Hobbit". Questa frase è il seme dell’opera che vedrà protagonista il popolo che dal neologismo coniato da Tolkien trae nome. "Hobbit da Holbytla", come scriverà l’autore nella sezione linguistica del Signore degli Anelli, ovvero abitante di buchi. Gli Hobbit, popolo descritto come "discreto e modesto ma di antica origine… amante della pace", che popola la Terra di Mezzo in comodi rifugi scavati nella collina, Smials, e coltiva la terra con amore e modestia, viene presentato in un resoconto, che Tolkien vuole fondato secondo la struttura mitologica in un tempo antico "fra l'Età Fatata e il dominio degli Uomini" (diremmo dunque prima della storia) e in uno spazio "oltre il Confine delle Terre Selvagge". Il resoconto illustra un anno elettrizzante nella storia degli Hobbit e dell’intera Terra di Mezzo e ha come protagonista un piccolo e modesto, ma "rispettabile" hobbit, Bilbo Baggins.
Bilbo è invitato dal mago Gandalf e da dodici Nani, capeggiati da Thorin, che vanta discendenze regali (è figlio del figlio di Thron, Re di Sotto la Montagna) ad aggiungersi al loro gruppo per un difficile viaggio, che ha come scopo il recupero del tesoro che i loro avi avevano accumulato nelle caverne della Montagna Solitaria e sottratto dal Drago Smaug. Bilbo, in qualità di scassinatore, accetta di unirsi alla compagnia, sottoposta fin dall’inizio del viaggio a dure prove: dapprima catturato dai Troll, il gruppo si trova nel mezzo di una tempesta e si scontra con gli Orchi, il cui capo viene ucciso da Gandalf grazie alle arti magiche. Bilbo fugge e lungo il percorso nella profondità delle caverne trova un anello d’oro, che mette istintivamente in tasca. Lungo la strada incontra la pericolosa e viscida creatura Gollum, che lo sfida in una gara di indovinelli, promettendogli la vita in cambio della loro risoluzione. E’ però il potere magico dell’anello, appartenente allo stesso Gollum, più che l’astuzia nella gara verbale, a salvare la vita a Bilbo, reso invisibile e capace quindi di fuggire all’Aperto, dove trova il resto della compagnia. Altri pericoli attendono Bilbo e compagni: devono scontrarsi con Lupi Mannari e guardiani Beornings, prima di giungere nella foresta popolata da Ragni Giganti. Qui la compagnia è fatta prigioniera dalle mostruose creature, ma grazie al potere magico dell’anello che ha con sé, Bilbo libera i compagni e finalmente, dopo altre peripezie, giunge con il resto della compagnia a Lake Town, città di Uomini. Alla gente del luogo, Thorin rivela la sua identità di nipote del Re di Sotto la Montagna, e il suo compito di recuperare il tesoro degli Avi sottratto dal drago. In seguito alle rivelazioni, il popolo di Lake Town festeggia il loro arrivo, preannunciato da antiche profezie come portatore di enormi ricchezze. Bilbo e compagni finalmente si introducono nella Montagna, dove il piccolo hobbit raggiunge, invisibile, la tana del drago Smaug, con il quale ingaggia una gara di indovinelli, riuscendo a carpire il segreto punto vulnerabile della creatura, ovvero la corazza di diamanti che indossa. Bilbo non è preposto, però, all’uccisione del Drago. Il predestinato è l’arciere Bard che, informato da un uccello della vulnerabilità del Drago, riesce a ucciderlo.
La compagnia, rientrata in possesso del tesoro, non vuole più spartirlo con gli abitanti di Lake Town né con gli Elfi del Bosco, giunti anche loro in soccorso. Il conflitto è dunque inevitabile, ma Bilbo dà prova di grande saggezza, impadronendosi del Cuore della Montagna, l’Archepietra dall’immenso potere simbolico, e offrendola segretamente agli Uomini come merce di scambio con Thorin. Una sorta di risarcimento per i danni subiti, e un equo guadagno per il popolo di Lake Town. Lo sforzo diplomatico di Bilbo non ha però esito positivo: Thorin è ormai inebriato dal tesoro, che vuole tenere interamente per sé e per i suoi. E’ l’arrivo del mago Gandalf a impedire il peggio. Reca infatti la notizia di un imminente attacco da parte degli Orchi, pronti a vendicare l’uccisione del loro capo, e la conseguente necessità di unirsi tutti insieme per avere possibilità maggiore di successo in una battaglia che si preannuncia sanguinosa. La coalizione tra Nani, Uomini ed Elfi ha successo ma Thorin, rimasto gravemente ferito nel conflitto, muore dopo aver chiesto il perdono di Bilbo, riconoscendone le ottime qualità e la buona fede. Il tesoro è finalmente spartito in modo equo e Bilbo e Gandalf fanno ritorno alla Contea. Qui, dopo l’amara rivelazione della perdita dei suoi averi, messi all’asta dagli avidi cugini che lo credevano morto, Bilbo recupera credibilità e rispettabilità agli occhi del suo popolo. Ormai è un hobbit saggio, e con sé ha portato l’enorme ricchezza della maturità.
La vicenda narrata ne Lo Hobbit di Tolkien, segue la struttura della fiaba e della Quest vera e propria: la ricerca di un oggetto (scopo di vita), il viaggio (la vita stessa), l’eroe (predestinato) e le prove (scelte) con rilievo funzionale. |