Bob Geldof rilancia la kermesse musicale che nel 1985 accese i riflettori sul problema della fame nel mondo.
Bob Geldof sul palco del Live Aid il 13 luglio 1985
(Archivio Corsera)
NEW YORK – Il nome del concerto, «LIVE8», è stato scelto in polemica con il summit del G8, che si svolgerà quattro giorni più tardi - dal 6 all’8 luglio - in Scozia. Obiettivo dell’organizzatore, il leggendario sir Bob Geldof, ex cantante dei Boomtown Rats, replicare lo spettacolo politico più celebre di tutti i tempi: il Live Aid, che nell’estate del 1985 riunì l’aristocrazia mondiale della musica pop e rock al Wembley Stadium di Londra e al JFK stadium di Filadelfia, raccogliendo 130 milioni di dollari a favore dell’Africa affamata.
A 20 anni esatti di distanza, la sfida è ancora più grande: far pressione sui leader delle otto nazioni più ricche ed industrializzate del Pianeta per indurli ad affrontare e risolvere la catastrofe della povertà globale e le epidemie dell’Aids e della tubercolosi che stanno decimando il continente africano. Anche se manca poco più di un mese alla kermesse, che dovrebbe svolgersi il prossimo 2 luglio nel londinese Hyde Park, e, in contemporanea, in una città americana (New York o Washington), molte star hanno già risposto all’appello di Geldof, ideatore anche del primo Live Aid.
Phil Collins e Sting sul palco per il concerto del 1985 (Ap)
Accanto ai veterani del primo concerto come Mick Jagger, U2, David Bowie, Bob Dylan, Paul McCartney, Madonna, Sting e Annie Lennox, ci saranno i nuovi miti della musica, tra cui Coldplay, Eminem, Oasis e Robbie Williams, ansiosi di legare il proprio nome ad un evento, che verrà trasmesso in mondovisione, probabilmente dalla BBC, ed è destinato a provocare ancora più rumore del primo.
A tenere alto il profilo politico di «LIVE8» ci sta già pensando Bono cantante degli U2, che da tempo è impegnato a spronare la Casa Bianca a «fare di più». «Il presidente JFK ha mandato l’uomo sulla luna, adesso George W. Bush deve riportarlo sulla Terra», ha polemizzato sabato scorso il leader della band irlandese dal palcoscenico del Madison Square Garden gremito di politici e star del partito democratico oltre al segretario generale dell’Onu Kofi Annan e dalla moglie Nane.
Dopo il concerto, la first daughter Jenna Bush è stata ricevuta da Bono nel suo camerino. Ma invece del solito autografo, il cantante irlandese avrebbe consegnato alla giovane fan una serie di «punti urgenti di discussione che attendono una risposta» da consegnare al celebre papà.
Fonte Corriere.it