Harrison Ford generale nella battaglia di Falluja.
Sarà sullo schermo l’ufficiale che guidò l’attacco Usa, Jim Mattis: il film è ispirato al libro di un ex marine in Vietnam.
NEW YORK - I cadaveri carbonizzati di quattro civili americani vengono impiccati a un ponte sull'Eufrate, tra le grida selvagge di una folla impazzita che ha fatto scempio dei loro corpi, trascinandoli per le strade di Falluja. Il massacro che nel marzo scorso traumatizzò l'America, scatenando il primo assalto di marines contro la polveriera del triangolo sunnita, segnerà l'inizio di «No true Glory: The Battle for Falluja»: il film che la Universal Picture inizierà a girare all'inizio del prossimo anno.
A conferire autorevolezza a ciò che Hollywood definisce con orgoglio «il battesimo cinematografico dell'Iraq 2» è Indiana Jones in persona. Harrison Ford ha accettato di interpretare il ruolo del generale dei marines Jim Mattis. E’ l’uomo che ha guidato la prima divisione dei marines durante l'attacco Usa contro l'Iraq; l'artefice della filosofia secondo cui l'America deve conquistare i cuori della gente, per assicurarsi una vera vittoria sul campo.
«The Battle for Falluja» è ispirato infatti all'omonimo libro di Francis «Bing» West: ex marine in Vietnam, ex vice ministro alla Difesa nell'amministrazione Reagan, oggi corrispondente di Guerra per Slate.com. West, autore di ben quattro libri di guerra, spiega così la filosofia del film: «Quando l'America ha bisogno di compiere un duro lavoro, chiama i marines: la macchina per uccidere più letale del mondo, ciò di cui ha bisogno il Paese in battaglia. I marines non perdono la loro umanità nel processo, né il loro sonno quando premono il grilletto».
Qualcuno ha fatto notare che questa visione manichea della guerra - americani buoni, ribelli iracheni cattivi - contraddice lo spirito pacifista ostentato da sempre dal 63enne Harrison Ford.
Che, oltre a essere uno degli sponsor più generosi del partito democratico, ha sempre criticato il presidente George W. Bush e la sua «guerra ingiusta». «Sono molto turbato dalla piega che sta prendendo la politica estera americana» aveva detto l'attore nella sua ultima trasferta europea. In quell'occasione la star aveva provato addirittura a mettersi nei panni dei ribelli iracheni, spiegando che «noi americani dobbiamo fare qualcosa per alleviare le condizioni che hanno creato un Medio Oriente che ci odia».
Come farà Ford a conciliare queste sue idee con un film che promette un trionfalismo a stelle e strisce molto simile a quello esibito da I Berretti verdi , il film con John Wayne che nel 1968, sette anni prima della fine ufficiale della guerra, inaugurò la stagione delle pellicole sul Vietnam? Secondo gli addetti ai lavori, il vero problema che aspetta i produttori Michael Shamberg e Shacey Sher e il regista (il cui nome non si conosce ancora) è quello di conferire un minimo di prospettiva storica a un evento ancora in pieno svolgimento.
«In questa èra di simulazioni e simulacri - polemizza il Philadelphia Inquirer - nessun evento sembra vero, eccetto che non ci sia mostrato attraverso le lenti di un film o di uno show televisivo». Nel nuovo universo della tv verità, insomma, arte e vita marciano di pari passo. «Il che - punta ancora il dito l' Inquirer - è molto triste e pericoloso nel caso di una guerra vera con morti veri». Quando il film uscirà nelle sale, Falluja potrebbe essere ancora un covo di ribelli.
«L'affluenza alle urne alle elezioni del prossimo gennaio - suggerisce West - sarà un chiaro indicatore della direzione in cui il vento della democrazia spira». Per adesso sia Hollywood che uno dei suoi più stimati eroi debbono accontentarsi solo di sperare e tirare a indovinare.
Tratto da Il Corriere.it