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«Il fenomeno si sta allargando, imitiamo i rimedi adottati negli Usa»
Una volta era il rito della prima sigaretta, consumato alle feste di classe, in quell’età incerta che segna il passaggio dalle medie (che non a caso si chiamavano «inferiori») alle superiori. Oggi non più. Oggi la soglia da oltrepassare è un’altra. E si chiama vino, whisky, «canna». Alcolici e stupefacenti entrano sempre prima nella vita dei ragazzi italiani, addirittura a undici, 12, 13 anni. L’allarme arriva dalla Società italiana di pediatria, che al problema dipendenza ha dedicato un’indagine nazionale. I risultati verranno presentati e discussi domani a Pavia nel corso del convegno «Bambini e adolescenti, le nuove dipendenze».
TRASGREDIRE PER IMITARE - «Conosci amici o compagni che hanno provato a fumarsi una "canna"?». La domanda è volutamente indiretta. Perché un adolescente, messo alle strette su temi tanto personali, può «svicolare». Per questo, dietro a quell’amico che si avvicina troppo presto agli stupefacenti, è facile nascondere se stessi. Per questo il 39,4% di risposte positive, sui 1200 studenti delle medie «intervistati» dalla Sip, è tanto sconvolgente. Più di un ragazzo su tre. Un po’ meno le femmine (36,5%), più diffusamente i maschi (42,6%). Ancora peggio sul versante sigarette: per il 13% degli intervistati «quasi tutti» gli amici fumano, per il 49,9% lo fa «solo qualcuno». Il 29,6% lo ammette senza problemi: sì, ho già fumato. Perché? Per i soliti motivi: «per sentirsi grandi» (53,5%), «lo fanno gli amici» (23,7%), «è una nuova esperienza» (11,5%). E ancora: il 54,9% dei maschi beve vino, occasionalmente o abitualmente (contro il 44,4% delle ragazze). La percentuale «scende» al 46,9% di media per la birra e al 23,8 per i liquori. Piccolo particolare: stiamo parlando di ragazzi delle medie. Praticamente bambini. «Il fenomeno si sta allargando - commenta il presidente della Sip, Giuseppe Saggese - e si somma a una caratteristica fondamentale negli adolescenti: l’emulazione. Questa è un’età in cui si vuole prendere le distanze dalle convenzioni, dalla routine. E si finisce per identificarsi in una nuova convenzione, quella del gruppo. All’interno del quale ci si riconosce e ci si autolegittima». Anche nell’uso e abuso di alcol e droghe. Un fenomeno che andrebbe monitorato con più puntualità, e su questo Saggese si rifà agli Stati Uniti, con i loro «bilanci di salute»: «introdotti in determinate età filtro, a 12, 14 anni, possono servire a valutare l’aspetto medico e socio-comportamentale di un adolescente».
LA PREVENZIONE - «Tutti i dati, dal rapporto annuale del Parlamento sulle tossicodipendenze alle ricerche europee - conferma Andrea Muccioli, responsabile della comunità San Patrignano - parlano dello spinello come del nuovo rito di iniziazione tra terza media e primo anno di superiori. Anzi, secondo quanto vediamo nelle nostre attività educative (è il secondo anno che organizziamo incontri in tutta Italia tra i nostri ragazzi e i giovanissimi, nelle scuole e non solo) il 40% è poco, qualcuno non ha detto la verità. C’è stata una contrazione dei tempi incredibile, con uno spostamento verso il basso di 3-4 anni». A San Patrignano oggi c’è una struttura riservata ai minori, ricostruita due anni fa e pronta ad accogliere fino a cento ospiti. I posti occupati sono 50. Prima, la disponibilità era limitata a 20: le richieste sono triplicate. Il problema, sostiene Muccioli, «è che la società degli adulti comunica un messaggio ambiguo: la non consapevolezza che le droghe sono pericolose gliel’abbiamo data noi, dicendogli che finché non ci si fa in vena, non è "vera" droga...». «Le nuove dipendenze, dall’alcol alla canna, per finire con il doping (il 23,9% dei nostri ragazzi crede che sia accettabile usare i medicinali, "ma senza esagerare", per migliorare le prestazioni sportive...) - conclude Giorgio Rondini, direttore del dipartimento di Scienze pediatriche dell’università di Pavia - ci preoccupano, e molto. I nostri ragazzi si sono chiusi nella loro autoreferenzialità, nel loro clan. E’ un panorama chiuso, con due grandi assenti: la scuola, e soprattutto la famiglia. Non per colpa dei genitori, né degli insegnanti: è la società che è cambiata. Ma è con questa società che dobbiamo fare i conti. Noi medici studieremo soluzioni per abbassare la soglia della prevenzione, ma temo che senza il recupero del ruolo centrale di scuola e famiglia, ogni sforzo resterà vano».
IL SONDAGGIO Domani a Pavia, nel corso
del convegno «Bambini
e adolescenti, le nuove dipendenze» organizzato
dalla Società italiana
di pediatria, verranno presentati i risultati
di un’indagine nazionale effettuata su un campione
di 1.200 studenti delle scuole medie inferiori (l’attuale secondaria di primo grado)
I DATI
Le risposte dei ragazzi rivelano un aumento e una maggiore precocità nell’avvicinarsi
a fumo, alcol e stupefacenti:
il 29% degli intervistati ha già provato a fumare una sigaretta, il 39,4% afferma di conoscere amici che hanno provato
a fumare una «canna»
Gabriela Jacomella
Corriere della Sera
Interni
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