14/11/2004 04:29 |
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"Nulla so. Tranne che è una questione che non mi riguarda": così l'avvocato Carlo Taormina, difensore di Anna Maria Franzoni e indagato per calunnia e frode processuale dalla procura di Torino si esprime sugli interrogatori dei consulenti Enrico Manfredi e Claudia Sferra, indagati per calunnia e frode processuale.
"Non sono interessato a questo tipo di esercitazioni interpretative", ha detto Taormina riferendosi alla possibilità di errori o contaminazioni nella rilevazione delle impronte digitali da parte dei periti difensivi.
"I consulenti - ha detto ancora il difensore della mamma di Samuele Lorenzi, condannata a 30 anni per l'omicidio del figlio - sono persone responsabili sanno ciò che hanno fatto e come si svolgono queste attività. Da me hanno avuto solo l'incarico di fare i consulenti tecnici seri e onesti. Non ho motivo di dubitare del loro operato, ma non voglio interloquire in questa storia".
Quanto alla trappola che l'investigatore Gelsomino, indagato per calunnia, ha affermato che stava preparando per l'assassino di Samuele in accordo con i pm di Aosta, il legale ha anche precisato che il pool difensivo avrebbe dovuto anche raccogliere le impronte digitali di una persona. "Ma è andata male”, ha spiegato Taormina, “poiché gli oggetti che questa persona ha toccato erano polverosi e ciò non ha consentito che le impronte potessero essere rilevate".
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