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SAGGIO

Prelevate da uomini armati in ufficio
Due donne italiane che operano in Iraq per l'organizzazione umanitaria "Un ponte per...", Simonetta Pari e Simonetta Torretta, entrambe di 29 anni, sono state rapite. Secondo quanto appreso, con loro sarebbero anche scomparsi due colleghi iracheni della stessa organizzazione non governativa. Testimoni hanno riferito che il rapimento è avvenuto da parte di alcuni uomini armati che sono entrati nell'ufficio dell'ong nel centro di Baghdad.


Sarebbero stati una decina i rapitori che hanno portato via le quattro persone. L'ufficio si trova a circa dieci minuti dall'Hotel Palestine. A quanto si apprende il rapimento è senza colluttazione. Oltre alle due connazionali sono stati rapiti anche due iracheni: un ingegnere di "Un ponte per" e un'operatrice di Intersos.

La stessa associazione di volontariato italiana, che ha sede a Roma e opera a Baghdad dal 1991, anno in cui è nata, ha confermato che le due italiane rapite appartengono al proprio staff. Torretta, di Roma, e Pari, di Rimini, erano le uniche due volontarie italiane dell'organizzazione rimaste nella capitale, con compiti di coordinamento dei dipendenti iracheni di "Un ponte per...". La ong ha attivi una serie di progetti di natura sanitaria e per lo sviluppo in Iraq. Ha lavorato senza interruzioni a Baghdad da dopo la prima guerra nel Golfo. La presenza di volontari italiani è stata ridimensionata da aprile in seguito all'inizio della crisi dei sequestri e della rivolta sciita.


E' la prima volta che un commando di guerriglieri entra nella sede di un'organizzazione non governativa per prelevare direttamente degli ostaggi stranieri. Due giorni fa due razzi avevano colpito un muro adiacente l'edificio che ospita l'organizzazione.

Mentre la Farnesina ha confermato il sequestro, il comando italiano a Nassiriya "sta valutando" la notizia del rapimento. Lo hanno confermato fonti militari sul posto. Il nuovo comandante, generale Enzo Stefanini, ha riunito i vertici e sta valutando gli eventuali cambiamenti sull'attività per la sicurezza nella zona di competenza.

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07/09/2004 18:54
 
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Forumandiano..!!

JUNIOR
07/09/2004 - 18:11
Rapite da commando di 20 uomini nella sede di "Un ponte per..."



Roma, 7 set. (Apcom) - Due giovani italiane che lavorano per l'organizzazione non governativa "Un ponte per...", Simona Torretta e Simona Pari, sono state prese in ostaggio alle 16.00 di oggi a Baghdad da un commando di 20 uomini armati, che ha detto di appartenere a un "gruppo islamico", non meglio precisato. Lo confermano fonti della Ong e del ministero degli Esteri. Torretta e Pari - entrambe 29enni, originarie rispettivamente di Roma e Rimini - erano le uniche due operatrici italiane dell'organizzazione rimaste a Baghdad, con compiti di coordinamento dei dipendenti iracheni di "Un ponte per...".

Secondo quanto riferito da fonti dell'organizzazione, le due ragazze sono state prelevate direttamente dalla sede dell'Ong nella capitale irachena. Insieme a Pari e Torretta, sono stati sequestrati anche un ingegnere iracheno che lavora per l'ong, Raad, e una donna alle dipendenze dell'organizzazione Intersos, di nome Mhanaz. La Farnesina, compiute le prime verifiche, ha ricevuto conferma anche dell'identità dei due ostaggi dalla stessa Ong.

"La notizia ci è giunta oggi, nel pomeriggio, da parte dei responsabili della Ong 'Un ponte per Baghdad'", affermano al ministero degli Esteri: "Confermiamo il rapimento delle due cooperanti. Elementi armati hanno fatto irruzione oggi nell'ufficio dove si trovavano le due donne. Avrebbero preso le nostre connazionali e altri tre iracheni. Il nostro rappresentante diplomatico sta verificando sul posto, di persona, la dinamica dell'accaduto con la polizia irachena".

Il ministero ha precisato che sono state attivate tutte le possibili fonti per "ricostruire l'episodio" e individuare eventuali responsabili. L'ambasciatore Gianludovico De Martino stava per partire per Roma in occasione della visita del presidente iracheno in Italia prevista per il 10 settembre, ma è stato trattenuto dagli avvenimenti a Baghdad.

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è stato informato del sequestro delle due italiane mentre faceva visita in clinica al ministro Umberto Bossi. Questa sera il presidente del Consiglio farà ritorno a Roma per seguire direttamente l'evolversi della situazione. Per stasera il sottosegretario Gianni Letta ha convocato una riunione interministeriale a palazzo Chigi (dove si trova il portavoce del premier Paolo Bonaiuti) per fare il punto della situazione. A Nasiriyah, il nuovo comandante italiano ha subito convocato un vertice per valutare la notizia e decidere le prossime attività per la sicurezza nell'area di competenza, la provincia di Qhi Qar.

"Un ponte per..." ha attivato una serie di progetti di natura sanitaria e per lo sviluppo in Iraq. Ha lavorato senza interruzioni a Baghdad da dopo la prima guerra nel Golfo. La presenza di volontari italiani è stata ridimensionata da aprile in seguito all'inizio della crisi dei sequestri e della rivolta sciita. L'organizzazione, attualmente, si occupa di fornire acqua e ossigeno agli ospedali e della ristrutturazione di scuole. "Un ponte per..." ha trasportato farmaci a Fallujah e acqua a Najaf, durante l'assedio americano. "Non avevamo avuto alcun sentore di pericolo" ha commentato il responsabile della comunicazione Lello Rienzi, parlando con i giornalisti che hanno raggiunto la sede romana. Le due donne, ha aggiunto, "ritenevano di svolgere il loro lavoro in estrema sicurezza".

Qualche giorno fa, ha ricordato il portavoce dell'ong, sono caduti dei razzi vicino alla sede dell'organizzazione, ma "a Baghdad è una cosa abbastanza comune" e quindi l'ong non aveva ritenuto l'episodio un segnale significativo.


Da: Virgilio.it


Cugino Murdock Treviso FBC 1909
08/09/2004 11:39
 
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Roma, 8 set. (Apcom) - Così recita il testo della presunta rivendicazione.

"In nome di dio clemente e misericordioso, preghiamo per il nostro Profeta, pace per chi segue la via del jihad, i nostri fratelli mujahidin hanno messo in guardia più volte il governo d'italia e hanno chiestro loro il ritiro delle truppe dall'iraq. più volte hanno chiesto di cessare l'uccisione di musulmani in Iraq e difermare la cooperazione con le truppe americane nell'uccidere i musulmani iraqeni. ma quale è il risultato di tutto questo? il risultato è che siamo stati presi in giro e derisi e continuano in questo atteggiamento contro i nostri fratelli mujahidin, li uccidono, e aggrediscono il popolo iraqeno a Nasiriyah in nome della lotta al terrorismo e all'estremismo islamico. ora annunciamo il sequestro di agenti dei servizi segreti italiani, due donne criminali italiane, Simona Pari e Simona Torretta".

"questo è il primo colpo militare contro l'Italia - prosegue il testo - promettiamo al governo di Berlusconi altri colpi dolorosi come quello contro la Russia grazie a Dio e ai fratelli mujahidin nel Caucaso. Ti promettiamo Berlusconi di bruciare il tuo cuore e quello del popolo italiano crociato e criminale"..

Il testo di conclude con nuove minacce: "Con il destino di queste due signore italiani vi vogliamo punire perchè avete usurpato la trerra dei musulmani e ucciso dei musulmani. Attendi da noi, Berlusconi, altri colpi. Dio è grande. gloria all'islam, se dio vi sostiene nessuno vi sconfiggerà".

La firma del testo è: Ansar al ZAWAHIRI (i seguaci di al Zawahiri).

copyright @ 2004 APCOM







..."Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero" (anonimo arabo).
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Re:
LE PROTAGONISTE
Quelle ragazze coraggio
nella capitale del pericolo
di BERNARDO VALLI

NELL'UFFICIO bianco, ordinato, delle due Simone avevo l'impressione di essere in un convento. Ma loro non avevano affatto l'atteggiamento compunto che, per un luogo comune, viene attribuito alle suore. Le due giovani donne avevano le scrivanie affiancate, due tavoli su cui, attorno ai computer, erano distribuite con geometrica disciplina le carte. Ai visitatori riservavano un'accoglienza cordiale, e se erano amici anche affettuosa. Ma dopo un caffè, offerto a chi meritava un certo riguardo (e tra questi ospiti preferiti c'era Fuad, la mia guida palestinese), facevano capire che non avevano troppo tempo da perdere. E con cortesia accompagnavano il forestiero alla porta. Lasciandolo nel piccolo cortile davanti alla loro casa indifesa.

Senza poliziotti o guardie del corpo. Tanto che mi è capitato più volte di pensare che erano delle scervellate a vivere in quel modo, praticamente con le porte spalancate, nella Bagdad dei mille, imprevedibili pericoli.

Le due Simone sono ragazze coraggiose e posso facilmente immaginare il loro comportamento, in queste ore, di fronte ai rapitori. Li guardano negli occhi, ne sono sicuro. Non so chi sia più anziana. Nessuna delle due ha trent'anni. Ma io, per distinguerle, e non affidarmi all'anagrafica freddezza dei cognomi, ho preso l'abitudine di chiamare Simona senior la Torretta, la romana, perché è la prima che ho conosciuto. L'ho incontrata all'inizio della guerra, nella primavera del 2003, mentre piovevano le bombe americane su Bagdad. La città era deserta. Gli abitanti erano chiusi nelle case, dove avevano accumulato provviste e allestito piccoli rifugi con qualche sacco di sabbia, ed erano pochi quelli che osavano mettere il naso fuori.


In quei giorni percorrevo spesso l'itinerario tra il Palestine e lo Sheraton, gli alberghi dei giornalisti, e la cancelleria dell'ambasciata italiana, abbandonata dai diplomatici e affidata a qualche custode, ma soprattutto dotata di preziosi telefoni e televisori satellitari, e quindi meta molto ambita.

Lungo quei cinque chilometri, attraverso la capitale desolata, punteggiata dalle colonne di fumo delle bombe, mi imbattevo nelle solite automobili. E su una di queste c'era una ragazza sempre con la testa alta, il naso all'insù, e lo sguardo fisso di chi non bada a quel che accade intorno. E allora gli imprevisti erano tanti.

Senza essere una giornalista quella ragazza era sempre a caccia di notizie e di un telefono. Più volte l'ho sorpresa incollata a quello dell'ambasciata, fin che ha funzionato. E quando poi l'ho conosciuta, mi è capitato di vederla arrivare di corsa nella mia camera, acchiappare il telefono satellitare, dettare lunghe descrizioni della situazione a Bagdad, e poi scomparire giù per le scale di corsa. E c'erano più di dieci piani prima di arrivare al pianterreno. Nei suoi resoconti telefonici c'era tutto: i bombardamenti, i morti, i feriti, le condizioni negli ospedali, i prodotti alimentari necessari, gli umori del regime...

Colpiva la passione con cui raccontava l'Iraq in guerra. C'era professionalità nel suo comportamento, ma anche una partecipazione insolita. Era un po' come se parlasse del suo paese. La sera a volte raggiungeva noi giornalisti e dava distrattamente una mano a chi preparava la cena, nella cucina di fortuna apprestata in una camera, tra il letto e il computer. Ma soprattutto ascoltava. Senza mai vantarsi di quel che aveva visto e sapeva. Ed io penso che avesse visto e sapesse più di noi. Il personaggio non poteva che incuriosire. Conosceva l'Iraq da anni. Vi era stata per la prima volta dopo avere incontrato una comitiva irachena a Roma. A chi, indiscreto, le chiedeva se il motivo iniziale fosse stata una storia sentimentale, rispondeva con una battuta vaga e scherzosa. Quando ormai il buio era calato da un pezzo sul Tigri, Simona senior se ne andava sola per raggiungere un piccolo albergo, l'hotel Fanhar, vicino al Palestine.

Era come un folletto silenzioso, a volte brusco nei gesti, a volte con improvvisi slanci femminili, che si muoveva nell'orda di giornalisti distratti e rumorosi. Il giorno in cui i marines entrarono a Bagdad e occuparono i nostri alberghi, era davanti al Palestine che discuteva animatamente con gli ufficiali americani nel tentativo di capire come si potesse riattivare la sua ong, al fine di far riprendere il flusso degli aiuti. E ricordo bene quando annunciò con fierezza che i primi viveri e medicinali erano arrivati in Iraq.

La sua organizzazione non governativa ("Un ponte per Bagdad") aveva cominciato a funzionare durante le sanzioni decretate contro l'Iraq di Saddam. Era una mano tesa al Paese, non al regime, ma era implicita e chiara anche l'opposizione a qualsiasi intervento militare.

Quindi era evidente la condanna della politica americana. Insomma le due Simone erano contro la guerra di Bush. Su questo punto non ci sono mai stati dubbi.

Chiamerò la seconda Simona, la Pari, la bolognese, la "filosofa". Non solo perché ha una laurea in quella materia, ma perché più disponibile a spiegare il senso della loro presenza nell'Iraq occupato. Lei è sottile e forte come un filo di ferro. Nella piscina del Palestine, la domenica, uno si stancava di più a contare le sue vasche che lei a farle. La Simona senior viene dalla Roma popolare del quartiere Tuscolano. La seconda Simona da una famiglia borghese, di professionisti emiliani. Sono in qualche modo complementari. Hanno in comune la tenacia, accompagnata da un coraggio che le ha portate di recente a Najaf, durante l'assedio al santuario sciita di Ali, e a Falluja, il feudo della guerriglia, dove pochi cronisti osano mettere piede.
Alla seconda Simona piace discorrere di filosofia: Sartre, Foucault, Derrida... Ha studiato a Parigi. A volte le due ragazze accettavano l'invito a cena. Per loro non era facile. Dovevano attraversare il quartiere nel buio. Arrivavano con il fazzoletto islamico in testa. E se ne andavano il più presto possibile per non fare aspettare l'autista. La seconda Simona mi ha spiegato, in una di quelle occasioni, che sì, certo, tutto era andato e stava andando nel peggiore dei modi in Iraq.

Nel lavoro c'era tuttavia un non trascurabile vantaggio. Il suo compito principale era un programma educativo che riguardava una ventina di scuole; e mentre prima della guerra ogni iniziativa doveva passare attraverso la burocrazia del regime, adesso si potevano avere contatti diretti con la gente. Lei e la sua amica potevano tuffarsi nel Paese.



(8 settembre 2004)






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Mah, chissà cosa succede davvero a Nassiria, e come si comporta il contingente italiano, aldilà di quello che ci fanno sapere i nostri mezzi di stampa...
08/09/2004 17:58
 
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Ma a chi giovano questi rapimenti?


di Viviana
Come siamo entrati nel vivo della campagna elettorale statunitense e con l'inizio della convention repubblicana, l'arma dei rapimenti in Irak ha avuto una svolta imprevedibile: non sono stati rapiti più mercenari, ingegneri o autisti al soldo dell'esercito della coalizione ma persone innocue, addirittura amici dell'Irak: due giornalisti di un paese che non fa parte della coalizione e anzi ha tuonato contro questa guerra, un giornalista pacifista della Croce Rossa che intendeva intervistare Al Sadr, e ora due innocenti ragazze, volontarie in Irak che hanno dedicato anni ad aiutare i civili iracheni e avevano appena portata 500.000 litri d'acqua a Nassirya, insieme a una donna irachena e a due volontari di un'altra ONG, Intersos, che presta soccorso sanitario ai popoli vittime della guerra....continua....







..."Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero" (anonimo arabo).
10/09/2004 11:35
 
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pronti i soldi per riscatto

Palazzo Chigi attende la richiesta
Ancora nessun segnale dai rapitori delle due volontarie italiane, Simona Pari e Simona Torretta. Soltanto qualche indizio e la speranza che le "due Simone" siano state rapite per chiedere un'ingente somma di denaro". Ne è convinta l'intelligence italiana. Tanto che Palazzo Chigi ha dato l'ok per attingere in un fondo apposito una grossa cifra. Infine è giallo sui telefonini delle due ragazze: sono stati trovati in mano a uno dei guardiani esterni.



Quest'ultimo si è giustificato sostenendo di essersi impossessato dei cellulari delle due volontarie pensando che prima o poi avrebbero potuto dare loro notizie chiamando su quei telefoni.

Intanto proseguono le ricerche. Gli 007 continuano a indagare e sono ormai convinti che le due siano in mano ai fedelissimi di Saddam Hussein, ex agenti del Mukhabarat, il servizio segreto iracheno ai tempi del raìs, tristemente famoso per i terribili crimini commessi.

E secondo i servizi segreti questo gruppo di fedelissimi si troverebbe in difficoltà economiche: il neonato governo iracheno ha infatti bloccato un conto in una banca estera al quale gli ex componentio dell'esercito di Saddam andavano ad attingere. In attesa di un riscatto, che secondo gli esperti arriverebbe a breve, si è attivata l'intera rete informativa del Sismi in Iraq.

GOVERNO BAGHDAD:"RAPIMENTO A SCOPO ESTORSIVO"

Giovedì a Berlino capo di Stato dell'Iraq Ghazi Al Yawar ha dichiarato:"I terroristi che hanno rapito le due volontarie italiane in Iraq hanno lo scopo di esigere un riscatto". Al Yawar a proposito del sequestro di Simona Pari e Simona Torretta ha affermato che "è stato un crimine mirato". "E' evidente - ha detto - che i criminali hanno lo scopo di esigere un riscatto. Noi speriamo con tutto il cuore che le due signore possano tornare libere. Il nostro governo sta facendo e farà tutto il possibile per arrivare a questo scopo".
13/09/2004 11:14
 
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partita missione di Frattini

In scadenza il sanguinoso ultimatum
Il ministro degli Esteri Franco Frattini è partito per la missione nella regione del Golfo, nel tentativo di favorire la liberazione delle volontarie italiane rapite in Iraq con due collaboratori locali. La missione del ministro italiano inizierà in Kuwait. Intanto nelle prossime ore scade l'ultimatum lanciato su Internet nel quale si minaccia di decapitazione le due ragazze se l'Italia non ritirerà le proprie truppe da Nassiriya.



13/09/2004 14:21
 
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Le somiglianze a volte sono rivelatrici, come le coincidenze.
Le somiglianze a volte sono rivelatrici, come le coincidenze.

da Reporter Associati.org



Sequestro di Simona Torretta e Simona Pari. Chi si nasconde dietro "islamic-minbar.com"?

di Marco Mostallino 08 Sep 2004

Il sito [URL]www.islamic-minbar.com[=URL]www.islamic-minbar.com sembra diventato il vaso di pandora delle rivendicazioni. Vi passano i messaggi dei gruppi che si attribuiscono la paternità di attentati, aggressioni e sequestri, dai cieli della Russia (l'esplosione in volo dei due Tupolev) alle vie di Baghdad. L'ultimo messaggio apparso sul forum è quello che ha scosso l'Italia: la sedicente organizzazione Ansar el Zawhari (i partigiani di el Zawhari) fa sapere al mondo di aver catturato le due volontarie italiane, Simona Pari e Simona Torretta, prelevate da un commando nel centro della capitale irachena. Ma chi c'è dietro "islamic-minbar.com"? Noi l'abbiamo scoperto...
Basta un pizzico di lavoro per scoprire che Islamic-minbar mantiene le sue pagine in un server situato in Svizzera, per la precisione dalla Safe Host Network.
Il proprietario del dominio si chiama Moez Garsallaoui e abita - almeno secondo le informazioni fornite al momento della registrazione - nella città di Duedingen, sempre in Svizzera (conosciamo il suo indirizzo preciso). Conosciamo anche il suo numero di telefono ma, almeno nelle ultime ore, non è in casa o non alza la cornetta.
Ad ogni buon conto, il suo indirizzo di posta elettronica è garsallaoui@hotmail.com e ci vuol poco per chiedergli che ne sa della gente che frequenta, con estrma libertà di espressione, i forum delle sue pagine web. Non è impossibile nemmeno scoprire quando e da quale luogo (e se l'utente non ha usato schermature anche il numero di telefono) sono stati inseriti i messaggi di presunta rivendicazione.
Un rapido e semplice lavoro di intelligence che, ci si domanda, non è chiaro se i servizi segreti di mezzo mondo abbiano svolto.

Marco Mostallino
m.mostallino@reporterassociati.org

[Modificato da isa69 13/09/2004 17.25]






la verità ti rende libero
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Salam al Kubaisi aveva ricevuto una visita delle due volontarie
il giorno prima del rapimento: "Non si sentivano sicure"
"Le due Simone avevano paura"
Lo rileva un consigliere Ulema
Secondo l'uomo il rapimento sarebbe opera di uomini
dei servizi segreti, per mettere all'angolo chi aiuta l'Iraq


Il ministro degli Esteri
francese con Kubaisi

ROMA - Simona e Simona iniziavano a sentirsi poco sicure a Bagdad. Quella tranquillità, almeno apparente che le aveva accompagante per anni, sembrava essere scemata d'un colpo. A rivelarlo è Abdul Salam al Kubaisi, componente del Consiglio degli Ulema che ha incontrato Simona Pari e Simona Torretta lunedì 6 settembre, il giorno prima del rapimento. "Proprio pochi giorni prima di essere rapite, le due ragazze italiane avevano denunciato pressioni. Insomma a Bagdad non si sentivano più sicure", ha dichiarato Abdul Salam al Kubaisi.

Le due ragazze si sono presentate da Kubaisi - il quale si dice convinto che dietro al sequestro ci siano i servizi segreti - insieme al loro traduttore Raad, sequestrato anche lui. "Erano venute qui per organizzare un convoglio di aiuti da inviare a Falluja sotto assedio. Chiedevano il mio aiuto", spiega Kubaisi.

"Erano impaurite e tese, mi hanno riferito che qualcuno stava esercitando forti pressioni su di loro - aggiunge, senza citare i protagonisti di tali pressioni - Mi hanno anche chiesto un consiglio: se era il caso che la loro organizzazione, Un ponte per Bagdad, continuasse a lavorare in Iraq. Qui infatti - ha aggiunto - ci sono tanti gruppi che non amano le Ong schierate contro la guerra e gli Stati Uniti". "Le ragazze - continua Kubaisi - mi hanno comunque riferito cose che ora non posso raccontare per non mettere a repentaglio la loro vita".

L'esponente del consiglio degli Ulema sostiene di ritenere che a rapire le due Simone sia "un gruppo nuovo, sconosciuto, che non sembra riconducibile nemmeno alla guerriglia. Per me - conclude al Kubaisi - è gente dei servizi segreti con l'obiettivo di mettere all'angolo chi aiuta il popolo iracheno non accettando la presenza statunitense in Iraq".

dalla Repubblica






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Italiane sequestrate in Iraq

Il Ministro Frattini ad Abu Dhabi e Doha: prosegue la missione nella regione del Golfo


ABU DHABI - Sul sequestro delle due volontarie italiane a Baghdad emergono elementi nuovi che inducono a sperare in risultati, ma il riserbo è d'obbligo per non compromettere nessuna strada che possa portare alla liberazione di Simona Pari e Simona Torretta.

Lo ha rilevato il Ministro degli Esteri Franco Frattini che, nel secondo giorno della sua missione nella regione del Golfo, ha incontrato ad Abu Dhabi lo sceicco Mohamed Bin Zayed Al-Nahyan, principe ereditario e capo di stato maggiore. Quindi terza tappa a Doha in Qatar per incontrare il Primo Ministro, sceicco Abdullah Bin Qhalfa Al-Than, e lo sceicco Hammad Bin Jassem Bin Jabr Al-Than, Ministro degli Esteri.

Attraverso una serie di incontri con autorità e organismi civili e religiosi, iniziati in Kuwait il giorno 13, Frattini rinnova gli appelli alla solidarietà e al rispetto della vita di civili inermi, impegnati generosamente a favore della popolazione irachena. Nella grande moschea di Kuwait City ha incontrato le autorità religiose e ha rivolto un invito alla comunità musulmana: "Faccio appello alla sensibilità, all'affetto e al cuore dei musulmani, vi chiedo di liberare questi ostaggi, fate che le nostre ragazze possano tornare a casa"'. Frattini ha poi ribadito la decisa volontà dell’Italia di considerare il dialogo tra religioni e civiltà 'un punto fermo'. "Ho sentito pronunciare parole di grande affetto e solidarietà per le ragazze italiane e gli altri due ostaggi iracheni rapiti con loro. In Kuwait - ha proseguito il Ministro - hanno pregato per la loro liberazione e affinché venga al più presto restituito il corpo di Enzo Baldoni alla sua famiglia".





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23.09.2004
Un messaggio: «Abbiamo giustiziato le prigioniere italiane». Un ponte per: «Grandi dubbi»
di red

Palazzo Chigi invita alla cautela ma la tensione è altissima. Poco dopo la mezzanotte (ora italiana), un gruppo islamico ha annunciato su Internet l'assassinio di Simona Pari e Simona Torretta. Il messaggio era firmato dall’ Organizzazione Jihad, sigla leggermente diversa da quella utilizzata in un precedente messaggio, del 12 settembre, firmato Organizzazione Jihad Islamica<7i>. Il messaggio in rete sostiene che le due pacifiste volontarie italiane “sono state uccise perché il governo italiano non ha accolto la richiesta di ritirare le truppe dall'Iraq”.

Un ponte per…, l'organizzazione delle due volontarie, esprime «grandi dubbi» sull'annuncio dell' uccisione di Simona Pari e Simona Torretta. In un messaggio intitolato «Una lunga notte», pubblicato sul sito della ong, si afferma: «Su un sito internet ad accesso pubblico è stata annunciata l' uccisione delle nostre sorelle e amiche Simona e Simona. Nessuna notizia di Raad e Manhaz. Stiamo cercando di verificarne l' attendibilità». Il sito, sottolinea Un ponte per, è stato usato in passato per messaggi risultati inattendibili. «Nel comunicato - aggiungono - si parla di una vendetta per il mancato ritiro delle truppe». «Il tutto - prosegue il messaggio - suscita (dolore e orrore a parte) grandi dubbi. Aspettiamo. La notte sarà lunga». Il messaggio si conclude con la preghiera di non telefonare alla sede dell' organizzazione, qualsiasi comunicazione sarà prontamente data sul sito. «Abbiamo bisogno - concludono - di tutte le nostre (e vostre) forze».


«Annunciamo che il verdetto di Dio è stato eseguito per scannamento sulle due prigioniere italiane - dice l'annuncio di stanotte - dopo che il governo italiano capeggiato dal vile Berlusconi non ha dato ascolto alla nostra unica condizione, il ritiro dall'Iraq».

«Noi - prosegue l'annuncio, che reca la data del 22 settembre - ammoniamo il governo italiano che continueremo a colpire, e a colpire ogni straniero che risiede in Iraq».

Subito allertato, il comitato di crisi della Farnesina ha fatto sapere che al «al momento non c’è alcun riscontro che confermi la notizia della morte dei due ostaggi italiani». Di qui - si prosegue- l'invito alla massima cautela








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Annunciata su sito web islamico morte delle due Simone
L'uccisione delle due giovani italiane rapite in Iraq viene annunciata stanotte su un sito internet, ''openforum.ws'', sovente utilizzato dai miliziani islamici. Firmato da Organizzazione Jihad, l'annuncio dice che le due donne sono state uccise perche' il governo italiano non ha accolto la richiesta di ritirare le truppe dall'Iraq.

"Noi dell'Organizzazione Jihad in Iraq - dice l'annuncio di stanotte - annunciamo che il verdetto di Dio e' stato eseguito per scannamento sulle due prigioniere italiane, dopo che il governo italiano capeggiato dal vile Berlusconi non ha dato ascolto alla nostra unica condizione, il ritiro dall'Iraq".

"Noi - prosegue l'annuncio, che reca la data del 22 settembre - ammoniamo il governo italiano che continueremo a colpire, e a colpire ogni straniero che risiede in Iraq". Non e' possibile verificare l'autenticita' del messaggio. Il precedente messaggio, del 12 settembre, era firmato in modo lievemente diverso: Organizzazione Jihad Islamica. Era il messaggio che prorogava di 24 ore il termine dell'ultimatum.

Il messaggio si conclude cosi' "noi non molleremo e non cederemo fino a che non avremo scavato la vostra tomba in ogni centimetro di terra irachena. Noi faremo dell'Iraq un cimitero per voi e per tutti coloro che si lasciano indurre a perpetrare aggressione contro l'Iraq. Coloro che hanno commesso del male troveranno la loro sorte. La organizzazione Jihad, Iraq, 22 settembre 2004.

In ambienti di Palazzo Chigi si sottolinea come al momento non vi sia alcun riscontro che confermi la notizia della morte dei due ostaggi italiani. Di qui - si prosegue- l'invito alla massima cautela.

La tv del Qatar Al Jazira e quella di Dubai Al Arabiya hanno annunciato entrambe la notizia della morte delle due volontarie italiane. Al Jazira ha mostrato l' immagine del sito Internet sul quale appare il messaggio.

Intersos, una delle ong a cui appartiene uno dei volontari iracheni rapiti a Baghdad, ritiene per ora non attendibile il messaggio che annuncia la morte delle due volontarie italiane Simona Par e Simona Torretta. ''Le nostre fonti, anche a Baghdad - ha precisato Nino Sergi, segretario generale della organizzazione - non ritengono per ora questo annuncio attendibile''.

''Grandi dubbi'': questa la reazione dell' organizzazione 'Un ponte per' alla notizia dell' annuncio dell' uccisione di Simona Pari e Simona Torretta, dato da un sito internet. In un messaggio intitolato ''Una lunga notte'', pubblicato sul sito della ong, si afferma: ''Su un sito internet ad accesso pubblico e' stata annunciata l' uccisione delle nostre sorelle e amiche Simona e Simona. Nessuna notizia di Raad e Manhaz. Stiamo cercando di verificarne l' attendibilita'''. Il sito, sottolinea Un ponte per, e' stato usato in passato per messaggi risultati inattendibili. ''Nel comunicato - aggiungono - si parla di una vendetta per il mancato ritiro delle truppe''. ''Il tutto - prosegue il messaggio - suscita (dolore e orrore a parte) grandi dubbi. Aspettiamo. La notte sara' infinita''. Il messaggio si conclude con la preghiera di non telefonare alla sede dell' organizzazione, qualsiasi comunicazione sara' prontamente data sul sito. ''Abbiamo bisogno - concludono - di tutte le nostre (e vostre) forze''.





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ROMA - Con un comunicato diffuso via Internet, un gruppo islamico afferma di aver ucciso le due operatrici umanitarie italiane Simona Pari e Simona Torretta, entrambe di 29 anni, sequestrate in Iraq il 7 settembre, per punire il governo italiano che non ha ritirato le sue truppe dal Paese. Il comunicato, diffuso su un sito raramente usato dai gruppi fondamentalisti, e nel quale i nomi delle due volontarie italiane non sono mai nominati esplicitamente, e' all'esame dell'intelligence, e al momento non vi e' alcun riscontro della notizia.

Molti sono i dubbi espressi al momento sulla notizia da ''Un ponte per...'', l'organizzazione delle due volontarie, e da altre ong, come Intersos, mentre Palazzo Chigi invita alla ''massima cautela'' in attesa di eventuali riscontri.

Il comunicato, comparso poco prima dell'alba nel mondo arabo e verso mezzanotte e mezza in Italia, e' firmato 'Organizzazione della Jihad (guerra santa)', un nome simile a quell' 'Organizzazione della Jihad islamica' che il 12 settembre sul sito web 'Yaislah.org', aveva dato un ultimatum di 24 ore al ''governo di Berlusconi'' per ritirare i soldati italiani (circa 3000 uomini) dall'Iraq, affermando che altrimenti avrebbe ''eseguito la sentenza di Dio che sara' lo sgozzamento, se Dio lo vuole dei due ostaggi italiani''.

''Nel nome di Dio il mericordioso, il compassionevole. Lode a Dio... noi della Organizzazione della Jihad annunciamo che il verdetto di Dio e' stato eseguito per i due prigionieri italiani tramite scannamento, dopo che il governo italiano guidato dal vile (primo ministro Silvio) Berlusconi non ha assolto la nostra unica condizione di ritirarsi dall'Iraq. Mettiamo in guardia il governo italiano che continueremo a colpire, e colpire, ogni singolo straniero in Iraq. E non ci arrenderemo e non rinunceremo fino a quando non avremo scavato le vostre tombe in ogni centimetro (pollice) della terra irachena....'', afferma il comunicato pubblicato oggi sul sito 'www.openforum.ws/vb/showthred.php?t=12529'.

Il comunicato non fa alcun accenno ai due operatori umanitari iracheni, Raed Ali Abdul Aziz (32 anni) e Mahnaz Bassam (29 anni), prelevati con le italiane da un commando ben armato e ben organizzato, in pieno giorno, dall'ufficio della Ong 'Un ponte per... ' nel centro di Baghdad.

In ambienti di Palazzo Chigi si sottolinea come al momento non vi sia alcun riscontro che confermi la notizia della morte dei due ostaggi italiani. Inoltre si ritiene che la fonte che ha dato la notizia sia poco attendibile e non escludono che si possa trattare, come e' successo altre volte in passato, di una provocazione.

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e' stato immediatamente informato dell'annuncio e sta seguendo l'evolversi della situazione, i suoi piu' stretti collaboratori, compresi i sottosegretari Letta e Bonaiuti, e la Farnesina.

Il ministro degli esteri italiano Franco Frattini ha saputo della notizia a New York, dove si trova per l'Assemblea generale dell'Onu, ed e' in costante contatto con la Farnesina.

''Grandi dubbi'' sono stati espressi da 'Un ponte per'. In un messaggio intitolato ''Una lunga notte'', l'organizzazione sottolinea che il sito utilizzato oggi per dare l'annuncio dell'esecuzione e' stato usato in passato per messaggi risultati inattendibili.

''E' una notizia sconvolgente'', ha detto la madre di Simona Torretta, Annamaria, che ha pero' tirato un piccolo sospiro di sollievo dopo le notizie che arrivavano dalla Farnesina sulla scarsa attendibilita' del comunicato. ''Si riaccende la speranza - ha commentato - Certo ci hanno ammazzato con questa notizia. L'importante e' che non sia vera''. La sorella di Simona, Laura, ha aggiunto: ''Ringraziamo Dio, finalmente una buona notizia. Dalla Farnesina non ci hanno detto nulla, forse perche' stanno ancora lavorando''.

Nessuna reazione per ora da Baghdad.


23/09/2004 03:00







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Nuovo drammatico messaggio in un sito internet

Italiane uccise: faremo vedere il video»
«I seguaci di Al Zawahiri» affermano di aver «ucciso le due agenti criminali dello spionaggio senza pietà o compassione»
DUBAI - «Le due donne italiane sono state uccise. Faremo vedere il video». Questa nuova drammatica dichiarazione è contenuta in un messaggio su un sito internet, diverso da quello della scorsa notte dell'Organizzazione della jihad, che annuncia l'uccisione di Simona Pari e Simona Torretta. Il gruppo di Ansar al Zawahiri afferma di aver ucciso «le due donne italiane» dopo che l'Italia non ha accolto la richiesta di ritirare le truppe dall'Iraq.
«Le teste delle due agenti criminali dello spionaggio italiano, Simona Pari e Simona Torretta, sono state tagliate con un coltello senza pietà o compassione», dice il delirante messaggio. «Il video

Il nuovo messaggio di ruvendicazione (elaborazione Corriere.it)
della decapitazione sarà emesso quanto prima», riportano i Sostenitori di Al Zawahiri che accusano i soldati italiani di avere commesso «brutali e sanguinosi massacri» a Nassiriya. Nel messaggio si accusano «le truppe crociate sioniste in Iraq» di stupri di uomini e donne musulmani.

TERRORISMO MEDIATICO - Palazzo Chigi mantiene la massima cautela anche sul secondo messaggio. «Il moltiplicarsi dei comunicati», sottolinea Palazzo Chigi, «conferma l'analisi di inaffidabilità avanzata stanotte e induce a pensare che ci si trovi di fronte a un probabile quadro di terrorismo mediatico».

BIANCO: «MASSIMA PRUDENZA» - «I servizi di intelligence italiani, assumendosene la responsabilità, ritengono assolutamente inaffidabili queste rivendicazioni», ha riferito il presidente del comitato parlamentare di Controllo sui servizi, Enzo Bianco. «Non ho elementi per differenziarmi da questa opinione, anzi mi sembra assolutamente convincente. Rivolgo inoltre una preghiera anche alla stampa di avere molta cautela: è il momento della massima prudenza. Sarà una vicenda lunga e complicata, c'è una guerra anche mediatica, con il tentativo di influenzare l'opinione pubblica e di giocare una partita sporca. Anche per questo c'è bisogno di prudenza, sobrietà e rigore».

MAGISTRATI - La Procura di Roma acquisirà le due rivendicazioni nelle quali si annunciano le esecuzioni di Simona Torretta e Simona Pari.

CONSIGLIO ULEMA: SONO VIVE - Per il Consiglio degli Ulema sunniti iracheno, le due volontarie italiane di «Un ponte per...» sono probabilmente ancora vive e nelle mani di una banda che non ha niente a che fare con la guerriglia. Ne è convinto Muthana al-Dhari, portavoce dell'organismo religioso.
(Fonte Corriere)





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