Preso il killer di Brindisi, giallo su movente.
Il padre di Melissa: 'Giustizia e' fatta'
Nessun messaggio del genitore per Vantaggiato: 'Non esiste, non e' un padre'.
Decreto di fermo: 'Indagato ha ammesso partecipazione ma occulta concorso di altri'
"In sede di interrogatorio Vantaggiato ha ammesso la sua diretta partecipazione all'azione criminale, ma non ha voluto indicarne il movente, mantenendo un atteggiamento tendente evidentemente ad occultare il concorso di altri". Ô quanto è scritto nel decreto di fermo nei confronti del presunto attentatore di Brindisi, in cui vengono ricostruiti gli elementi che hanno portato al fermo dell'uomo. Il primo elemento contro Giovanni Vantaggiato è rappresentato dalle due auto riprese dalle telecamere. "La presenza sul luogo dell'accaduto di due autovetture - si legge nel documento- delle quali egli aveva la disponibilità sia la notte tra il 18 e il 19 maggio in coincidenza con la collocazione del bidone della spazzatura contenente l'ordigno esplosivo, sia la mattina successiva in orario precedente e successivo all'esplosione". C'è poi il cassonetto in cui erano nascoste le bombole. Vantaggiato aveva infatti una "agevole possibilita" di reperire il bidone "in zona vicina a quella in cui sono ubicati il suo deposito carburanti e la sua abitazione" in quanto "è stato accertato che quel modello di bidone è utilizzato per la raccolta dei rifiuti dalle amministrazioni comunali di Nardò e di altre amministrazioni comunali salentine". Nel decreto, infine, i magistrati fanno anche riferimento ad un rischio che potrebbe correre lo stresso attentatore. "Ritenuto il pericolo di fuga connesso alla probabile decisione di allontanarsi che il Vantaggiato potrebbe assumere al fine di sottrarsi alle possibili reazioni delle vittime - è scritto - si dispone il fermo e la traduzione nella casa circondariale di Lecce". Anche le auto sono state importati per risalire all'identità di Vantaggiato. Era stata infatti segnalata la presenza di due autovetture nei dintorni della scuola la sera prima dell'attentato e la mattina stessa. Si tratta di una Fiat Punto Bianca e di una Hyundai Sonica Blu. Della prima, che è stata vista aggirarsi nelle vicinanze della scuola la sera del 18 maggio, sarebbe stata individuata la targa, un fanalino rotto ed è stato notato che aveva il sedile posteriore abbassato, probabilmente per poter caricare le tre bombole usate come ordigno per l'attentato.
dell'inviato Francesco Loscalzo
MESAGNE (BRINDISI) - La forza di due genitori, annichiliti dal dolore ma capaci, con grande dignità, di parlare davanti a decine di microfoni, telecamere e giornalisti. Oggi Massimo e Rita Bassi, i genitori di Melissa, hanno dimostrato tutta la loro forza, insieme, ma in due maniere diverse: lui rispondendo, nonostante il dolore, alle domande; lei presentandosi in pubblico per la prima volta dopo il lungo ricovero in seguito al malore del giorno dell'attentato.
Rita non ha mai parlato, occhiali scuri, giacca nera, sguardo sempre rivolto verso il basso. Alla fine il marito, dopo averla abbracciata, l'ha portata via dallo sguardo indiscreto delle telecamere. "Come faccio ora ad andare avanti?", ha ribattuto Massimo a un giornalista: "Trovo la forza in mia moglie, pensando a Melissa".
Nell'aula consiliare del Comune di Mesagne, con il sindaco Franco Scoditti e l'avvocato Fernando Orsini, Massimo e Rita si sono seduti al tavolo della presidenza. Davanti a loro microfoni, telecamere e giornalisti. Nel loro cuore un sentimento forte: "Giustizia è fatta", ha detto Massimo con voce bassa e visibilmente provato dall'emozione.
Nessun messaggio invece per Giovanni Vantaggiato, il reo confesso dell'attentato che ha causato la morte della figlia: "Non voglio dirgli niente, non voglio incontrarlo, per me non esiste", ha ripetuto Massimo. Ma in casi come questi sarebbe necessaria la pena di morte? "A che serve? Lui ha già 68 anni". Non parla di perdono, la famiglia Bassi, non vuole pensare a quell'uomo: "Lui e solo lui - ha aggiunto Massimo - sa quello che ha fatto, e perché lo ha fatto".
Con il fermo di Vantaggiato "abbiamo sentito la voce dello Stato", ha sottolineato l'avvocato Orsini, ringraziando forze dell'ordine, magistrati e anche i giornalisti. Stesso pensiero espresso da Bassi: "Tutti ci sono stati vicini". E ora? Massimo innanzitutto lancia un "forte abbraccio" alla famiglia di Veronica (la ferita più grave dell'attentato) e alle altre ragazze coinvolte. Poi Massimo si lascia andare a un pensiero su quell'uomo che "non è un padre. In questi 20 giorni ho pensato a tutto, so che la criminalità non fa queste cose, ma mai potevo immaginare che questo 'fattaccio' fosse opera di un padre di famiglia. So che ha dei figli, anche un nipote. Come ha fatto a mangiare con la sua famiglia e, magari, anche a parlare con loro di questa vicenda? Ma lui non è un padre, è solo uno che ha spezzato la mia famiglia ma ha anche spezzato la sua famiglia". I microfoni vengono tolti. La luce rossa delle telecamere si spegne e i giornalisti lasciano Mesagne, ma il dolore di due genitori, abbracciati nella tragedia, non avrà mai fine.
ADESSO SI CERCA IL MOVENTE. 'HO AVUTO COLPO DI TESTA', MA VANTAGGIATO NON CONVINCE
dell'inviato Paolo Melchiorre
BRINDISI - C'é la confessione su alcuni punti essenziali dell'inchiesta: la fabbricazione dell'ordigno, l'averlo trasportato e posizionato dinanzi alla scuola, l'aver pigiato il tasto del telecomando per farlo esplodere. Non c'é ancora un movente chiaro, plausibile, invece, dietro l'attentato del 19 maggio scorso all'ingresso dell'istituto Morvillo Falcone di Brindisi, costato la vita alla sedicenne Melissa Bassi e il ferimento di altre cinque studentesse. Su questo fronte Giovanni Vantaggiato, l'imprenditore di Copertino (Lecce) che si è assunto la responsabilità dell'attentato ma sul quale gli inquirenti avevano già raccolto gravi indizi, "non ha spiegato nulla" ha sottolineato oggi il procuratore della Dda di Lecce, Cataldo Motta, in un'affollatissima conferenza stampa al Palazzo di giustizia di Brindisi.
"Ho avuto un colpo di testa, che ci volete fare?", ha detto l'uomo. Ma gli inqurenti non gli credono. Al titolare del deposito di carburanti viene contestato il reato di 'strage in concorso aggravata da finalita' di terrorismò. Il decreto di fermo è stato firmato dal procuratore della Dda di Lecce, Cataldo Motta, dal sostituto procuratore della stessa Dda Guglielmo Cataldi e dal pm della procura di Brindisi Milto De Nozza; gli ultimi due erano assenti alla conferenza stampa, così come il procuratore di Brindisi, Marco Dinapoli. C'erano invece i vertici della magistratura salentina e investigativi (Ros e Sco), a cominciare dal responsabile della Direzione Anticrimine Centrale, Francesco Gratteri.
Nel provvedimento di fermo, emesso poco dopo la mezzanotte, si contesta il concorso nel reato di strage, ipotesi che non esclude la presenza di eventuali complici: una formulazione, ha però precisato Motta, fatta "per coprire ogni eventualità". Domani la Procura distrettuale antimafia di Lecce formalizzerà la richiesta di convalida del fermo nei confronti di Vantaggiato; l'udienza dinanzi al gip del Tribunale di Lecce dovrebbe tenersi entro sabato prossimo, 9 giugno. Resta il vuoto determinato dal fatto che "la chiave di lettura attendibile, credibile" dell'attentato di Brindisi del 19 maggio scorso "non la si può fornire", come ha detto con molto realismo Gratteri.
Tante le ipotesi ancora in piedi sul movente, ma a sciogliere il rebus dovrebbe essere Vantaggiato, a meno che gli accertamenti investigativi non portino a svelare il mistero. Per gli inquirenti, ad esempio, resta inspiegabile perché l'attentatore abbia scelto come obiettivo l'ingresso di quella scuola di Brindisi, tenuto conto che lui abita a Copertino, a 60 chilometri di distanza. Continuano a girare le voci su una 'vendetta' per una sentenza di Tribunale ritenuta ingiusta che sarebbe stata emessa nei confronti dell'imprenditore per una presunta truffa da lui subita di oltre 300mila euro. Già, perché - secondo quanto emerso da accertamenti e interrogatorio - quella di farsi riprendere dalle telecamere del chiosco di fronte alla scuola Morvillo è stata una "imprudenza", come l'ha definita il procuratore Motta. Vantaggiato non se ne è accorto e questi elementi, uniti all'individuazione delle due auto - una Fiat Punto bianca e una Hyundai Sonica blu - nella disponibilità dell'imprenditore e utilizzate per compiere l'attentato, hanno contribuito al provvedimento di fermo. "E' evidente" ha aggiunto oggi Motta che il volto dell'uomo che pigia il telecomando, filmato da una delle telecamere del chiosco, appartiene a Vantaggiato. "Ora siamo ad un punto di partenza" ha sottolineato ancora il procuratore della Dda di Lecce, perché con l'individuazione del presunto attentatore - che non ha la mano offesa ma ha l'abitudine di tenere la destra in tasca operando come un mancino - non si lavora più a 360 gradi, com'era accaduto nei primi giorni dell'inchiesta. Adesso sono sotto esame tutte le sfaccettature della vita dell'imprenditore: per un'intera giornata (alla presenza del difensore dell'indagato, l'avv. Franco Orlando) è stato perquisito il suo deposito di carburanti, lì dove avrebbe fabbricato l'ordigno che ha ucciso Melissa e ferito le sue compagne di scuola.
Gli investigatori hanno sequestrato materiale, e hanno ispezionato anche la barca da 50 piedi che l'imprenditore tiene ormeggiata a Porto Cesareo e utilizza per le vacanze. Accertamenti sono in corso anche su due episodi avvenuti tempo fa a Torre Santa Susanna (Brindisi): l'esplosione di un ordigno al passaggio di una bicicletta con un uomo e l'incendio dell'auto dello stesso ciclista. C'é il sospetto che Vantaggiato sia coinvolto nei due episodi, anche perché quel ciclista era una delle persone processate per la presunta truffa da 300 mila euro. Per svelare il movente dell'attentato sono arrivati anche i carabinieri del Reparto Crimini Violenti, di recente istituzione. A meno che l'imprenditore non decida di rivelare perché quella mattina ha pigiato il telecomando, peraltro ancora introvabile.
Fonte:
ANSA