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SUPERSAGGIO
Il Napoli sale sul podio
Roma sempre più giù

La squadra di Mazzarri ottiene la prima vittoria in campionato al San Paolo (2-0) e si porta alle spalle della Lazio capolista. Un gol di Hamsik e un'autorete di Juan condannano i giallorossi, penultimi a quota 5 e ancora a secco di punti in trasferta

NAPOLI, 3 ottobre 2010 - La prima vittoria in campionato al San Paolo lancia il Napoli in seconda posizione, alle spalle della Lazio: con la Roma finisce infatti 2-0 (era da 13 anni che i partenopei non battevano la squadra giallorossa in casa), grazie a due reti realizzate nella ripresa, la prima ad opera di Hamsik, la seconda nata da un tocco di Juan che ha deviato un tiro-cross di Campagnaro. La squadra di Ranieri, alla quinta sconfitta in 9 gare ufficiali, resta invece a quota 5, ed è ora penultima.


LE FORMAZIONI — Il Napoli cerca la prima vittoria in casa in formazione tipo, e dunque schierando Lavezzi e Hamsik alle spalle di Cavani; la Roma cerca invece il primo punto esterno con la coppia Totti-Borriello in avanti, ma con un modulo nuovo, un 3-4-1-2 con Menez alle spalle della coppia d'attacco, e soprattutto Cicinho e Riise esterni di centrocampo. Una formula che sembra funzionare, anche perché il Napoli, che ha giocato in Copppa giovedì (la Roma martedì) è visibilmente più stanco e la temperatura estiva non favorisce i padroni di casa. Parte comunque col botto la squadra di Mazzarri, che già in apertura mette Dossena in condizione di segnare (ma la mira è sbagliata). La gara procede su ritmi blandi: le squadre si alternano in fase di spinta, la Roma tiene più il possesso di palla, ma mai dà l'impressione di dominare il match. Il Napoli gioca a strappi, affidandosi all'ispirazione dei suoi folletti Hamsik e Lavezzi, ma senza trovare lo spiraglio giusto.

MENEZ OPACO — Totti fra l'altro ripiega molto, Menez si vede poco, Riise spinge assai meno di Cicinho. Insomma è una Roma che non fatica a contrastare il Napoli, ma che non riesce a liberare tutte le sue migliori energie, a ottimizzare il potenziale offensivo di cui dispone, nonostante un Borriello decisamente ispirato. Il Napoli non supporta invece a sufficienza Cavani e dopo un inizio promettente esaurisce con i tentativi di Dossena (5'), Lavezzi (7') e Hamsik (32', splendido Lobont a piedi uniti sul sinistro dello slovacco), i suoi spunti migliori. La Roma invece si fa pericolosa più volte dalle parti di De Sanctis, con Borriello che prima viene anticipato in extremis da Cannavaro (24'), poi (37') devia di testa una punizione di Totti, il pallone sbatte su un ginocchio del solito Cannavaro (sarà il loro duello la sfida più combattuta e interessante del match) con De Sanctis che miracolosamente ci arriva. In mezzo un tentativo di Riise che sbaglia mira da ottima posizione (27') e infine un altro intervento-miracolo di De Sanctis (44'), che esce anticipando con i piedi Menez lanciato in contropiede.


HAMSIK DECISIVO — Nemmeno Ranieri è soddisfatto della prestazione di Menez, che in effetti non ha trovato la giusta posizione in campo. E dunque dal 1' della ripresa manda in campo Brighi. La seconda parte del match appare da subito più vivace, con il Napoli più energico rispetto alla prima. Anche Cavani ha la sua prima opportunità (13'), e ancora Lobont dice di no. E allora ci prova Lavezzi su punizione, poi ancora l'uruguaiano, stoppato in extremis da Juan. Insomma, è un Napoli che ci crede e vuol far suoi i tre punti. Ranieri inserisce Vucinic, Totti comincia a trotterellare verso la panca, invece a sorpresa il richiamato è Borriello. E' il 22', al 27' il Napoli passa: Dossena crossa basso dalla sinistra, Hamsik conclude di destro, Lobont sembra arrivarci ancora, e invece il pallone, potentissimo, rotola in rete. E' l'1-0. La Roma non ci sta, entra in campo anche Rosi, ma è il Napoli a fare la gara, impedendo alla Roma di farsi pericolosa e nel contempo continuando a spingere. Tanto che al 38' arriva il raddoppio: Campagnaro lascia partire un tiro-cross, Juan tenta di anticipare Cavani ma il suo tocco spiazza Lobont. 2-0 e il Napoli può sognare.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
03/10/2010 20:45
 
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SUPERSAGGIO
Pastore guida il Palermo
Viola k.o., Gila non basta

L'argentino e Ilicic segnano nel primo tempo, dominato dai rosanero. Nella ripresa la Fiorentina risale con Gilardino, ma l'espulsione di Montolivo e Sirigu impediscono ai padroni di casa di pareggiare

FIRENZE, 3 ottobre 2010 - Una lezione di calcio. Con un gol di Ilicic e uno di Pastore nel primo tempo, il Palermo strappa gli applausi di tutto il Franchi, lasciando ai viola fischi e problemi. Per la squadra di Delio Rossi è il secondo successo pesante in trasferta, dopo quello ottenuto a Torino contro la Juve: gli 8 punti in classifica riportano i rosanero là dove meritano di stare. Stesso discorso per i 5 della Fiorentina, che significano zona retrocessione: senza un'idea e con poca grinta - la prerogativa di Mihajlovic - i Viola sono destinati a sprofondare sempre più in basso, nonostante il ritorno al gol di Gilardino. Serve una scossa, e chissà che Corvino non stia pensando a un altro tecnico, in attesa che rientri Mutu e riapra il mercato.


PALERMO YE-YE — Un tempo c'era la Fiorentina Ye-Ye, vinse uno scudetto nel 1969. Il progetto Prandelli è stato spesso accostato a quello dei giovani terribili di Pesaola, poi è arrivato Jovetic ed è nata la Fiorentina Jo-Jo. Oggi in campo non c'era né l'una né l'altra Fiorentina, ma solo un grande Palermo Ye-Ye, schierato con giudizio da Delio Rossi: Sirigu (1987), Munoz (1990), Pastore (1989), Ilicic (1988), Bacinovic (1989), Kasami (1992) ed Hernandez (1990) hanno fatto due gol ma ne potevano fare quattro, e se sono calati alla distanza, è solo perché avevano giocato e vinto giovedì in Europa League. Certo qualche colpo di tacco in meno da parte di Pastore non guasterebbe, ma questi ragazzi possono andare lontano.


SALVATE GILA — Di contro la Fiorentina non conosce soluzione alla crisi. Il Franchi, un tempo stadio tabù per le avversarie, è diventato un problema per i Viola, che non riescono a fare la partita, a imporre un gioco e un ritmo alto alla gara. Un'ora di Cerci non vale 25' di Santana, che appena entrato pennella l'assist per il gol. Gilardino non segnava in casa dal 28 marzo, un'eternità, e può stare altri sei mesi senza far gol se i Viola non cambiano qualcosa. Mutu è un valore aggiunto ma non è la soluzione se la squadra non verticalizza o non gioca per il suo attaccante. Vale anche per Ljajic, talentuoso quanto acerbo, come ha dimostrato fallendo dal dischetto il rigore (generoso) del possibile 2-2.

FREY CONTRO TUTTI — La partita sta quasi tutta qui, nel dominio a centrocampo del Palermo, specie nel primo tempo. Montolivo, non al meglio (perché non schierare Bolatti o Zanetti?), si ritrova spesso e volentieri a inseguire Ilicic e Pastore. Proprio i due che al 20' - grandissimo gol dello sloveno - e al 37' piegano la poco convincente resistenza viola. Il terzo gol del Palermo lo evita Frey, strepitoso su Ilicic almeno due volte, prima che la Fiorentina accorci con Gilardino: 130° gol in serie A alla 100ª presenza con la maglia viola. Ma l'espulsione di Montolivo vanifica lo sforzo e spalanca le porte del contropiede ai rosanero, che in cinque contro uno non riescono a chiudere il match. Pastore, due tacchi di troppo, è l'uomo guida. Chissà cosa può accadere, quando rientrerà Miccoli.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
03/10/2010 20:49
 
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Genoa, impresa in dieci
Toni trascinatore, Bari k.o.

Partita mozzafiato a Marassi. In dieci dal 51' per l'espulsione di Moretti, i rossoblù sull'1-1 (gol di Palacio e rigore di Barreto) mettono sotto i pugliesi e trovano al 95' la vittoria meritata con un guizzo del suo bomber

GENOVA, 3 ottobre 2010 - La vecchia teoria del caro Nils Liedholm non ammette repliche: in 10 si gioca meglio che in 11. Come capita al Genoa, in inferiorità numerica esattamente dal 51', ma pronto a tutto pur di conquistare i tre punti in palio. Luca Toni trova il gol della vittoria al 95'; il 2-1 che, grazie a una prestazione superlativa, affonda il Bari incapace di approfttare della superiorità numerica. Nel primo tempo va in gol Palacio, nella ripresa il pari di Barreto su rigore, che costa l'espulsione di Moretti e carica i liguri verso la grande impresa.

BARRETO, CHE NUMERI! — Pochi tatticismi a Marassi, perché Gasperini e Ventura confermano le previsioni della vigilia. Il 3-4-3 contro il 4-4-2; schemi molto elastici: liguri e pugliesi si affrontano infatti senza mezzi termini rischiando a volontà. Bastano infatti due minuti per registrare la prima grande occasione. Addirittura doppia e di marca barese. Barreto in contropiede irromope in area e conclude su Eduardo, mentre Ghezzal, che raccoglie la palla respinta, sfiora la traversa. Al 13', addirittura, Barretto colpisce un clamoroso palo, tagliando in due i rossoblù, puntualmente gabbati dall'organizzazione offensiva della formazione di Ventura.

LA RISPOSTA PALACIO — Insomma, è il solito Genoa disattento e immaturo. Pronto a caricare l'avversario a testa bassa, ma anche ingenuo a regalare corridoi impensabili al Bari. I ragazzi di Gasperini rispondono con azioni manovrate e veloci, affidate all'imprevedibilità di Veloso, Rafinha e Palacio e quando la palla finisce a Toni quasi sempre l'epilogo è un tiro telefonato, anche se nelle intenzioni c'è tutta la volonta del centravanti e la sua bravura nell'aprire spazi. E il Bari continua intanto a furoreggiare in dolorosi contropeide; Barreto è talentuoso e non si discute; da solo si trascina dietro il Genoa con numeri d'alta scuola; a mancargli è solo il tocco decisivo. Quello che non manca invece a Rodrigo Palacio. Al 34' il genoano, dopo un controllo con le mani di Toni (Bari infuriato), controlla nell'area piccola di destro e con il sinsitro infila sotto la traversa. Ma la rete fa male al Bari che subisce un finale di primo tempo rabbioso. Al 40' il Genoa dà valore al suo vantaggio con la strepitosa punizione da fermo e di sinistro di Veloso che obbliga Gillet al capolavoro, deviando la palla sul palo.


MEGLIO IN DIECI — Il ritmo di inizio ripresa è identico a quello della prima frazione di gioco. E' il Genoa a dare l'impressione di averne di più, anche se il peccato originale torna alla ribalta. All'ennesimo contropiede, questa volta di Castillo, Moretti commette fallo. L'impressione e che l'intervento avvenga di pochissimo prima dell'area di rigore. Non per Giannoccaro che concede il penalty al Bari ed espelle Moretti. Barreto realizza e per il Genoa tutto si complica. Eppure in dieci i rossoblù non speculano e assediano il Bari, esibendo un 3-3-3 da uomini duri e pronti al sacrificio. Al 26', dopo l'uscita di Barreto per Caputo, Mesto dalla destra serve sul secondo palo Luca Toni, ma il colpo di testa ravvcinato viene respinto più con l'istinto da Gillet. E' solo e comunque Genoa, che ci prova anche con Rafinha e che costringe il Bari a erigere un fortino, quasi come se fossero i galletti in inferiorità numerica. Senza Barreto, poi, a mancare è il contropiede, tentato in un'occasione da D'Alessandro (inserito al posto di Castillo).

IN TUTTI I MODI — Veloso, azzoppato dall'ennesima zolla, lascia a Milanetto, Proprio al 39' quando Toni di testa sfiora il palo opposto facendo gridare al gol, amplificando la sua magistrale prova. La passione del Genoa non si placa. C'è spazio anche per Rudolf (fuori Palacio) che per poco non la mette dentro anche se alla fine è Eduardo a salvare la patria sbarrando la strada a Caputo e al suo contropiede. Ma è un giorno speciale. In dieci, con le gambe a pezzi, Toni estrae dal cilindro il suo colpo preferito: inzuccata su cross di Milanetto su cui Gillet non può nulla. E' il trionfo. Meritato. Al Bari non resta che meditare.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
03/10/2010 20:52
 
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Britos salva il Bologna
Cassano non gradisce il cambio

Finisce 1-1 tra Bologna e Sampdoria. Portanova regala con un autogol il vantaggio ai blucerchiati sul finire del primo tempo; nella ripresa il pari di Britos. Cassano è il peggiore in campo: Di Carlo lo sostituisce, lui esce dietro la porta senza salutare la panchina.

BOLOGNA, 3 ottobre 2010 - Fant’Antonio è il peggiore dei mondi possibili. La fotocopia riuscita male del Cassano da Barivecchia: spento, abulico, a tratti nervoso. Chiude il pomeriggio-no del Dell’Ara senza salutare né Pozzi, entrato al suo posto, nè il tecnico Di Carlo. Il Bologna non ne approfitta. Anzi: a chiusura di un primo tempo complessivamente bruttino, va sotto con l’autogol di Portanova. Pareggia i conti nella ripresa con Britos. I due difensori del Bologna, fanno praticamente tutto loro. Ricamano e disfano: come la tela di Penelope.


FANTASMI — In tribuna prende posto il c.t. Cesare Prandelli. E’ al Dall’Ara per il duo Pazzini-Cassano. Ma, per lui, sarà una domenica a caccia di fantasmi. Pazzini si nasconde tra le maglie dei difensori del Bologna, Cassano si accende solo per un attimo (al 38’: Rubin salva sulla linea, poi la palla sbatte sulla traversa). Non è certo più brillante il pomeriggio firmato da Marco Di Vaio, il grande atteso su sponda rossoblu: gira a vuoto, e soffre il trattamento a turno di Gastaldello e Lucchini. Il primo tempo è al piccolo trotto: sembra una domenica da gran turismo sia per il Bologna che per la Sampdoria. Nella prima mezz’ora non accade praticamente nulla. Di Carlo chiama a gran voce Cassano, chiedendogli di entrare nel vivo del gioco, e di insistere sulle fasce, con Semioli e Koman: parole al vento.


DOCCIA GELATA — Il Bologna si accontenta del galleggiamento. Ma il segnale che la partita stia cambiando arriva al 28’: Meggiorini suona la carica con un bolide, sul quale è fantastico Curci opponendosi con il corpo. Portanova, poi, è il 36’, ci prova di testa: ma la mira non è quella giusta. Cassano si scuote: al 42’, è sua la traversa, sulla respinta è super Viviano su Pazzini. Nel primo minuto di recupero, arriva la doccia fredda per il Bologna con l’autogol di Portanova: si va all’intervallo con il vantaggio per 0-1 della Sampdoria. I blucerchiati entrano negli spogliatoi quasi increduli.


FISCHI CASSANO — Non c’era prima, e non perviene nemmeno nella ripresa. Antonio Cassano è irriconoscibile. La riprova cade al 10’, quando fallisce il colpo dello 0-2 con un erroraccio davanti a Viviano. Il barese non ingrana, e così Di Carlo al 24’ lo sostituisce. Esce tra i fischi, ma evidentemente non gradisce il cambio: non saluta Pozzi, né passa per la panchina. Cassano esce dietro la porta, e scompare nel tunnel che porta agli spogliatoi.

COLPO BRITOS — La ripresa è tutta rossoblu. La spinta della squadra di Malesani è costante, e cresce di minuto in minuto. Al 20’ ecco il pari (meritato). Punizione di Di Vaio su punizione: incursione di Britos, che buca Curci. E’ l’1-1 che non accontenta nessuno. Il Bologna pressa, mette la difesa blucerchiata alle corde, ma non trova lo spunto. Nel finale la palla gol è nei piedi di Pazzini, ma Viviano è strepitoso. Un gatto: il suo slancio salva il risultato. Davati agli occhi di Prandelli. Il c.t. cercava Cassano e Pazzini, ha ritrovato un super Viviano. Almeno un buono motivo per il viaggio a Bologna.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
03/10/2010 20:58
 
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Chievo, occasione sprecata
Il Cagliari strappa un pari

I veneti spingono tanto, ma non trovano la via della rete. Finisce 0 a 0 al Bentegodi: primo tempo divertente, nel secondo i padroni di casa perdono freschezza e i sardi controllano.

VERONA, 3 ottobre 2010 - E' la classica partita che - ai punti - il Chievo avrebbe meritato di vincere, ma che - nel finale - ha addirittura rischiato di perdere. Padroni di casa più incisivi e pericolosi, ma mancano di concretezza sotto porta. Il Cagliari di Bisoli, invece, dopo una settimana estremamente difficile (Conti e Agostini lasciati a casa per dissapori col tecnico) dà la sensazione di accontentarsi di un pareggio che, oltre a muovere la classifica, consente di affrontare i problemi con maggiore serenità durante la sosta. Eppure, proprio al 50' del secondo tempo, Sorrentino si supera su un colpo di testa di Acquafresca che, probabilmente, avrebbe spento tutte le polemiche.


CAPITANI CORAGGIOSI — Il primo tempo scorre via a buoni ritmi ma senza troppi sussulti: il Cagliari si appoggia quasi esclusivamente sulle invenzioni intermittenti di Cossu (con l'esclusione di Conti e Agostini il trequartista eredita la fascia) e soprattutto sul dinamismo di Matri, che si allarga spesso sulla sinistra, salta il diretto avversario e cerca il sostegno in mezzo (quasi mai puntuale). Acquafresca, infatti, si vede solo in avvio, quando calcia alto una conclusione da ottima posizione e, poi, quando si fa pescare in fuorigioco su un colpo di testa vincente, ma inutile. Dall'altra parte, Pellissier - in dubbio fino all'ultimo per dolori alla schiena - spiega a tutti perché Pioli abbia fatto il possibile e qualcosa di più per recuperarlo: l'attaccante aostano è una furia, impegna da solo (anche perché Granoche non è che lo aiuti più di tanto) tutta la difesa ospite, ma anche lui non riesce a trovare il guizzo vincente.


PERICOLO CONSTANT — In realtà, è il centrocampista francese (bella sorpresa di questo inizio di stagione) ad andare più vicino alla rete, con un pallonetto d'esterno che - se avesse trovato l'incrocio (solo sfiorato) - sarebbe finito d'ufficio tra i candidati al gol dell'anno. Anche ad inizio ripresa, Constant avrebbe la palla giusta per il vantaggio, ma non riesce a deviare su corner. L'angolo era successivo all'azione più dubbia di giornata: su cross di Granoche, infatti, Pellissier s'avventa sul pallone contemporaneamente ad Agazzi e finisce giù in area; De Marco tentenna, ma poi indica soltanto la bandierina tra le proteste dei padroni di casa. Benché faccia estrema fatica a trovare la via della rete, è sempre il Chievo a governare i ritmi e gestire la partita. Il Cagliari si affida spesso, forse troppo spesso, al lancio lungo, costantemente preda di Sorrentino.

NINNA NANNA — Il Chievo ha seminato molto, raccolto pochissimo, ma sprecato anche tante risorse. Col passare dei minuti i veneti perdono lucidità e la partita, inevitabilmente, anche intensità. Soprattutto perché dall'altra parte, invece, i sardi non hanno alcuna intenzione di uscire dal torpore: Bisoli prova a scuoterli richiamando uno spento Lazzari e inserendo Laner, ma non succede nulla. Non serve neanche Nené al posto di Matri, la sveglia continua a tacere. Coi gialloblu ormai troppo stanchi per il forcing finale, la partita finisce per addormentarsi fino al 50', quando Acquafresca cerca la beffa, ma trova Sorrentino. Sarebbe stata una punizione troppo severa per la squadra di Pioli.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
03/10/2010 23:30
 
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Inter e Juve in salute
Ma a San Siro finisce 0-0

Il posticipo della sesta giornata si conclude senza reti nonostante la partita sia stata giocata a buon ritmo. Occasione bianconera nel primo tempo grazie all'ottimo Krasic, poi nella ripresa Maicon e Milito vanno vicini al vantaggio

MILANO, 3 settembre 2010 - Le polemiche. Gli scudetti richiesti a vicenda. I tafferugli fuori dallo stadio. Gli inviti alla calma. Due nuovi allenatori. Due uomini, Eto’o e Krasic, in forma stratosferica. Il miglior attacco (Juve) contro la miglior difesa (Inter). Una difesa ballerina (Juve) contro un Eto’o da tripletta. Nulla di tutto ciò smuove lo 0-0. Il derby d’Italia finisce con un pareggio: niente reti, equilibrio, ma anche occasioni. Buona gara, un punto a testa che mantiene l’Inter nel gruppone delle prime inseguitrici, e la Juve nel gruppone di una classifica corta. Inter-Juve non emette verdetti né condanne. È presto: nessuno si esalta, nessuno è bocciato.


IL FILM — Partenza sprint dell’Inter, poi primo tempo, in cui vince ai punti la Juve, con tre minuti, fra il 21’ e il 23’, che fanno tremare San Siro: Krasic mattatore (tiro, poi cross pericolosissimo) e Lucio che salva su Marchisio. L’Inter risponde con Eto’o, mentre Sneijder sale pian piano di giri, chiamando Storari alla risposta nella ripresa. A quel punto la gara è più aperta, Eto’o e Krasic continuano i loro show personali, Quagliarella e Maicon hanno palle buone, ma i portieri rispondono. Milito potrebbe sentenziare al 32’, servito da Cambiasso, ma grazia la Juve. Abbracci a fine gara.

INTER ETO’O DIPENDENTE? — Benitez voleva confermare la formazione che aveva spazzato via il Werder, ma Biabiany regge solo 30’: un problema alla coscia al francese rilancia l’acciaccato Milito. La vita da centravanti di Eto’o finisce lì: Samu contro la Juve non affonda facile come contro i tedeschi, nonostante una partenza sprint (subito saltato netto Chiellini al 2’). Poi spostato a sinistra confermerà la sua forma: al 42’ ne salta tre in slalom, serve una diagonale di De Ceglie per evitare il gol di Milito. Delneri proverà a limitarlo con Motta: non basterà, ma il camerunese non ritorna nel tabellino marcatori. Un successo, per qualunque difesa. Tanto più che l’Inter vive per lo più dei suoi lampi, e delle palle ripulite e riciclate da Sneijder. Stankovic e Cambiasso riescono a inserirsi raramente, Maicon cresce rispetto alle ultime uscite, ma non abbastanza. Coutinho, confermato titolare, non lascia segni indelebili, mentre Santon dà sicurezza alla fascia sinistra, prima terra di conquista bianconera.

JUVE KRASIC DIPENDENTE? — Il 4-4-2 di Delneri è parecchio coperto a sinistra, dove Marchisio sta "guardingo" per evitare le sovrapposizioni di Maicon, e Quagliarella si sdoppia con tanta copertura (diventerà pericoloso in attacco solo nella ripresa). Se si deve sfondare, sarà a destra, dove il Krasic "in palla" di questo inizio di stagione prova a martirizzare Chivu. Da lì nasce la prima occasione della gara (22’): cross basso su cui salva Julio Cesar, con Quagliarella in leggero ritardo. Da lì nasce il "gol" juventino (32’), ma Iaquinta sul cross del serbo è in fuorigioco. La traballante difesa di Delneri vista fin qui pare sostenersi meglio nel big match: soffre solo Eto’o, mentre Grygera e De Ceglie sono puntuali nell’aiutare in mezzo e anche a anticipare le ali. A centrocampo l’inserimento di Aquilani procede (buona gara) e toglie a Melo compiti di impostazione: il brasiliano così è più disciplinato del solito, a livello regolamentare e tattico. Nei momenti buoni la Juve fa un pressing alto che la porta a recuperare palloni. Davanti, però, manca qualcosa: Iaquinta ne azzecca poche, Quagliarella non è killer, la mezz’ora di Del Piero non è decisiva (solo una punizione). Che 0-0 sia: la classifica è corta, la stagione è solo all’inizio.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
06/10/2010 13:14
 
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SERIE A 2010/2011 6ª Giornata (6ª Andata)

Anticipi del 02/10/2010
Udinese - Cesena 1-0
Parma - Milan 0-1
Incontri del 03/10/2010
Lecce - Catania 1-0
Bologna - Sampdoria 1-1
Chievo - Cagliari 0-0
Fiorentina - Palermo 1-2
Genoa - Bari 2-1
Lazio - Brescia 1-0
Napoli - Roma 2-0
Inter - Juventus 0-0

Classifica
1) Lazio punti 13;
2) Inter, Milan e Napoli punti 11;
5) Chievo punti 10;
6) Brescia punti 9;
7) Bari, Catania, Genoa, Juventus, Lecce e Palermo punti 8;
13) Bologna, Cagliari, Cesena e Sampdoria punti 7;
17) Fiorentina, Parma e Roma punti 5;
20) Udinese punti 4.
16/10/2010 21:44
 
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SUPERSAGGIO
Samba-Milan con il Chievo
Ma c'è ansia per Thiago Silva

I rossoneri battono il Chievo 3-1 con una doppietta di Pato e un gol di Robinho. Due assist di Ibrahimovic che segna un'autorete. Distrosione allla caviglia per il difensore che lascia il campo in barella

MILANO, 16 ottobre 2010 - Che il Chievo sia squadra tosta è noto anche ai bambini. E' nel suo Dna. Sin dai tempi di Delneri. Basta chiedere al Milan che per batterlo 3-1 deve quasi arrampicarsi sugli specchi. La vittoria ci sta tutta, ma onore ai veronesi che sul 2-1 ci credono e mettono sotto i rossoneri. Ma i tre punti, oltre a portare momentaneamente in testa alla classifica la squadra di Allegri, rilancia le quotazioni di Pato mandato in gol due volte da Ibrahimovic che segna anche la rete dei veneti. Ci pensa Robinho a chiudere il conto in pieno recupero, firmando la sua prima rete in rossonero. Successo che significa leadership, ma che coincide con l'infortunio di Thiago Silva: una distorsione alla caviglia sinistra proprio alla vigilia del match di Champions con il Real.


MODULI SPECULARI — Logico per Allegri ripartire da Ibrahimovic. Logico ripartire, dopo le buone impressioni del Tardini, da Ronaldinho trequartista alle spalle delle punte, di Pato dal primo minuto e di Zlatan. Il ragionamento del tecnico non fa una piega, perché Parma e Chievo hanno in comune la fame. Stesso atteggiamento con il centrocampo degli intoccabili Gattuso, Pirlo e Seedorf. Pioli oppone ai rossoneri identico schema; 4-3-1-2, dove Bogliacino gioca a ridosso di Pellissier e, attenzione, di Granoche, preferito a Moscardelli. La classe e l'esperienza contro la forza del collettivo.


PATO UNO E DUE — I consigli di Allegri sono chiari: il Chievo fa pressing e va affrontato con la stessa moneta. Gervasoni fischia e Pato dà infatti un segnale chiaro, impegnando Sorrentino, anche se il tentativo è debole. Il Milan ha un obiettivo: mantenere il possesso della palla con i suoi portatori che hanno il compito di rifornire il tridente. Ibra, è evidente, gioca in posizione arretrata. Ronaldinho svaria a suo piacere e si capisce subuto che è ispirato. Sarà per la presenna in tribuna del c.t. della Selecao Menezes; probabilmente anche per la posizione. Ad avvantaggiarsi è anche Pato, scheggia impazzita con la palla attaccata al piede. La difesa del Chievo fa quel che può; raddoppia bene e fa ripartire il gioco. Ma al 18' abdica. Ibra trova il varco giusto sulla destra per Pato che con un tiro incrociato preciso, infila dove Sorrentino non può arrivare. Ma il Chievo c'è. Scrollato di dosso il colpo del vantaggio rossonero, al 24' si avvicina al pari con un colpo di testa di Granoche lasciato troppo solo; ma la zuccata è debole e Abbiati ringrazia. Al 28' però il portiere rossonero deve usare tutti i suoi mezzi per dire due volte no a Constant, prima con una respinta, poi con una deviazione in angolo. Gol mancato uguale gol subito. Al 30', infatti, su una punizione calciata da Ibra per Pato, arriva il raddoppio. Il "Papero" dalla stessa posizione del primo gol scarica sotto la traversa, complice anche una leggera deviazione di Andreolli.

IBRA UOMO ASSIST — Il raddoppio dà sicurezza al Milan, ma non placa l'iniziativa del Chievo che cerca con una manovra avvolgente di limitare i danni. Gattuso, tutta un'altra vita, chiude gli spazi; Pirlo fa l'interditore e come Seedorf si fa trovare spesso in difesa. Il Chievo, dal canto suo, attacca e crea problemi al Milan, lasciando spazi aperti in cui Pato ci si infila volentieri, come al 44' quando Sorrentino toglie al rossonero la soddisfazione della tripletta.


MA IL CHIEVO NON MOLLA — La ripresa inizia con due cambi nel Chievo: dentro Fernandes e Thereau per Bentivoglio e Granoche. I cambi regalano più movimento ai gialloblù. Il tema è lo stesso del primo tempo: il Chievo spinge e il Milan opta per il contropiede. Ma al 16' Thiago Silva esce per una distorsione alla caviglia, spezzando gli equilibri difensivi rossoneri. Entra Bonera, ma non è la stessa cosa. Nel Milan entra anche Robinho (fuori Pato), proprio mentre il Chievo dimostra di averne di più. E con il pressing dei ragazzi di Pioli arriva anche il gol: si tratta di un autogol di Ibrahimovic sugli sviluppi di un corner, dopo la spizzicata di Pellissier. E' la classica rete che carica ulteriormente il Chievo e manda in crisi i piani rossoneri. Fa bene Allegri a regalare muscoli e corsa al centrocampo togliendo Seedorf per Boateng.

E VENNE ROBINHO — Sono momenti duri per il Milan che gioca con i nervi, mentre il Chievo usa la testa. Fernandes, piedi buoni, sfiora il pari con un rasoterra. E a dare spessore ai veronesi è Constant, classe cristallina a cui manca solo un po' di esperienza. Pioli, che vuole pareggiare, mette dentro anche Moscardelli per Bogliacino. Ognuno con un compito fisso: pressare l'uomo e non farlo respirare. E gli riesce bene, anche perché Ibra è stanco e Robinho entra in partita solo al 48'. Ma in maniera decisiva: quando Ronaldinho gli regala la palla del 3-1. Irruzione in area, Sorrentino evitato e palla nel sacco.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
16/10/2010 23:19
 
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La Roma riprende la corsa
Borriello & Brighi: Genoa k.o.

I giallorossi, trascinati da Totti, superano 2-1 l'ottimo Genoa di Gasperini, che nel finale accorcia con Rudolf e fa tremare i padroni di casa. Omaggio di Pizarro&compagni ai minatori cileni.

ROMA, 16 ottobre 2010 - La sassata di Borriello fa più male del mattone sulla Mercedes di Totti. La spaccata di Brighi spegne le polemiche più di qualunque silenzio stampa (in modalità singhiozzo). E’ l’equazione perfetta della Roma: un gol per tempo, un Totti in versione notti magiche, con alle spalle un geometrico e onnipresente Pizarro. Nonostante lo spavento di Rudolf, il bel Genoa di Gasperini è sul tappeto dell’Olimpico (2-1). Stesa da una Roma brillante, e stremata nel finale.


PENSANDO AL CILE — Li aveva preparati in settimana, e due sms l’Olimpico li spedisce in fretta. Il primo è per i minatori cileni. La mano che trasforma un pensiero in parole è quella del cileno Pizarro, che distribuisce una maglia bianca a tutti i suoi compagni di squadra. Sopra si legge ‘Bentornati 33’: è il saluto dei giallorossi ai trentatre minatori cileni estratti vivi dopo oltre sessanta giorni settecento metri sottoterra. Il secondo sms è un pensiero che si modella in un coro della Sud. Tutto per il Capitano, per quel Francesco Totti in settimana al centro di polemiche, con tapiri, blocchetti di tufo contro la sua Mercedes, e un’astinenza dal gol da 160 giorni (l’ultima volta: Roma-Cagliari del 9 maggio).


A SECCO, MA NON COTTO — L’inizio della Roma è una corsa verso il vuoto. Uno slancio di rabbia, generosità ed entusiasmo. Sapendo di dover solo vincere, per riacciuffare una stagione che sta sfuggendo dalle mani troppo presto. Per la prima volta nell’anno del calcio 2010-2011, Totti fa il Capitano di Ventura: il suo piede (delizioso) è in tutte le azioni da gol, suo l’assist per il primo gol di Borriello, ed è una mina sempre pronta ad esplodere nella difesa genoana: come dire, a secco dalla primavera ma non cotto. La Roma gioca bene: Pizarro è insostituibile, e si fa in quattro per far dimenticare l’assenza di De Rossi. Taddei e Perrotta sono immarcabili e letali negli inserimenti. Il Genoa va in crisi nei primi 25 minuti, travolta dalla foga giallorosa. Al 6’ è dubbio il tuffo di Perrotta, forse toccato da Edoardo in uscita; al 19’ sul taccuino finisce il palo di Borriello, e un minuto dopo Totti spara tra le braccia di Edoardo. Il Genoa non si fa schiacciare e accetta la sfida della Roma di una gara al massimo. Lo spettacolo diventa godibile, il ritmo alto, le azioni su entrambi i fronti. I genoani squillano dalle parti di Lobont con Toni (21’) e poi con Criscito (28’). Il pubblico dell’Olimpico si diverte, e nel momento migliore del Genoa, la sassata di Borriello (su assist di Totti) vale l’1-0.


IL VICE DE ROSSI — Ha la stoffa. E l’orgoglio. E quando c’è bisogna di personalità, lui ne ha vendere. Proprio come avrebbe fatto il titolare della posizione di gioco che occupa questa sera: Matteo Brighi, il vice De Rossi, è lui che chiude (almeno virtualmente) la sfida. Una spaccata coraggiosa in mezzo a due difensori genoani, la palla si alza e beffa Edoardo (è l’8’). Roma avanti 2-0, ma non è finita. Rudolf, entrata da poco, prende la traversa (al 12’), e tre minuti dopo Borriello di potenza replica al collega rossoblu: legno pieno. Passano i minuti all’Olimpico, ma lo spettacolo non scade. E quando alla mezz’ora Pizarro ha i crampi, Ranieri decide di lasciarlo in campo (mentre cambia Perrotta con Castellini). Mentre Pizarro stenta a correre, la Roma è punita dal lampo genoano: Rudolf colpisce e fa 2-1, approfittando di una dormita difensiva. La Roma è stanca, stremata, ma regge nel finale. Con il cuore. Ci mette l’orgoglio. La Roma vince. Questa notte Ranieri potrà dormire tranquillo.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
17/10/2010 15:00
 
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Inter, ci pensa sempre Eto'o
Cagliari battuto da una magia

Finisce 1-0, ancora decisivo il camerunese, che arriva a sei reti in campionato e che risponde così ai cori razzisti con cui era cominciata la gara. Il Cagliari lotta, a inizio ripresa Julio Cesar salva due volte il risultato, poi i nerazzurri controllano

MILANO, 17 ottobre 2010 - Puoi permetterti otto infortunati, puoi permetterti di giocare stabilmente con due giovani quasi debuttanti sulle ali, puoi far recuperare con calma Zanetti e domare il Cagliari. Puoi permetterti quasi tutto, con un Samuel Eto'o così: il camerunese resta decisivo, infila la sesta rete in campionato e poi si permette anche il lusso di prendersi un riposo nella ripresa. Basta Samu, che risponde così ai cori razzisti, per riagganciare il Milan dei brasiliani e tornare temporaneamente in vetta a quota 14.


IL GOL VITTORIA E LA PARATE — Il lampo che decide la partita arriva al 39': palla che danza fra tre giocatori al limite dell'area, Samuel la controlla alla grande di destro, con un dribbling secco fa fuori Astori e poi praticamente da fermo, di sinistro, inventa un tiro secco dal limite che non dà scampo ad Agazzi. E' il minuto 39, e del resto Eto'o, dicono le statistiche, segna ogni 39', in questa stagione, quando gioca da centravanti. Resterà l'unica rete della partita, mentre l'altro protagonista sarà Julio Cesar: a inizio ripresa, quando il Cagliari ancora ha energie per crederci, il portiere risponde due volte in pochi secondi prima a Nené poi a Matri. La resistenza del Cagliari finirà lì.

DIFESA E ZOPPIE — L'Inter aveva cominciato nella metà campo avversaria, poi aveva subito la vena crescente del Cagliari. Trovato il gol, sigillatolo con le parate, si è praticamente limitata a controllare. Ritrovata la linea difensiva titolare, non si è concesso molto agli attaccanti avversari. Buona gara di Chivu, anche propositivo, mentre Maicon a tratti ricomincia a spingere come ai tempi di Mou. Coutinho prova dei dribbling, Biabiany prova delle volate, ma serve il solito Eto'o per fare male. Fra le note negative qualche giro a vuoto di Stankovic e i soliti problemi fisici. E se Biabiany esce per crampi, a preoccupare è Thiago Motta. Il brasiliano entra nella ripresa, fa l'esordio stagionale, ma dopo due minuti zoppica già . Benitez è pronto a cambiarlo, lui decide che vuole provare, alla fine chiuderà la partita. Ma qualcosa non va.


CAGLIARI, COSSU E PROTESTE — Il Cagliari ritrova Conti e Agostini, accolti da applausi alle prime palle toccate e come al solito parte molto accorta in difesa, con parecchi uomini dietro alla linea della palla. In difesa Astori è attento e puntuale, Pisano è bravo a sfruttare le lacune di Coutinho in fase difensiva, mentre Canini e spesso impreciso e sbaglia un paio di rinvii di troppo. A centrocampo Bisoli rinuncia a Lazzari, così tutte le azioni passano per i piedi di Cossu, piuttosto ispirato. E' lui a innescare Nené (che si conferma centravanti solido), mentre Matri si fa notareper alcuni episodi da moviola, reclamando in due occasioni per dei falli di mano in area (può starci quello di Samuel nella ripresa, forse al limite dell'area).

RAZZISMO — La gara era cominciata male, per tutti, con Tagliavento costretto a interrompere al 3' la gara per il ripetersi di cori razzisti ogni volta che Eto'o, Biabiany o Maicon toccano palla. L'arbitro fa pronunciare un annuncio all'altoparlante, minacciando di interrompere la sfida, le telecamere inquadrano Eto'o, perplesso. Poi si riparte e andrà meglio. Soprattutto per Eto'o.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
17/10/2010 17:39
 
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Felipe Melo su rigore
Ale aggancia Boniperti

I bianconeri all'Olimpico di Torino travolgono i giallorossi 4-0: segnano il centrocampista ex Liverpool, Felipe Melo su rigore, Quagliarella e Del Piero, che raggiunge a quota 178 reti in campionato, record del club, il monumento juventino

TORINO, 17 ottobre 2010 - La Juventus continua a crescere. Dopo i buoni pareggi esterni con Manchester City e Inter, arriva il 4-0 sul Lecce, travolto in una partita con un finale mai in discussione. Segnano Aquilani - prima nota lieta, il d.j. capace di dare il ritmo al centrocampo bianconero - Felipe Melo, la cui uscita dal campo è stata accompagnata da una standing ovation - Quagliarella, al terzo gol in campionato, e Del Piero, che raggiunge Boniperti come goleador bianconero in serie A. E poi Krasic è un uragano sulla destra, la difesa sembra aggiustata, dopo i guasti di inizio campionato, e l'attacco resta il migliore della serie A, con 15 reti in 7 uscite. Certo, Amauri anche stasera non la becca mai, e resta a secco in campionato. Ma Delneri non può avere tutto, tutto insieme. Intanto la Juve risale al 5° posto, la classifica torna ad avere una fisionomia passabile per le ambizioni della Vecchia Signora. Il Lecce ha subìto il rigore, più che dubbio, dello 0-2 nel suo momento migliore. Prima e dopo, una gara da cancellare, che pure aveva cominciato a pari punti con i prestigiosi avversari.


APRE AQUILANI — La Juve gioca con il solito 4-4-2, ma in versione riveduta e corretta. Più accorto: con Grygera, che non spinge, terzino destro, e Marchisio esterno sinistro con caratteristiche più di incursore che da esterno di ruolo. Il Lecce si schiera con un coraggioso 4-3-3. Forse troppo coraggioso, con Corvia centravanti, e Jeda e Olivera, opachi, ai lati. Spariglia schemi e moduli una prodezza di Aquilani, al primo gol per la Juve, con un bellissimo destro da fuori area, sulla sponda di Marchisio, dopo un liscio da pista da ballo di Grossmuller. Rete importante per l'ex Liverpool, a suo agio a centrocampo, investito del ruolo di dispensatore di qualità da Delneri, in un centrocampo altrimenti più da battaglia che da ricamo tecnico. Con Aquilani la Juve ha più tecnica e verticalizza meglio, ma soprattutto migliora in maniera esponenziale nel possesso palla.

LA JUVE DILAGA — Dopo un brivido. Corvia solo a centroarea, dimenticato da una retroguardia bianconera che si conferma in crescita, ma che qualche distrazione ancora se la concede, si fa ipnotizzare dall'ottimo Storari, che gli nega il pari. Poi la Juve dilaga, appunto. Merito di un rigore assegnato con manica larga dall'arbitro Grava, che premia la caduta in area di Krasic, che stramazza a terra sulla gamba allungata da Rispoli. Felipe Melo, in crescita, viene chissà perché, scelto per battere il rigore, che realizza con un mezzo "cucchiaio". Per il resto Krasic, in versione Superman - sulla fascia sembra volare -, fa quello che vuole compreso far trovare il 3-0 a Quagliarella, di testa a porta vuota. All'intervallo, sul 3-0, all'Olimpico di Torino scorrono già i titoli di coda di questa partita.


DEL PIERO FA LA STORIA — La ripresa ha poco da dire. C'è solo da registrare l'ennesimo record del solito, immenso, Del Piero. Che entra al 33' per Quagliarella e 4' dopo ha già gonfiato la rete. Con un bel sinistro, secco, sull'ennesimo suggerimento di Krasic. È un gol pesante, il suo primo in questo campionato. Ma soprattutto il 178° in serie A, quello con cui raggiunge in questa speciale classifica Boniperti. L'ennesimo record, lui che li detiene quasi tutti, in casa bianconera. Questa Juve, invece, i record li ha tutti da inseguire, e parte da lontano, ma la strada sembra quella giusta. Quella che punta alla vetta della classifica.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
17/10/2010 17:44
 
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Il Palermo è uno spettacolo
Bologna senza scampo: 4-1

La classe di Pastore illumina i rosanero, che non vincevano in casa da quasi sei mesi: l'argentino sblocca il risultato, poi Ilicic, Pinilla e Bacinovic completano la festa. Inutile il gol di Di Vaio per gli emiliani

PALERMO, 17 febbraio 2010 - C'è un giocatore, Javier Pastore, che fa uno sport diverso da tutti gli altri. E poi ci sono, appunto, tutti gli altri, tra cui il sempre più sorprendente Ilicic. I tifosi del Barbera hanno di che spellarsi le mani: il Palermo vola, regala un calcio spettacolare e ha pure iniziato a rendersi conto che vincere in casa non è proibito dal regolamento. Contro un Bologna frastornato, arriva il primo successo interno per i ragazzi terribili di Delio Rossi, che salgono verso la "zona Europa", in cui minacciano di rimanere a lungo.


PASTORE IMPRENDIBILE — Il primo tempo, illuminato dal sole autunnale di Sicilia, fa precipitare il Bologna in uno di quei film d'azione in cui i protagonisti vengono travolti da una scarica di colpi, non appena mettono il naso fuori dal nascondiglio. La prima annotazione di cronaca racconta di uno sganciamento offensivo di Portanova, culminato con un colpo di testa alto. Da lì fino all'intervallo c'è sempre e soltanto Palermo. E inizia il Pastore-show. Nel 4-3-2-1, il "flaco" dovrebbe partire di fianco a Ilicic e leggermente dietro la prima punta Pinilla: la realtà è che il cileno e lo sloveno cambiano spesso la posizione, mentre il 21enne prodigio di Cordoba è ovunque. Rossi gli mette alle spalle il regista Bacinovic e la coppia di mastini Nocerino-Migliaccio, lasciandolo libero di prendere palla e inventare. Così, nel primo quarto d'ora Pastore si dedica al suo passatempo preferito: accelerazioni brucianti e cavalcate fino all'area avversaria. E proprio quando pensi che gli manchi un filo di lucidità al momento di tirare, scocca un destro favoloso dai venti metri che si infila sotto l'incrocio dei pali. Potenza, precisione, classe: è il 17', Palermo-Bologna 1-0.

RIVELAZIONE ILICIC — Dicono che i gol degli attaccanti siano la prova del buon funzionamento di una squadra. Ilicic e Pinilla fanno del loro meglio per confermare la teoria. Il giovane sloveno ci prende gusto e il suo clamoroso avvio di campionato sta oscurando in un colpo solo la "Joya" Hernandez (oggi assente) e Maccarone (dentro nel finale). Miccoli può recuperare con calma, perché i missili dalla distanza di Ilicic non lo fanno rimpiangere: al 24', però, il suo tiro si trasforma nel 2-0 anche per un'incertezza di Viviano, che non legge bene la traiettoria centrale.

PINILLA. DI VAIO E BACINOVIC — E Pinilla? Il cileno si batte come un leone e chiude il conto proprio un attimo dopo il rientro dagli spogliatoi, incornando alla perfezione il cross di Balzaretti dalla fascia sinistra. Salta, così, il piano di rimonta di Malesani, che aveva mandato nella mischia Ekdal e Buscé al posto di Casarini e Gimenez per riequilibrare la squadra. L'ingresso di Meggiorini al posto di Rubin aiuta gli emiliani a trovare almeno il gol della bandiera, che però è tutto merito di Di Vaio, bravo a freddare Sirigu con l'esterno destro. Ma prima della fine è Bacinovic a completare la festa slovena con il destro del 4-1, nato da un lancio millimetrico di Nocerino. Gli ultimi minuti servono solo a prolungare la festa rosanero: Palermo che sale a quota 11 punti e rompe il digiuno casalingo (non vinceva al Barbera dallo scorso 24 aprile), Bologna fermo a 7.

Stefano Cantalupi

Fonte: gazzetta
17/10/2010 17:47
 
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Il Napoli ringrazia De Sanctis
Gomez salvagente del Catania

Finisce 1-1 al Massimino: i siciliani giocano meglio ma vanno sotto al 39' dopo un gran gol di Cavani, l'argentino nella ripresa ristabilisce la parità. Nel recupero Cavani fallisce un facile gol e Cannavaro viene espulso

CATANIA, 17 ottobre 2010 - Metti un Napoli ambizioso e in salute con un Catania solido che in casa fa paura a tutti. Il risultato è un 1-1 gradevole, a tratti spettacolare e tutto sommato equo. Il Catania ha giocato complessivamente meglio, fermato più volte da un grandissimo De Sanctis. Ma la palla della vittoria nel finale ce l'ha avuta Cavani. Lui di solito certi gol li segna, stavolta no. Quindi tutti a casa con un punto. E con le rispettive ambizioni intatte e addirittura consolidate.

INTENSITA' — Giampaolo, che senza Carboni e Ledesma è senza registi, adatta Delvecchio davanti alla difesa con Gomez a destra e Izco centrale accanto a Biagianti. Mazzarri punta su quella che si può definire la formazione tipo, con Lavezzi e Hamsik alle spalle di Cavani. La partita è molto intensa da subito: squadre corte, organizzate e pochi spazi. Mascara, largo a sinistra, mette in difficoltà Grava e costringe alla parata De Sanctis.

STOPPER E ATTACCANTE — Sul successivo corner il portiere del Napoli, non sempre sicuro in uscita ma strepitoso tra i pali, neutralizza il colpo di testa di Silvestre. Proprio l'argentino, migliore dei suoi, si conferma difensore pronto per una grande e anche pericoloso negli inserimenti su palla inattiva, come quando al 34' costringe De Sanctis a una parata molto complicata. Il Napoli nelle prime fasi ha il merito di resistere, ma il Catania gioca meglio.

UNA PALLA UN GOL — Ma Mazzarri davanti ha giocatori che ti fanno male alla prima occasione. Cavani è uno di questi. L'uruguaiano sfrutta un cross dalla sinistra di Lavezzi, controlla e batte di destro in diagonale Andujar. Nella circostanza grave l'errore di Capuano, che salta a vuoto e si conferma più bravo a offendere che a difendere.

GESTIONE — Si riparte senza cambi nella ripresa, ma presto Giampaolo toglie il fischiatissimo Delvecchio per Ricchiuti, con Biagianti che arretra davanti alla difesa. Spinge il Catania: De Sanctis è super sul colpo di testa di Spolli, ancora una volta da calcio d'angolo. Ma i siciliani spingono, soprattutto a sinistra: Ricchiuti crossa, Maxi Lopez non arriva di testa ma irrompe Gomez, fin lì non brillantissimo, che supera il portiere napoletano con un bel sinistro al volo. Pari strameritato. Il Catania continua a spingere, ma alla distanza viene meno la lucidità. Il Napoli invece non fa male. Tranne nel recupero, quando Cavani si ritrova sul sinistro la palla del 2-1. Sarebbe un gol facile per lui. Ma la palla va in curva. La partita si chiude con una brutta notizia per Mazzarri: Cannavaro viene espulso per un'entrata più scomposta che cattiva su Ricchiuti. E col Milan non ci sarà.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
17/10/2010 17:52
 
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Gioia Samp con Cassano
Fiorentina ultima da sola

I blucerchiati tornano al successo che mancava dalla prima di campionato. Viola in vantaggio in avvio con Marchionni. Nella ripresa la squadra di Di Carlo cresce e in due minuti pareggia con Ziegler e realizza il gol vittoria con FantAntonio

GENOVA, 17 ottobre 2010 - La vittoria che mancava dalla prima giornata di campionato arriva nel modo più sofferto per la Samp. La Fiorentina, che ora si trova desolatamente sola all'ultimo posto in classifica, arriva a Genova per fare una partita coraggiosa e sorprende la squadra di Di Carlo con un gol-lampo di Marchionni. Nella ripresa i blucerchiati crescono e in due minuti, con Ziegler e Cassano, ribaltano il risultato.


IN CAMPO — Di Carlo torna al 4-4-2: Gastaldello recupera, a centrocampo Tissone vince il ballottaggio con Poli, davanti gli intoccabili Cassano e Pazzini. Nella Fiorentina, priva dello squalificato Montolivo, Mihajlovic rivoluziona la difesa con Comotto a destra, Natali e Gamberini in mezzo, Gulan a sinistra; davanti Gilardino è supportato alle spalle da Ljajic.

PARTENZA RAZZO — La Fiorentina parte fortissimo e sorprende la Sampdoria: veloce nei fraseggi, rapida nell'esecuzione, la Viola schiaccia i blucerchiati con Vargas, che a sinistra fa quello che vuole, e Marchionni, che viene regolarmente "dimenticato" dalla difesa blucerchiata. Al 2' la Samp "buca" su un corner degli ospiti, Marchionni si ritrova tutto solo in mezzo all'area ma non trova l'attimo giusto per concludere. Passano 4 minuti e la Fiorentina passa: Vargas affonda sulla sinistra e mette in mezzo dove Marchionni anticipa Ziegler (alla centesima presenza in maglia blucerchiata) e di testa batte Curci. La Samp sbanda: al 9' Vargas batte un calcio di punizione, spedisce il pallone al centro dell'area dove Marchionni, ancora tutto solo, di testa mette a lato. La squadra di Di Carlo comincia a mettersi in moto al 14': Semioli si accentra e lascia a Cassano, il destro dell'attaccante è centrale e Frey para a terra. Ma è al 23' che il portiere francese si supera davvero: pallone al centro di Semioli, grande girata di testa di Pazzini e incredibile parata di Frey, che vola sulla destra a deviare la conclusione dell'attaccante. Cinque minuti dopo Mihajlovic perde una delle sue pedine più preziose, Vargas, che ha un problema muscolare e deve lasciare il posto a Pasqual. La Samp preme con una certa continuità, ma ogni volta che i viola si affacciano dalle parti di Curci creano pericoli: al 33' Comotto spedisce al centro dalla destra, Gilardino anticipa tutti di testa e prende in controtempo il portiere blucerchiato, ma ci pensa Lucchini a ribattere. Due minuti dopo Frey salva ancora la Fiorentina: bel triangolo Pazzini-Cassano, quest'ultimo solo davanti al portiere tenta il pallonetto, ma ancora una volta il francese ribatte con un gran riflesso.


UNO-DUE ZIEGLER-CASSANO — Nella ripresa la Samp torna in campo con una novità: Semioli è rimasto negli spogliatoi, al suo posto c'è Koman. E proprio l'ngherese al 7' ha una ghiotta occasione: Cassano lo pesca bene in profondità, Koman prova il destro e Frey ribatte. Nel frattempo Di Carlo perde Lucchini, che ha un problema al ginocchio: dentro Accardi. La Samp protesta, un po' troppo, al 15': Cassano mette al centro per Pazzini, trattenuto da Natali; per l'arbitro non c'è fallo, l'attaccante blucerchiato si infiamma e si prende un cartellino giallo che gli farà saltare Inter-Samp. Di Carlo calma i suoi, che continuano a premere: al 20' su un calcio d'angolo di Ziegler, Cassano sguscia in mezzo a tutti e di testa sfiora il palo. Mihajlovic perde un altro pezzo: Ljajic, toccato duro, viene sostituito da Cerci. I blucerchiati continuano a premere, Di Carlo manda in campo anche Marilungo (al posto di Tissone) per aumentare i terminali offensivi. I viola faticano, sembrano poter subire gol da un momento all'altro. E fra il 36' e il 37' ecco il ribaltone. Prima Ziegler su calcio di punizione fulmina Frey da oltre 30 metri. Neanche il tempo di digerire il pareggio che Cassano, un minuto dopo, riceve palla al limite dell'area, evita l'intervento dei due centrali e batte il portiere francese. La Fiorentina accusa il colpo e non ha più le forze per reagire.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
17/10/2010 17:56
 
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MODERATORE

SUPERSAGGIO
Cesena e Parma con la testa
Zaccardo risponde a Bogdani

Pareggio 1-1 nel derby emiliano-romagnolo. Apre l'albanese, replica il difensore. Risultato giusto, ma la classifica piange per le due squadre, specie per i gialloblù che restano penultimi

CESENA, 17 ottobre 2010 - Se la Fiorentina non si fosse suicidata, facendosi rimontare a Genoa, stasera il Parma sarebbe stato ultimo in classifica. Posizione immeritata per i gialloblù, specie nella versione vista a Cesena: bene nel primo tempo, un po' meno nella ripresa. Un pari giusto, firmato da due gol di testa, di Bogdani e Zaccardo.

BREAK BOGDANI — Un lampo per scuotersi: è quello che regala Emanuele Giaccherini al quarto d'ora. Fin lì predominio del Parma, ma al piccolo attaccante basta un retropassaggio sbagliato di Gobbi per svegliare i suoi e soprattutto Mirante. Il destro secco dal limite viene deviato in angolo dal portiere, e proprio dal corner, come per inerzia, svetta Bogdani, dimenticato da Paletta (che in compenso lo marcherà stretto, fin troppo, per il resto della partita). L'1-0 del Cesena fa sognare l'infreddolito popolo del Manuzzi, ma la gioia dura poco.

ANTONELLI INCONTENIBILE — Il Parma, in fondo, fin lì aveva fatto la partita. Dzemaili a dettar legge a centrocampo, Antonelli a martellare a sinistra; il 4-3-3 sulla carta di Marino è un 3-4-3 elastico, con Valiani finta punta e abile a rientrare in mezzo. Così il Cesena deve rincorrere, lasciando Bogdani isolatissimo davanti. Il vero buco (bianco)nero è Jimenez, all'esordio, troppo lento e farraginoso per reggere i ritmi degli avversari. La sua "latitanza" contagia anche le ali: Schelotto, ad esempio, arranca, perchè oltre alle fatiche dell'Under 21 deve aiutare spesso Ceccarelli in copertura.


PALOMBELLA — La coperta corta del Cesena, poi, si scopre per un caso fortuito come, in effetti, è il pareggio di Zaccardo. Su azione d'angolo crossa Valiani per il difensore che colpisce di testa a parabola; traiettoria beffarda che scavalca Antonioli e finisce nell'angolino. Pareggio giusto e a momenti arriva addirittura il 2-1 su iniziativa del solito Antonelli che mette al centro, ma né Bojinov né Marques ci arrivano a porta spalancata. Non è un caso che il Cesena soffra meno, ma già nella ripresa, quando entrano Caserta e Malonga per Schelotto e Jimenez.

VA BENE COSÌ — Nel complesso il pareggio è giusto. Le squadre, infatti, con l'andare del tempo esauriscono la benzina e sembrano accontentarsi. Le occasioni sono rare, estemporanee; ne ha una colossale Valiani su cross di un Marques che cresce nella ripresa. Ne ha due il Cesena, con Caserta e Giaccherini, nel finale. In una è bravo Mirante, nell'altra il n°23 bianconero sbaglia il tempo del tocco a porta vuota su cross ancora di Caserta. I padroni di casa chiudono meglio, mentre il Parma si affloscia un po'. Ultimo non lo è più, ma un gradino sopra la classifica langue comunque. Il Cesena, che non vince da un mese, mette in cascina fieno per la salvezza.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
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