Usa, approvata riforma sanitaria
Barack Obama: "E' un voto storico"
Giornata storica negli Usa. Con 60 voti a favore e 39 contrari il Senato degli Stati Uniti ha infatti approvato la riforma sanitaria voluta da Barack Obama che estende, tra l'altro, l'assistenza a oltre 30 milioni di americani finora privi di qualsiasi forma di copertura. Il provvedimento dovrà ora tornare a gennaio alla Camera per l'approvazione finale di un testo condiviso. Obama: "E' un voto storico".
"Con il passaggio delle leggi di riforma sia alla Camera che al Senato siamo finalmente vicini a porre in atto la promessa di una riforma della sanità reale e significativa che darà ulteriore sicurezza e stabilità al popolo americano", ha detto il presidente americano commentando il voto nella State Dining Room della Casa Bianca, al suo fianco il vice presidente Joe Biden.
Per Obama "queste non sono piccole riforme. Sono grandi riforme. Se approvata, questa sarà la riforma sociale più importante dai tempi della Social Security negli anni Trenta e la più importante riforma del settore sanitario da quando negli anni sessanta è stata istituita Medicare, la mutua per gli anziani".
Il presidente Obama, dunque, è riuscito a mantenere la promessa. La riforma era il punto più importante della sua agenda legislativa per il suo primo anno alla Casa Bianca. "Abbiamo atteso per molto tempo questo momento - ha esclamato il senatore Max Baucus dopo il voto procedurale -. Adesso è venuto il momento di passare questa storica legislazione".
Tecnicamente la riforma sanitaria taglierà il filo di lana solo tra qualche settimana quando Camera e Senato, dopo avere unificato i due testi approvati (la Camera il mese scorso e il Senato ora), torneranno a votare il testo finale per poi inviarlo alla firma del presidente Barack Obama. Ma la vera battaglia politica si è chiusa oggi con il voto del Senato che consente al presidente Obama di partire serenamente per le sue vacanze natalizie alle Hawaii. Per decenni una lunga serie di inquilini della Casa Bianca aveva cercato di spingere la riforma della assistenza sanitaria (una necessità che nessuno ha mai messo in dubbio) attraverso le acque insidiose del Congresso. Ogni volta il tentativo era naufragato.
Ci aveva provato anche Bill Clinton affidando la difficile impresa alla first lady Hillary, che aveva consultato per mesi esperti per mettere a punto uno splendido progetto che era stato platealmente ignorato dal Congresso, umiliando la povera Hillary e facendo fremere di rabbia Bill. Obama ha fatto tesoro della lezione limitandosi stavolta ad enunciare i principi di base della riforma ma lasciando al Congresso, in particolare ai leader democratici della Camera e del Senato, il compito di fare il lavoro di bassa cucina, mettendo a punto dopo accese battaglie con i repubblicani i dettagli della legislazione.
Durante l'estate il dibattito era degenerato, con i repubblicani in cattedra per dimostrare che la riforma sarebbe stata la fonte di ogni male (dall'affossamento del bilancio federale alla eutanasia degli anziani di famiglia), i democratici sulla difensiva e il presidente Obama insolitamente silenzioso. Un errore, da parte della Casa Bianca, che Obama ha cercato di rimediare a partire da settembre impegnandosi in prima persona, tornando in assetto da campagna elettorale, per dimostrare agli americani la importanza della riforma ed i suoi vantaggi per tutti.
Ma oltre a convincere gli americani, la Casa Bianca ha dovuto convincere anche i parlamentari moderati del partito democratico che sono riusciti ad ottenere, in cambio del loro prezioso sostegno, ingenti contropartite economiche a beneficio degli stati che rappresentano al Congresso. Adesso i repubblicani, esaurite le armi per bloccare il passaggio della riforma, sperano di poter usare la legge a loro beneficio nella campagna elettorale delle elezioni di midterm del 2010 additando agli americani gli aspetti negativi della riforma e incitando gli elettori a farla pagare ai parlamentari democratici che l'hanno sostenuta.
Fonte:
tgcom