VENEZIA (6 marzo) - Quando l'hanno vista gli archeologi hanno sgranato gli occhi: una donna "vampiro". È questa l'ultima grande scoperta del gruppo di studiosi guidati da Matteo Borrini, dell'Università di Firenze, nell'isola del Lazzaretto Nuovo. L'équipe ha trovato i resti, risalenti al medioevo, di una donna uccisa come, secondo le credenze dell'epoca, si faceva con i vampiri. Il teschio della donna appare infatti "impalato" con un piccolo mattone in bocca, secondo le usanze indotte dalle superstizioni dell'epoca, il Medioevo, cui risale il teschio.
Gli studiosi stavano compiendo delle ricerche nell'isola del Lazzaretto Nuovo, un'area di grande interesse storico nella Laguna Nord di Venezia presso S. Erasmo, che deve il suo nome al fatto che nel 1468 con decreto del Senato della Serenissima vi fu istituito un Lazzaretto con compiti di prevenzione dei contagi. È detto "Novo" per distinguerlo dall'altro già esistente vicino al Lido, dove invece erano ricoverati i casi manifesti di peste.
Medioevo, il mito della donna vampiro. Quando la peste dilagava, ha spiegato l'esperto al meeting della American Academy of Forensic Sciences tenutosi a Denver, Colorado, "dilagava" anche la credenza che gli untori fossero donne vampiro. L'idea delle vampire veniva probabilmente dal fatto che spesso chi moriva di peste emetteva un rivolo di sangue dalla bocca, come i vampiri appunto. Inoltre secondo la leggenda le vampire "non-morte", sepolte a fianco dei cadaveri degli appestati, si nutrivano del sangue di questi ultimi per poi riuscire fuori dalla tomba e contagiare altre persone.
Per scongiurare il contagio coloro che erano addetti alla sepoltura dei cadaveri degli appestati inserivano quindi un mattone nella bocca delle sospette donne vampire per impedire loro di mangiare. Ed è esattamente così che è stata ritrovata la vampira italiana, con un mattone in bocca che le ha frantumato tutti i denti.
FONTE
IL MATTINO