Ottima prestazione dei gialloblu che battono 2-1 la squadra di Zeman. Tutto nella ripresa: in gol Baronio e Tiribocchi, inutile la rete di Vucinic.
VERONA, 2 ottobre 2004 - A tutto pressing il Chievo frena la marcia del Lecce confermandosi outsider di lusso della serie A e anzi provvisoriamente seconda forza insieme al Cagliari dietro alla Juve. I gialloblu vincono 2-1 grazie a una punizione-gol di Baronio al 3' della ripresa e un tiro ravvicinato di Tiribocchi al 34', ma, soprattutto, al termine di una prestazione a tutto campo contro un avversario tonico nei primi 45 minuti, ma indubbiamente sorpreso dal gioco veloce e pratico dei veronesi. Inutile il capolavoro di Vucinic nel recupero, a conferma della bravura del serbo-montenegrino.
COSI' IN CAMPO - Se Zdenek Zeman conferma il suo gruppo vincente, Mario Beretta è costretto a modificare l'attacco: Amauri al posto di Pellissier che si accomoda in tribuna per un leggero infortunio.
LA GARA - Chievo e Lecce si equivalgono. Giocano un bel calcio, ma finiscono per annullarsi. Il Lecce parte bene, ma i gialloblu prendono subito le misure. Straordinario questo Chievo che non cambia mai il modo di stare in campo. Al punto che l'intercambiabilità della rosa, quasi un Subbuteo in formato gigante, adesso è allargata anche all'allenatore. Tra il gioco di Beretta e quello di Del Neri che differenza c'è? Forse ora il Chievo è più cinico. Più squadra, insomma. Esibizioni spumeggianti da una parte e dall'altra, quindi, ma anche molti errori. Il Chievo brilla sulle fasce, il Lecce agisce più centralmente, coprendosi bene in difesa, una conferma che anche un offensivista come Zeman si è adeguato al calcio italiano. Alla fine del primo tempo si contano solo un'occasione a testa: Baronio con un tiro dalla distanza, Bojinov che obbliga Marchegiani alla respinta, su Bjelanovic, pescato però in fuorigioco. Servirebbe un gol per sbloccare tutti; un ingrediente che darebbe un po' di pepe in più alla sfida.
Rete che arriva dopo tre minuti della ripresa. Segna Baronio con una punizione potente; Sicignano non può nulla con la barriera che si apre. Come si diceva il gol trasforma la gara. Ma ne trae giovamento solo il Chievo che con Cossato obbliga Sicignano al miracolo, poco prima dell'ingresso di un attaccante centrale: il ricamatore Vucinic al posto di Bojinov, forse in non perfette condizioni, comunque mai incisivo come è accaduto nelle prime quattro giornate. Il Lecce stenta a decollare. Non sembra vero. Le rotelline non funzionano bene, merito di un Chievo perfetto soprattutto a centrocampo, dove Baronio giganteggia. Aggiungi un Cossato in palla e il cerchio è chiuso. Zeman toglie anche Bjelanovic per Eremenko: attacco ridisegnato.
Ma è sempre il Chievo a dettare legge con azioni ficcanti e avvolgenti, sempre innescate dai corridoi. Amauri lascia a Tiribocchi; non cambia nulla: solo un'arma in più per i clivensi. Letale, anzi, perché suo è il 2-0 dopo una mischia confusa. Poi, in pieno recupero, la perla di Vucinic. Niente più. Zeman mastica amaro. Avrebbe preferito una sigaretta. Ma il tempo per rimediare c'è.