Nel posticipo dell'ottava giornata gol di Del Piero nel primo tempo e raddoppio di Zalayeta nella ripresa. Ora i giallorossi sono a -13. Espulso Emerson.
TORINO, 28 ottobre 2004 - Non sono quattro (come quelli di Totti nell'ultima sfida all'Olimpico, a febbraio scorso), sono la metà ma fanno malissimo perché rischiano di far fuori la Roma dal giro scudetto dopo appena 8 giornate. A Capello i conti tornano: mandare i giallorossi a -13 potrebbe essere una mazzata psicologica pesantissima, ragionava ieri. Ci è riuscito, e in una volta ha ripreso le distanze dal Milan (-5) e dall'Inter soprattutto (-10).
E' il 2-0 di Del Piero, la conferma che serviva dopo la tendinite e i due gol più assist con il Siena. E della staffetta d'oro con Zalayeta, la pantera che entra sempre con con il piede giusto. La vittoria di Buffon, il vero fuoriclasse della Juve come diceva ieri Nedved, che salva almeno due volte su Montella. E della difesa che rischia di perdere Zebina (per problemi muscolari), ma anche questa volta non subisce gol. Guidata dai ritrovati "ragazzini" Thuram e Cannavaro, è tornata regina del campionato. E i meriti sono di Capello. Fondamentale l'apporto di Emerson al centro, affiancato questa sera da Appiah (il "peggiore" dei bianconeri, Blasi non è neanche in panchina), uomo d'ordine. Prezioso. Insostituibile sinora: il rosso (per doppia trattenuta su Cassano e doppio giallo) è l'unica nota stonata per la serata della Juve, ma gli consentirà di rifiatare un po'.
Era l'esame più difficile, il primo della stagione in campionato, pieno di trappole anche sole psicologiche. Ritrovarsi, Capello e la Roma, Totti ed Emerson, Zebina e gli altri, dopo tutto quello che si è detto e si è fatto in estate, non era facile. Invece è andata benissimo, oltre le aspettative, e i meriti sono dei protagonisti. Del capitano della Roma che contrastato da Emerson si alza e gli dà la mano, di Cassano che chiuso da Zebina risponde con un buffetto e un sorriso, di Cassano ancora nel sottopassaggio alla fine del primo tempo si cambia la maglia con il Puma, della panchina della Roma che gli offre una borraccia d'acqua. Cose belle.
In campo la Juve parte sorniona, sembra voler vedere cosa si è inventato Del Neri che tormentato dagli infortuni (perde anche Dacourt), ridisegna i suoi in un 3-4-2-1 con il trio Dellas-Ferrari Mexes per la prima volta assieme in campo, con Cufré e Sartor pronti a tornare e Aquilani inedito regista in mezzo. Sotto la pioggia di Torino, il ritmo è basso. Il trio delle meraviglie Totti-Cassano e Montella (il più in palla dei tre) gioca bene palla a terra, fa tanto movimento, ma sbaglia puntualmente l'ultimo passaggio e cade nella trappola del fuorigioco piazzata dalla difesa alta della Juve. Passano i minuti, Nedved piazzato al centro torna a sinistra per il ponderato ed equilibrato 4-4-2, e Zambrotta conquista metri sulla sua sinistra, cross dopo cross, arriva dove vuole, a Ibrahimovic che gira per Camoranesi, palla all'indietro per Del Piero che con un destro secco nell'angolo batte Zotti (al 31' pt). La Juve non è ancora brillante, bella, ma concreta, cinica e organizzata sì. Non concede nulla e trasforma un tiro in tre punti. Bene così.
Del Neri riprende fiato, torna alla difesa a quattro e cerca spinta con Mancini per Sartor. Capello è costretto a rispondere con Pessotto per l'infortunato Zebina, ma vince con Zalayeta per Del Piero. Ora la Juve gioca soprattutto sulla destra, con Camoranesi. Mentre la difesa della Roma si addormenta. E' sbilanciata la squadra di Del Neri, dietro sembra pasticciona e fragile, a centrocampo manca Emerson. Totti (che al Delle Alpi non ha mai avuto fortuna) e Cassano non sono quelli veri. Il raddoppio arriva dopo 29', Ibrahimovic (che in un'altra occasione segna di testa, superando Zotti ma era partito in fuorigioco), difende bene il pallone e serve Zalayeta, Cufrè gli toglie palla, ma Ferrari gliela restituisce: zampata in rete. Trezeguet può guardare la spalla operata e star tranquillo, i suoi gli daranno tutto il tempo necessario per rientrare. La vetta è blindata.