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Bianconeri a punteggio pieno grazie al 3-0 inflitto alla Sampdoria a Marassi. Attacco protagonista: apre Del Piero su rigore, poi reti di Ibrahimovic e Trezeguet.

GENOVA, 22 settembre 2004 - Tris e vetta. Del Piero più Ibrahimovic più Trezeguet: parlano lingue diverse, ma con i piedi fanno esattamente la stessa cosa, gol. E' tre a zero al Marassi, nella terza giornata di campionato, primo turno infrasettimanale della serie A. Dopo
Brescia e Atalanta, la Juve al galoppo stende una Samp infuriata e mantiene la testa della classifica.

Sarà uno di quei contatti che rivedremo per tutta la settimana: era rigore o no il fallo di Falcone su Emerson al 17' del primo tempo? Sembra più evidente quello di Sacchetti su Cannavaro, non punito da Dondarini. Di certo è gol, anche bello, il primo in questo campionato il destro dal dischetto di Del Piero al 18'. Il raddoppio è dello svedese, che entra un tempo dopo per Ale, e infila di piatto su assist di Nedved. Chiude Trezeguet, quello che quando gioca segna sempre: uno al Brescia, due all'Atalanta, uno oggi ai blucerchiati. Alla Samp - ancora a zero punti - resta solo la rabbia per le decisioni dell'arbitro Dondarini.

Per Capello sono solo conferme. Siamo solo all'inizio, va bene, ma questa Juve continua a far gol e non incassarne. I nuovi punti fermi sono già ben chiari: la difesa e il centrocampo. E lì che sta la mano del tecnico: Thuram e Cannavaro centrali ritrovati in tutti i sensi, Zebina e Zambrotta terzini bravi a chiudere e preziosi quando si propongono. E il centrocampo, dove poi si gioca la partita, con Blasi ed Emerson che hanno grinta e piedi migliori di quelli di Edusei (al debutto) e Palombo comunque generosi e combattivi. Molte più luci e meno ombre per Camoranesi: quando decide di puntarne uno, Castellini nell'occasione, lo fa senza fatica, ma deve averne voglia. Nedved, invece, dall'altra parte, a sinistra, dove Novellino inverte Zenoni e Kutuzov di continuo: tagli preziosi, tiri e assist. Come sempre e nonostante il ginocchio. Poco preciso, ancora troppo lento, ma perfetto dal dischetto il capitano Del Piero, titolare dopo il riposo con l'Atalanta. Capello lo invita al pressing, a spingere, ma per lui lo fa Trezeguet che davanti ad Antonioli si vede poco (quando c'è però sono gol), ma è utile qualche metro più indietro, là dove due anni fa di questi tempi lo accusavano di non esserci mai.

La Samp schierata da Novellino nel classico 4-4-2 ha gli uomini contati (per gli infortuni di Doni e Pisano e le squalifiche di Bettarini, Volpi e Carrozzieri), ma lo spirito giusto, aggressiva, lascia fare la partita alla Juve ma pressa e riparte subito veloce, sulle fasce e con i lanci lunghi. E' una bestia ferita con tutte le motivazioni del caso e le buone intenzioni, attenta in difesa (meglio Sacchetti e Pavan di Falcone e Castellini), combattiva a centrocampo, ma è poco concreta davanti a Buffon. Si sente troppo l'assenza di Volpi e le due idee. Si batte Flachi, ha trent'anni come Del Piero, molta più fame e benzina nelle gambe, ma meno fortuna (si mette pure Bazzani - involontariamente naturalmente - a respingere un suo tiro). La bestia ferita diventa arrabbiata dal 18' in poi, dal rigore cioè e vantaggio della Juve. Nervi tesi (sin troppo) che incattiviscono la partita e che si traducono in agonismo da premiare, ma sterile davanti a una Juve che ora controlla facile.

La Samp ha il merito di non arrendersi, Novellino le prova tutte: e nella ripresa inserisce Rossini (per il buon Kutuzov) che va accanto a Bazzani e Flachi. Così tiene il ritmo alto e costringe la Juve a giocare. Ma se questa Juve gioca, segna. Anche perché nel frattempo Capello tira fuori Del Piero (al 18' s.t.) per Ibrahimovic e stravince con la staffetta d'oro. Al 24' Camoranesi dà palla a Nedved che in uno dei suoi giri davanti all'area, questa volta è a destra, e serve perfettamente Ibra lo svedese per il piatto che realizza il secondo gol in questo campionato. La Samp protesta anche qui, per un fuorigioco di Trezeguet che non c'è. La gara potrebbe essere finita, ma non qui.

La storia è uguale: la Juve segna ancora. Compatta, cinica, concentrata, orgogliosa e prepotente fa il tris sugli sviluppi di un corner con un tiro al volo di Trezeguet. E' sulla buona strada, Dondarini a parte. La Samp recrimina per un fallo di Cannavaro su Pagano al 42'. L'arbitro assegna il rigore, il guardalinee lo corregge: solo angolo. Non le resta altro che la consolazione di averci provato sempre, sino all'ultimo respiro, con tanta grinta ma poca precisione: basterà? Si riparte da zero.
[SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]
24/09/2004 20:28
 
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Sampdoria - Juventus 3 - 0 ???? Sei impazzito ;-)
25/09/2004 14:55
 
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Re:

Scritto da: Dog80 24/09/2004 20.28
Sampdoria - Juventus 3 - 0 ???? Sei impazzito ;-)


SCUSATE... ho sbagliato!!!

SAMPDORIA - JUVENTUS 0-3
25/09/2004 17:39
 
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26/09/2004 03:50
 
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Non c'è storia tra la partita Juventus-Palermo che finisce ingiustamente sul 1-1. Primo goal di Zaccardi che prende il posto di Toni nel colpo di testa, mentre nel secondondo tempo stupido pareggio juventino con un arbitro e un guardalinee che fanno finta di non vedere un grossolano fuorigioco, mentre lo fischiano nelle azioni palermitane quando non c'è. INCREDIBILE CAPITA SOLO ALLE PICCOLE SQUADRE, CHISSA' PERCHE'... COME NON SI SA LO STRANO RIFIUTO DI TONI ALLA PARTITA... Cmq nemmeno i 5minuti che l'arbitro regala al tiro a segno juventino faranno cambiare il destino che vuole crearsi la fantastica squadra palermitana dove conferma che "se manca Toni il Palermo c'è lo stesso"


JUVENTUS 10 PUNTI
PALERMO 6 PUNTI
26/09/2004 12:47
 
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La capolista non va oltre il pari con i siciliani che passano in vantaggio con Zaccardo al 17' pt. Ibrahimovic li riacciuffa al 9' della ripresa: 1-1.

TORINO, 25 settembre 2004 - Ora sì che è solo fughina o fughetta. Anzi, domani Lazio e Messina possono fare il colpaccio e prendersi la vetta. Nel secondo anticipo della quarta giornata, dopo quattro vittorie (Champions compresa) la Juve frena, inciampa nel Palermo, incassa il primo gol della stagione, rimonta ma non si schioda dal pareggio. Stop, di qui non si passa: ce l'hanno scritto in fronte i boys rosa di Guidolin. Non sono più una sorpresa, per gioco, risultati e personalità. Restano imbattuti dopo quattro giornate, ma dove aver già affrontato (in trasferta) due grandi, due che puntano allo scudetto: Inter e Juve.

Uno a uno a San Siro, uno a uno a Torino. Meno spettacolare del primo, il secondo nasce comunque sulla falsariga di quello: perché Guidolin - e non sbaglia - riparte esattamente da lì, dal centrocampo lungo di quantità e qualità che ha messo in difficoltà Mancini, con Grosso e Raimondi larghi e bravi a fare l'elastico, a coprire e allungare la difesa quando la Juve attacca e buttarsi in avanti quando il Palermo recupera palla. Tatticamente perfetti per un tempo, attenti in difesa, i siciliani chiudono gli spazi, pressano e ripartono in contropiede. La Juve è quella che ha battuto facile la Samp, con l'unica eccezione di Ibrahimovic per Trezeguet, per la legge del turnover che - ora siamo certi - Capello ha emanato esclusivamente per l'attacco. Solo che Nedved zoppica dopo una manciata di minuti, manda sopra la traversa la prima palla buona della serata (una delle poche che fornisce Camoranesi dalla destra), si innervosisce, lascia la sinistra a Del Piero per piazzarsi dietro a Ibrahimovic, ma fatica a ritrovarsi. Non è quello di Genova - dicevamo - Camoranesi che conferma l'antico difetto, con la continuità ha litigato: spegne la luce e sulla destra non salta mai l'uomo. Così la Juve gioca solo a sinistra, con l'infaticabile Zambrotta. E finalmente un discreto Del Piero, almeno nelle intenzioni: il capitano costruisce un paio di occasione buone, ma non sa sfruttarle.
Anche nella serata migliore, Capello lo sostituisce al primo della ripresa, e sono sei su sei ora. Non ne ha mai finita una il capitano: dai preliminari di Champions con il Djurgarden ad oggi. E una, quella con l'Atalanta, l'ha proprio saltata. "Mi serviva un uomo in area" si giustificherà alla fine il tecnico. Capirà Ale? Sul campo, intanto, anzi dopo appena 17 minuti di buona copertura, Zaccardo porta in vantaggio i suoi: punizione dalla destra di Corini, l'ex, palla tagliata in area, Blasi dorme, da dietro spunta Zaccardo che infila Buffon sul secondo palo: è una doccia gelata, l'imbattibilità va a farsi benedire. La strada si fa in salita, gli spazi scarseggiano: fasce bloccate, raddoppi puntuali. Il Palermo è galvanizzato e più sereno, per la Juve una fatica. Gira gira ma non sfonda. Mentre il Palermo tiene il campo con personalità e ci prova ancora con qualche inserimento di Bonera, le idee di Zauli per Mutarelli. Ti viene da pensare: ci fosse Toni (fermato da un'elongazione del muscolo) qui sarebbero già due a zero... Ma Toni non c'è, c'è Farias che Cannavaro e Thuram gestiscono senza problemi.
Si va alla ripresa, ancor meno bella, con la Juve che cresce - deve - e pareggia. E il Palermo che si limita a controllare. Il gol che salva un punto e la fughina è di Ibrahimovic: al 9' della ripresa, cross di Zebina dalla destra con Trezeguet in fuorigioco (non segnalato), il francese di testa, Guardalben allontana d'istinto, lo svedese si avventa, palla sul portiere e in rete, la terza in questo campionato. Questa volta la staffetta funziona a metà, perché Trezeguet non segna, ma fa segnare. Però a Genova aveva segnato anche Del Piero... Riesce la rimonta, emozione nuova in questo campionato bianconero, ma la Juve paga la cavalcata delle ultime due settimane, è stanca: gioca al vorrei ma non riesco. Guidolin si difende con Conteh per Raimondi con Zaccardo che va a fare l'esterno di destra. Conteh entra subito in partita, ma deve uscirne prestissimo (dopo 14') per problemi muscolari: entra Terlizzi, tatticamente non cambia nulla. Trema anche Capello quando Trezeguet salta male e cade tenendosi la spalla, quella dell'anno scorso. Rientra l'allarme, ma sopraggiunge la stanchezza (comprensibile visto che hanno giocato tutti mercoledì) e non cambi il risultato. Nonostante le forze fresche e a centrocampo: Blasi per Appiah, Olivera per Camoranesi. Brienza centrocampista-attaccante per Farias la mossa finale di Guidolin. Ma nonostante i 5' di recupero, la fuga della Juve è già diventata ufficialmente fughina, il Palermo ha in tasca un altro punto d'oro.
[SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812]
26/09/2004 15:08
 
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Quarta giornata (26/9/2004; 6/2/2005):

Bologna-Roma 3-1
Fiorentina-Sampdoria 0-2
Inter-Parma 2-2
Juventus-Palermo 1-1
Lazio-Milan 1-2
Lecce-Cagliari 3-1
Livorno-Atalanta 1-1
Messina-Chievo 0-0
Siena-Reggina 0-0
Udinese-Brescia 1-2

[Modificato da frixforzajuve 27/09/2004 15.27]

03/10/2004 10:41
 
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Quinta giornata (3/10/2004; 13/2/2005):

Atalanta-Lazio 1-1
Cagliari-Brescia 2-1
Chievo-Lecce 2-1
Messina-Siena 4-1
Milan-Reggina 3-1
Palermo-Bologna 1-0
Parma-Fiorentina 0-0
Roma-Inter
Sampdoria-Livorno 2-0
Udinese-Juventus 0-1

[Modificato da frixforzajuve 03/10/2004 17.06]

03/10/2004 10:45
 
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Ottima prestazione dei gialloblu che battono 2-1 la squadra di Zeman. Tutto nella ripresa: in gol Baronio e Tiribocchi, inutile la rete di Vucinic. [SM=g27812]

VERONA, 2 ottobre 2004 - A tutto pressing il Chievo frena la marcia del Lecce confermandosi outsider di lusso della serie A e anzi provvisoriamente seconda forza insieme al Cagliari dietro alla Juve. I gialloblu vincono 2-1 grazie a una punizione-gol di Baronio al 3' della ripresa e un tiro ravvicinato di Tiribocchi al 34', ma, soprattutto, al termine di una prestazione a tutto campo contro un avversario tonico nei primi 45 minuti, ma indubbiamente sorpreso dal gioco veloce e pratico dei veronesi. Inutile il capolavoro di Vucinic nel recupero, a conferma della bravura del serbo-montenegrino.
COSI' IN CAMPO - Se Zdenek Zeman conferma il suo gruppo vincente, Mario Beretta è costretto a modificare l'attacco: Amauri al posto di Pellissier che si accomoda in tribuna per un leggero infortunio.
LA GARA - Chievo e Lecce si equivalgono. Giocano un bel calcio, ma finiscono per annullarsi. Il Lecce parte bene, ma i gialloblu prendono subito le misure. Straordinario questo Chievo che non cambia mai il modo di stare in campo. Al punto che l'intercambiabilità della rosa, quasi un Subbuteo in formato gigante, adesso è allargata anche all'allenatore. Tra il gioco di Beretta e quello di Del Neri che differenza c'è? Forse ora il Chievo è più cinico. Più squadra, insomma. Esibizioni spumeggianti da una parte e dall'altra, quindi, ma anche molti errori. Il Chievo brilla sulle fasce, il Lecce agisce più centralmente, coprendosi bene in difesa, una conferma che anche un offensivista come Zeman si è adeguato al calcio italiano. Alla fine del primo tempo si contano solo un'occasione a testa: Baronio con un tiro dalla distanza, Bojinov che obbliga Marchegiani alla respinta, su Bjelanovic, pescato però in fuorigioco. Servirebbe un gol per sbloccare tutti; un ingrediente che darebbe un po' di pepe in più alla sfida.
Rete che arriva dopo tre minuti della ripresa. Segna Baronio con una punizione potente; Sicignano non può nulla con la barriera che si apre. Come si diceva il gol trasforma la gara. Ma ne trae giovamento solo il Chievo che con Cossato obbliga Sicignano al miracolo, poco prima dell'ingresso di un attaccante centrale: il ricamatore Vucinic al posto di Bojinov, forse in non perfette condizioni, comunque mai incisivo come è accaduto nelle prime quattro giornate. Il Lecce stenta a decollare. Non sembra vero. Le rotelline non funzionano bene, merito di un Chievo perfetto soprattutto a centrocampo, dove Baronio giganteggia. Aggiungi un Cossato in palla e il cerchio è chiuso. Zeman toglie anche Bjelanovic per Eremenko: attacco ridisegnato.
Ma è sempre il Chievo a dettare legge con azioni ficcanti e avvolgenti, sempre innescate dai corridoi. Amauri lascia a Tiribocchi; non cambia nulla: solo un'arma in più per i clivensi. Letale, anzi, perché suo è il 2-0 dopo una mischia confusa. Poi, in pieno recupero, la perla di Vucinic. Niente più. Zeman mastica amaro. Avrebbe preferito una sigaretta. Ma il tempo per rimediare c'è.
[SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=x322210] [SM=x322210] [SM=x322210]
03/10/2004 17:49
 
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I bianconeri battono 1-0 l'Udinese e restano in testa: decide Zalayeta che entra nella ripresa per Trezeguet (infortunio alla spalla, sembra grave). Palo di Zebina.

UDINE, 3 ottobre 2004 - La Juve fa tredici. Con il minimo sforzo anche dal Friuli Capello porta a casa il massimo, una rete da tre punti con allungo in classifica. Uno a zero sull'Udinese. Ma pochi sorrisi: escono ammaccati Nedved e Trezeguet, e il francese caduto male un'altra volta sulla spalla, rischia uno stop lungo, forse un intervento.
La quinta giornata conferma comunque che il tour de force (campionato e Champions) l'ha debilitata (gira lenta per un tempo), ma mai distratta dall'obiettivo. La Juve è cinica e concreta. Il punto di forza è ancora la difesa, ottima. L'ordine è di Emerson. Le idee di Nedved, che zoppica ma tira e tira. Il gol di Zalayeta, dunque della panchina, anche questa volta. La pantera, mai presa in considerazione prima di oggi (prima cioé dello stop ordinato dallo staff di Agricola al capitano Del Piero), al ballo delle punte aveva messo piede solo nel finale con l'Atalanta per sette minuti (quattro di recupero). Al Friuli, lo stadio maledetto di Ale, il silenzioso Zalayeta entra dal 1' della ripresa per Trezeguet: quindici minuti di buon movimento e al sedicesimo, l'incornata vincente, in anticipo su Kroldrup che spiazza l'ottimo De Sanctis.
Basta questo alla Juve per spazzare via la rabbia dell'Udinese e i sogni di riscatto dopo le polemiche con il Brescia e la fresca eliminazione dalla Uefa. Ma non è solo questo la Juventus di Capello. Unita, solida, compatta. Patisce un po' l'avvio acceso dei padroni di casa, ispirati da un buon Muari quinto a centrocampo per Pizarro (che resta ai box per i problemi muscolari) e prezioso dalla sinistra per Iaquinta, volenteroso ma impreciso e sempre anticipato da un perfetto Thuram. Poi prende in mano la partita, tattica e brutta, non alza il ritmo ma fa bene possesso palla. La luce la accende Nedved, che zoppica zoppica, ma tira sempre. Parte come al solito da sinistra, ma finisce anche questa volta per spostarsi dietro le punte Ibrahimovic e Trezeguet: obbligate dalla tendinopatia achillea di Del Piero ma ancora lontane da quello che si dice feeling. Lo svedese con il pallone tra i piedi è terribile, ha giocate da classe, ma si piace ancora troppo e non piace per una testata a Cribari. Il francese si vede poco e soprattutto cade male: l'infortunio alla spalla preoccupa Capello "sembra un colpo non recuperabile nell'immediato" dice in tv. Negli spogliatoi gira voce che questa volta non è escluso l'intervento. Per quella spalla David è stato fuori mesi interi l'anno scorso, la prima botta l'aveva presa con il Palermo, ha sterro i denti con
Serve Zalayeta, e lui, il ragazzo che non protesta mai, si fa trovare pronto. Entra e segna. Ora - nella ripresa - è tutta la Juve ad alzare il ritmo, trova spinta con Olivera (che entra per Nedved dopo l'ennesima botta), spinge poco ma quando lo fa fa male, Zambrotta. Dall'altra parte Camoranesi colleziona angoli. Ibra nel finale si esalta, Zebina colpisce il palo. Alla fine il premio di miglior in campo è di De Sanctis, il migliore degli uomini di Spalletti. Partiti bene, dicevamo, con quel centrocampo lungo che fa buon pressing, ma quasi invisibili sulle fasce con Alberto e Felipe e poco pochissimo precisi davanti alla porta. Non si trovano quasi mai Iaquinta e Di Natale, soprattutto non bastano davanti ai centrali della Juve e al solito Buffon, che quando serve (poche volte) c'è sempre.
Così diventa vana anche la mossa tridente che Spalletti prova un minuto dopo il gol di Zalayeta: entra Di Michele. Poi Iaquinta lascia il posto a Fava. Se la gioca con il 3-4-3 Spalletti, inserisce Pieri per Alberto, lo piazza a sinistra, poi lo sposta a destra (per Mauri) ma resta a mani vuote anche questa volta. La sua squadra è prevedibile sui cross lunghi, più pericolosa palla a terra, ma mai davanti a Buffon. attenta tatticamente per più di un tempo, poi si allunga e cede partita pallino e risultato alla Juve. Il minimo con il massimo. La vetta è al sicuro. Trezeguet no. E diventa il pensiero più importante.
[SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]
20/10/2004 20:11
 
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Sesta giornata (17/10/2004; 20/2/2005):

Bologna-Atalanta 2-1
Brescia-Parma 3-1
Cagliari-Milan 0-1
Fiorentina-Siena 0-0
Inter-Udinese 3-1
Juventus-Messina 2-1
Lazio-Chievo 0-1
Lecce-Palermo 2-0
Livorno-Roma 0-2
Reggina-Sampdoria 0-1
24/10/2004 17:34
 
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Settima giornata (24/10/2004; 27/2/2005):

Atalanta-Cagliari 2-2
Chievo-Reggina 0-0
Livorno-Bologna 1-0
Messina-Lecce 1-4
Milan-Inter 0-0
Parma-Lazio 3-1
Roma-Palermo 1-1
Sampdoria-Brescia 0-1
Siena-Juventus 0-3
Udinese-Fiorentina 2-2

[Modificato da frixforzajuve 27/10/2004 16.19]

24/10/2004 20:39
 
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Vola la squadra di Zeman: gol e spettacolo nell'isola. Doppietta di Bjelanovic e gol di Vucinic e Dalla Bona, accorcia Di Napoli ma non basta.

MESSINA, 24 ottobre 2004 - Che bella gioventù. Gol, gol e ancora gol. Ne fa quattro, ne sfiora altrettanti, gliene annullano uno (a Babù per fallo di Bojinov), più una traversa piena di Eremenko. Era e resta l'attacco migliore della serie A, il Lecce diventa la regina del calcio del Sud. Aspettando il derby milanese di questa sera, l'allegra brigata di Zeman è seconda in classifica dietro la Juve (e mercoledì aspetta in casa l'Inter). Una bestia nerissima per i siciliani di Messina che non perdevano in casa da 42 gare, proprio da un Messina-Lecce 0-2 di Chevanton e Giacomazzi (28 settembre 2002). Finisce 4-1 al San Filippo. La partita è bella, veloce, aperta. I leccesi strepitosi, nella forma, nelle intenzioni e nel risultato. Co rrono e pressano per 90', nonostante faccia un caldo estivo. E quando vedono la porta, tutte le volte che vedono la porta, tirano e molte volte segnano: e non importa chi giochi. L'ex Zeman resta impassibile in panchina, non è uno che lascia spazio alle emozioni, ma anche se lo ammetterà a fatica - come è nel suo personaggio - sarà contento, soddisfatto, orgoglioso. Questa banda di ragazzotti recita a memoria il suo credo, calcio all'attacco e spettacolo. E se poi tra i migliori (sono tutti bravi per la verità), c'è anche un difensore (Stovini), Zdenek il boemo non ha davvero nulla da chiedere di più se non continuare a sognare, volando con i... piedi per terra.
E il Messina? Alla fine la punzione è severissima, anche troppo. Ma il calcio è così e con questi ragazzini al primo errore paghi. Zeman vince la partita con una mossa tattica a cui Mutti non trova risposta: Babù largo a destra nel tridente dove a sorpresa non c'è Bojinov (il capocannoniere con 4 gol). Il piccolo gigante nero praticamente annulla Parisi, lo costringe a fare il difensore, negandogli la sua specialità, le discese che hanno conquistato anche Lippi (dovrebbe convocarlo per la prossima amichevole con la Finlandia). Babù più Cassetti, per il futuro azzurro sono micidiali. Poi tanto pressing, buoni raddoppi, una difesa attenta, alta, puntuale nel far scattare il fuorigioco (Zampagna ci casca almeno quattro volte e in tre occasioni i centimetri sono abbondanti), un centrocampo ordinato e di qualità (brilla Ledesma, su quale il Barcellona ha già fatto un pensierino), e un attacco strepitoso. Cinico concreto tanto da sfiorare (simpaticamente si intende) l'irriverenza. Al primo tentativo, il primo gol: dopo appena cinque minuti e dopo una partenza sfavillante dell'avversario. Taglio di Cassetti e tiro, respinta di Storari e zampata di Vucinic. Non si può "toppare" con questa banda del gol: la difesa di Mutti (dove non c'è Fusco) lo fa spesso. I terzini spingono poco, i centrali (Conte e Rezaei) dormono troppo. E il Lecce raddoppia, facile con Babù per Bjelanovic che tra tre avversari di destro infila ancora. Il Messina fa un buon possesso palla, ben messo in campo, ma sbaglia sempre l'ultimo passaggio. Anche il gol di Di Napoli (dove c'è tra l'altro l'ombra del fuorigioco di Sullo sul passaggio di Donati) è solo un'illusione. Perché neanche un minuto dopo, su un cross dalla bandierina Bjelanovic salta, Rezaei no e arriva il tre a uno.

Giampà corre generosamente sulla destra ma è impreciso al cross, sino a quando però non scivola su un cartellone pubblicitario e se ne va in ambulanza in ospedale per un taglio molto profondo sulla coscia sinistra. Entra Iliev, si mette in mostra. Poi Mutti cerca spinta anche dall'altra parte con Yanagisawa per Sullo. L'ultima mossa è Amoruso per Zampagna, lontano da quello che ha infilato e fatto tentennare la Juve. Ma il Messina continua a fare possesso palla sterile e a collezionare angoli che non sfrutta. Il Lecce invece pressa, riparte in contropiede e fa impazzire Storari. Vucinic si mangia il poker, Zeman non perdona: fuori per Eremenko che colpisce la traversa piena. Poi benzina nuova, ancora in attacco: esce Bjelanovic, entra Bojinov: dribbling micidiale ma fallo su Parisi, Babù segna, l'arbitro dice no. Giacomazzi prende una botta, esce per Paci con Cassetti che avanza. Molti altri colleghi riprenderebbero fiato, gestirebbero il vantaggio. Il Lecce no, il Lecce attacca e segna ancora: rasoterra di Babù dalla sinistra e sinistro potente e angolato di Dalla Bona al 44'. Altrimenti che banda del gol sarebbe...
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27/10/2004 14:26
 
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speriamo ke l'Inter questa sera riesca a vincere
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