00 02/09/2004 15:50
Ieri sera, passerella per Tom Hanks e moglie, arrivati con un'ora di ritardo per colpa di qualche squilibrato, che, con una telefonata anonima avvertiva che era stata messa una bomba........stasera tocca a John Travolta.......un po' ingrassato ma cmq ottimo interprete di films "impegnati".....

Da Repubblica on line

Grande interpretazione dell'attore al fianco di Scarlett Johansson
in "A love song for Bobby Long" del debuttante Shainee Gabel
Travolta sognatore alcolista
mostra la sua classe
di ROBERTO NEPOTI



Travolta e Johansson nel film

VENEZIA - Presentato in una sezione parallela a quella ufficiale, "Orizzonti", A Love Song for Bobby Long potrebbe ripetere il piccolo miracolo di cui, l'anno scorso, fu protagonista "Lost in Translation": film col quale condivide la protagonista femminile, Scarlett Johansson, già celebrata interprete di "La ragazza con l'orecchino di perla", impegnata in questi giorni al Lido anche nelle vesti di giovanissima giurata del concorso Venezia '61.

Nel film Scarlett, che nella realtà sta per compiere vent'anni, ne dichiara diciotto e interpreta Purslane Hominy Will, detta Pursy, un'adolescente solitaria e triste di ritorno a New Orleans, dove è cresciuta, dopo la morte della madre. Quando cerca di prendere possesso della casa materna, Pursy la trova occupata da una strana coppia: Bobby Long (John Travolta) ex-professore di letteratura dedito all'alcol e alle citazioni colte, e Lawson Pines, suo antico assistente nonché (improduttivo) biografo del maestro. Malgrado le riluttanze di Pursy, la strana coppia diventa uno strano trio.

Durante la convivenza forzata, tra un litigio e un'aggressione reciproca, viene fuori un passato sepolto nel profondo, che rivela quanto siano stretti i rapporti tra le vite di tutti i personaggi. A Love Song for Bobby Long non possiede la compattezza del film di Sofia Coppola; però è baciato da un tocco di grazia e di sensibilità (che soltanto verso il finale scivola nella "sensiblerie" strappalacrime) e disegna bei caratteri sullo sfondo di una New Orleans circondata da un'aura di poetico squallore.

I due professori si sfidano a un gioco di memoria, recitando passi di Dylan Thomas e Charles Bukowski; ma il clima ricorda più da vicino il teatro di Thomas Inge o di Tennessee Williams. Quella che il film racconta (come avviene in altri di questa Mostra, a cominciare dalla "Terra dell'abbondanza" di Wenders) è una storia di formazione filtrata dal punto di vista di una donna alle soglie della vita. Diversamente dalla piccola Scarlett, non si ringiovanisce affatto Travolta: che per interpretare un sognatore fallito e falsamente trucido esibisce capelli bianchi, pancia prominente e passo stanco (gli anni dichiarati nel film sono quarantanove, ma portati malissimo).

Palesemente innamorato della parte, l'attore offre una performance d'alta classe, tutta sofferenza nascosta e senso di perdita, che conferma in modo inequivocabile la sua versatilità. Dopo l'idolo delle piste da ballo della "Febbre del sabato sera" e il filosofeggiante gangster di "Pulp Fiction", il film dell'esordiente Shainee Gabel potrebbe rappresentare per lui una "terza giovinezza" artistica, molto più stimolante e degna del suo talento di quando fa il gangster nei blockbuster plurimiliardari.








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