00 31/03/2011 00:59
Napolitano: "In Italia guerriglia continua
In politica basta tensioni, creano sfiducia"

Il capo dello Stato a New York: "Il più grande problema della politica italiana è l'iper-partigianeria che rende impossibile il dialogo e il confronto, determina una delegittimazione reciproca dei competitori politici. Tutta questa polemica rischia di generare distacco dalle istituzioni", aggiunge "Giusto l'intervento in Libia, non capisco la scelta della Germania".

ROMA - "Il vero problema dell'Italia è l'attitudine della politica a dividersi". Giorgio Napolitano, durante il dibattito annuale alla facoltà di legge della New York university, torna sulla situazione politica del nostro Paese. Sottolineandone il continuo clima di scontro. "Non è un momento facile per l'Italia e per il lavoro di un presidente della Repubblica. Io non faccio commenti su nessuna personalità politica italiana. Parlo più in generale e dico che il più grande problema della politica italiana è l'iper-partigianeria che produce una guerrigia quotidiana, rende impossibile il dialogo e il confronto, determina una delegittimzione reciproca dei competitori politici. Una situazione in cui nessuno ascolta l'altro crea un rischio di gravi divisioni e di forte indebolimento del Paese".

"Il funzionamento della democrazia - continua il capo dello Stato - richiede un governo forte e stabile, ma anche una opposizione forte. Io non ci posso fare nulla se a volte l'opposizione non è abbastanza forte".

In mezzo a questa confusione il Quirinale si muove "sottolineando tutto ciò che unisce l'Italia, e non la divide". E magari ogni tanto si nota che "c'è qualche risultato". "Il mio", dice ancora Napolitano, citando Benjamin Constant, "è un potere neutro che viene esercitato allo scopo di garantire la Costituzione e l'equilibrio tra i poteri". Ecco perchè, quando la Costituzione lo richiede, qualche decreto non prende la via della Gazzetta Ufficiale, ma riprende quella di Palazzo Chigi.

Certo bisogna considerare che "il Presidente del Consiglio rappresenta la maggioranza parlamentare" e ci sono pertanto casi in cui "non si può obiettare più di tanto". Quanto alla nomina dei ministri, Napolitano riferisce che al premier si può "dare qualche consiglio, ma se lui insiste non si può far altro che dirgli 'la responsabilita' è tua".

Tensione tra le istituzioni. Da Giorgio Napolitano arriva un nuovo invito a "rimuovere tensioni anche istituzionali che finirebbero per alimentare nell'opinione pubblica e specialmente tra i giovani motivi di disorientamento e sfiducia che è indispensabile scongiurare", proprio sul delicatissimo terreno della giustizia.

Libia. "Certamente il fatto che i principali paesi membri dell'UE si siano divisi sull'intervento militare in Libia è un fatto molto negativo" dice Napolitano a proposito degli sbarchi a Lampedusa. Definendo "un errore" la rinuncia dell'Europa a dotarsi di un dispositivo militare proprio. " La riprova si ha ora in Libia dove ogni Stato europeo interviene con le propie forze militari spendendo molto di più di quanto spenderebbe se ci fosse a forza militare eruropea integrata. "Il problema è la riluttanza dei Governi europei ad accettare una politica integrata sull'immigrazione e ad applicare provvedimenti già decisi", mentre servirebbe una legislazione organica e non 27 differenti.

Il presidente della Repubblica critica, inoltre, la scelta "neutralista" della Germania, dicendo di non capire la decisione della cancelliera Angela Merkel di non partecipare all'intervento militare in Libia: "Scelte come queste non dovrebbero essere influenzate dal fatto che si deve votare nel proprio paese. I leader politici non dovrebbero inseguire i sondaggi, ma guidare i cittadini. Chi per paura di perdere le elezioni rinuncia a scelte come questa, non si rivela un vero leader".

"Per troppi paesi europei, forse per tutti - aggiunge il presidente - l'Unione è solo un caprio espiatorio. Per i problemi che non sanno risolvere i singoli paesi accusano l'Europa". Oggi, spiega "il progetto europeo è meno popolare che agli inizi. Bisogna far ripartire l'integrazione perchè senza un'Europa veramente unita il nostro futuro sarebbe peggiore".

Fonte: Repubblica