00 07/02/2011 14:34
Il pareggio sul FEDERALISMO municipale non smussa nemmeno l'atteggiamento della Lega Nord nei confronti del Governo e della maggioranza parlamentare che doveva garantire i voti necessari al provvedimento. Sicuramente questo atteggiamento della Lega ha sorpreso molti, soprattutto in riferimento alla sua base e infatti i TG non ha riservato spazi particolari all'evento.
Conseguenza automatica è il rinvio delle possibili elezioni anticipate.

Su Repubblica, Massimo Giannini parla di una "Lega democristiana", cioè tattica e politicante.
"Come i deprecati partiti della Prima Repubblica. DC in testa. È, peraltro, vero che la Lega riproduce fedelmente la geografia elettorale della DC delle origini. Forte nelle province periferiche del Nord. Soprattutto in Lombardia e Veneto. D'altronde, nel 1982, Antonio Bisaglia, allora leader influente della DC, in una intervista affermò che: "il Veneto sarebbe maturo per uno Stato federalista, ma questo Stato, centralista e burocratico, alla mia regione l'autonomia non la concederà mai"."

Penso che questo concetto faccia subito saltare all'occhio la similitudine con l'odierna Lega Nord. Insomma un linguaggio del tutto leghista prima che la Lega apparisse sullo scacchiere politico italiano. E tra l'altro con una missione molto simile "la rivendicazione nei confronti di Roma, il centro dello Stato centrale e del centralismo statale. E, parallelamente, la protesta contro il Sud assistito".

Il Federalismo è la bandiera che riassume tutte queste rivendicazioni e in campagna elettorale potrebbe funzionare contro coloro che hanno impedito la sua realizzazione, Berlusconi compreso, colui che non ha mantenuto le promesse.

La Lega elettoralmente funzionava come minaccia per contrastare il "centralismo" dello Stato e per ottenere risorse. Per pesare di più, non per andarsene. Una Lega "esclusa" dai centri del potere, ininfluente, dal punto di vista politico, diventa "inutile".
Oggi è l'epoca di un'ulteriore ondata elettorale (2008 8% - 2009 10,2% - 2010 conquista due regioni). "È il partito che governa nel Nord e in Italia. Il sindacalista della "questione settentrionale". Buona parte dei suoi successi dipendono da ciò. Il mito padano, la minaccia secessionista non vanno sottovalutati. Perché alimentano, a loro volta, divisione sociale, antagonismo verso lo Stato nazionale e le istituzioni. Ma la Lega li usa, anzitutto e soprattutto, a fini simbolici, per generare identità e appartenenza presso i militanti e la base del partito. Come il "federalismo", considerato una panacea nel Nord, ma un rischio nelle altre zone del Paese."

Solo il 20% dei cittadini delle regioni "padane" considera utile dividere il Nord dal Sud, ma sale al 37% fra i leghisti. Due terzi dei quali, dunque, rifiutano questa idea. L'80% degli elettori leghisti considerano l'Unità d'Italia un fatto positivo.

Allora chi rappresenta oggi la Lega: "Più della Secessione, è il partito della Sicurezza (come difesa dalla criminalità e dall'immigrazione). Ciò che le ha permesso di sconfinare nelle regioni rosse.

La Lega: riesce a presentarsi come opposizione "nel" governo. Restando al governo. A gridare contro Roma. Con i piedi ben piantati a Roma. È una Lega nazionale, a cui la Padania va stretta, anche se la invoca. E difende Berlusconi, nonostante tutto, perché, al di là dei proclami, teme la secessione.
"

I voti dal Nord ma l'anima è quella dei partiti della prima repubblica.