00 02/02/2011 17:32
Google accusa Microsoft
"Bing usa le nostre ricerche"

Polemica tra le due aziende sul funzionamento del motore di ricerca di Redmond. "Copia i nostri risultati e li indicizza come suoi", dice Big G. La replica: "Utilizzamo molti input per raffinare i nostri algoritmi"
di TIZIANO TONIUTTI

ROMA - E' bastato un refuso intenzionale inserito su Bing, il motore di ricerca di Microsoft. Una parola scritta male che però restituiva i risultati corretti da Google, nelle pagine di risposta del motore dell'azienda di Windows. E gli ingegneri di Google si sono insospettiti. "Come è possibile che Bing fino a qualche giorno fa non avesse risultati per questa parola, scritta in modo sbagliato, e dopo qualche giorno alla stessa richiesta rispondesse con risultati giusti basati sulla parola corretta?". La risposta che si sono dati a Google non lascia spazio a dubbi: Microsoft utilizza i dati delle nostre ricerche e li inserisce nel suo motore attraverso Internet Explorer e la "Bing Toolbar", la barra opzionale di Bing che può essere installata come estensione del browser.

L'accusa: "Imitazioni". Non ci va leggero Amid Singhal, ingegnere di Google: "Microsoft sta realizzando un'imitazione a basso costo del nostro motore", dichiara. In un post sul blog ufficiale 1 di Big G, Singhal arriva a dire: "Investiamo molto nella qualità delle nostre tecnologie di ricerca e ci piacerebbe competere con algoritmi sviluppati da altri che siano innovativi, e non con risultati riciclati dal nostro motore". Nella polemica interviene anche Matt Cutts, responsabile della qualità di Google, che definisce la vicenda "folle". In sostanza, attraverso Internet Explorer e la toolbar di Bing, Microsoft raccoglierebbe i risultati di ricerca restituiti da Google, per poi indicizzarli dentro Bing. Nei test di Google, sono state inserite nel motore chiavi di ricerca con parole inventate che restituivano risultati e non il classico "non è stato trovato nulla". E a Mountain View hanno notato che dopo un periodo di un paio di settimane, i risultati falsati apparivano anche su Bing. Big G definisce questo tipo di comportamento con la parola "copiare". Ma Microsoft naturalmente non è d'accordo.

La replica di Redmond. "Bing attinge da oltre mille fonti, e utilizza l'input fornito dai suoi utenti per migliorare la sua funzionalità". Così risponde Harry Shrum, vicepresidente di Bing. "Utilizzare dati che gli utenti decidono spontaneamente di condividere non è copiare, ma una pratica che permette all'applicazione di restituire risultati più precisi". Shrum di fatto non nega che Explorer e la toolbar di Bing siano in grado di catturare i risultati di Google e inviarli al motore di Microsoft. Ma sposta il cuore della questione sulla condivisibilità delle informazioni sul web. "Se gli utenti vogliono condividere i dati, per quale motivo non dovrebbero?", è la risposta di Microsoft. Una replica che probabilmente aprirà la strada a molte nuove domande, forse anche fuori dai blog e dentro le aule di tribunale.

(02 febbraio 2011)
Repubblica.it


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