00 29/10/2010 14:52
Prodi: "Bersani candidato premier
ma se serve si può anche cambiare"

Così risponde a Vespa nel libro "Il cuore e la spada".
"Se spuntasse qualcuno con maggiori probabilità di vittoria...".
"Le divisioni del Pd hanno tenuto in piedi un governo moribondo".
"Per me nessun ritorno in campo, il mio Ulivo era un'altra cosa"



ROMA - Bersani va bene. Ma "se ci fosse una personalità con più chance di vittoria", il segretario del Pd potrebbe non essere il candidato premier del centrosinistra. Romano Prodi, solitamente restio ad aprire bocca sulla situazione politica italiana, affida il suo pensiero all'ultimo libro di Bruno Vespa. Lui che ha battuto due volte Berlusconi, ragiona sulla questione (tormentata) della leadership del centrosinistra: "Quando un partito si chiede come conquistare il governo la prima persona a cui pensa è il segretario. Ma se ci fosse qualcun altro con maggiori possibilità, allora si può cambiare. Prendiamo la Francia. Martine Aubry è diventata segretario del partito socialista. Ma è possibile che Dominique Strauss-Kahn abbia maggiori probabilità di battere Nicolas Sarkozy. Il segretario, insomma, deve mettere insieme il suo ruolo e la possibilità di vincere. Bersani lo può fare".

In effetti sull'attuale segretario democratico il giudizio è positivo. "Negli ultimi tempi -prosegue il professore - è andato molto meglio. Per troppo tempo ha però dovuto accettare che non ci fosse nel partito nessuna disciplina. Se non hai disciplina, non hai nemmeno forza. E lo dico per esperienza".

Prodi segnala, poi, il paradosso di un governo "litigioso" che ovunque avrebbe fatto la fortuna dell'opposizione. Ovunque ma non in Italia: "Le vicende faticose della formazione del Pd e la sua difficoltà a trovare coesione hanno fatto camminare per mesi e mesi un moribondo come questo governo".

Quanto alle prospettive del centrosinistra, Prodi boccia l'attuale legge elettorale ("è un pasticcio"). "E' difficile mettere insieme culture coerenti che abbiano possibilità di governare a lungo. La mia linea resta comunque quella della necessità di mettere insieme tutte le forze riformiste del Paese. Altrimenti non si risolvono i problemi italiani e, inoltre, si perde" .

Ha senso, quindi, parlare di Nuovo Ulivo come fa Bersani?. Prodi è cauto. "Se metti la parola nuovo ha senso tutto. Il mio era un progetto molto preciso. Cambiare l'Italia mettendo insieme le quattro tradizioni politiche del Paese: cattolicesimo democratico, socialismo, liberalismo, ambientalismo. Fine della lotta secolare tra guelfi e ghibellini. Cattolici presenti nell'uno e nell'altro schieramento con la Chiesa forte nei principi ma fuori dalle battaglie quotidiane". Un disegno che per due volte ha avuto il sopravvento sul "sogno" berlusconiano. Ma che è caduto in entrambe le occasioni. "Con questo disegno ho vinto due volte. L'elettorato perciò l'ha capito, ma non i protagonisti, non i Poteri Forti. Eppure quel disegno è ancora caro agli italiani". Impensabile, però, pensare ad una replica: Le strutture politiche sono ormai molto diverse. E perchè se vinci per due volte e per due volte non riesci a portarlo a termine diventa più difficile presentarlo agli elettori".

Qualsiasi sia il futuro, Prodi non ne farà parte. Nessun nuovo esecutivo con a capo il propfessore: "Per due ragioni: la prima, non c'è una situazione politica adatta, la seconda, mi sono dedicato alla mia riacculturazione, mi sto divertendo e mi piace moltissimo quello che faccio. E poi non è vero che non c'è due senza tre". Pressioni? "Uno ha sempre degli amici che magari gli dicono una bugia...".

Fonte: Repubblica