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C' era una volta il bel "Danubio blu"

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    binariomorto
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    00 08/10/2010 14:37
    Fanghi chimici fuoriescono da una fabbrica
    Morte quattro persone. Ci sono dispersi

    La rottura di una chiusa ha causato la fuoriuscita di prodotti chimici che hanno raggiunto le case di Kolontar. Più di 120 persone hanno fatto ricorso a cure mediche per le ferite riportate

    BUDAPEST - Almeno quattro persone sono morte - tra loro due bambine di uno e tre anni - dopo rottura di una chiusa che conteneva residui chimici per la lavorazione di alluminio a Kolontar, un villaggio dell'Ungheria occidentale. L'ha reso noto oggi il sindaco Karoly Tily. Tutte e quattro le vittime erano abitanti del villaggio. I servizi d'emergenza stanno cercando altre sette persone che risultano disperse. Circa 120 i feriti, alcuni dei quali versano in gravi condizioni. È stato dichiarato lo stato d'emergenza in tre contee - Veszprem, Gyor-Moson-Sopron e Vas.

    Ieri sera i fanghi di lavorazione di un impianto d'alluminio che si trova ad Ajka, a 165 chilometri a ovest di Budapest, hanno invaso l'area del villaggio. I residui chimici sono arrivati a 230 case. La protezione civile ha lavorato tutta la notte e per tutta la giornata per cercare di neutralizzare con gesso il fango alcalino. In molte zone del villaggio non funzionano gas ed elettricità e l'acqua potabile viene fornita attraverso camion cisterne provenienti da Budapest. E si teme che i fanghi possano essere arrivati al fiume Marcal.

    Il governo ungherese, però, si dice fiducioso che il fango tossico fuoriuscito da una fabbrica di alluminio non arrivi fino al Danubio. "Vi sono buone probabilità" di evitare che il fango tossico arrivi al fiume più lungo d'Europa, ha detto il premier Viktor Orban, secondo il quale non risulta il rischio di radiazioni nell'area interessata dalla catastrofe ambientale. Il ministro dell'Interno, Sandor Pinter, ha aggiunto che la fuoriuscita di liquame finora non ha interessato le riserve di acqua potabile. Quanto alle responsabilità del disastro, per ora non risultano cause naturali e le autorità non escludono si sia trattato di un errore umano.

    Il fango rosso è un residuo tossico che deriva dalla produzione d'alluminio, composto da elementi nocivi, come il piombo, e altamente corrosivo. La fabbrica appartiene alla Società ungherese di produzione e commercio di alluminio (Matk).

    Disastro ecologico. L'inondazione di fango rosso tossico è una ''catastrofe ecologica'', ha dichiarato il segretario di Stato del ministero dell'Ambiente Zoltan Illes. ''La sostanza continua a fuoriuscire dal serbatoio - ha aggiunto - minacciando non solo gli abitanti di Devecser, Kolontar e Somlovasarhely, ma anche la fauna e la flora nel raggio di 42 chilometri''. Finora circa un milione metri cubi di fango è fuoruscito dal deposito. Illes ha fatto sospendere la produzione dello stabilimento della società Mal, gestore del deposito, per sospette irregolarità. Il materiale contenuto nel deposito era troppo.

    Un'inchiesta giudiziaria chiarirà le eventuali responsabilità nel disastro di Ajka, ha annunciato il sottosegretario all'ambiente, Zoltan Illes. Tutte le spese di riparazione e risarcimento saranno a carico dell'azienda, proprietaria del deposito. Sul luogo del disastro sono giunti il ministro dell'interno Sandor Pinter, il capo della protezione civile Gyoergy Bakondi e il sottosegretario dell'ambiente Illes.

    Sono circa 390 le persone che sono al momento senza casa. La bonifica della zona sarà lunga, ma questa è ancora la fase dei primi soccorsi. Il proprietario della riserva, la società Mal, ha comunicato che nell'invaso rimane ancora il 96-98 per cento dei fanghi tossici e sono in corso riparazioni per evitare ulteriori fuoriuscite.

    Fonte: Repubblica


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    binariomorto
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    00 08/10/2010 14:37
    Danubio, pesci uccisi dai fanghi tossici
    "A rischio l'ecosistema dell'Europa"

    L'onda nociva che ha provocato quattro morti in Ungheria avrebbe contaminato il più grande fiume dell'Unione. Si temono ripercussioni dalla Serbia fino alla Romania e al Mar Nero. Ma la protezione civile di Budapest smentisce

    BUDAPEST - Allarme rosso per l'ecosistema dell'Europa. L'onda del fango tossico sprigionata ad Ajka, in Ungheria, dai depositi di residui di una fabbrica di alluminio, ha raggiunto il Danubio. Da oggi pomeriggio i primi pesci morti, uccisi dalle sostanze altamente velenose del fango rosso, sono stati visti anche sul fiume storico della Memoria d'Europa. "E' il più grave disastro ambientale che abbia mai colpito il nostro paese", ha detto il giovane, popolare premier nazionalconservatore Viktor Orban, visitando le zone colpite per prime dall'onda del fango rosso. "E' la più seria catastrofe ecologica in Europa negli ultimi vent'anni", gli ha fatto èco Greenpeace.

    Dalle prime ore del mattino, sono arrivati allarmi. L'autorità ungherese per il controllo delle acque segnalava che la marea del fango rosso, esondata lunedì a causa degli argini rotti dei depositi della Mal, una grossa azienda produttrice di alluminio, correva veloce dai fiumi Marcal e Raba, dove si era riversata, verso il Danubio. Invano, mobilitando tutte le risorse, i mezzi e gli uomini a disposizione, esercito e protezione civile magiari hanno tentato di frenarla. Prima il fango rosso ha ucciso ogni forma di vita nel piccolo fiume Marcal, poi migliaia e migliaia di pesci morti sono affiorati a galla nelle acque dellaRaba, affluente diretto del Danubio. Nel pomeriggio poi le prime conferme del peggio: con un tasso alcalino record, quindi con estrema tossicità, l'onda rossa è arrivata attraverso la Raba nel corso del Grande Danubio.

    Un intero ecosistema è a rischio. L'inquinamento marcia veloce sulle acque del Danubio, può investire la capitale ungherese Budapest, quella serba Belgrado, e altre città in tutta la regione tra il Mitteleuropa cui l'Ungheria appartiene e i Balcani, fino al delta del Danubio in Romania. Il premier Orban si tiene in contatto costante con la Commisione europea a Bruxelles e con i governi dei paesi vicini, dove venendo dall'Ungheria il Danubio scorre. Serbia, Croazia, Romania hanno creato cellule di crisi e monitorano di continuano il livello di tossicità delle acque del Danubio. Le autorità ungheresi continuano a tentare il possibile e l'impossibile: gettano nelle acque inquinate sostanze acide e gesso per moderare e diluire il pericolosissimo, letale eccesso di tasso alcalino dei fiumi.

    La tragedia era cominciata lunedì quando un argine di un deposito-serbatoio di fango rosso, cioè dei residui-detriti della fabbricazione di alluminio, era crollato ad Ajka. Una marea di fango rosso aveva investito e in parte sommerso sette comuni, ucciso almeno 4 persone. I dispersi sono tra 7 e 11, i feriti 150 di cui alcuni molto gravi a causa di ustioni e intossicazioni. Il dramma staacquistando di ora in ora dimensioni europee. A Bruxelles, la Commissione europea ha promesso ogni aiuto all'Ungheria e agli altri paesi coinvolti, se lo chiederanno. Orban ha detto che l'Ungheria vuole provare a farcela da sola, e ha promesso tolleranza zero verso i responsabili dell'azienda produttrice d'alluminio, dai cui depositi è arrivata l'onda della morte. Intanto i costi di un eventuale risanamento della zona occidentale dell'Ungheria (40 km quadrati) contaminata dal fango rosso si preannunciano di ora in ora più astronomici. Occorrerà asportare in profondità tutto il terreno, evacuarlo chi sa dove, sostituirlo con terreno non contaminato. Orban ha intanto annunciato l'evacuazione duratura delle sette cittadine semisommerse dall'onda e inquinate senza speranza.

    Fonte: Repubblica