L'Inter non muore mai
In 10 rimonta la Lazio: 2-1
I nerazzurri, sotto dopo il rigore di Zarate e con un uomo in meno (rosso a Julio Cesar) risalgono con Sneijder ed Eto'o. Nella ripresa espulso anche Mauri. Leonardo approfitta del crollo del Napoli e torna secondo
MILANO, 23 aprile 2011 - Come dice Mou, questa Inter avrà anche bisogno di interventi per tornare la schiacciasassi dell'anno scorso. Ma non nello spirito. Nella voglia di lottare. Che resta quella della solita, pazza Inter. Quella del triplete insomma. La vittoria (2-1) in rimonta sulla Lazio dice moltissimo di questa squadra. Sfibrata dopo una stagione infinita. Penalizzata ancora dagli infortuni (Stankovic) e costretta a giocare in 10 contro una Lazio caldissima e a caccia della Champions. In molti avrebbero mollato. Non i nerazzurri. Che approfittano anche di una Lazio poco cinica per blindare la Champions senza i preliminari e sopravanzare un Napoli che pare in debito di ossigeno. Dopo la vittoria del Milan a Brescia, parlare di scudetto è più che utopia. Se i nerazzurri non vinceranno sabato a Cesena, i rossoneri potranno festeggiare lo scudetto domenica 1 maggio battendo un Bologna già in vacanza. Ma se la stagione si chiudesse col secondo posto e la Coppa Italia il bilancio non sarebbe poi malvagio.
SCELTE — Leonardo decide che l'anticamera di Milito è finita e lo schiera accanto a Eto'o, in una formazione molto vicina a quella che i giornali disegnavano la scorsa estate. Anche se un eccelso Nagatomo scalza Chivu e agisce a sinistra. Reja, che ha finalmente trovato un punto di incontro con Zarate, mette l'argentino prima punta, sostenuto alle spalle da Mauri, Hernanes e Floccari. Inizialmente Bresciano affianca Ledesma in mezzo: Brocchi non sta ancora benissimo.
APPROCCIO — Parte meglio la Lazio, messa bene in campo da Reja. Manovra semplice, cambi di gioco. E uno Zarate devastante. Maurito, più vicino alla porta e libero di svariare, salta chiunque provi a fermarlo e stuzzica Julio Cesar dopo 5'. L'Inter, con un Milito che è ancora un ranocchio più che un Principe, sembra più farraginosa. Evidente però il proposito di evitare di allungarsi, come troppo spesso è successo nelle ultime prestazioni, anche per un evidente deficit fisico.
MAZZATA — La Lazio passa, con merito, al 25'. Zarate va via sul filo del fuorigioco, salta Julio Cesar col dribbling sull'interno e costringe il portiere brasiliano a stenderlo. Rigore netto e rosso inevitabile. Su cui si può discutere. Nel metodo più che nel merito. Perchè punire una squadra col rigore e l'uomo in meno in queste circostanze è qualcosa su cui si dovrebbe dibattere nella stanza dei bottoni del calcio. Dal dischetto trasforma Zarate dopo aver sottratto il pallone a Hernanes.
MOSSA LEO — L'ex tecnico del Milan toglie Milito per Castellazzi. Scelta giusta. Ma apprezzabile è soprattutto l'idea di giocare con il 4-4-1: Sneijder si allarga a sinistra in fase difensiva e Eto'o è il riferimento centrale. In questo modo si può contenere bene chi attacca con l'uomo in più anche senza portare un pressing asfissiante. Certo, ripartire e creare gioco può essere un problema.
COLPE LAZIO — Ma una mano in questo senso la danno i biancocelesti. Che dopo il vantaggio perdono lucidità. La palla gira poco. E questo è un peccato mortale quando sei in superiorità numerica. Hernanes, bravo ma lento, non è in giornata. Floccari non incide lontano dalla porta. Ledesma non è nella sua migliore giornata in regìa. Così l'Inter, che tra i suoi difetti non annovera la mancanza di spirito, spinge. Creare occasioni non è facile. Perchè la Lazio difende con ordine e i terzini Lichtsteiner (bravo) e Garrido sono molto bloccati. Ci vorrebbe una palla inattiva per fare male a Muslera.
PRODEZZA — Ci pensa Eto'o a guadagnare la punizione dalla mattonella Wesley, per la verità un po' arrugginita quest'anno. Fischio un po' generoso quello di Morganti, che vede il camerunese stretto tra Bresciano e Biava. Sneijder calcia a giro e batte Muslera con una soluzione pregevole, anche se non angolatissima.
POVERO BIAVA — Dopo l'intervallo si riparte dall'1-1. Ed è la Lazio a deludere. Perchè l'involuzione della seconda parte di primo tempo è ancora lì. Leonardo perde Stankovic per l'ennesimo infortunio muscolare dell'anno. Dentro Mariga. Nella sfortuna non male: il keniano può essere molto utile con la sua forza fisica quando ti devi difendere. Ma è ancora la Lazio ad aiutare i nerazzurri, comunque tonici come mai nell'ultimo mese. Un immenso Zanetti (ma che ha nei polmoni?) lancia Eto'o in profondità. Biava è in vantaggio sul camerunese, ma l'ex genoano con uno scivolone tanto sfortunato quanto goffo spalanca la porta a Eto'o, che salta Muslera e segna di sinistro.
POCA LUCIDITA' — Dobbiamo ripeterci. Perchè la Lazio fa troppo poco con l'uomo in più. Situazione che sussiste fino al 21', quando Morganti caccia Mauri per un calcio da dietro a Nagatomo, più malizioso che cattivo. Reja inserisce Kozak per il negativo Floccari. Ed è proprio il ceko a creare la palla gol più netta per il 2-2, dopo che Dias non aveva approfittato sottoporta di una brutta copertura di Maicon sul secondo palo. L'assist di Zarate col petto è l'ennesimo gioiello, ma la girata del pennellone trova solo la traversa. E' l'ultimo sussulto. Perchè nel finale è l'Inter ad avere due volte la palla del 3-1, con Maicon ed Eto'o. Non rischiando nemmeno più nulla. Non sarà scudetto, ma per blindare la Champions e ritrovare fiducia ci voleva una vittoria così.
Jacopo Gerna
Fonte:
gazzetta