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I resort super lusso piacciono meno, e si punta sulla natura e sulla semplicità. A prezzi da tukul


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Un vaso di pesto profumato e un pacco di trenette a bordo di un dhoni traballante, trasportati da Puni, il mitico chef di Portofino. Niente spa, lussi sibaritici e design, servizio in spiaggia. “Solo camere come cabine telefoniche, cibo adatto più a tedeschi o scandinavi che a esigenti palati italiani, luce razionata dal generatore, niente acqua calda. Ma bastava cacciare la testa a pelo d’acqua con una maschera e ammirare per ore un vero acquario, o passare la giornata sull’isola deserta di Embudu, frequentata solo dai pescatori che dormivano in spiaggia”.
Così racconta Rosanna Camerana Armani, sorella dello stilista, approdata con una decina di amici nel 1972 a Bandos, una delle prime isole colonizzate dall’avanguardia del turismo alle Maldive, che sarebbero diventate, trent’anni dopo, l’icona del mare tropicale. Minacciata da un futuro ecologicamente pessimista, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Global and Planetary Change e ricerche scientifiche che prevedono l’inondazione degli atolli entro il 2100 per l’innalzamento dei mari, causato dall’effetto serra. Tanto che il neoeletto presidente Mohamed Nasheed ha rivelato al Guardian l’intenzione di voler acquistare nuove terre in India, Sri Lanka o Australia per ospitare proprio i maldiviani.
Sono in molti a rimpiangere quel mondo perduto: pionieri di allora che ritornano ogni anno, biologi marini per monitorare coralli e pesci, solitari per vivere una settimana alla Robinson, come negli anni Settanta. Quando molti di loro concludevano il viaggio in India con una fuga in questo oceano, comprando all’ultimo momento un volo da Ceylon. Ma oggi è ancora possibile? Proprio agli apripista di allora Dove ha chiesto le dritte per le ultime Maldive autentiche. Perché il trend dei viaggi, oggi, è di tornare alla semplicità, alle vacanze eco-friendly, negli atolli ancora remoti. Lodge spartani, alcuni al limite del disagevole, dove ci si dimentica di scarpe e mise modaiole, e l’animazione è quasi inesistente. Adatti solo a chi mette al primo posto mare e fondali. La contropartita sono paradisi dove la mano dell’uomo si è posata leggera, senza danneggiare l’ambiente. Chi non se la sente di rinunciare al comfort può scegliere resort ecochic costruiti in materiali naturali, nel rispetto dell’ambiente. Il must è navigare a bordo di un dhoni, a ridosso della barriera corallina, ancorando dentro le lagune, in acque sempre calme. Qualunque sia l’imbarcazione scelta, ogni giorno ci si sveglia su una spiaggia diversa, ci si immerge tra pareti di coralli variopinti.


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