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La presenza di microrganismi che producono metano favorisce l’accumulo dei chili di troppo


[IMG]http://i39.tinypic.com/2yzhmvs.jpg[/IMG] Batteri intestinali

MILANO - E se l’obesità fosse tutta una questione di batteri? E se la «colpa» degli obesi non fosse quella di mangiare troppo, ma di ospitare nell’intestino microrganismi particolari? L’ipotesi ha incuriosito un gruppo di ricercatori dell’Arizona State University e della Mayo Clinic, sempre in Arizona, che ci hanno lavorato. E sono arrivati alla conclusione, pubblicata sulla rivista Pnas, che è proprio così: la composizione della microflora intestinale di queste persone è diversa da quella di individui di peso normale. I microbi che occupano l’intestino umano sono molti, ma molti, di più di tutti gli abitanti della Terra e si contano nell’ordine di milioni di milioni: il microbioma intestinale (così viene chiamato il loro insieme) contribuisce a una varietà di funzioni digestive e regolatorie dell’organismo umano ancora poco conosciute.

TRE GRUPPI - Per studiare le influenze di questo mélange di microbi i ricercatori hanno studiato tre gruppi di persone: il primo comprendeva tre individui di peso normale, il secondo tre pazienti che erano stati sottoposti a bypass gastrico (questo intervento chirurgico viene attuato nei grandi obesi per ridurre l’assorbimento e quindi il peso) e il terzo di tre obesi con patologie associate quali diabete, malattie cardiovascolari, cancro. L’analisi dei batteri intestinali è stata eseguita da Husen Zhang, un allievo del Center for Enviromental Biotechnology americano, che ha utilizzato una sofisticata tecnologia per esaminare oltre 184.000 sequenze genetiche di Rna microbico (un particolare tipo di Rna che è una sorta di carta di identità genetica dei germi). Lo zoo batterico dell’intestino si è rivelato molto eterogeneo: i microrganismo sono risultati appartenere almeno a sei categorie, fra cui predominano due gruppi, i bacteroidi e i firmicuti.

LA MICROFLORA - La composizione dei batteri è risultata molto diversa nel gruppo dei pazienti sottoposti a bypass rispetto a quella degli obesi e dei normopeso. I drastici cambiamenti anatomici, conseguenti all’intervento, sembrano avere profondi effetti sui microrganismi che abitano l’intestino e possono, in parte, spiegare come mai la chirurgia dell’obesità è uno dei più efficaci mezzi per trattare oggi questa condizione. In particolare: nei pazienti operati si riduce la quantità di batteri che producono idrogeno (del tipo prevotella) che invece sono predominanti nei pazienti obesi. Questi batteri coesistono con altri microrganismi, chiamati metanogeni, che invece consumano idrogeno (anche questi presenti in abbondanza negli obesi). A differenza dei batteri produttori di idrogeno, questi ultimi non sono propriamente batteri, ma appartengono al dominio degli Archeobatteri che comprende specie capaci di sopravvivere in ambienti estremi, come quelli molto caldi o molto freddi o senza ossigeno.

IN SINERGIA – Secondo i ricercatori la sinergia fra batteri che producono idrogeni e batteri che invece lo consumano contribuisce all’obesità. Spiega Bruce Rittman del Center for Enviromental Biotechnology: «I metanogeni rimuovendo l’idrogeno, favoriscono una più efficiente fermentazione di polisaccaridi vegetali e carboidrati presenti nell’intestino: questo comporta una maggiore produzione di acidi grassi a catena corta che vengono catturati dalla parte intestinale e trasformati in grassi. Con il tempo questo fenomeno può portare a un eccessivo accumulo di grassi e all’obesità». Queste nuove osservazioni fanno ipotizzare che la manipolazione della microflora intestinale , in particolare dei batteri metanogeni, possa costituire uno strumento aggiuntivo nella terapia dell’obesità.