Frida07
[CENTER][COLORE]#EEFDFF[=COLORE][DIM]18pt[=DIM] [BR][B]Anonimus[/B][/DIM][/COLORE][/CENTER]
I consumi non soffriranno. Ma si sposteranno su creme di approvata efficacia. Si apre una diversa geografia del piacere che gli americani articolano in cinque punti
Lo chiamano lipstick effect e fa discutere economisti, psicologi e guru del marketing. Il primo a parlarne è stato Leonard Lauder, presidente della omonima casa cosmetica che, dopo gli attacchi dell'11 settembre, ha notato un'impennata nelle vendite dei rossetti. Da allora, il rossetto è diventato un rilevatore di crisi. Tanto che oggi, in piena bufera economica, il fenomeno si sta ripetendo. Chi rinuncia a borse, scarpe e abiti firmati, compensa con acquisti a minor impatto economico, ma di alto profilo qualitativo - e non è un caso che Estée Lauder abbia appena investito tre milioni di dollari per un nuovo centro di ricerca sul colore in Canada, con l'intento di sviluppare almeno 50 nuove nuance al mese. Ma mentre il make up esorcizza ansie e paure con accostamenti di colore squillanti ed energetici, la cosmetica si rivolge a un altro piano emotivo, quello della cura di sé. "Le consumatrici vedono decrescere il loro potere d'acquisto e sono poste di fronte a delle scelte. Ma la cosmetica non viene messa in discussione", racconta April Lane Benson, psicologa di Manhattan specializzata in disturbi da shopping compulsivo. "Creme e antietà oggi riguardano una sfera privata della vita, hanno a che fare con la costruzione della propria immagine e quindi con la propria identità. Per questo, rinunciare a un vestito nuovo è più facile che uscire di casa senza l'antietà o il fondotinta di fiducia". Certo, la geografia dei desideri cosmetici cambierà. "La recessione ci renderà più scrupolosi e aumenterà il livello di aspettativa", osserva Nica Lewis, analista di Mintel, multinazionale di ricerche di mercato e tendenze. "E la qualità di un prodotto e la credibilità della sua azienda giocheranno un ruolo chiave nell'orientamento delle scelte".