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Le opere

I tre filosofi

Un dipinto ad olio su tavola realizzato da Giorgione tra il 1504 e il 1505.

Quest'opera prende il nome I tre filosofi da uno scritto di Marcantonio Michiel che la vide per la prima volta in una casa veneziana. Risulta però difficile poter affermare che si tratti di filosofi quanto piuttosto di figure allegoriche.
In un paesaggio naturale troviamo tre personaggi, un vecchio barbuto, un arabo e un giovane seduto. Nonostante l'ambiente sia quasi esclusivamente naturale, come tipico dell'epoca, troviamo un villaggio al centro della scena che si perde e si mimetizza nell'ambiente circostante formando un legame fra architettura e natura, con il quale il pittore vuole ribadire questo concetto di fusione e di importanza della natura stessa, dopo il periodo rinascimentale dove essa era stata quasi totalmente soppiantata dall'architettura. Sul fondo risalta una macchia azzurra posta fra le montagne dal significato quantomai misterioso. Alla sinistra della scena troviamo una caverna vuota, nella quale si scruta un accenno di luce, fissata con interesse dal giovane a terra che pare misurarla con strumenti geometrici.
Il significato di quest'opera è impossibile da dare con certezza. Nonostante ciò, i critici si sono per anni sprecati nelle interpretazioni fornendone alcune di indubbio valore. Una delle più famose è quella per cui i tre uomini non sarebbero che i tre magi davanti alla grotta, ma con uno sguardo più attento la mancanza di doni e la caverna vuota fanno pensare che questa tesi non sia esatta. Altra ipotesi vede nei tre l'allegoria dei tre stadi del pensiero umano, il pensiero rinascimentale (il giovane), la filosofia araba (l'uomo col turbante) e il pensiero medievale (il vecchio); un ulteriore ipotesi li identifica semplicemente come le tre età dell'uomo. Ma analizzando più a fondo la storia di quest'opera non si può non rimanere affascinati dall'ipotesi di Augusto Gentili.
Analizzando l'opera si nota che il vecchio ha in mano dei fogli che raffigurano l'eclissi lunare del 1504 e dei numeri da uno a sette che si riferiscono all'oroscopo delle religioni; il vecchio sarebbe allora il fondatore della religione ebraica, essendo anche l'iconografia corrispondente con quella di Mosè e le tavole, ipotesi avvalorata dal fatto che la radiografia ha mostrato che sulla testa di questo c'era un diadema sacerdotale, traduzione in oggetto dei raggi dell'illuminazione celeste: l'anziano è dunque Mosè.
Il secondo non può quindi essere un arabo qualunque, ma Maometto; egli infatti porta una mano sul suo ventre che in astrologia corrisponde al segno della bilancia, domicilio di venere, il gesto si rifà alla tradizione venerea attribuita agli arabi.
Il vero problema sorge col terzo filosofo, egli non può essere Cristo, come può infatti essere più giovane di Maometto? Dopo Maometto c'è solo l'ètà della congiunzione tra Giove e Luna: l'età dell'anticristo. Nel 1504 l'eclissi, già raffigurata nelle tabelle in mano a Mosè, avrebbe infatti dovuto segnare la discesa sulla terra dell'anticristo e questo è proprio il giovane filosofo,intento a scrutare una grotta vuota dove non può esserci natività; la radiografia ha evidenziato difatti dei tratti luciferini sul volto del ragazzo poi addolciti dal pittore.