00 06/01/2009 22:31
Hans Dieter Steudel:

IL RITORNO DEL CROCIATO

Sette anni pianse, oimè sett'anni sani,
e scalza andava, un vinco nelle mani.
Pecore e capre aveva intorno, e i cani.
Sette anni, oimè tapina schiava,
sett'anni pianse: un dì cantava...

Passava un cavaliere della croce.
Sentì lassù la dolce chiara voce.
Legò il cavallo con la briglia a un noce.
« Vocina chiara come argento,
sette anni è, sì, che non ti sento! »

Legò il cavallo, e le si fece avanti.
«Deh! pastorella, Dio te guardi e i Santi:
mangiasti bene, così gaia tu canti! »
« Voi dite, la Dio grazia, vero.
Mangiammo, i cani ed io, pan nero ».

Il cavaliere la mirò con doglia.
Nei tuoi capelli sempre il vento broglia:
lascia tra i ricci l'erba, il fior, la foglia ».
« Il vento no, non è, mio sire:
è che nel fieno ho da dormire ».

Al cavaliere ansava forte il petto.
« In quel castello, ov'albergare aspetto,
dimmi s'io posso ritrovare un letto ».
Di piume, io l'ebbi, in quel castello,
col sire mio sì biondo e bello! »

«Tristo a cui ti fidai nel mio passare!
Mia dolce sposa, io torno a te dal mare ».
E si toglieva l'elmo ed il collare:
e per le spalle, a mo' dell'onde,
scorrean le lunghe ciocche bionde.

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