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ROMA (3 gennaio) - La mostra ospitata fino al 19 marzo nell’Accademia Nazionale di San Luca è proprio quello che si chiama un work in progress: il Consiglio dell’Accademia ha pensato di chiedere a pittori, scultori e architetti contemporanei una partecipazione attiva per costituire un fondo permanente del disegno contemporaneo.
La caratteristica più curiosa dell’allestimento è proprio che ciascuno dei circa ottanta artisti interpellati - Accademici di San Luca – ha consegnato all’attenzione di visitatori e frequentatori due opere distanti nel tempo, a rappresentare due momenti diversi della propria poetica, preparazione, carriera.
Nel catalogo della mostra, che si intitola L’Accademia Nazionale di San Luca per una collezione del disegno contemporaneo, Francesco Moschini, che ne è il curatore, spiega che «l’aver privilegiato il disegno come importante momento creativo dei singoli artisti, tende a sottolineare che si vuole riconoscere la centralità del disegno nel suo essere strumento di evidenziazione di un duplice significato, in quanto strumento di conoscenza, e dunque adeguazione dell’idea alla cosa, e in quanto elaborazione creativa capace di modificare la percezione passiva del reale».
Tra i pittori Agostino Bonalumi, Piero Dorazio, Pablo Echaurren, Piero Pizzi Cannella, Concetto Pozzati, Ruggero Savinio; tra gli scultori Pietro Cascella e Luigi Gheno, Luigi Mainolfi, Mimmo Paladino, Arnaldo Pomodoro, Giuseppe Spagnulo; tra gli architetti Gae Aulenti, Carlo Aymonino, Mario Botta, Saverio Busiri Vici, Massimiliano Fuksas, Antonio Monestiroli, Adolfo Natalini, Aimaro Oreglia d’Isola, Franco Purini, Paolo Zermani.
Paolo Portoghesi, per esempio, ha donato all’Accademia il suo Disegno per l’esame di composizione IV (risalente quindi al tempo dei suoi studi universitari, 1956) e il progetto per una Città della scienza al Mattatoio (1983). Ma si trovano anche – tra i più interessanti - Aimaro Oreglia d’Isola (Proposta per un nuovo intervento al Santuario Oropa, 1962 e Concorso per il Palazzo della Regione Lombardia, Milano, 2004), Tommaso Cascella (I difficili accordi delle cose, 2008 e D’un blu rubato, 1994), Pablo Echaurren (Casellario confusionario, 1991 e Seminagione, 2007), Massimiliano Fuksas (Complesso Sportivo di Paliano, 1976 e Mab Zeil, Francoforte, 2003) e Piero Guccione (In memoria di Testori, 1993 e Studio da Michelangelo, 2008).
Alle 160 opere già presenti se ne aggiungeranno altre prima della fine della mostra, e l’esposizione diventerà itinerante, per un’esportazione del “meglio di” tutto il disegno italiano, che dal Quattrocento è un fiore all’occhiello dell’arte nostrana, a pari merito con i capolavori della pittura o della scultura. Basti pensare ai disegni dei grandi maestri del Rinascimento, ai cosiddetti “studi”, che evidenziano ancora altre caratteristiche, rispetto all’opera finita, nella precisione del chiaroscuro e della tecnica, dell’istantaneità del tratto.
«Proprio nell’essere fortissimo soggetto identitario del farsi dell’arte, prima e al di qua di ogni usuale giudizio storico-critico, sta la forza didatticamente propositiva e provocatoriamente moderna del rilancio della grande tradizione di quella che fu, ai suoi inizi, Accademia del Disegno», continua Moschini.
Certamente il fondo va ampliato per poter assicurare al visitatore dell’Accademia una panoramica esaustiva del disegno contemporaneo, ma ci sembra che questo sia un più che soddisfacente inizio.
La mostra è aperta dal lunedì al venerdì (10-19), sabato (10-13), domenica e festivi chiuso (1 e 6 gennaio). Ingresso gratuito.
ilmessaggero.it