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Olimpiadi Pechino: essere sospettosi e critici è un obbligo morale

Martedì, 12 Agosto 2008

Quando parlo di Olimpiadi 2008 a Pechino, il mio sguardo non può far altro che volgere verso le contraddizioni che avvolgono questo evento sportivo. Tale manifestazione, che da sempre è simbolo di pace, fratellanza e amicizia fra i popoli e le genti, “cozza” violentemente con le direzioni governative della Repubblica Popolare Cinese.

L’evoluzione storica e attuale ci parla del fenomeno della globalizzazione. Purtroppo pare che il colosso cinese si stia adeguando agevolmente all’economia globalizzata ma si stia scontrando con l’aspetto culturale del fenomeno. Nonostante le riforme e la conversione al libero mercato degli ultimi 15 anni, non ha introdotto alcuna libertà dal punto di vista politico. La situazione dei diritti umani, nella Repubblica Popolare Cinese, continua a subire numerose critiche da parte della maggior parte delle associazioni internazionali che si occupano di tale argomento e che riportano numerose testimonianze di abusi documentati in violazione delle norme internazionali. Lo stato cinese è considerato responsabile di crimini contro i suoi stessi cittadini.

Inoltre, non può essere posizionato in secondo piano il “conflitto” con il Tibet. Anche in questo caso la Repubblica Popolare Cinese ha sempre tentato di mistificare lo “stato delle cose”, di minimizzare sui comportamenti tenuti nei confronti del popolo tibetano e di evitare che quella del Tibet divenisse una questione internazionale. Essendo questa la situazione, essere sospettosi e fortemente critici è un obbligo morale ed umano. L’interessamento internazionale che la Cina avrebbe voluto impedire si è comunque verificato, tramite reazioni civili e diplomatiche da tutto il mondo. Alcuni paesi hanno persino rifiutato di partecipare ai giochi olimpici di Pechino, non inviando la propria delegazione.

Tali dissensi internazionali, in merito alla questione tibetana, si stanno riflettendo anche nelle fasi di apertura dei giochi ma l’amministrazione cinese ha respinto i manifestanti con la forza, rispedendoli nel loro paese d’origine.

Auspico che lo svolgimento dei giochi olimpici continui ad essere avvolto dal suo spirito tradizionale e che lo sport dimostri e possa essere strumento di pace fra i popoli, di solidarietà fra l’intero ed unico popolo mondiale, l’umanità.