00 29/04/2008 18:38
3,50 Dollari al gallone: ormai la pacchia è finita. Negli Stati Uniti, terra del motoristicamente “tutto è lecito”, l’inaudito aumento del costo del petrolio ha comportato un calo del 50% nelle vendite del settore dei SUV: dai tre milioni all’anno del 2003 all’1,5 pronosticato nel 2008. Guarda caso, proprio nel periodo in cui i Big Three attraversano una crisi più nera della pece.

Le tanto derise small car, fino a non molto tempo fa sinonimo di pochezza e mentalità nerd, assolutamente incapaci di appagare l’ego dell’americano medio, rappresentano ormai il 18% delle vendite totali con margini di crescita ancora tutti da valutare: nel 2007 addirittura 2,8 milioni di immatricolazioni, tanto da generare il segmento più corposo dell’intero mercato statunitense. Insomma, la rivincita dei quattro cilindri.

Nei primi tre mesi dell’anno corrente, le vendite di SUV sono calate del 28%, mentre le subcompact crescono del 32%, ben supportate dall’aumento delle crossover.

Le tre di Detroit pagano nuovamente, dopo l’incubo petrolifero degli anni ottanta, la scarsa lungimiranza, la pochezza di prospettive dei propri dirigenti: Toyota, Honda e Nissan, il nemico che avanza, hanno donato alla propria gamma un’aura di efficienza, di risparmio ambientale. Una volta di moda il “pollice verde”, il boom sarebbe stato inevitabile. Peccato che anche lo scorso anno Chrysler abbia venduto negli Usa ben il 74% di Suv, contro il 42 di Toyota: ovviamente su tutt’altri numeri.

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